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Post n°2428 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Terapia larvale: larve

di mosca per la pulizia

delle ferite

MEDICINA ANTICA E PSICOLOGIAluglio 10, 2019 - by ZonWu - Terapia larvale: larve di mosca per la pulizia delle ferite

In condizioni di sopravvivenza è spesso

necessario fare tutto ciò che serve per 

salvarsi la vita, anche a costo di dover

essere costretti a superare le nostre paure

più profonde o un senso di disgusto

considerato intollerabile dalla maggior

parte di noi.

Nel post dedicato a Hugh Glass viene descrit-

to un metodo di disinfezione e pulizia di una

ferita aperta che moltissime persone rifiutereb-

bero senza la minima riflessione, anche in

condizioni estreme: lasciare che le larve di

mosca si nutrano della propria carne.

Quando è realmente efficace questo sistema

di pulizia delle ferite? E' davvero applicabile

in condizioni di estrema necessità?

Tabella dei contenuti

Breve storia della terapia larvale

Quali larve di mosca?

Quando e come praticare la terapia larvale

Breve storia della terapia larvale

Le larve di mosca sono state utilizzate

in passato come efficace trattamento di

disinfezione delle ferite: i Maya le utiliz-

zavano comunemente per eliminare sporcizia

e tessuti necrotici, e gli aborigeni australiani 

prevedono ancora questo trattamento nel loro

complesso di medicina tradizionale.

Le ricerche antropologiche sulla medicina

maya hanno ipotizzato che le ferite aperte

venissero medicate tramite l'utilizzo di garze

imbevute di sangue animale lasciate esposte

al sole per favorire la deposizione di larve di

mosca.

Una volta applicati i bendaggi sulle lesioni, le

uova si sarebbero schiuse dando modo alle

larve di nutrirsi del tessuto necrotico.

Durante il Rinascimento, molti chirurghi militari

si resero conto che le ferite invase dalle larve

di mosca tendevano a causare meno complica-

zioni e ad essere meno fatali rispetto a quelle

trattate soltanto secondo la scienza medica

del tempo.

Ambroise Paré (1510-1590) fu il primo medico

ad annotare gli effetti benefici delle larve di

mosca all'interno di tessuti in stato di necrosi,

anche se inizialmente le sue osservazioni si

concentrarono sull'azione distruttiva delle larve.

Dopo aver notato che alcuni pazienti traevano

benefici dall'azione delle larve di mosca, diven-

ne pratica comune di Paré lasciare che le larve

si nutrissero dei tessuti morti per favorire il

recupero dei pazienti.

Affini a "Terapia larvale: larve di mosca per

la pulizia delle ferite":»

Il barone Dominique Larrey, chirurgo francese

al seguito di Napoleone, durante la campagna

in Siria tra il 1798 e il 1801, osservò che alcune

specie di larve di mosca consumavano esclusi-

vamente solo i tessuti necrotici e contribuivano

a mantenere pulite le ferite e a favorire il

processo di guarigione.

La prima vera e propria terapia larvale docu-

mentata fu utilizzata dall'ufficiale medicoJohn

Forney Zacharias durante la Guerra civile

americana.

Il medico riportò nel suo diario che "In un

solo giorno possono pulire una ferita molto

meglio di ogni altro metodo a nostra disposi-

zione...sono sicuro di aver salvato molte vite

con il loro utilizzo, evitato la setticemia e

favorito un recupero rapido".

Quali larve di mosca?

Mosca verde (Lucilia sericata). Pete HillmanMosca verde (Lucilia sericata). Pete Hillman

Solo alcune larve appartenenti a specie che

si nutrono di animali morti (come laLucilia

sericata, la mosca verde) sono indicate per la

terapia larvale. Essendo una specie molto

comune, la Lucilia sericata è probabilmente

la larva più impiegata, ma le larve di

 Protophormia terraenovae creano delle

secrezioni in grado di combattere infezioni di 

Streptococcus pyogenes e S. pneumoniae.

Le larve di mosca verde sono biancastre, di

forma conica, e dotate di doppi uncini boccali

che usano per cibarsi.

Dopo essere uscite dalle loro uova, trovano

un cadavere pronto ad essere sfruttato e

attaccano gli strati più nutrienti del corpo

ammorbidendoli tramite la secrezione di

enzimi digestivi.

Le larve usano un procedimento noto come

"digestione extracorporea": producono enzimi

in grado di liquefare il tessuto necrotico, che

verrà succcessivamente assorbito tramite il loro

apparato boccale.

Nell'arco del loro periodo di attività, le larve

passano da 1-2 millimetri di lunghezza a 8-10

millimetri, aumentando anche la circonferenza

del loro corpo.

Nel caso non fosse disponibile un punto

d'ingresso alla carcassa, una una ferita o

un'ulcerazione, le larve iniziano a secernere

i loro succhi digestivi in un unico punto, favorendo

la degradazione della pelle e praticando una

lacerazione che consentirà loro di accedere agli

strati più nutrienti del cadavere.

Quando e come praticare la terapia larvale

L'uso di larve è indicato in presenza di ferite

umide: le lacerazioni secche o non molto ossige-

nate non costituiscono un buon ambiente di

sviluppo delle larve. In alcuni casi è possibile

creare un ecosistema gradevole per le larve di

mosca inumidendo la ferita con un impacco di 

acqua salata per 48 ore.

Le larve di mosca svolgono principalmente

quattro funzioni: ripuliscono la ferita da tessuto

necrotico e da impurità organiche, disinfettano

la ferita, stimolano la guarigione e limitano la

produzione di biofilm che favoriscono la crescita

di batteri potenzialmente nocivi.

Un sufficiente numero di larve è in grado di 

ripulire una ferita molto più precisamente della

pulizia chirurgica, impiegando solo un giorno o

due per svolgere il loro lavoro.

Nell'arco di 48-72 ore le larve di mosca lasciano

una ferita sostanzialmente pulita e priva di

tessuto necrotico.

Il monitoraggio di ferite trattate secondo

metodi tradizionali o tramite terapia larvale

ha mostrato inoltre che le larve di mosca

possono ripulire completamente un'ulcerazione

vasta e profonda in meno di 14 giorni, mentre

le terapie tradizionali non riuscivano a rimuovere

circa la metà del tessuto necrotico.

Gli studi clinici e in vitro hanno infine dimostrato

che le larve di mosca inibiscono la crescita o

distruggono alcuni batteri patogeni resistenti

alla meticillina, ma risultano inefficaci contro i

batteri Pseudomonas aeruginosa e E. coli.

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