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Post n°1856 pubblicato il 25 Gennaio 2019 da blogtecaolivelli

IL THRILLER PSICOLOGICO: LA GUIDA COMPLETA

Elvezio Sciallis| 3 ottobre 2018|

I migliori thriller psicologiciA prescindere dai gusti

personali, l'importanza della coppia sono:

L'amore bugiardo di Gillian Flynn + La ragazza del

treno di Paula Hawkins è incontestabile: il successo

di questi due romanzi ha dato nuova linfa vitale al

sottogenere del thriller psicologico, originando quel

che viene ormai comunemente definito come domestic

noir o domestic thriller.

Ma, come sottolineato, si tratta di una rinascita,

una rivitalizzazione di un sottogenere che ha radici

tanto solide quanto nobili e la cui origine si perde

in vari antenati, che precedono il thriller stesso.

A beneficio di tutti i nostri lettori, ma in particolare

pensando a quelli più giovani, che hanno magari

scoperto da poco questo sotto-genere e vogliono

esplorarne i confini, cercheremo di dare una

definizione di thriller psicologico, cercando anche

di segnare alcuni importanti momenti nella storia

del thriller psicologico, per poi passare in rassegna

alcuni dei migliori libri thriller psicologici.

Cos'è il thriller psicologico?

Non è semplice fornire una risposta breve e sbrigativa

alla domanda, anche perché questo sotto-genere

ha attraversato varie fasi ed evoluzioni nel corso

della sua storia.

Proviamo quindi un approccio diversificato, fornendo

più di una definizione, citando anche il parere di

scrittori, registi, critici ed esperti.

Il thriller psicologico è un sottogenere del thriller che,

su una trama nella quale accade qualche atto criminale,

pone l'accento sulle condizioni mentali dei personaggi,

sulle loro emozioni e possibili stati di follia, paura o

alterazione di qualche tipo. Oltre all'ovvia parentela

con il thriller, un altro genere vicino è quello "gotico",

con forte accento su un senso di percezione della

realtà che spesso non è affidabile né condiviso.

Spesso il punto di vista è quello di un/a protagonista

mentalmente non stabili e quindi un elemento che

caratterizza il thriller psicologico è il frequente

ricorso al cosiddetto "unreliable narrator", ovvero

un narratore inaffidabile.

Il termine è stato coniato da Wayne Clemens Booth,

un influente critico letterario, in Rhetoric of Fiction

(1961, arrivato in Italia come Retorica della narrativa

per La nuova Italia) e rappresenta un potente ed

efficace strumento narrativo a prescindere da come

viene impiegato.

Ci sono infatti esempi di narratori inaffidabili che in

ostanza si presentano come tali al lettore fin dalle

prime pagine, e dettano quindi un clima di sospetto,

paranoia e diffidenza lungo tutto il romanzo, e altri

narratori inaffidabili la cui natura viene rivelata man

mano, per accumulo di particolari, e portano quindi

spesso a un twist finale che ha di solito grande efficacia

e potenza.

Abbiamo esempi "alti" di narratore inaffidabile: se

rimaniamo nei confini italiani occorre citare lo Zeno

Cosini creato da Italo Svevo (La coscienza di Svevo, 1923),

mentre se valichiamo la frontiera ecco che miss Giddens

ne Il giro di vite di Henry James (1898) ne è ottimo esempio.

Volendo invece rimanere entro i generi letterari che

amiamo qui al Thriller Café, ecco che il dottor Sheppard

de L'assassinio di Roger Ackroyd di Agatha Christie

(The Murder of Roger Ackroyd, 1926, arrivato a noi

nel 1937 e conosciuto anche come Dalle nove alle dieci)

è uno dei più efficaci narratori inaffidabili nella storia del giallo.

Scomponendo nei suoi due elementi il termine che

stiamo analizzando, il quadro si arricchisce di ulteriori

particolari. Il romanzo psicologico, scopriamo, oltre

a focalizzarsi su motivazioni e pensieri dei protagonisti

più che sulle loro azioni o eventi esterni, ha di solito

un setting chiuso, domestico e contenuto. Ambienti i

nterni quindi, solitamente le case dei protagonisti

insieme a pochi altri luoghi comunque possibilmente

limitati e chiusi.

Il thriller ha a che fare con atti criminali che producono

eccitamento e suspense, con conseguente indagine

volta a identificare colpevoli e responsabilità.

Intrecciando queste due definizioni scopriamo che in

effetti si tratta di elementi presenti nel thriller psicologico.

Passando ai pareri di alcuni esperti, che si riferiscono

al mondo del cinema ma le cui considerazioni si

adattano perfettamente anche ai romanzi, scopriamo

che secondo il regista John Madden il thriller psicologico

si concentra sullo sviluppo dei personaggi, su conflitti

morali di difficile soluzione e paura e ansia che portano

i protagonisti a comportarsi in modo imprevedibile.

E se al grande schermo questo sotto-genere ha lasciato

progressivamente spazio a prodotti più ricchi d'azione

e con meno "riflessione", tali soluzioni funzionano

ancora alla grande sulla pagina.

Peter Hutchings rincara la dose e conferma l'importanza

di alcuni unti: per lui il sotto-genere è caratterizzato

da ambienti domestici e casalinghi e poca azione

in favore di una maggiore indagine sulle psicologie

dei principali personaggi, sottolineando come molto

spesso almeno uno di loro abbia problemi più o meno

gravi di percezione della realtà e di giudizio morale.

La tensione si costruisce lentamente per accumulo

di ambiguità, falsi ricordi, problemi con traumi passati

che vengono rivelati o scoperti lentamente, così da

arrivare al twist finale con la maggiore efficacia possibile.

Altri elementi e meccanismi narrativi che tendono

a essere usati con frequenza sono l'amnesia,

collegata a traumi ed eventi tragici nel passato,

naturalmente la doppia natura di alcuni dei personaggi,

con chi è percepito inizialmente come figura positiva

o come vittima che, a fine romanzo, si può rivelare

come negativo, assassino o pericoloso.

Di conseguenza, queste narrazioni sono di frequente

frutto dell'influenza della psicanalisi.

Oggigiorno, con l'avvento del domestic noir, questo

sotto-genere narrativo può essere percepito come

"dominato" dalle autrici, ma è una falsa percezione.

Da un lato il thriller psicologico è sempre stato

frequentato da grandi scrittrici, sia sufficiente

nominare regine del crimine quali PD James, Ruth

Rendell o Daphne du Maurier; d'altro canto non sono

mai mancati i bravi autori, molti dei quali andremo a

scoprirli nella sezione seguente, che riguarda quelli

che per noi sono fra i migliori thriller psicologici di sempre.

I migliori libri thriller psicologici

Ogni elenco, per sua natura, è parziale e destinato

a scontentare qualcuno: potete chiedere a cento

esperti o a cento lettori quali siano per loro i migliori

libri thriller psicologici di sempre e vi troverete di fronte

a cento elenchi diversi, che però condivideranno un

numero variabile di titoli.

Quello che a molti può sembrare difetto, per noi è

punto di forza: abbiamo radunato quelli che nella

nostra redazione sono stati identificati come i migliori

thriller psicologici e contiamo sul fatto che chi ci legge

non sarà d'accordo al 100% con noi.
Ci contiamo perché così potrà e vorrà aggiungere i

suoi romanzi del cuore, vuoi nei commenti al pezzo

vuoi in quelli sulla nostra pagina Facebook quando

linkeremo il post, così da espandere e completare

questa nostra lista.

E ora bando agli indugi, cominciamo ad avventurarci

nella lista dei migliori thriller psicologici, in ordine

strettamente cronologico, che tiene conto della prima

pubblicazione in lingua originale.

1938: Rebecca, la prima moglie di Daphne du Maurier

Portato ad ancora maggiore fama dalla trasposizione

cinematografica del 1940 di Alfred Hitchcock, che

vinse due premi oscar, Rebecca è thriller psicologico

allo stato dell'arte, che ha influenzato un esercito

di cloni ed eredi.

Quando una giovane dama di compagnia conosce

un ricco vedovo nella favolosa Montecarlo, sembra

una favola troppo bella per essere vera. I due si

sposano e anche la magione dove vanno a vivere,

a Manderley, in Cornovaglia, è splendida, sebbene

controllata da una governante un po' strana.

Purtroppo il luogo è dominato dall'oppressiva

memoria della prima moglie, Rebecca, e la giovane

cede giorno dopo giorno alla follia, fino a quando...

Daphne du Maurier è una maestra assoluta e,

sebbene nota e ben pubblicata anche in Italia,

meriterebbe comunque maggiore attenzione.

Sono molte le trasposizioni cinematografiche di

suoi romanzi, e oltre a questo titolo dobbiamo

ricordare almeno altri due grandi narrazioni di

tensione e delirio: Gli uccelli, di Alfred Hitchcock

e A Venezia... un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg.

1952: L'assassino che è in me di Jim Thompson

Uno degli indiscussi maestri del noir sforna quello

che per molti versi può essere considerato un vero

e proprio manuale del thriller psicologico.

Il protagonista è una persona della quale ognuno

dovrebbe potersi fidare, ovvero un vice sceriffo.

Lou Ford ha ventinove anni, una fidanzata e lavora

in una piccola città del Texas dove non accade molto.

Ma il suo aspetto e la sua vita, all'apparenza normali,

nascondono un doppione sadico e manipolatore, che

non esita di fronte a nulla e che è in grado di seminare

falsi indizi per deviare i sospetti, aiutato anche dal

suo mestiere.

I crimini si accumuleranno e, lentamente, il castello

di carte costruito da Ford comincerà a crollare, rivelando

tutta la sua morbosa follia. La scrittura potente e

suggestiva di Jim Thompson non ha perso un grammo

di potenza e questo titolo è imprescindibile per chi vuole

costruirsi una biblioteca del thriller psicologico.

1955: Il talento di Mr. Ripley di Patricia Highsmith

Non poteva certo mancare la regina del brivido,

con uno dei suoi migliori parti letterari. Il talento

di Mr. Ripley affascina e convince ancora adesso con

la vischiosa ragnatela di inganni e bugie che Ripley

tesse lungo tutto il romanzo, creando uno dei più

affascinanti e mesmerizzanti ritratti psicologici della

letteratura noir.

Il romanzo ha avuto ben quattro sequel: Il sepolto

vivo, L'amico americano, Il ragazzo di Tom Ripley e

Ripley sott'acqua, così come ha conosciuto una buona

trasposizione cinematografica nel 1999, per la regia

di Anthony Minghella, con un Matt Damon in ottima

forma nel ruolo di Ripley e Jude Law in quello di Dickie

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1959: Psycho di Robert Bloch

Non riusciremo mai a sottolineare a sufficienza

l'importanza di Psycho e, anche se dal punto di

vista dello stile ci sono molti romanzi in questa

lista che risaltano maggiormente, il romanzo di

Robert Bloch è unico per l'influenza che ha avuto

nel nostro immaginario.

Purtroppo, ma anche comprensibilmente, la fama

e l'importanza di questo capolavoro del thriller

psicologico scompaiono di fronte al film omonimo

diretto da Alfred Hitchcock un anno dopo l'uscita

del volume e pazienza, non possiamo far altro che

sperare che tante persone ancora in futuro,

affascinate dalle "imprese" di Anthony Perkins,

vogliano scoprire anche il romanzo che è alla base

di uno dei film più importanti della storia del cinema.

La trama? Non ci sembra il caso di parlarne: chi l'ha

già visto e/o letto sa tutto, i fortunati che ancora

devono scoprirlo è preferibile che rimangano totalmente

all'oscuro, così da poter essere sorpresi fino in fondo.

1987: Misery di Stephen King

Da un lato è un onore ospitare Misery di Stephen King

in questa lista perché si tratta di un thriller psicologico

ottimamente congegnato e gradevolmente diverso

da larga parte delle situazioni tipiche di questo genere.

D'altro canto è quasi imbarazzante parlarne, perché

è un romanzo arcinoto anche grazie all'omonimo film

del 1990 diretto da Rob Reiner e interpretato da

James Caan e Kathy Bates.

Un popolare autore di romanzi, noto per la serie di

Misery, ha un grave incidente automobilistico e viene

soccorso da una infermiera, grandissima fan del suo lavoro.

Quando però lei scoprirà che lo scrittore vuole porre

termine alla serie di Misery, lo terrà prigioniero, obbligando

a scrivere un nuovo romanzo avente come protagonista

la sua eroina.

Forte e morboso legame psicologico fra i due,

ambiente claustrofobico, considerazioni sulla scrittura

e sulla tossicodipendenza, Misery è uno dei migliori romanzi del Re.

1988: Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris

Per certi a Il silenzio degli innocenti mancano alcun

elementi base del thriller psicologico, ma per altri

versi il rapporto fra Clarice Sterling e Hannibal Lecter

(senza dimenticare il "terzo incomodo", Jack Crawford)

è un capolavoro di psicologia ed è impossibile

sottovalutarne la potenza, così come è impossibile

trascurare la figura del serial killer che imperversa nella

vicenda, Buffalo Bill.

Come molti fra i migliori thriller psicologici,

Il silenzio degli innocenti è diventato anche un

ottimo film nel 1991. Diretta da un Jonathan Demme

in stato di grazia e superbamente interpretata da

Anthony Hopkins e Jodie Foster, la pellicola ha incassato

ben 5 premi Oscar, evento raro per film appartenenti

a questo sotto-genere.

 
 
 
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