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« La bella produzione di C.CassolaL'uomo e il cane »

Un bel romanzo di C.Cassola.

Post n°3420 pubblicato il 12 Giugno 2021 da blogtecaolivelli

La casa di via Valadier

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Carlo Cassola

1ª ed. originale

1956

Genere

Romanzo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Roma

Protagonisti

Maggiorelli

Coprotagonisti

Anita Turri

Altri personaggi

Magnini
Ravagli
Radi
Bisori
l'onorevole Bergamaschi
Azzali
l'avvocato Franzoni
Leonardo Franzoni
il commissario Pennini


«Quello che lo zio Leonardo aveva lasciato, era un mucchietto

di carte senza importanza.

Il padre aveva ragione.

E, d'altra parte, che cosa può lasciare un uomo?»

(La casa di via Valadier)

La casa di via Valadier è un racconto lungo di Carlo Cassola 

pubblicato daEinaudi nel 1956 che comprende due racconti

scritti tra il 1953 e il 1956. Il primo racconto, che dà il titolo

al volume, è Esiliati ed era già uscito nell'agosto-settembre 

1953 sulla rivista «Il Ponte» con il titolo La casa sul Lungotevere 

mentre una parte del secondo racconto, La casa di via Valadier,

era stato pubblicato nel 1955 su Botteghe Oscure.

Esiliati

Trama

Il racconto narra la storia di Maggiorelli, un marmista socialista

 e antifascista, che si è trasferito dal paese maremmano diMassa

Marittima a Roma, città dove abita ormai da dodici anni vivendo

modestamente del suo lavoro.

Maggiorelli non è riuscito, in tutti questi anni, a farsi un nuovo

amico e così i pomeriggi della domenica li trascorre con alcuni vecchi

compagni della sua città esiliati nella capitale ai tempi dello

 squadrismo per le loro idee socialiste.

Nel gruppo vi è però un delatore, Bisori, che si è fatto comprare

dalla polizia fascista ed è diventato loro confidente.

Un giorno Magnini, un altro compagno che è in contatto con

una cellula comunista, affida un pacco compromettente a

Maggiorelli perché lo tenga nascosto e Bisori lo denuncia.

Magnini viene presto arrestato e Bisori muore improvvisamente.

Del processo allestito dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato 

che si terrà a Magnini se ne occuperà Maggiorelli provvedendo

all'avvocato e alle spese.

Maggiorelli trova così l'occasione per riacquistare fiducia in se

stesso, per evadere dalla tediosa vita familiare e per interessarsi

nuovamente all'attività politica e cospiratrice.

Il racconto termina con l'arresto dello stesso Maggiorelli che

era stato sottoposto a sorveglianza.

La casa di via ValadierTrama

Il personaggio che collega questo secondo racconto al primo è

Maggiorelli.

Lo troviamo all'inizio nella casa di Anita Turri, vedova di un

deputato socialista, insieme all'onorevole Bergamaschi intento

a rievocare i tempi eroici del movimento operaioe a constatare

il diffuso senso di indifferenza che c'è in Italia di fronte al

fascismo nonostante la crisi economica, gli abusi e gli scandali

dovuti al regime.

Il fratello della vedova Turri, l'avvocato Franzoni che si sta

avvicinando al fascismo, rimprovera la sorella per il pericolo

al quale va incontro ospitando nella sua casa degli antifascisti

e quando il figlio di Azzali, un altro antifascista che frequenta

la casa Turri viene arrestato ricevendo dal Tribunale speciale

una condanna di quindici anni, si rifiuta di difenderlo.

Anita, per evitare il fratello, si reca ospite, per una ventina

di giorni, da alcuni amici a Bellagio e al suo ritorno trova

l'appartamento messo sottosopra dalla polizia fascista.

Un improvviso malore la colpisce poco tempo dopo

conducendola alla morte e il fratello, che nel frattempo ha

ottenuto la tessera fascista, inizia lo spoglio delle carte Turri.

Nella seconda parte del racconto, siamo nel 1945, il figlio

dell'avvocato Franzoni, Leonardo, nipote prediletto di

Anita torna da Milano, dove lavora presso la redazione 

dell'«Avanti!» e si reca a Roma per redigere la cronaca 

dello scoprimento di una lapide in memoria dell'onorevole

Turri nella sua casa di via Valadier.

Al termine della frettolosa cerimonia, Leonardo è avvicinato

dal commissario Pennisi, dirigente dell'ufficio politico durante

la guerra, che gli chiede per sé una dichiarazione di antifascismo

per aver aiutato la signora Turri al tempo della perquisizione,

ma Leonardo non è convinto che Pennisi debba essere aiutato

e non aderisce alla sollecitazione del commissario.

Leonardo, dopo aver scritto velocemente l'articolo sulla cerimonia,

si reca dagli Azzali dove sente dei discorsi che riguardano il

fascismo del padre e prova vergogna.

Ritornato alla casa di via Valadier prende visione delle carte

Turri e si rende conto che si tratta solo di materiale privato

senza nessun valore o interesse politico.

 
 
 
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