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"La Gerusalemme Liberata", riassunto
Post n°1865 pubblicato il 29 Gennaio 2019 da blogtecaolivelli
La poetica L'idea di scrivere un'opera sulla prima crociata è mossa da due obiettivi di fondo: raccontare la lotta tra pagani e cristiani, di nuovo attuale nella sua epoca, e raccontarla nel solco della tradizione epica-cavalleresca. Sceglie la prima crociata in quanto è un tema non così ignoto al tempo da lasciar pensare che fosse inventata, ma anche adatto all'elaborazione fantastica. Il tema centrale è epico-religioso. Tasso cercherà di intrecciarlo con temi più leggeri, senza però sminuire l'intento serio ed educativo dell'opera. Nel poema si intrecciano due mondi, l'idillico e l'eroico. Goffredo di Buglione è il personaggio principale che raduna i cavalieri cristiani e li guida alla liberazione di Gerusalemme. Il centro dell'opera è l'assedio di Gerusalemme difesa da valorosi cavalieri. Da un lato i principali cavalieri cristiani tra cui Tancredi e Rinaldo dall'altro il Re Aladino, Argante, Solimano e Clorinda. Una serie di vicende si intrecciano nell'opera e ci sarà sempre il dualismo tra Bene e Male, e sebbene ci sia anche qui la magia, l'intervento sovrumano è dato da Cielo ed Inferno, angeli e demoni, intrecciate con suggestioni erotico-sensuali. Il poema ha una struttura lineare, con grandi storie d'amore, spesso tragiche o peccaminose; come se il tema dell'amore sensuale, sebbene contrapposto a quello eroico, fosse necessario e complementare ad esso. Si ripropone quindi quel dissidio irrisolto tra tensione religiosa e amore terreno al quale la poesia da Petrarca in poi si era ampiamente ispirata. Tasso si pone come obiettivo quello di allontanarsi dal Furioso di Ariosto, per rispettare i precetti letterari stabiliti dalla traduzione della Poetica (Aristotele) compiuta da Alessandro de' Pazzi nel 1536. In primo luogo respinge il meraviglioso fiabesco del romanzo cavalleresco a favore del meraviglioso cristiano: gli interventi soprannaturali di Dio, degli angeli e anche delle creature infernali, che appaiono verisimili al lettore fanno parte delle verità di fede. In secondo luogo, respinge anche la costruzione formale ariostesca, la quale è caratterizzata dalla molteplicità delle azioni che si intrecciano tra di loro, che comprometterebbe l'unità di azione stabilita dai precetti aristotelici. Egli, tuttavia, riconosce che la varietà è necessaria per il diletto. Per conciliare questa antitesi afferma che il poema deve essere vario, ossia rappresentare più situazioni (battaglie, amori, tempeste, siccità ecc.) ma tutte devono essere sottoposte ad un mondo unitario. In un passo dei Discorsiegli paragona il poema al mondo, che presenta notevoli varietà di situazioni, ma tutte soggiogate alla mente ordinatrice divina. In terzo luogo, si vuole allontanare anche dallo stile medio tipico di Ariosto a vantaggio dello stile sublime. Lo stile deve avere «lo splendore di una meravigliosa maestà». Le parole devono essere «peregrine», ossia lontane dall'uso corrente. La sintassi «avrà del magnifico se saranno lunghi i periodi e lunghi i membri de' quali il periodo è composto». Tasso afferma che la poesia può unire al "vero" il "verosimile", a condizione di mantenere una coerenza storica nello sviluppo complessivo della vicenda. La storia, ricondotta nell'alveo dell'intervento provvidenziale di Dio, permette di realizzare lo scopo educativo e, per conseguire il diletto, che per Tasso è l'altro fine irrinunciabile, l'elemento "meraviglioso" sarà anch'esso di impronta cristiana, consisterà cioè nella partecipazione di angeli e demoni. La magia di Ariosto è fiabesca, quella di Tasso ha un fine, è ricondotta al contrasto tra bene e male. Nei Discorsi del poema eroico Tasso parla della "autorità della storia" e della "verità della religione" come elementi di base del poema epico-cavalleresco. Aggiunge poi che il poeta deve avere "licenza del fingere" e che il poema deve far risaltare la "grandezza e nobiltà degli avvenimenti" in quanto il mondo eroico deve essere il mondo della perfezione, perciò anche il linguaggio deve essere "illustre". L'amore è la tematica più complessa, vissuta in maniera lacerante, poiché anche se visto come peccato, poi vinto dai valori religiosi, il modo di raccontarlo dimostra che rimane un dissidio non risolto. Così le storie d'amore si caricano di pathos tragico, Tancredi si innamora di Clorinda, guerriera musulmana, ed è condannato dal destino ad ucciderla; Armida si innamora di Rinaldo. Tra gli aspetti del proprio tempo che nel Tasso ricevono un'eco particolare, appare importante il ruolo esercitato dalla corte (corte degli Estensi) come ambiente essenziale ed irrinunciabile in cui si è formata la fantasia e si è modellata la vita del poeta: la corte insieme amata ed odiata, respinta e ricercata, in cui si distende e si configura il sogno di gloria e di felicità ed il tormento di vita; la corte come struttura che suggerisce alla poesia immagini di fasto e di grandezza e un modo particolare di intendere l'esistenza. La Gerusalemme e lo spirito della Controriforma salemme liberataUn anno dopo la nascita di Tasso era stato indetto il Concilio di Trento, tappa fondamentale del processo controriformistico. La Chiesa manifestava l'ardente necessità di orientare gli intellettuali al fine di difendere l'ortodossia cattolica contro le confessioni riformate. Il rinnovamento del Tribunale dell'Inquisizione e l'istituzione dell'Index librorum prohibitorumcontribuirono alla nascita di un clima di rimarcata attenzione alla compatibilità con la fede cristiana delle opere circolanti. Nello spirito della Controriforma, l'ideale dell'ortodossia prevaleva sugli ideali umanistici e rinascimentali di riscoperta del mondo classico e comportava la moderazione delle velleità e delle frivolezze. L'intellettuale cristiano, partecipe di questo nuovo interesse per la causa della fede, iniziò a sentirsi responsabile dei messaggi veicolati dalle sue opere. È proprio tale consapevolezza a plasmare una personalità tanto complessa quale quella del Tasso. L'esigenza del richiamo ai valori religiosi è insita nel fine pedagogico della sua Gerusalemme liberata. Il poema è teso non al solo delectare, ma al docere: i cristiani allora dovevano riscoprire la propria compattezza, combattendo per difendere la propria fede dalle minacce esterne, ovvero i Turchi, ed interne, ovvero le spinte disgregatrici figlie della riforma luterana. Il dover sensibilizzare l a società secondo lo spirito controriformistico fu motivo di particolare attenzione per il Tasso, che sentì il bisogno di sottoporre la sua opera al giudizio di otto revisori, al fine di valutare la chiarezza del messaggio educativo. Per il Tasso, vero manierista, conciliare, in sé e nelle sue opere, lo spirito rinascimentale morente con la tensione religiosa significava conciliare l'unità con la varietà. A livello stilistico la molteplicità delle situazioni doveva essere governata da una trama unitaria e compatta i n cui i diversi elementi si combinavano in una fitta rete di rapporti e di corrispondenze. Alle unità aristoteliche di luogo, di tempo e d'azione accostò dunque la varietà, ovvero il susseguirsi di episodi secondari per arricchire la narrazione. A livello contenutistico, invece, è evidente quella che il critico Lanfranco Caretti definisce "discorde concordia": la contrapposizione dialettica tra la tematica eroica fondata sulla crociata, che coincide con il coinvolgimento morale dei personaggi, e quella sentimentale, susseguirsi di passione e debolezza. L'intrigo spirituale sopravvive in Tasso, lasciando emergere una sorta di "bifrontismo spirituale", nel tentativo di conciliare classicismo e moderna ansietà religiosa. L'alterno susseguirsi di opposte prospettive, ora "ascendenti" ora "diversive", è simbolo del conflitto interiore dell'autore alla ricerca dell'unità, da recuperare prima in sé e poi nelle sue produzioni. Caretti vede la stabilità ariostesca contrapposta all'instabilità tassiana. Ciò è dovuto alla fine delle certezze del Rinascimento, quando le sorti politiche italiane erano avvolte da una ombra di irreparabile sconfitta e si venne facendo sempre più evidente il declino dello slancio attivo e fiducioso che aveva animato la civiltà italiana, a cui si aggiunse la chiusura più rigida della restaurazione cattolica. Si tratta di un'età in cui sull'eredità rinascimentale viene innestandosi "lo spirito nuovo e inquieto di un'età percossa dall'urto violento della Riforma e intimamente desiderosa di una sincera renovatio morale". L'equilibrio tra peccato e redenzione, tra passione ed ideale, però, sembra sempre irrealizzabile. La tensione verso unacatarsi irraggiungibile e la conseguente assenza di compattezza si traducono dunque in ansia. Si tratta della stessa ansia che rende il mondo della Liberata tormentoso e problematico. È lo stesso senso di turbamento che avvolge il Tasso cosciente di una nuova consapevolezza: il potere dell'uomo e dell'intelletto è limitato da condizionamenti morali e metafisici. Come sottolinea il Getto, il tema religioso è presente anche con il rito e la liturgia: "È la prima volta che la religione, sentita come spettacolo e liturgia, trova posto nella poesia italiana".Troviamo infatti voci essenziali del rito cattolico: le cerimonie religiose (funerali, messa, processione), i sacramenti (comunione, battesimo, confessione). |
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