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« Il batterio responsabile...La storia della peste...... »

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Post n°1547 pubblicato il 23 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: da Internet

13 dicembre 2013

Il cimitero di un'antica abbazia racconta mille anni di epidemie

Il cimitero di un'antica abbazia racconta mille anni di epidemie

Vaiolo, morbillo, tubercolosi, tifo, colera e soprattutto peste:

sono le malattie infettive che si diffondevano lungo l'Italia con

gli spostamenti di pellegrini e soldati lungo la Via Francigena.

Molte nuove informazioni su questi agenti patogeni potranno

essere ottenute grazie alla scoperta di un cimitero nell'antica

abbazia di S. Pietro a Badia Pozzeveri, in provincia di Lucca,

che raccoglie gli scheletri di pellegrini morti lungo il cammino

nell'arco di circa mille anni(red)

Erano sepolti in un cimitero finora sconosciuto dell'Abbazia

camaldolese di S. Pietro a Badia Pozzeveri, in provincia di Lucca,

gli scheletri che consentiranno di aprire una finestra inattesa su salute

e malattia  in Europa, nel corso dei secoli, rivelando importanti

informazioni su eventi epocali come la peste nera del 1300 o l'epidemia

di colera del 1800. Un articolo apparso su "Science" a firma della

giornalista  Ann Gibbons racconta l'eccezionale scoperta fatta da

Giuseppe Vercellotti e Clark Larsen, dell'Ohio State University, e

da Hendrik Poinar, della McMaster University, che da tre anni conducono

una meticolosa campagna di scaviper riportare alla luce i reperti, per poi

studiarli con diverse tecniche, dall'analisi degli isotopi radioattivi alle

scansioni di tomografia computerizzata tridimensionale.

L'abbazia si trova lungo la Via Francigena, che dal centro dell'Europa, e in

particolare dalla Francia, portava a Roma. Il cammino poi proseguiva poi

fino al sud d'Italia, e una volta attraversato il mare, in Terrasanta. La Via

Francigena era percorsa da cavalieri, monaci e contadini e, con loro,

anche da gravi malattie infettive. 

Il cimitero di un'antica abbazia racconta mille anni di epidemie

L'Abbazia di S. Pietro a Badia Pozzeveri, in provincia di Lucca,

dove da tre anni proseguono gli scavi (Wikimedia Commons)
 I reperti di Badia Pozzeveri consentono di confrontare resti

fossili e genomi di individui appartenenti a classi sociali diverse

e a diverse epoche storiche e di capire in che modo vivevano e

morivano dal Medioevo in poi. Il confronto tra i vari genomi

può aiutare inoltre a comprendere in che modo si sono evoluti

gli organismi patogeni nelle varie condizioni, dalla carestia alla

guerra, presenti durante i viaggi dei pellegrini, ma anche delle

truppe che si spostavano lungo la penisola.

La lebbra, per esempio, arrivò probabilmente dal Medio Oriente

con i soldati di ritorno dalle Crociate. I primi focolai si registrarono

infatti in Toscana nel XXII secolo, quando sorsero nella regione

ben tre lebbrosari. 

I pellegrini probabilmente sono stati il veicolo di diffusione di vaiolo,

morbillo, tubercolosi, tifo, colera e soprattutto della peste. Una specifica

zona di scavi probabilmente ospita infatti le vittime della terribile epidemia,

la cosiddetta Morte Nera, che uccise metà della popolazione europea

tra il 1348 e il 1350. Una ricerca condotta nel 2011 su resti dell'epoca,

ritrovati a Londra dal gruppo dello stesso Poinar, ha confermato che a

causare la Morte Nera fu Yersinia pestis, il batterio che causa la peste,

escludendo altri possibili agenti patogeni.

Il cimitero di un'antica abbazia racconta mille anni di epidemie

Immagine elaborata al computer di Yersinia pestis (© Science Picture

Co./Corbis)Questi nuovi campioni dell'Abbazia di San Pietro

consentiranno di affrontare questioni rilevanti sulla virulenza di Y. pestis.

Il batterio è infatti ancora presente negli Stati Uniti sud occidentali, in Asia

e in Africa, e colpisce da 1000 a 3000 persone all'anno, ma si trasmette

molto lentamente da uomo a uomo. I ricercatori vogliono dunque

scoprire perché il batterio è molto meno virulento oggi di quanto

fosse centinaia di anni fa. 


Altri capitoli importanti per lo studio delle antiche malattie riguardano

poi la malaria, e la sua presenza nella Toscana del 1300, oppure le

malattie a trasmissione sessuale come la sifilide tra il 1400 e il 1500,

o ancora la pandemia di colera che colpì l'Italia nel 1855. 

I resti dell'abbazia di San Pietro, conclude Gibbons, hanno appena

iniziato a svelare i segreti di quasi mille anni di storia sanitaria

dell'Italia e dell'intera Europa.Tweet

 
 
 
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