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I CFC che distruggono l'ozono

Post n°2227 pubblicato il 07 Giugno 2019 da blogtecaolivelli

 

Tornano ad aumentare i gas che distruggono l'ozono

© Science Photo Library / AG

Dal 2013 i livelli atmosferici dei CFC,

ovvero gas che distruggono lo strato di

ozono, sono tornati ad aumentare nonostante

la loro messa al bando in tutto il mondo.

Una parte consistente di queste nuove emissioni

illegali proviene da province della Cina orientale

ambientechimica

Dal 2013, le emissioni annuali di clorofluoro-

carburi (CFC) - una delle più importanti classi

di molecole che distruggono lo strato di ozono

che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette del

Sole - il cui uso è vietato dal Protocollo di

Montreal, sono aumentate in modo inaspettato.

L'immissione in atmosfera di questi gas proviene

in buona pare da alcune regioni della Cina orientale.

A documentarlo è uno studio effettuato da un

gruppo internazionale di ricercatori diretto da

Matt Rigby dell'Università di Bristol, e pubblicato

 su "Nature", che ha in particolare tracciato il

CFC-11, uno dei clorofluorocarburi in passato

più diffusi.

Negli ultimi decenni i livelli atmosferici di

CFC-11 erano in discesa in seguito agli accordi

internazionali per una loro progressiva messa

al bando.

Le analisi dei dati registrati da varie reti di

monitoraggio sparse per il mondo hanno però

mostrato che dal 2013 c'è stato un nuovo

inaspettato rialzo, indice che da qualche parte

erano riprese emissioni illegali di questo

composto, un tempo ampiamente usato come

fluido di refrigerazione nei frigoriferi e come

schiumogeni negli isolati degli edifici.

Tornano ad aumentare i gas che distruggono l'ozono

Il confronto fra le emissioni di CFC in

Cina orientale nel periodo 2008-2012 (sinistra)

e 2014-2017 (destra) indica un netto aumento.

(University of Bristol )Per escludere che l'aumento

fosse realmente dovuto a una nuova produzione,

ha spiegato Rigby, "abbiamo esaminato le

stime sulla quantità di CFC-11 che potrebbe

essere inglobato in schiume isolanti in edifici

o frigoriferi prodotti prima del 2010, ma le

quantità erano troppo piccole per spiegare

il recente aumento".

Per poter stabilire la provenienza del gas,

è stato necessario allestire una nuova rete

di rilevazione; le centraline di quella usata

fino ad allora erano collocate in punti molto

lontani dalle possibili fonti di emissione,

proprio per essere sicuri di rilevare le

concentrazioni medie globali di CFC-11.

L'analisi dei dati provenienti dalla nuova rete

- che copre diverse aree parti di Nord America,

Europa, Australia meridionale, Corea e Giappone

- ha ora mostrato che dal 40 al 60 per cento

delle nuove emissioni, pari a circa 7000 tonnellate

all'anno di gas, proviene dalla Cina orientale,

e in particolare dalle province di Shandong e

di Hebei.

Per l'individuazione dei responsabili specifici

bisognerà chiedere la collaborazione diretta

delle autorità cinesi, che peraltro proprio di

recente hanno individuato e chiuso alcuni

impianti di produzione illegali.

I dati indicano peraltro che aumenti minori

si siano verificati anche in altri paesi o nelle

regioni più occidentali della Cina, tutte aree

troppo lontane dagli attuali punti di monitoraggio

della rete di monitoraggio.

Purtroppo, anche la nuova rete non copre

molte aree del globo, specie nei paesi in via di

sviluppo, ma quel che è peggio, osservano i

ricercatori, è che "probabilmente abbiamo rilevato

solo una parte del totale dei CFC prodotti.

Il resto potrebbe essere incluso in edifici e

refrigeratori e verrà rilasciato nell'atmosfera

nei prossimi decenni", ritardando il tempo

necessario allo strato di ozono e al "buco"

dell'ozono antartico per riprendersi. (red)

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