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Messaggi di Novembre 2018

NEL CERVELLO DI UNA DROSOFILA..

Post n°1754 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

CITAZIONI RIPORTATE INTEGRALMENTE DALL'INTERNET.

Ricostruite nel dettaglio le connessioni

neurali del cervello di una drosofila

Un eccezionale lavoro di mappatura

3D delle sinapsi del moscerino della

frutta promette di rivoluzionare gli

studi di neurobiologia: ora è possibile

seguire le connessioni tra neuroni e

ricostruire i percorsi neurali dietro ai

comportamenti più studiati. 

Per questa prima parte del progetto

i ricercatori hanno ricostruito le connessioni

neurali delle cellule nervose che raggiungono

una regione cerebrale chiamata corpora

peduncolata.|Z. ZHENG ET AL./CELL 2018 

 Un gruppo di scienziati ha ottenuto

un'immagine 3D del cervello di drosofila

(l'ormai ultrastudiato moscerino della frutta)

così dettagliata, che è stato possibile usarla

per tracciare con precisione le connessioni

tra neuroni in una specifica area cerebrale,

cruciale per la memoria. La tecnica utilizzata

ha permesso di osservare talmente in

profondità nel cervello da risalire alle singole

sinapsi e ricostruire i percorsi compiuti dai

segnali nervosi (cioè le reti neurali) alla base

di alcuni noti comportamenti del piccolo insetto,

spesso usato come modello negli studi di biologia.


PICCOLO, MA EFFICIENTE. Il cervello di Drosophila

melanogaster è grande come un seme di

papavero e composto di circa 100 mila neuroni,

contro i 100 miliardi di quello umano.

Tuttavia, è sorprendentemente complesso.

Questi piccoli insetti si lanciano in elaborate

danze di corteggiamento e rituali di grooming;

possono apprendere e ricordare; sembrano

sapere quali posti possono essere considerati

sicuri e quali sono da temere. 

Alcune strutture che presiedono a questi

comportamenti, come quelle per riconoscere

e ricordare gli odori, sono molto simili a quelle

del cervello di altri animali, uomo incluso.

Ecco perché il nuovo lavoro pubblicato su

Cell apre prospettive importanti. 

PUNTI DI SCAMBIO. Innanzitutto, per la

tecnica utilizzata - replicabile su altri modelli.

Per mappare i punti di connessione neurale,

il gruppo di ricerca guidato da Davi Bock,

neuroscienziato dell'Howard Hughes Medical

Institute's Janelia Research Campus di Ashburn,

Virginia, ha immerso il cervello di una drosofila

in una soluzione contenente metalli pesanti,

che si legano alle membrane dei neuroni e

alle proteine nei punti sinaptici.

Dopo il procedimento, gli snodi cruciali della

comunicazione tra neuroni risaltavano come

i nodi in groviglio di fili di lana. 

DA OGNI ANGOLAZIONE.

Quindi, con una punta di diamante è stato

tagliato il campione in oltre 7.000 nano-fette,

ciascuna molto più sottile di un capello umano,

che sono state analizzate e fotografate

singolarmente al microscopio elettronico.

Il processo ha generato 21 milioni di immagini

che sono state assemblate con un software,

dando come risultato - per ora - la ricostruzione

delconnettoma (cioè l'insieme delle connessioni

neurali) di un'area coinvolta nell'apprendimento

e nell'integrazione sensoriale: icorpora

peduncolata, che comprendono appena il 5%

del totale delle connessioni del cervello di drosofila.

 UN'OTTIMA BASE. Anche se si tratta di una

piccola porzione, il dettaglio di ricostruzione

di ogni singola "via di informazione" in entrata

e in uscita è senza precedenti: la tecnica potrà

essere utilizzata per studiare il cervello di altri

animali come gli zebrafish e forse, in futuro, dei

vertebrati. I dati sono stati resi pubblicamente

accessibili in modo che possano costituire un

punto di partenza per chi si occupa di

neurobiologia. Il lavoro da fare è ancora

moltissimo: allo stato dei fatti è per esempio

impossibile ricostruire la posizione di ogni

singolo neurone - un compito che implicherebbe

di analizzare, ad occhio nudo, migliaia di

immagini, per rintracciare cellule di pochi

centinaia di micron.

 
 
 

LA FARINELLA...

Post n°1753 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

L'antica ricetta pugliese della Farinella rivive a Milano

Orzo e ceci, attentamente tostati e infine pestati

con il mortaio, in modo da creare una nutriente

 farina dalle origini antichissime, usata per sfamare

i contadini che vivevano nell'area attorno alle

campagne pugliesi. Da qui inizia la storia dellaFarinella,

l'antica farina pugliese che di recente è tornata a far

parlare di sè, soprattutto a Milano.

Ma la Farinella non è stata solo un cibo povero, usato

per sfamare i lavoratori dei campi durante le lunghe

ed estenuanti sessioni di lavoro nei campi. Nel 1700

i cuochi di corte e delle raffinate cucine patrizie

cominciarono ad utilizzare la farina che venne apprezzata

dai ricchi signori.

Nel tempo la particolare farina è quasi scomparsa dai

ricettari d'Italia. Solo grazie alla recente costituzione di

un presidio Slow Food dedicato si è tornati a parlare della

semplice e gustosa farina che sta tornando a far parlare di

sé in tutta Italia e soprattutto a Milano, grazie alla volontà

di Angelo Fusillo, giovane proprietario del ristorante

"Olio Cucina Fresca".

Un ritorno reso possibile dai ricordi d'infanzia del

ristoratore: fichi maturi pucciati nella Farinella, un impasto

che spesso sostituiva il pane, anche per effettuare la

proverbiale scarpetta per raccogliere il sugo di pomodoro.

Sono questi i ricordi donati dalla nonna di Angelo Fusillo

che dopo tanti anni rivivono nel cuore di Milano.

I sapori custoditi nella memoria rinasconograzie alle

prelibatezze realizzate dallochef Michele Cobuzzi

. E per celebrare l'antico sapore della Farinella il ristorante

di Milano offre una prelibata Linguina ai cinque pomodori 

servita con possibilità di duplice scarpetta. C'è la fetta di

pane pugliese ricoperta dal sugo della pasta e poi la Farinella,

con l'aggiunta, come corredo del piatto, dei cucchiai di brodo

vegetale, un miscuglio realizzato per andare alla ricerca di

antichi sapori perduti che grazie alla bravura dello chef e la

dedizione di un ristoratore che ha puntato sulla tradizione,

sulla memoria e sulla genuinità dei sapori.

 
 
 

DIVERSITY CHANGE...

Post n°1752 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Diversity change during the rise of tetrapods and the impact of the 'Carboniferous rainforest collapse'Abstract

The Carboniferous and early Permian were critical

intervals in the diversification of early four-limbed

vertebrates (tetrapods), yet the major patterns of

diversity and biogeography during this time remain

unresolved. Previous estimates suggest that global

tetrapod diversity rose continuously across this

interval and that habitat fragmentation following

the 'Carboniferous rainforest collapse' (CRC) drove

increased endemism among communities. However,

previous work failed to adequately account for

spatial and temporal biases in sampling. Here, we

reassess early tetrapod diversity and biogeography

with a new global species-level dataset using sampling

standardization and network biogeography methods.

Our results support a tight relationship between

observed richness and sampling, particularly during

the Carboniferous. We found that subsampled species

richness initially increased into the late Carboniferous,

then decreased substantially across the Carboniferous/

Permian boundary before slowly recovering in the early

Permian. Our analysis of biogeography does not support

the hypothesis that the CRC drove endemism; instead,

we found evidence for increased cosmopolitanism in

the early Permian. While a changing environment may

have played a role in reducing diversity in the earliest

Permian, our results suggest that the CRC was followed

by increased global connectivity between communities,

possibly reflecting both reduced barriers to dispersal

and the diversification of amniotes.

1. Introduction

Tetrapods (four-limbed vertebrates) first appeared on

land in the late Devonian and during the Carboniferous

and early Permian established the first terrestrial vertebrate

communities. In the early Carboniferous, these amphibian

-like early tetrapods radiated rapidly and diversified into

a wide variety of morphologies and sizes. Later in the

Carboniferous, crown amniotes appeared, and by the

early Permian, the terrestrial vertebrate fauna was

dominated by synapsids (the mammalian stem-group),

such as edaphosaurids and sphenacodontids, alongside

a diverse array of basal reptiles (e.g. captorhinids) and

amphibians.

This diversification occurred as the surrounding environment

was transitioning from wetlands in the Carboniferous to

more arid conditions in the Permian. During the late Carboniferous,

Euramerica (Europe and North America) lay at the equator

and was predominantly covered by tropical rainforests,

commonly referred to as the 'Coal Forests'. During the Kasimovian

(approx. 303-307 Ma), these rainforests began to disappear

from large parts of the globe, and by the early Permian had been

replaced in many regions by dryland vegetation as a more arid

climate developed. This 'rainforest collapse' culminated in what is

considered one of two mass extinction events evident in the plant

fossil record.

Despite this interval being a crucial time for tetrapod evolution

and the establishment of terrestrial ecosystems, few studies have

focused on Carboniferous-early Permian tetrapod diversity patterns

or have attempted to quantify the impact of the 'Carboniferous

rainforest collapse' (CRC) on the terrestrial vertebrate fauna. Instead,

most work has been focused on the later end-Permian mass extinction

and more recently on the early and mid-Permian extinction events.

A previous study that attempted to assess the impact of the CRC

suggested that the newly fragmented habitats following the collapse

drove the development of endemism among tetrapod communities.

This is proposed to have led to reduced local richness (alpha diversity)

but higher global diversity (gamma diversity) following the CRC.

However, this study failed to adequately account for how sampling

of the fossil record varies in both time and space, largely accepting

raw diversity patterns at face value. Moreover, the analysis was

conducted using a family-level dataset, rather than one at species level,

and some of the data used in this study are no longer accessible.

The impact of uneven sampling on estimates of diversity has been

appreciated for almost half a century, and in recent years there have

been an increasing number of studies investigating the influences of

sampling biases on palaeodiversity. The correlation between

palaeodiversity and sampling has been repeatedly demonstrated in

many fossil groups, including terrestrial vertebrates, marine vertebrates,

insects, marine invertebrates and plants. Sampling intensity is

influenced by several factors including geographical location, volume

and variety of preserved sedimentary environments, collection

methods and academic interest. Substantial efforts have been made

recently to develop statistical methods which can mitigate these

biases allowing diversity to be estimated from an incomplete fossil record.

Here, using a newly compiled global species-level dataset alongside

sampling standardization and network biogeography methods, we

investigate patterns of early tetrapod diversity and biogeography

from the Carboniferous to early Permian to answer the following

questions. (i) What are the major patterns of tetrapod diversity

during this interval? (ii) How do sampling biases impact estimates

of diversity, and how can we best account for them? (iii) Did the

'CRC' drive the development of endemism among tetrapod communities?

2. Material and Methods

Newly compiled data detailing the global occurrences of early

tetrapod species from the beginning of the Carboniferous

(Tournaisian) to the end of the Cisuralian epoch (Kungurian),

informally referred to as the 'early Permian', were downloaded

from the Paleobiology Database (paleobiodb.org, accessed 19

September 2017). These data result from a concerted effort to

document the Palaeozoic terrestrial tetrapod fossil record, led by

the lead author of this study. The data represent the current

published knowledge on the global occurrences and taxonomic

opinions of early tetrapods. Data preparation and analyses were

conducted within R v. 3.4.5. All marine taxa and ichnotaxa were

discarded from the dataset, and the final cleaned dataset comprises

476 tetrapod species from 385 collections (= fossil localities),

totalling 1047 unique global occurrences.

 
 
 

LO ZOO DI VETRO

Post n°1751 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Lo zoo di vetro

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Trama

«Sì, ho le tasche col doppiofondo e assi nella manica... ma non sono un prestigiatore. Piuttosto, sono il contrario: lui vi vende illusioni che hanno l'aspetto di cose reali; io vi dono verità dietro la piacevole maschera dell'illusione.»

All'inizio del dramma Tom, che è sia il protagonista che il narratore della storia, si rivolge direttamente al pubblico (cosa che farà spesso nel corso della recita) spiegando che si tratta di un suo ricordo della madre Amanda e la sorella Laura.

Siamo alla fine degli anni '30 del XX secolo. Amanda ha cresciuto i suoi due figli da sola, dopo che suo marito li ha abbandonati. La donna, volitiva ed energica, viene dagli Stati del Sud, dove era ammirata per la sua bellezza, e prova ancora rimorso per aver lasciato tutto e aver seguito suo marito. Il suo rapporto con Tom e Laura oscilla tra il tenero e l'eccessivo; in particolare la donna si preoccupa del futuro di Laura, resa zoppa da una malattia e pertanto introversa e chiusa: ella si è chiusa in un suo mondo di illusioni, e passa tutto il suo tempo ad ascoltare vecchi dischi, leggere romanzi e soprattutto accudire una collezione di animaletti di vetro. Tom lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere Laura e Amanda, ma la vita noiosa e banale che conduce (nonché la morbosa presenza della madre) lo rende irascibile. Il ragazzo tenta senza successo di diventare un poeta, e cerca conforto recandosi al cinema a tutte le ore della notte per vivere delle avventure almeno con la fantasia. Questo scatena l'ansia di Amanda, che teme suo figlio sia un alcolizzato come il padre.

Un giorno Amanda scopre che Laura, a causa della sua timidezza, ha lasciato il corso da segretaria che stava seguendo. In passato era accaduta la stessa cosa per il liceo. La donna diventa allora ossessionata dall'idea di trovarle un marito che le garantisca un futuro sereno; la ragazza non ha però alcun interesse nel trovare eventuali corteggiatori, così sua madre prega Tom di trovarle un pretendente. Per liberarsi dalle pressioni di sua madre, Tom invita così Jim, un amico di vecchia data che ora lavora con lui alla fabbrica. Amanda si dedica completamente all'allestimento della cena; quella sera però Laura comprende che Jim altri non è che un ragazzo che ai tempi del liceo le piaceva moltissimo, così all'arrivo del ragazzo viene soggiogata dalla sua timidezza e non riesce nemmeno a sedersi con gli altri a cena.

Durante la cena, improvvisamente la luce va via (Tom si è così disinteressato alla famiglia che aveva scordato di pagare la bolletta). Con uno stratagemma Amanda riesce a fare in modo che Laura e Jim rimangano da soli perché parlino e si conoscano. I due ragazzi si trovano così a parlare a lume di candela, e pian piano Jim riesce a vincere la ritrosia di Laura, che gli confessa quanto lui le piacesse in passato. Jim, con molta tenerezza, dice che i suoi problemi sono causati esclusivamente dalla sua insicurezza, e che lei dovrebbe prendersi maggior cura di sé perché la trova una splendida ragazza. I due si trovano così a danzare insieme, ma con un brusco movimento Jim fa cadere un unicorno di vetro che fa parte della collezione di Laura, spezzandogli il corno. Subito dopo lui la bacia, ma quasi immediatamente dopo le confessa di essere già promesso sposo a un'altra donna. Laura gli dona l'unicorno spezzato come regalo di nozze prima di chiudersi in un ostinato e doloroso silenzio; al ritorno di Amanda e Tom, Jim se ne va.

Quando Amanda viene a sapere del fidanzamento di Jim, si infuria con Tom perché ritiene che lui ne fosse fin dall'inizio a conoscenza, e lo caccia di casa. Nel soliloquio finale Tom spiega che dopo quella sera lui abbandonò Amanda e Laura e non tornò mai più da loro, anche se il loro ricordo lo aveva tormentato per tutta la vita; chiede così a Laura di "spegnere le candele", ossia di lasciare che lui la possa dimenticare. Mentre lui esce, Laura spegne effettivamente le candele che hanno illuminato la scena.

Analisi, Autobiografia e memoria

La prima idea per Lo Zoo di Vetro fu un racconto che Williams scrisse nel 1934, dal titolo Ritratto di una Ragazza di Vetro; esso conteneva a sua volta dei forti riferimenti autobiografici riferibili all'autore stesso. Il protagonista reca addirittura il suo stesso nome (il vero nome di Tennessee Williams era Thomas), mentre il personaggio di Laura si basa sulla vita di sua sorella Rose: a causa di alcuni problemi psichici la ragazza fu sottoposta a un intervento di lobotomia, causando immenso dolore per Williams che le era molto affezionato. Addirittura nella rappresentazione viene spesso detto che il soprannome della ragazza è Blue Rose. In Laura si cristallizzano anche elementi dello stesso autore: l'introversione e la timidezza erano propri di Tennessee Williams negli anni della sua giovinezza, e l'ossessione per lo zoo di vetro di Laura riflette i sogni e le fantasie dell'autore da giovane. Gli elementi autobiografici del dramma convergono in un unico tema, quello della memoria, che persiste nel corso di tutta la rappresentazione: la storia viene vista attraverso gli occhi di Tom, filtrata dai suoi sentimenti e dai suoi ricordi; i caratteri dei personaggi che gli girano intorno risultano discontinui e grotteschi, come "deformati" dal tempo passato e dalle sensazioni contrastanti nei riguardi di madre e sorella.

Il rapporto col proprio io

Un altro grande tema del dramma è il rapporto col proprio ego: tre dei quattro personaggi agiscono esclusivamente per il proprio tornaconto personale, travestendolo da azioni altruiste. Tom invita Jim a cena apparentemente per accontentare sua madre e aiutare sua sorella, ma in realtà è un piano orchestrato ad hoc per fuggire da una realtà che gli sta stretta; Amanda sembra voler trovare un marito a Laura e si adopera per riuscirci, ma vuole solo riscattarsi da un matrimonio fallito e da una giovinezza perduta; Jim in un primo momento aiuta Laura e pare addirittura apprezzarla nonostante il suo handicap, invece è già fidanzato e vuole solo approfittare della sua bellezza. Tom, Amanda e Jim finiscono però per soccombere alle loro stesse mancanze, rimanendo confinati nel loro egoismo e causando danni piuttosto che risolverne. Laura, che è al centro delle finte attenzioni degli altri tre, è l'unica che non mostra atteggiamenti egoistici, anzi più di una volta nel corso del dramma si fa riferimento al suo altruismo e alla sua bontà; in definitiva, quella che sembra essere chiusa in se stessa è quella che invece ha un migliore rapporto col proprio io, ma finisce per venire sottomessa dall'egocentrismo degli altri tre.

Lo zoo di vetro

Non è un caso che lo zoo di vetro di Laura dia il titolo all'intera opera, poiché esso simboleggia l'intera chiave di lettura del dramma. Esso è l'immagine del mondo interiore di Laura, fatto di fragili illusioni. Non solo: gli animali di vetro sono fragili e apparentemente pacchiani, ma se illuminati dalla giusta luce rivelano tutti i colori dell'arcobaleno: diventano, in pratica, un'immagine di Laura stessa, psicologicamente debole e di aspetto scialbo, ma in realtà più umana e virtuosa degli altri personaggi. Anche in questo caso, in effetti, si verifica una dicotomia tra Laura e gli altri personaggi, che specularmente alla ragazza vivono delle vite banali cercando disperatamente l'apparenza: Tom si rifugia nel mondo del cinema, Amanda sogna il riscatto sociale e Jim si fregia dei suoi successi sportivi e professionali; in realtà sono tutti espedienti per sfuggire alla scontentezza della propria vita. La lunga scena del dialogo tra Laura è Jim è caricata di un forte simbolismo: Jim rompe il corno dell'unicorno di vetro, la statuetta preferita di Laura, che così diventa un "semplice cavallo" come tutti gli altri; lo stesso oggetto gli sarà poi regalato dalla ragazza. Tutto questo allude alla storia stessa della ragazza: le premure che Jim le usa sembrano trasformarla per un attimo in una ragazza "normale", a scapito della sua unicità, fatta di bellezza e fragilità; ma la "violenza" che si nasconde in queste premure fa sì che la ragazza si rompa come la statuina. Il fatto che lei gliela regali, infine, rappresenta ciò che lei ha perso in tutta la faccenda e ciò che lui le ha tolto con la sua falsità.

 
 
 

LA PERMACOLTURA NEL MONDO

Post n°1750 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

«Le strategie "dal basso verso l'alto" più rilevanti partono dall'individuo e si sviluppano attraverso l'esempio e l'emulazione fino a generare cambiamenti di massa. La permacultura - per quanto complementare a molti approcci "dall'alto verso il basso" all'interno del movimento ambientalista - non ha come obiettivo principale quello di far pressione su governo e istituzioni per cambiare la politica, ma quello di permettere a individui, famiglie e comunità locali di accentuare la loro autosufficienza e autoregolazione. [...] Tale approccio si basa sulla consapevolezza che una parte della società è pronta, disponibile e in grado, sostanzialmente - questo è ancora più significativo - di cambiare il proprio comportamento, se crede che ciò sia possibile e rilevante. Questa minoranza socialmente ed ecologicamente motivata rappresenta la chiave di volta di un cambiamento su larga scala.»

(David Holmgren, Permacultura, dallo sfruttamento all'integrazione. Progettare modelli di vita etici, stabili e sostenibili)

La permacultura è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare bisogni della popolazione quali cibofibre ed energia e al contempo presentino la resilienza, ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali.
Il metodo della permacoltura è stato sviluppato a partire dagli anni settanta da Bill Mollison e David Holmgren attingendo da varie aree quali architetturabiologiaselvicolturaagricoltura e zootecnia.

Un quartiere dell'Olanda, zona parzialmente pubblica, nel quale sono stati applicati i principi della permacultura

Origine del termine e riadattamento italiano successivo

Il termine "permacoltura" è una contrazione di permanent agriculture ("agricoltura permanente"). Nel primo testo di permacoltura ed anche il primo arrivato in Italia (Permacoltura, un'agricoltura perenne per gli insediamenti umani, 1992)(prima edizione 1978)possiamo leggere: "Permacoltura è una parola che abbiamo coniato per denominare un sistema integrato e in evoluzione costituito da piante perenni o che si autoperpetuano e da specie animali utili all'uomo. Si tratta in sostanza di un ecosistema agricolo completo."

Esclusivamente in Italia il nuovo gruppo che ha curato l'edizione italiana del libro "Introduzione alla permacultura" ha scelto di propria iniziativa di modificare il termine "permacoltura" in "permacultura" per enfatizzare il concetto di "cultura", quindi sottolineare un approccio unificato a tutti gli aspetti che riguardano la società umana e le sue connessioni con la natura, come descritto nella prefazione all'edizione italiana. Bill Mollison sosteneva che "una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un'etica dell'uso della terra" inoltre nello stesso testo per la prima volta asserisce che il termine da lui coniato di "permaculture" nasce non solo dalla contrazione di "permanent agriculture" ma anche di "permanent culture". Seppur il gioco di parole funzioni solo in inglese, l'apprezzamento dei lettori e degli editori ha fatto sì che da quel momento tutti i libri italiani sull'argomento "permaculture" ricorressero al neologismo "permacultura".

StoriaInfluenze

Il concetto di Permanent Agriculture fu coniato nel 1911 da Franklin Hiram King nel suo libro Farmers of Forty Centuries: Or Permanent Agriculture in China, Korea and Japan. Qui Hiram lo definisce come un sistema agricolo che si può sostenere per un tempo illimitato.
Altri fattori che influenzarono la stesura del primo modello teorico della permacultura furono i lavori di Stewart Brand sui sistemi, l'esperienza dell'agricoltore Sepp Holzer, che per primo mise in pratica un metodo di agricoltura ecologica per coltivare in Austria (130 km a sud di Salisburgo) ad alta quota (1000 - 1500 metri sul livello del mare) e l'esperienza del pioniere dei metodi di agricoltura naturale Masanobu Fukuoka e il suo libro La rivoluzione del filo di paglia.

Mollison e Holmgren

Bill Mollison nel 2008

A partire dal 1974 in Australia Bill Mollison e David Holmgren cominciarono a sviluppare un quadro di riferimento per un sistema agricolo sostenibile, incentrandolo su una policoltura a base di specie arboree perenni, arbusti, specie erbacee, funghi e sistemi radicali. Oltre a questo il metodo si poneva come obiettivo il progettare insediamenti umani in modo da ridurre il lavoro necessario per mantenerli, la produzione di scarti e l'inquinamento e contemporaneamente preservare o incrementare naturalmente la fertilità dei terreni e la biodiversità del sistema.
L'opera di Mollison e Holmgren era basata sui seguenti assunti:

  • La crisi ambientale è reale e le sue dimensioni sono tali che certamente trasformeranno la moderna società industriale in modo irriconoscibile. Questo processo metterà in serio pericolo il benessere e la stessa sopravvivenza della popolazione mondiale, in costante aumento.
  • L'impatto globale - quello già presente e quello futuro - della società industriale e dell'enorme popolazione sulla meravigliosa biodiversità della terra sarà sicuramente molto più vasto degli enormi cambiamenti registrati negli ultimi secoli.
  • L'uomo, anche se creatura abbastanza insolita nel contesto del mondo naturale, è soggetto alle stesse leggi scientifiche che governano l'universo materiale e l'evoluzione delle forme di vita, in primo luogo quelle relative al bilancio energetico.
  • Lo sfruttamento dei combustibili fossili durante l'era industriale è la causa primaria della spettacolare esplosione della popolazione umana, delle conquiste tecnologiche e di ogni altra caratteristica della società moderna.
  • Sebbene sia quanto meno difficile prevedere quali saranno gli sviluppi della società umana successivi all'esaurimento delle risorse energetiche di tipo fossile, è indubbio che i prossimi decenni vedranno il ritorno ai modelli osservabili in natura e nelle società preindustriali e cioè a modelli sociali dipendenti da energie e risorse rinnovabili.

Il lavoro culminò nel 1978 con la pubblicazione di Permaculture One. Nel 1979 Mollison pubblicò Permaculture Two, con il quale ampliava ulteriormente il metodo comprendendo la progettazione di intere comunità.
Quello che infatti contraddistingueva il lavoro di Mollison e Holmgren dalle altre proposte di metodi agricoli alternativi era l'enfasi sull'integrazione con tutti componenti di un insediamento umano: costruzione di edifici, pianificazione del sito, gestione delle acque e dell'energia e gestione della comunità si fondevano con la coltivazione di piante per cibo o altre materie prime.

 
 
 

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