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Le ultime scoperte sul nostro pianeta

Post n°2063 pubblicato il 04 Aprile 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Focus

I cambiamenti nel Grande Nastro Trasportatore oceanico

anticipano quelli climatici di quattro secoli

Quanto tempo occorre affinché la perturbazione di una

fondamentale componente della circolazione oceanica

"presenti il conto" sulle temperature globali?

In due occasioni del passato, ci sono voluti 400 anni.

circolazione-termoalinaLa Circolazione termoalina.|SHUTTERSTOCK

Nell'Oceano Atlantico scorre senza sosta

un Grande Nastro Trasportatore che

conduce le acque calde dei Tropici fino alle

alte latitudini di Islanda e Groenlandia, dove

l'acqua si raffredda e sprofonda prima

di viaggiare di nuovo verso sud, nelle

profondità marine.

Questo sistema conosciuto anche come 

Circolazione termoalina ha un ruolo di

regolazione climatica fondamentale,

nell'Artico e in Europa: è responsabile, tra

le altre cose, della mitigazione delle

temperature nella parte occidentale del

nostro continente.

Da qualche tempo sappiamo che si sta

indebolendo, a causa, anche,

 di alcuni fenomeni legati al riscaldamento globale 

Maquanto tempo occorre, affinché un

rallentamento di questa circolazione abbia

effetti concreti sulle temperature? Uno

studio della Columbia University e del

Norwegian Research Centre pubblicato

su Nature Communications prova a elaborare

le prime stime precise.

QUATTRO SECOLI DI ATTESA. 

I ricercatori si sono concentrati su una

componente chiave di questa circolazione

chiamata capovolgimento meridionale della

circolazione atlantica (Atlantic meridional

overturning circulation, AMOC), in cui l'acqua

si raffredda e sprofonda nel Nord Atlantico.

I risultati suggeriscono AMOC abbia cominciato

a indebolirsi quattro secoli prima un grande

periodo di raffreddamento iniziato 13 mila

anni fa, e che si sia rafforzata circa quattro

secoli prima di un improvviso evento di

riscaldamento avvenuto 11 mila anni fa,

l'ultima deglaciazione dell'emisfero

settentrionale.

TRE FONTI DIVERSE. 

Per arrivare a questa conclusione, il team

ha incrociato in modo sapiente i dati di

sedimenti estratti dal fondale del Mare

Norvegese, dal letto di un lago scandinavo

e da alcune carote di ghiaccio prelevate in

Groenlandia. Di norma, per determinare l'età

dei sedimenti si ricorre al carbonio-14, ma

per quelli oceanici il metodo è impreciso:

questo isotopo creato in atmosfera può

infatti impiegare secoli, per depositarsi sul

fondo del mare.

Al contrario, i meno profondi sedimenti di

lago contengono resti di piante con carbonio

-14 direttamente tratto dall'atmosfera, che

hanno permesso di risalire all'età dei vari

strati di materiale lacustre.

Alcuni indicatori, come le ceneri di note

eruzioni vulcaniche, hanno permesso di

allineare i dati sull'età dei sedimenti di lago

a quelli sull'età dei sedimenti marini.

A questo punto, i ricercatori conoscevano

l'età reale dei vari livelli di sedimenti del

Nord Atlantico.

Confrontando la loro datazione con quella

del carbonio 14, si è capito quanto tempo

aveva impiegato l'isotopo a raggiungere il

fondo del mare: ossia quanto fosse "veloce"

AMOC.

Il fondale del Mare di Norvegia (nella foto)

accoglie le acque profonde più dense e pesanti

del pianeta. Vedi anche: 

10 cose+1 sugli oceani che forse non sapevi

| OFFICIAL U.S. NAVY PAGE

RIPERCUSSIONI CLIMATICHE. 

Le carote di ghiaccio in Groenlandia hanno

permesso di capire quali effetti avessero

avuto queste oscillazioni della corrente

sul clima. AMOC iniziò a indebolirsi quattro

secoli prima del Dryas recente, l'ultimo

grande evento di glaciazione del Pianeta:

quando le temperature atmosferiche

"registrarono" il cambiamento, in Groenlandia

calarono velocemente, diminuendo anche

di 6 °C. Lo stesso lasso di tempo si registrò

prima che l'atmosfera iniziasse a scaldarsi

molto velocemente, 11 mila anni fa: dal r

afforzamento di AMOC al riscaldamento

(fino a 8 °C) passarono 400 anni circa.

I primi segni di indebolimento del Grande

Nastro Trasportatore oceanico si sono

osservati 150 anni fa: lo studio servirà a

migliorare le previsioni climatiche basate

sulle avvisaglie che ci mandano gli oceani

 
 
 
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