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ANCORA I NEANDERTHAL...

Post n°1794 pubblicato il 22 Dicembre 2018 da blogtecaolivelli

FONTE: INTERNET

Il simbolismo dei Neanderthal

La cultura proto-aurignaziana,

diffusa nell'Europa del sud circa

40.000 anni fa, è da attribuire

all'essere umano anatomicamente

moderno, e non all'uomo di Neanderthal.

È quanto emerge dall'analisi di due denti

incisivi fossili ritrovati nelle grotte di

Fumane, in provincia di Verona, e di

Riparo Bombrini, nel sito dei Balzi Rossi,

in provincia di Imperia. Secondo gli

autori, questa cultura potrebbe aver

innescato la scomparsa dei neanderthaliani

circa 39.000 anni fa(red)

paleontologiaantropologia

I denti fossili ritrovati in due importanti

siti italiani della cultura proto-aurignaziana,

apparsa nell'Europa meridionale, centrale

e occidentale circa 42.000 anni fa, in

coincidenza con la scomparsa dei Neanderthal,

appartenevano a esseri umani anatomicamente

moderni. E' questo il risultato di uno studio

pubblicato su "Science" da Stefano Benazzi

dell'Università di Bologna e colleghi di diversi 

Istituti paleontologici italiani e stranieri,

che mette fine, forse in modo definitivo,

a un lungo dibattito su quale fosse la specie

umana responsabile di questa cultura.

La cultura aurignaziana, che prende il

nome dal sito di Aurignac, nel sud della

Francia, è la cultura meglio conosciuta

tra quelle associate alla diffusione degli

esseri umani anatomicamente moderni,

ed è datata tra 45.000 e 35.000 anni fa.

La cultura proto-aurignaziana, non

sempre precedente l'aurignaziana

nonostante il nome, è ben rappresentata

nell'Europa meridionale in siti in cui sono

state ritrovate lame in pietra e semplici

ornamenti personali.

L'alba dell'uomo moderno e il declino

dei Neanderthal

Modelli digitali tridimensionali degli

incisivi analizzati nello studio, ottenuti

con una tecnica di microtomografia

computerizzata (Cortesia Daniele

Panetta, Istituto di fisiologia clinica

del CNR di Pisa)
La distinzione fondamentale tra le due

culture fu definita dal paleontologo Georges

Laplace nel 1966, e si basa sulle tecniche

di produzione di utensili litici.

Nella cultura aurignaziana, esistevano infatti

due tecniche distinte per produrre lame di

grandi dimensioni e lamelle. Gli artefatti

proto-aurignaziani, spesso trovati nell'area

mediterranea, sono invece caratterizzati

da una singola sequenza di scheggiatura

della pietra per produrre sia lame sia lamelle.

Inoltre, la cultura aurignaziana ha prodotto

grandi quantità di ornamenti personali,

rappresentazioni figurative e immagini mitiche,

oltre a strumenti musicali, mentre la proto-

aurignaziana è caratterizzata da una

produzione di utensili molto più limitata.

Tuttavia, malgrado la ricchezza di

reperti fossili attribuiti alla cultura proto-

aurignaziana, finora le prove non avevano

permesso di stabilire se questa cultura fosse

da attribuire all'uomo di Neanderthal oppure

all'Homo sapiens anatomicamente moderno.

Benazzi e colleghi hanno analizzato i resti

fossili di due denti incisivi, risalenti a 41.000

anni fa, ritrovati in due differenti siti archeologici:

la Grotta di Fumane, in provincia di Verona, e

quella di Riparo Bombrini, nel sito dei Balzi

Rossi, in provincia di Imperia. Grazie a una

tecnica di microtomografia computerizzata

che ha permesso di ottenere un modello

digitale tridimensionale dei denti, hanno v

alutato in primo luogo lo spessore dello smalto,

considerato un parametro discriminante tra

neanderthaliani ed esseri umani anatomicamente

moderni. I risultati depongono a favore di

questi ultimi.

Inoltre, uno dei due reperti ha permesso di

recuperare DNA mitocondriale, materiale

genetico che si trasmette per via matrilineare.

Questo DNA è stato confrontato con quello di

esseri umani moderni attuali, di esseri umani

antichi, dell'uomo di Neanderthal, dell'uomo

di Denisova e infine dello scimpanzé.

l confronto ha confermato che gli incisivi

appartenevano a esseri umani moderni, che

quindi sono da considerare i responsabili

della cultura proto-aurignaziana.

Poiché i neanderthaliani scomparvero

dall'Europa occidentale circa 39.000 anni fa,

ipotizzano Benazzi e colleghi, la cultura

proto-aurignaziana potrebbe aver innescato

il loro declino.

 
 
 
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