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Post n°2110 pubblicato il 15 Aprile 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Le Scienze 13 marzo 2019 La minaccia delle tempeste solari L'analisi di carote di ghiaccio prelevate in Groenlandia ha documentato la presenza di isotopi radioattivi prodotti da una tempesta solare di eccezionale intensità avvenuta nel 660 a.C. e ha confermato anche altri due eventi analoghi nel 775 e nel 994 d.C. Lo studio quindi suggerisce che i rischi per le attività umane di questo tipo di eventi potrebbero essere sottostimati Il nostro pianeta è investito periodicamente da tempeste solari costituite da fasci di particelle elementari ad alta energia, in particolare protoni, prodotte da enormi esplosioni che si verificano sulla superficie del Sole. Si tratta di eventi temibili per i danni che possono portare alla distribuzione della corrente elettrica, alle comunicazioni, alle trasmissioni via i satellite, nonché ai sistemi di controllo del traffico aereo. L''interazione tra le particelle cariche prodotte dal Sole e la Terra, protetta dalla suo campo magnetico, evidenziato in viola. Ma le tempeste solari di cui noi esseri umani siamo stati testimoni negli ultimi decenni, da quando cioè sono disponibili strumenti adatti alla loro rilevazione, potrebbe impallidire in confronto a ciò che avvenne in un lontano passato. A raccontarlo sono le carote di ghiaccio estratte in Groenlandia da un gruppo di ricercatori della Lund University che firmano L'analisi di quei campioni, che rappresentano una sorta di registro storico delle tempeste solari fino a circa 100.000 anni fa circa, mostra un antico evento estremamente intenso avvenuto nel Settimo secolo prima di Cristo, e di cui si ha notizia per la prima volta, e conferma altri due eventi di rilievo, che si sono verificati nel 775 e nel 994 d.C., ed erano stati già evidenziati da passati studi sugli anelli di accrescimento degli alberi plurisecolari.
eventi, gli autori hanno misurato in particolare l'abbondanza di tre isotopi radioattivi: il carbonio 14, il berillio 10 e il cloro 36. Questi isotopi sono prodotti principalmente da una cascata di reazioni che si verificano negli strati più alti dell'atmosfera quando sono investiti da flussi molto energetici di protoni che provengono dal Sole. Una volta mescolatisi con l'aria, questi i sotopi radioattivi si fissano nei "registri ambientali", come appunto il ghiaccio, che nelle regioni artiche si può conservare per centinaia di migliaia di anni. I segnali relativi agli isotopi radioattivi considerati hanno indicato un rapido incremento in corrispondenza di strati sedimentatisi nel 660 a.C. e che non può essere spiegato con la normale modulazione dell'attività solare. "Se si verificasse ai giorni nostri, un evento di quella portata metterebbe a serio rischio la nostra civiltà ad alta tecnologia", ha commentato Raimund Muscheler, professore di geologia della Lund University e coautore dell'articolo. "La nostra ricerca indica che i rischi sono attualmente sottostimati; ecco perché sarebbe il caso di aumentare in via precauzionale le nostre difese nei confronti delle tempeste solari: dobbiamo essere preparati meglio". analisi al carbonio 14 sono inadeguate per ottenere stime affidabili della frequenza e delle proprietà delle tempeste solari passate, ma possono essere proficuamente associate alle analisi basate sul berillio 10 e sul cloro 36. (red) |
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