blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
« In uscita al cinema... | Cronache di poveri amanti » |
Al cinema in uscita.....
Post n°1655 pubblicato il 08 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Cosa dirà la gente Recensione Titolo originale: Hva vil folk si Cosa dirà la gente: la recensione del dramma norvegese diretto dalla regista di origine pakistana Iram Haq 23 aprile 2018 - Federico Gironi Sebbene non sia, a oggi, quella numericamente più rilevante (superata da quella di paesi vicini come la Polonia, la Lituania o la Svezia, o di paesi che hanno vissuto crisi in anni più recenti come Somalia o Siria), l'immigrazione di origine pakistana in Norvegia lo è storicamente e culturalmente. E infatti, la cosiddetta seconda generazione pakistana, ovvero i figli di immigrati nati lì, torna a primeggiare anche dal punto di vista numerico su quella di qualunque altro paese, e si contano terze e perfino quarte generazioni. Storicamente perché l'ondata migratoria dal Pakistan alla Norvegia ha avuto inizio già alla fine degli anni Sessanta, ed è tutt'ora di notevole entità.
pakistana è stata in grado di affermarsi senza timore a livello sociale e perfino politico, con numerosi artisti in vari campi, personaggi pubblici di varia natura e membri del parlamento norvegese che sono originari del paese asiatico.
sebbene in Norvegia l'integrazione sia decisamente più avanzata che non in paesi che con i flussi migratori si stanno confrontando solo in questi anni, come la nostra Italia, permangono problematiche legate alle inevitabili frizioni che si sono venute e si vengono a creare tra la cultura occidentale, (social)democratica e liberale del paese scandinavo, e quella musulmana e spesso conservatrice di chi proviene dal Pakistan. Frizioni che, a volte, creano pericolose scintille. Di questo parla Cosa dirà la gente, sintetizzando la questione nel personaggio di Nisha, una sedicenne divisa tra vita "normale" e occidentale che fa con i suoi amici di scuola e le regole rigide della sua famiglia cui fa semplicemente finta di adeguarsi: perlomeno fino a quando un rosso spasimante (rosso di capelli e di passione) non s'intrufola nella sua cameretta di notte. E i due non stavano nemmeno facendo nulla, quando un'improvvida e galeotta suoneria del telefono del rosso attira l'attenzione del papà di Nisha, scatenando il dramma, la violenza, e una partenza forzata per il Pakistan, dove la giovane donna dovrà imparare a comportarsi come si deve. Perché la famiglia di Nisha - tutta, e non solo la rigida mamma bacchettona, ma anche un padre e un fratello che si pensavano più morbidi - non possono tollerare né l'immoralità scandalosa di certe condotte, né lo scandalo sociale da esse provocato presso la loro comunità. A Nisha, ovviamente, le cose non andranno bene nemmeno laggiù: anzi, i guai in cui si caccerà saranno anche peggiori, tanto che verrà rispedita a casa, e di nuovo saranno altri guai, a dispetto degli sforze dei servizi sociali norvegesi. Tanto che lo spettatore rimane un po' stuccato da tanto manicheismo e tante disgrazie, e potrebbe essere portato a pensare che forse, questo film, è anche un po' razzista. Solo che a scriverlo e dirigerlo, questo film, a partire da fatti vissuti sulla sua stessa pelle (deportazione in Pakistan compresa) è Iram Haq, giovane regista e attrice norvegese sì ma di famiglia pakistana anche lei. L'accusa di etnocentrismo occidentale viene allora a cadere, e si aprono praterie per un dibattito che troppo spesso - anche in Italia - viene condotto con la pregiudiziale dei paraocchi politicamente orientati, da una parte come dall'altra, nonostante la cronache anche recente sbatta drammi in prima pagina. Quanto al manicheismo, beh: la questione è più complessa. E andrebbe sempre tenuto a mente che la vita e i fatti reali sono una cosa, che il cinema e la sua realtà (e le sue esigenze) sono altre, e che non sempre ciò che è stato funziona o vale anche per lo schermo. Anche per questo, forse, in un film che si tiene felicemente neutrale rispetto ai dogmi visivi e narrativi imposti dal cinema impegnato e "da festival" (questo, ad esempio, è stato a Toronto) su scala mondiale, il personaggio più interessante diCosa dirà la gente (titolo/frase che ricorda da vicino la realtà di certe nostre nonne e certe nostre provincie, o comunque il benpensantismo di casa nostra) non è Nisha; non sua mamma rigidissima e spietata; non il fratello che le volta le spalle al primo problema; ma il padre. Un padre dilaniato, in maniera via via sempre più evidente, dai suoi retaggi culturali e dalle pressioni sociali da un lato, e dall'amore che prova per una figlia che non sa comprendere ma che vorrebbe tanto vedere felice. Dilaniato e, per questo, sotto un drammaticissimo scacco. |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.