blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
Messaggi di Maggio 2018
Post n°1657 pubblicato il 10 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Scrittura In Cronaca Familiare Pratolini prosegue il cammino iniziato con Il tappeto verde, scandendo le tappe della sua fanciullezza patetica e avventurosa attraverso la narrazione della genesi e dello sviluppo, fino al tragico epilogo, della sua difficile relazione con il fratello Ferruccio. I due vengono separati nei primi anni dell'infanzia, dopo la morte prematura della madre, e Ferruccio è allevato dal maggiordomo di un ricco barone inglese, che gli impartisce un'educazione rigorosa e severa; Vasco è invece allevato con grande affetto dalla nonna. I due fratelli si ritrovano dopo alcuni anni, e un delicato affetto fraterno cancella le antiche incomprensioni. La scrittura di Pratolini è tersa e sorvegliata, improntata a un sapiente e raffinato lirismo, vicino al ritmo della prosa d'arte. Cronache di poveri amanti è un romanzo ambientato quasi interamente in Via del Corno, negli anni 1925-1926. I personaggi sono i consueti del repertorio pratoliniano: giovani proletari alle prese con esperienze sentimentali e con la durezza della loro difficile condizione sociale. Sullo sfondo si apre lo scenario della Firenze nei primi anni del fascismo, una città in lotta per l'affermazione di ideali politici e umani contrastanti. Come in quasi tutti gli altri romanzi di Pratolini l'ambientazione storica è la cornice esterna di storie soggettive e di vicende sentimentali, e consente al lettore di entrare in contatto con un periodo ormai trascorso e di riviverne l'atmosfera e gli umori. Pratolini, in questo romanzo a sfondo autobiografico, descrive lo sconvolgimento della realtà popolare fiorentina negli anni dell'affermazione del fascismo, legando la storia di Firenze alle drammatiche vicende italiane. Un eroe del nostro tempo narra la dolorosa storia di una vedova costretta a trasferirsi in una via di Firenze in cui non conosce nessuno e dove fatica ad inserirsi: ella ha sempre avuto al suo fianco persone dal carattere forte (prima il padre e poi il marito) le quali le hanno sempre consigliato di diffidare degli sconosciuti, soprattutto se non appartengono a un determinato partito politico: quello fascista. La donna vive così le sue prime settimane segregata nella sua nuova abitazione, senza parlare con nessuno. Le sottili mura del suo appartamento le permettono di sentire ciò che avviene nella casa vicina ed ella inizia a seguire con attenzione sempre maggiore i movimenti del giovane Sandro, un ragazzo rimasto orfano del padre, costretto a diventare adulto prima del tempo. Tra i due inizia una relazione che porterà la donna, succube del forte carattere del giovane, ad annullare sé stessa per il suo innamorato. Sullo sfondo, soprattutto nelle vicende che riguardano la vita lavorativa di Sandro, riemerge una Firenze dilaniata dalla lotta tra fascismo e comunismo. Con questa opera incomincia il trapasso da un lirismo-regionale ad una "storia italiana" che verrà poi espanso nei lavori successivi. Metello racconta la storia di Metello Salani, un orfano allevato da contadini che si trasferisce ancora ragazzo aFirenze per trovare lavoro. Partecipa a degli scioperi, al movimento socialista e al nascente movimento operaio nel periodo che intercorre fra il 1875 ed il 1902. In parallelo si sviluppano le vicende affettive del protagonista che finirà per sposare Ersilia. Metello è il primo volume di una trilogia che si intitola Una storia italiana e che comprende come secondo capitolo Lo scialo e come epilogo Allegoria e derisione. Con lo Scialo lo scrittore descrive la storia della borghesia ai tempi dell'avvento del regime fascista. Il protagonista rinuncia ai suoi ideali giovanili socialisti per opportunismo e convenienza. Ma al centro dell'attenzione dell'autore vi è proprio la borghesia, che grazie al fascismo raggiunge una posizione di privilegio sociale. Rispetto al capitolo precedente della trilogia, la struttura del romanzo appare più composita e meno compatta. Pratolini ha curato opere di Mario Pratesi (L'eredità), Victor Hugo (Cose viste), Charles-Louis Philippe (Bubu di Montparnasse), Jules Supervielle (Il ladro di ragazzi), Raffaele Viviani (Poesie) e due antologie per la scuola media: Quello che scoprirai (in collaborazione con Luigi Incoronato, Vallecchi, 1953) e Il Portolano (con Sergio Checconi e Franco Mollia, Calderini, 1983). Archivio Pratolini Vasco: l'archivio è suddiviso in due parti; la prima, donata dalla famiglia, viene conservata presso ilGabinetto scientifico letterario G. P. Vieusseux. Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti, la seconda, costituita da manoscritti/dattiloscritti e altri materiali, viene conservata presso l'Università degli studi di Siena, Facoltà di lettere e filosofia, Biblioteca. Vasco Pratolini è un autore che ha tentato di tradurre l'atmosfera neorealista in una precisa poetica. È uno degli iniziatori del neorealismo, la corrente della quale furono massimi esponenti Italo Calvino, Elio Vittorini e Cesare Pavese. La produzione letteraria giovanile risente dell'ambiente fiorentino in cui Pratolini si era formato. Nei suoi racconti si coglie un aspetto originale, tipico del suo stile, che lo differenzia da tutti gli altri scrittori neorealisti; si nota infatti un forte impatto narrativo e una riscoperta della realtà cittadina non contrapposta al mondo contadino, ma descritta come luogo corale di sentimenti (amore, amicizia e solidarietà) ed esperienze comuni ad ogni uomo. Successivamente, grazie anche all'esperienza politica della Resistenza ed al clima che contraddistingue ildopoguerra, la produzione di Pratolini si consolidò sempre più verso un tipo di racconto che si allarga via via dalla città alla storia collettiva. Il romanzo di Pratolini accolto dal maggiore successo di pubblico fu Metello, stampato nel 1955, che si aggiudicò il Premio Viareggio. |
Post n°1656 pubblicato il 10 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet
Anch'io come un'altra persona che ha comemntato prima, ho assistito un sabato mattino di più un anno e mezzo fa ad una trasmissimone che deniglava il libro tradotto in film.. io però avevo già letto il libro, libro con molteplici personaggi, divertente la donna Capo che invecchiando lancia palloncini d'acqua ridendo!! libro da leggere, ma solo per coloro che amano la lettura!! p.s. va letto in poco tempo,leggerlo in più periodi non rende! Wanna Vitale, Villa di Briano (Ce), 9/11/'04Ho letto cronache di povere amanti per via della prof ke ogni mese ci da un libro da leggere...tra una settimana dovrei relazionarlo ma nn so come riassumere tutte le vicende di via del corno .,è impossibile.l'ho trovato molto appassionante sembra di vivere nella mia stessa strada.... Chiara, Roma, 04/03/'04per me e' IL libro...tanto che ci sto scrivendo la mia tesi di dottorato in Germania... Sergio Catellani, (sergiocatellani@libero.it), Reggio Emilia, 10/12/03Riassumere questo romanzo è non solo impossibile, ma ritengo anche inopportuno. Semmai è un'opera da ampliare intimamente, seguendo l'onda lunga delle emozioni che si susseguono e che, leggendole, possiamo ritrovare comunque in tutti noi. Pamela, Grosseto, 27/09/'03Ho letto "cronache di poveri amanti"perché distrattamente, un sabato mattina, guardavo il film su rai3 e sentivo il successivo commento che osannava il libro e che denigrava,(giustamente),il film. Sono uscita immediatamente a comprarlo e l'ho amato subito, ho amato la sua lirica, ho odiato la Signora!Mi sembra di conoscere via del corno, mi sembra di eserci stata da sempre e ora, come uscirne? Chiara, Cuneo, 20/08/'03Ho letto "Cronache di poveri amanti" mentre ero in Francia, in Erasmus. Avevo molti libri da studiare, per "dovere", ma ho lasciato perdere ogni altra lettura e in due giorni l'ho terminato. L'abilità descrittiva di Pratolini mi ha fatto "traslocare" in via del Corno. Come abbandonare la via dopo aver sofferto e gioito con i suoi abitanti? Benedetta, Livorno, 18/08/'03A quanto pare ho l'onore di essere la 1a a dare un commento sul romanzo di Pratolini...Bé,ho appena finito di leggere questo libro assegnatomi x le vacanze estive dalla scuola e sul quale sarebbe mio compito elaborare una relazione.Ma come si fa a sintetizzare e mettere per scritto tutte le tumultuose emozioni che si rincorrono insieme agli eventi durante la lettura del libro?"Cronache di poveri amanti" è un romanzo da leggere senza prendere più il respiro x meglio gustarsi sua stessa impostazione di CRONACA,appunto.Un romanzo senza limiti di tempo il cui finale aperto sottolinea il continuo susseguirsi degli eventi e quindi della vita"con i suoi annessi e connessi":i problemi,i dolori,le gioie,gli amori,i tradimenti |
Post n°1655 pubblicato il 08 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Cosa dirà la gente Recensione Titolo originale: Hva vil folk si Cosa dirà la gente: la recensione del dramma norvegese diretto dalla regista di origine pakistana Iram Haq 23 aprile 2018 - Federico Gironi Sebbene non sia, a oggi, quella numericamente più rilevante (superata da quella di paesi vicini come la Polonia, la Lituania o la Svezia, o di paesi che hanno vissuto crisi in anni più recenti come Somalia o Siria), l'immigrazione di origine pakistana in Norvegia lo è storicamente e culturalmente. E infatti, la cosiddetta seconda generazione pakistana, ovvero i figli di immigrati nati lì, torna a primeggiare anche dal punto di vista numerico su quella di qualunque altro paese, e si contano terze e perfino quarte generazioni. Storicamente perché l'ondata migratoria dal Pakistan alla Norvegia ha avuto inizio già alla fine degli anni Sessanta, ed è tutt'ora di notevole entità.
pakistana è stata in grado di affermarsi senza timore a livello sociale e perfino politico, con numerosi artisti in vari campi, personaggi pubblici di varia natura e membri del parlamento norvegese che sono originari del paese asiatico.
sebbene in Norvegia l'integrazione sia decisamente più avanzata che non in paesi che con i flussi migratori si stanno confrontando solo in questi anni, come la nostra Italia, permangono problematiche legate alle inevitabili frizioni che si sono venute e si vengono a creare tra la cultura occidentale, (social)democratica e liberale del paese scandinavo, e quella musulmana e spesso conservatrice di chi proviene dal Pakistan. Frizioni che, a volte, creano pericolose scintille. Di questo parla Cosa dirà la gente, sintetizzando la questione nel personaggio di Nisha, una sedicenne divisa tra vita "normale" e occidentale che fa con i suoi amici di scuola e le regole rigide della sua famiglia cui fa semplicemente finta di adeguarsi: perlomeno fino a quando un rosso spasimante (rosso di capelli e di passione) non s'intrufola nella sua cameretta di notte. E i due non stavano nemmeno facendo nulla, quando un'improvvida e galeotta suoneria del telefono del rosso attira l'attenzione del papà di Nisha, scatenando il dramma, la violenza, e una partenza forzata per il Pakistan, dove la giovane donna dovrà imparare a comportarsi come si deve. Perché la famiglia di Nisha - tutta, e non solo la rigida mamma bacchettona, ma anche un padre e un fratello che si pensavano più morbidi - non possono tollerare né l'immoralità scandalosa di certe condotte, né lo scandalo sociale da esse provocato presso la loro comunità. A Nisha, ovviamente, le cose non andranno bene nemmeno laggiù: anzi, i guai in cui si caccerà saranno anche peggiori, tanto che verrà rispedita a casa, e di nuovo saranno altri guai, a dispetto degli sforze dei servizi sociali norvegesi. Tanto che lo spettatore rimane un po' stuccato da tanto manicheismo e tante disgrazie, e potrebbe essere portato a pensare che forse, questo film, è anche un po' razzista. Solo che a scriverlo e dirigerlo, questo film, a partire da fatti vissuti sulla sua stessa pelle (deportazione in Pakistan compresa) è Iram Haq, giovane regista e attrice norvegese sì ma di famiglia pakistana anche lei. L'accusa di etnocentrismo occidentale viene allora a cadere, e si aprono praterie per un dibattito che troppo spesso - anche in Italia - viene condotto con la pregiudiziale dei paraocchi politicamente orientati, da una parte come dall'altra, nonostante la cronache anche recente sbatta drammi in prima pagina. Quanto al manicheismo, beh: la questione è più complessa. E andrebbe sempre tenuto a mente che la vita e i fatti reali sono una cosa, che il cinema e la sua realtà (e le sue esigenze) sono altre, e che non sempre ciò che è stato funziona o vale anche per lo schermo. Anche per questo, forse, in un film che si tiene felicemente neutrale rispetto ai dogmi visivi e narrativi imposti dal cinema impegnato e "da festival" (questo, ad esempio, è stato a Toronto) su scala mondiale, il personaggio più interessante diCosa dirà la gente (titolo/frase che ricorda da vicino la realtà di certe nostre nonne e certe nostre provincie, o comunque il benpensantismo di casa nostra) non è Nisha; non sua mamma rigidissima e spietata; non il fratello che le volta le spalle al primo problema; ma il padre. Un padre dilaniato, in maniera via via sempre più evidente, dai suoi retaggi culturali e dalle pressioni sociali da un lato, e dall'amore che prova per una figlia che non sa comprendere ma che vorrebbe tanto vedere felice. Dilaniato e, per questo, sotto un drammaticissimo scacco. |
Post n°1654 pubblicato il 08 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Il dubbio - Un caso di coscienzaTitolo originale: No Date, No Sign Il dubbio - Un caso di coscienza è un film di genere drammatico del 2017, diretto da Vahid Jalilvand, con Navid Mohammadzadeh e Amir Aghaee. Uscita al cinema il 10 maggio 2018. Durata 104 minuti. Distribuito da 102 Distribution. 4 di 5 su 1 voti
Il dottor Narima, anatomo-patologo, un uomo virtuoso e di solidi principi, ha un incidente con un motociclista e la sua famiglia, in cui ferisce un bambino di otto anni. Si offre di portare il bambino in una clinica vicina, ma il padre rifiuta il suo aiuto come il suo denaro. Alcuni giorni dopo, il Dottor Narima scopre che lo stesso bambino è stato portato nello stesso ospedale in cui lui lavora per un'autopsia per morte sospetta. Nariman deve affrontare un dilemma: è lui il responsabile della morte del piccolo a causa dell'incidente o la morte è dovuta a un avvelenamento da cibo, come sostiene la diagnosi degli altri medici? |
Post n°1653 pubblicato il 08 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Benvenuto in Germania!Titolo originale: Willkommen bei den Hartmanns Benvenuto in Germania! è un film di genere commedia del 2017, diretto da Simon Verhoeven, con Senta Berger e Heiner Lauterbach. Uscita al cinema il 10 maggio 2018. Durata 116 minuti. Distribuito da Cineama. Benvenuto in Germania! ora in programmazione in 1 Sale Trova Cinema 4.2 di 5 su 4 voti
Benvenuto in Germania, la commedia diretta da Simon Verhoeven, vede protagonista Angelika Hartmanns (Senta Berger) è un'insegnante di tedesco da poco andata in pensione. È anche la madre di due figli, ormai adulti: Sophie, una studentessa sconclusionata con la sindrome da crocerossina che non riesce proprio a laurearsi, e Philip, un avvocato di successo completamente dedito al lavoro e alle prese con un turbolento divorzio. |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUņ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.