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Da Marte in diretta....

Post n°1962 pubblicato il 27 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: le Scienze

05 febbraio 2019

Il lungo addio a Opportunity

Il lungo addio a Opportunity (Cortesia NASA) t

Anche se i tentativi di rianimazione sono ancora in

corso, la NASA è sul punto di annunciare la morte

del rover che si trova su Marte e che, con una

missione durata ben 15 anni, è l'esploratore

robotico più longevo del Pianeta Rosso di Rebecca

Boyle/Scientific American

planetologiaagenzie spaziali

Nel pomeriggio del 10 giugno 2018, il rover Opportunity

della NASA, bloccato nella polvere, ha ricevuto un

comando finale dalla Terra. "Scatta una foto del Sole",

ha trasmesso in codice il Deep Space Network.

"Invia telemetria".

Le macchine fotografiche del rover riuscivano a

malapena a intravedere qualcosa, attraverso i vortici

di polvere sollevati da una tempesta che spazzava il pianeta.

Il cielo si stava oscurando e le batterie di Opportunity,

alimentate dalla luce solare, si stavano scaricando.

La risposta fu stentata.

L'ultima immagine trasmessa mostrava che la radiazione

solare era di un quarantesimo del suo livello pre-tempesta.

La potenza dei pannelli solari era bassa: appena 22

wattora, rispetto ai normali 300, appena sufficiente per

far funzionare un tipico robot da cucina per circa cinque

minuti.


Il lungo addio a Opportunity

Illustrazione di Opportunity si Marte. (Cortesia NASA)

Sulla Terra gli addetti a Opportunity si preparavano

affinché il rover resistesse alla tempesta di polvere,

il peggiore evento di questo tipo mai osservato negli

oltre quattro decenni di presenza di robot su Marte.

Il 10 giugno il rover si svegliò brevemente, ma la sua

energia era troppo bassa per mandare un messaggio

a casa, e rimase in silenzio.

Nelle settimane successive Opportunity si sarebbe

raffreddato sempre di più. Tutti speravano che una

volta che i venti fossero diminuiti e il cielo marziano

tornato terso, i pannelli solari avrebbero potuto

ricaricare a sufficienza il rover da risvegliarlo e

indurlo a chiamare casa.

Così Opportunity restò in attesa che Marte si calmasse,

come tutti coloro che tenevano alla missione.

Finalmente, a settembre, dall'altra parte del pianeta

arrivarono buone notizie; gli orbiter e il rover Curiosity

videro l'atmosfera che si schiariva.

Ma Opportunity rimase in silenzio.

Il personale della NASA cominciò a cercare di svegliarlo.

Il 22 gennaio, avevano inviato 600 comandi di recupero.

Queste linee di codice non possono, per progetto, essere

lamentose, ma gli esseri umani sì, e molti hanno iniziato

a inviare messaggi, sia fra di loro, sia al rover:

"Svegliati, Oppy. Ritorna".

Oppy non lo ha fatto.

La settimana scorsa i funzionari della NASA hanno

annunciato una nuova serie di comandi trasmessi

al rover ancora silenzioso per istruirlo, dirigerlo,

reimpostare il suo orologio e dispiegare le sue antenne radio.

Ma anche gli ottimisti ammettono che quest'ultimo

tentativo ha una bassa probabilità di successo.

A quanto pare, molto presto l'agenzia sarà costretta

a dichiarare ufficialmente terminata la missione del

rover e il programma Mars Exploration Rover.

Opportunity ha resistito per 15 anni sul Pianeta Rosso,

61 volte di più dei 90 giorni "garantiti".

Della famiglia di esploratori interplanetari della NASA,

a Opportunity sopravviveranno il suo discendente

Curiosity, e il suo cugino InSight. I

l suo parente più prossimo, il gemello Spirit, è già morto.

Pur di fronte alla crescente certezza che il rover ha

raggiunto la sua fine, molti scienziati e ingegneri della

missione mostrano un misurato ottimismo, tanto da

sembrare a volte addirittura quasi festosi.

Ma la loro tristezza è palpabile.

"Puoi sempre guardarti indietro e dire: 'È una rover che

ha superato le aspettative e ha fatto molto.

Ma questo non fa scomparire il dolore", dice Mark Lemmon,

scienziato dell'atmosfera allo Space Science Institute.

"È strano pensare di associare il dolore a una macchina.

Ma fa parte della nostra vita.

Ci preoccupiamo, pensiamo alla sua energia, all'uso che

ne fa, come a qualcosa di cui ci si prende cura e si alimenta.

Non è solo una macchina. Ovviamente lo è, ma è anche

qualcosa che è collegato a tutti noi. Negli ultimi 15 anni

delle nostre vite l'unico elemento costante è stato il 

rover su Marte", osserva.

Crescere insieme
Spirit e Opportunity, noti anche con il nome ufficiale di

Mars Exploration Rovers A e B, sono robot geologi ben

equipaggiati.

Ognuno di loro è dotato di un "collo" lungo un metro

e mezzo, con in punta una telecamera, e di strumenti

per la macinazione delle rocce, palette e spettrometri

multipli per scoprire minerali e composizione delle rocce.

Sono stati progettati per durare tre mesi, e la NASA ne

ha inviati due, in parte per mettersi al riparo dai rischi

nel caso in cui uno non ce l'avesse fatta.

"Nessuno, nel gruppo di ingegneri e scienziati, pesava

minimamente che Opportunity sarebbe stato ancora

operativo dopo 15 anni.

È solo un veicolo americano ben fatto", dice Ray Arvidson,

ricercatore principale aggiunto della missione e

planetologo alla Washington University di Saint Louis.

Insieme, Opportunity e Spirit hanno rivoluzionato le

nostre conoscenze sul pianeta più simile alla Terra.

Il lungo addio a Opportunity

La prima immagine panoramica inviata da Opportunity,

poco dopo il suo arrivo all'Eagle Crater.

(Cortesia NASA, JPL e Cornell University)

Opportunity è arrivato sulla superficie di Marte il

25 gennaio 2004, in una piccola depressione chiamata

Eagle Crater, appena 20 giorni dopo l'arrivo di Spirit

sull'altra faccia del pianeta.

Abigail Fraeman aveva 15 anni, era appassionata di

astronomia e di Star Trek, e quella sera era al Jet

Propulsion Laboratory (JPL) come vincitrice di un

concorso sponsorizzato dalla Planetary Society.

"È stato fantastico. Quando ha inviato le immagini

dell'Eagle Crater, erano completamente diverse da

tutte le immagini di Marte che avevamo visto.

C'erano sabbie lisce, scure, totalmente aliene", ricorda.

"Gli scienziati iniziarono a dire: 'Accidenti, ci sono

rocce stratificate, vedo strati che si incrociano,'

ed erano così eccitati.

Era tipo: "Aspetta un attimo, sono capace di fare

questo lavoro? Posso guardare quelle foto e

capire quello che significano?"

Oggi Fraeman è la vice project scientist del rover,

e fino a giugno ha trascorso le sue giornate di

lavoro con ingegneri e scienziati per progettare

le attività del rover. Dopo quella notte al JPL si è

interessata di geologia planetaria al college per

poi frequentare la Washington University, dove

ha studiato con Arvidson.

Molti geologi che studiano Marte hanno conseguito

il dottorato sotto la sua guida; il suo Dipartimento

di scienze planetarie e della Terra è un centro di

riferimento per Opportunity e sede del Planetary

Data System, che archivia e distribuisce ogni informa=

zione che raccolta dai robot americani su altri mondi rocciosi.

In un certo senso, la Washington University è la dimora

spirituale di Opportunity, insieme al centro di controllo

della missione al JPL e al centro di ricerca sui rover

della Cornell University.

Quando Fraeman ha accettato il lavoro al JPL, l'ex

direttore della struttura, Charles Elachi, la aveva

incoraggiata a tracciare un grafico che mettesse

a confronto la sua vita con quella di Opportunity.

Lei ha segnato pietre miliari come "diploma di scuola

superiore" o "PhD" accanto a pietre miliari del rover

come "il rover trova gesso" e "il rover raggiunge la

distanza della maratona". Ha ancora il grafico;

"Basta guardarlo per rendersi davvero conto di

quanto tempo è andata avanti questa storia", dice.

"Il rover ha segnato il corso della mia vita,

letteralmente".

Mulinelli di polvere e mirtilli

Opportunity e Spirit avevano il compito di trovare

prove dell'esistenza di acqua antica su Marte e lo

hanno fatto, in torrenti. Hanno trovato strane formazioni

rocciose create dall'acqua corrente.

Hanno trovato formazioni argillose che molto tempo

fa avrebbero potuto ospitare microbi.

Opportunity ha studiato più di 100 crateri, e ha percorso

più di una maratona sulla superficie del quarto pianeta.

Insieme, i rover gemelli hanno "dato vita" a Marte come

nessun altro esploratore ha fatto prima di loro.

A un anno dall'inizio della missione, i pannelli solari

dei rover avevano lentamente accumulato polvere

- la regolite marziana è un materiale fine come la farina

- e la loro capacità di assorbire l'energia solare era

lentamente diminuita.

Un giorno, i pannelli di Spirit erano risultati

improvvisamente puliti.

Gli ingegneri, perplessi, avevano scrutato attentamente

selfie del rover per capire che cosa fosse successo,

ricorda Lemmon.

Il lungo addio a Opportunity

I "mirtilli" osservati da Opportunity.

(Cortesia NASA, JPL-Caltech, Cornell University

e U.S. Geological Survey)"È successo di notte.

Dietro l'asta telescopica si potevano vedere le tracce:

si vedeva una coda di polvere dove era soffiato il vento.

Poi nelle immagini abbiamo iniziato a osservare mulinelli

di polvere", dice. "Abbiamo messo insieme una serie di

immagini con le telecamere di navigazione e abbiamo

prodotto decine e decine e decine di filmati di quei mulinelli.

Erano fantastici, perché rendevano dinamico Marte.

All'improvviso, potevamo guardare Marte e vedere

quello che accadeva. Non era solo un pianeta

disseminato di rocce".

Grazie a Opportunity, anche le rocce hanno

preso vita propria.

Il rover ha trovato strane rocce "eoliche" scolpite

dal vento, sfere ricche di ferro soprannominate

"mirtilli", addirittura meteoriti.

L'autista del rover Heather Justice, il cui sedicesimo

compleanno è coinciso proprio il giorno dell'arrivo

di Opportunity, ha trovato una delle rocce più

famose di tutte.

Dopo molti mesi di addestramento, Justice è

stata autorizzata al suo primo viaggio in solitaria

il 4 gennaio 2014. Il suo lavoro consisteva nel

dire a Opportunity di girarsi, spostarsi un po' da

una parte e posizionare il braccio perforatore su

una roccia che il gruppo voleva trapanare.

Un paio di giorni dopo Opportunity ha inviato

alcune immagini, in modo da poter verificare

che si trovasse nel posto giusto.

"Stavamo guardando la foto, c'era lo strato

roccioso, ed ecco che uno degli scienziati esclama:

'Ehi, c'è qualcosa che prima non c'era'.

Sembrava che dicesse 'Ehi, qualcosa ha danneggiato

il rover?".

Justice ricorda: "Stavo per andare nel panico:

'Non dirmi che ho rotto qualcosa durante il mio

primo viaggio".

 
 
 
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