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Notizie storiche da Waterloo.

Post n°3490 pubblicato il 20 Agosto 2022 da blogtecaolivelli


    Corriere della Sera

    Waterloo, le ossa dei caduti in battaglia usate per raffinare lo zucchero

    Paolo Valentino - Ieri 22:14

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO

    - Il 18 giugno 1815 le armate anglo-prussiane

    al comando del Duca di Wellington e del

    maresciallo Gebhard von Blücher trionfarono

    contro l'esercito di Napoleone nella piana di

     Waterloo, in Belgio, un massacro che vide

    la morte di almeno 20 mila soldati dell'una e

    dell'altra parte.

    Dello scontro che mise fine alle guerre napoleoniche

    si sa tutto.

    Generazioni di storici hanno studiato e rivelato

    tattiche, episodi, errori, fasi alterne della battaglia.

    Ma più di due secoli dopo un solo, grande

    mistero è rimasto irrisolto: che fine hanno fatto

    i cadaveri dei caduti, nonché le carcasse delle

    migliaia di cavalli uccisi con loro, di cui non è

    mai stata trovata traccia.

    Soltanto un mese fa, per la prima volta, gli scheletri

    di un soldato inglese e di un cavallo sono stati portati

    alla luce da una squadra di archeologi sul sito della

    battaglia. Ma nulla di più.

    A risolvere l'enigma viene ora lo studio di due

    autorevoli storici, il belga Bernard Wilkin e il

    tedesco Robin Schäfer, che insieme all'archeologo

    britannico Tony Pollard hanno documentato:

    le ossa dei morti di Waterloo usate in modo

    massiccio dall'industria saccarifera belga come

    filtri per raffinare e sbiancare lo zucchero.

    Secondo gli studiosi, una parte delle ossa venne

    anche trasformata in fertilizzanti.

    La ricerca, che verrà pubblicata in settembre ma

    i cui risultati sono stati anticipati dalla Frankfurter

     Allgemeine Zeitung e dal Daily Mail, si appoggia su

    decine di documenti dell'epoca fin qui inaccessibili e

    tratti da archivi francesi, belgi e tedeschi, fra cui

    articoli di giornale, ordinanze amministrative, lettere

    e testimonianze scritte. «Abbiamo trovato la risposta

    a una domanda vecchia di oltre duecento anni»,

    spiega Wilkin, secondo il quale si tratta della scoperta

    più interessante mai fatta su Waterloo.

    Avviata nel 1833, la coltivazione della barbabietola

    nell'area della battaglia fu subito seguita dalla costruzione

    di due grandi impianti per la produzione dello zucchero.

    L'anno dopo in Belgio venne liberalizzato ed

    esplose il commercio di ossa animali, che

    macinate e carbonizzate erano considerate

    molto più efficaci come filtro per raffinare e

    sbiancare il prodotto grezzo.

    Ma il campo di battaglia di Waterloo era occasione

    troppo ghiotta per gli industriali per limitarsi ai resti

    delle bestie.

    Così, iniziò la dissacrazione delle fosse comuni

    scavate dopo lo scontro.

    Molti giornali non esitarono a denunciare la

    pratica scandalosa: «I contadini di Waterloo arrossiscono

    provando vergogna e disgusto, quando vedono gli speculatori

    vendere nobili resti sparsi sul campo di battaglia per

    trasformarli in carbone osseo», scriveva La Presse in

    uno degli articoli citati dallo studio.

    Nel 1835 il quotidiano L'Independent notava: «Gli industriali

    hanno ottenuto il permesso di togliere i morti dalla terra

    dell'onore, per mutare in carbone le ossa degli eroi.

    Basta questo a caratterizzare un'epoca».

    Scrivendo sul Prager Tagesblatt, un viaggiatore tedesco

    che aveva visitato i luoghi, ironizzava: «Usare il miele

    come dolcificante vi eviterà il rischio di sciogliere

    i resti di vostro bisnonno nel caffè».

    Un'altra testimonianza citata dalla ricerca è quella di

    Karl von Leonhard, celebre archeologo tedesco, che

    racconta in una lettera di aver visto nel 1840 fosse

    aperte piene di scheletri umani e animali, mentre venivano

    vuotate.

    Uno di quelli che scavavano gli vantò il valore in denaro

    delle ossa dei granatieri che «pesavano quanto quelle

    dei cavalli».

    Né valsero a molto i blandi tentativi di fermare la

    pratica sacrilega. Venne infatti largamente ignorato il

    decreto con cui nel 1834 il sindaco di Braine-l'Alleud,

    uno dei comuni dell'area della battaglia, dichiarava

    illegali gli scavi per raccogliere le ossa, con pene fino a

    un anno di carcere e 200 franchi di multa.

    Lo scempio continuò per molto tempo ancora.

     Lo studio parla di quasi 2 mila tonnellate di ossa

    umane e animali dissotterrate dal campo di Waterloo

    e vendute all'industria saccarifera.

    La fabbrica chiuse nel 1860.

     L'industria dello zucchero in Belgio finì quando

    non ci furono più ossa da scavare.

    Per questo, gli archeologi non hanno mai trovato nulla dei

    resti dei morti della battaglia. Dulce et decorum est pro

    patria mori, è dolce e dignitoso morire per la patria,

    diceva Orazio.

    Nel caso di Waterloo, il primo aggettivo fu preso

    (anche troppo) alla lettera. Il secondo venne calpestato.

     
     
     
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