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Le ultime notizie sull'uomo di Neanderthal

Post n°1537 pubblicato il 18 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

La scomparsa dei Neanderthal potrebbe

non essere dovuta a un vantaggio evolutivo

degli uomini moderni legato a fattori ecologici,

biologici o culturali. La loro sostituzione da

parte della nostra specie sarebbe invece

dovuta alle dinamiche demografiche innescate

da un lento ma inesorabile flusso migratorio

dei nostri antenati diretti, le cui popolazioni

africane di origine erano molto più numerose

                            
Neanderthal: nessuna prova di inferiorità

cognitiva

Nuove analisi del DNA ricostruiscono la storia

evolutiva degli umani arcaici

La scomparsa dei Neanderthal potrebbe

essere legata ai costanti flussi migratori

degli uomini anatomicamente moderni, e

non a un fattore evolutivo che avrebbe

favorito i nostri antenati più diretti. E' questa

la conclusione a cui sono giunti due ricercatori

della Stanford University a seguito di una

ricerca sui modelli demografici delle antiche

popolazioni dell'Europa e del Vicino Oriente,

ora pubblicata su "Nature Communications".

Le migrazioni inesorabili che segnarono

la fine dei Neanderthal.

Confronto fra il cranio di un Neanderthal

(a sinistra) e di un essere umano

anatomicamente moderno (© Science Photo Library / AGF)

Questa conclusione - sottolineano Oren Kolodny

e Marcus W. Feldman - è "neutra" rispetto alle

ipotesi dell'esistenza di fattori ambientali, biologici

o culturali che avrebbero avvantaggiato gli esseri

umani moderni: questi eventuali fattori possono

avere affrettato l'estinzione dei Neanderthal, ma

la loro sostituzione da parte dei nuovi venuti era

comunque inevitabile.

La grande maggioranza degli studi sulla scomparsa

dei Neanderthal parte dal presupposto che per spiegarla

sia necessario ipotizzare un vantaggio degli umani

moderni rispetto alla specie cugina. Si è parlato,

per esempio, di una più ampia gamma di opzioni

alimentari, di una migliore capacità di resistere ai

cambiamenti climatici o alle infezioni, oppure di una

capacità cognitiva superiore, riflessa nella cultura

materiale e nell'uso di strumenti, incluse le armi.

Gli studi si sono quindi concentrati sulla ricerca di

questo vantaggio determinante o di una ipotetica

"superiorità" della nostra specie.Kolodny e Feldman

sono invece partiti da un dato, ricavato con sofisticate

analisi statistiche della frequenza di mutazioni nel

genoma e condiviso da genetisti e paleoantropologi:

gli individui neanderthaliani che vivevano in Europa

e nel Vicino Oriente erano relativamente pochi,

mentre in Africa c'era una popolazione di esseri umani

moderni molto più numerosa. Questa situazione

demografica di partenza è confermata anche dalle

diverse condizioni ambientali dell'epoca in quelle

regioni.Le migrazioni inesorabili che segnarono

la fine dei NeanderthalI dati archeologici e genetici

indicano inoltre che verso la fine del Paleolitico medio

gli esseri umani moderni hanno iniziato a migrare in

diverse ondate dall'Africa, prima nel Vicino Oriente e

quindi in altre parti dell'Eurasia. Kolodny e Feldman

hanno quindi ipotizzato che, benché composto da

gruppi di individui non molto numerosi, questo flusso

migratorio sia proseguito costantemente per molto

tempo e seguendo diverse direttrici.I due ricercatori

hanno poi ipotizzato che l'arrivo di una tribù di umani

moderni in un certo territorio innescasse una

competizione per le risorse con i Neanderrhal locali

e che questa competizione portasse all'estinzione

di uno dei due gruppi a caso, ossia con uguale

probabilità.A partire da questo semplice scenario,

tutte le simulazioni dell'andamento demografico

delle due popolazioni portano alla scomparsa dei

Neanderthal. A cambiare è solo il tempo necessario

perché avvenga, che dipende dal'intensità dei flussi

migratori degli uomini moderni dall'Africa. Nelle loro

simulazioni i ricercatori hanno ipotizato che avvenissero

a un tasso piuttosto basso, ossia a opera di piccoli

gruppi e con una frequenza relatvamente lenta.

Il tempo necessario all completa sostituzione dei

Neandethal con gli umani moderni non è mai risultato

superiore ai 12-14.000 anni, lo stesso lasso di tempo

nel quale è stata dimostrata la coesistenza delle due

specie in Eurasia.

 
 
 
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