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Sulle placche tettoniche.

Post n°2431 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

 Fonte: Internet


05 novembre 2019
Come si muove la superficie della Terra?
di Enrico Nicosia

© ANDRZEJ WOJCICKI/SPL/AGF
Continua il dibattito per individuare il motore

della tettonica a placche.

Un nuovo modello indica che sarebbero

principalmente le placche litosferiche a trascinare

il mantello terrestre

SCIENZE DELLA TERRA

Sono le placche tettoniche che si muovono grazie

alla spinta del mantello terrestre, o è il mantello

a essere trascinato dalle placche in movimento?

Il dubbio c'è ancora, ma alcuni ricercatori

dell'École Normale Supérieure di Parigi, del Centre

national de la recherche scientifique e dell'Università

degli Studi Roma Tre, propongono ora su "Science

Advances" di superare la classica opposizione fra

la spinta esercitata dal mantello o il trascinamento

da parte delle placche e di considerare placche e

mantello come un sistema unico.

Partendo da questo approccio, le loro simulazioni

li hanno infatti portati a concludere che è principal-

mente la superficie terrestre a guidare i movimenti

del mantello, sebbene questa dinamica non sia fissa

nello spazio e nel tempo.

L'ipotesi di una "Terra mobile" fu formulata per la

prima volta da Alfred Wegener nel 1915, che spiegò

l'attuale disposizione delle terre emerse attraverso

la teoria della deriva dei continenti.

Ma la teoria del geologo e meteorologo tedesco fu

inizialmente accolta con forte scetticismo e già all'epoca

mancava un qualcosa di fondamentale per chiudere il

cerchio: qual è la forza che spinge i continenti?

Wegener non riuscì a trovare una risposta, ma

la sua teoria fu riconsiderata negli anni Sessanta

quando, grazie a una mappatura del fondale

oceanico, si arrivò a scoprire che il pavimento

degli oceani non è fisso, ma in continua evoluzione.

Queste prove portarono alla formulazione di una

nuova teoria: la tettonica a placche.

La tettonica a zolle crostali
di John F. Dewey
La teoria spiega i grandi fenomeni geologici, come

terremoti, eruzioni vulcaniche, espansione dei fondali

oceanici e formazione delle montagne, basandosi

su un'idea fondamentale: l'involucro più esterno

della Terra, la litosfera (fatta da crosta e parte

sommitale del mantello) è costituito da un mosaico

di placche, accostate l'una all'altra e in reciproco

movimento, che galleggiano come delle zattere

sullo strato sottostante di mantello (l'astenosfera).

Rimane ancora aperto però il dibattito su quale sia

il motore che aziona il movimento.

Sono le fredde e rigide placche litosferiche che

scivolando sul caldo mantello della Terra lo trascinano

oppure è il mantello, che con i suoi moti convettivi,

aziona come un nastro trasportatore il movimento

delle placche? Nonostante molti elementi facciano

pensare che siano i moti convettivi del mantello a

innescare il movimento delle placche, la questione

è tutt'altro che vicina alla definitiva risoluzione.

Ed è in questa molteplicità di ipotesi che si inserisce

l'approccio globale da cui è partito il team italo-

francese.

Forse ci si è sempre posti la domanda sbagliata.

Forse le placche potrebbero essere considerate

come la parte superiore del mantello in lento

movimento.

Per far luce sulle forze in atto, i ricercatori hanno

trattato la Terra come un unico sistema e hanno

sviluppato il più completo modello dell'evoluzione

di un pianeta immaginario, molto simile alla Terra,

fino a ora realizzato.

Il modello, basato su appropriati parametri come i

modi di riscaldamento e di scorrimento e la presenza

dei continenti, ricostruisce l'evoluzione di un pianeta

di circa un miliardo e mezzo di anni.

Il lavoro del team ha mostrato che due terzi della

superficie terrestre si muovono più velocemente

rispetto al sottostante mantello.

Il risultato suggerisce che in queste aree sono le

placche litosferiche a trascinare il mantello.

I ruoli però sono invertiti nel terzo di superficie

rimanente e questo equilibrio di forze cambia nel

tempo, soprattutto per le aree continentali.

I continenti renderebbero quindi la superficie

terrestre più sensibile ai flussi del mantello.

 

Verso l'alba delle tettonica a placche

di Shannon Hall/Scientific American


Inoltre, sembrerebbe che le placche vengano

trascinate principalmente da movimenti profondi

del mantello durante le fasi di costruzione dei

supercontinenti, come per esempio nella collisione

fra la placca indiana e quella eurasiatica, che ha

dato origine alla catena dell'Himalaya e continua a

convergere.

Al contrario invece, il movimento che porta alla fra-

mentazione di un supercontinente e l'apertura di un

oceano, sarebbe guidato dalle placche che affondano

nel mantello, trascinandolo.

Nonostante le informazioni che emergono dalle

simulazioni del gruppo italo-francese, il dibattito

su quale sia il motore della tettonica delle placche

rimane ancora aperto.

I dati però aumentano e forse, come per la teoria

di Wegener, è solo questione di tempo prima di

venirne definitivamente a capo.

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