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Messaggi del 04/11/2017

G7 SCIENZA

Post n°1506 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

da Internet
                        
Due buchi neri che emettono onde gravitazionali,
osservate da rilevatori terrestri

E' stato misurato il primo segnale delle onde

gravitazionali dalla rete globale che le 'ascolta',

formata dall'osservatorio europeo Virgo, che si

trova in Italia e al quale il nostro Paese partecipa

con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

insieme alla Francia, e dai due rivelatori americani

Ligo. Il risultato, che apre una nuova pagina

dell'astronomia, è stato annunciato dalle due

collaborazioni internazionali a Torino, nella conferenza

di apertura del G7 Scienza.

Il segnale è stato rilevato il 14 agosto 2017 ed è il

primo catturato dai tre rivelatori, che funzionano

come un unico strumento potentissimo. E' stato

emesso nei momenti finali della fusione di due buchi

neri dalla massa di 31 e 25 volte quella del Sole e

distanti dalla Terra circa 1,8 miliardi di anni luce. La

fusione ha generato un unico buco nero da 53

masse solari: ciò significa che circa tre masse

solari sono state convertite in energia sotto

forma di onde gravitazionali.Lavorando all'unisono

al di là dell'oceano, i tre rivelatori permettono anche

di localizzare la provenienza delle onde gravitazionali

con grande precisione. Ai vertici del triangolo si trovano

Virgo, che è a Cascina (Pisa) e fa parte dell'Osservatorio

Gravitazionale Europeo (Ego), e i due rivelatori di Ligo

che si trovano negli Stati Uniti ,a Livingston (Louisiana)

e aFedeli, orgogliosa del contributo dell'ItaliaUn grande

motivo di orgoglio per il ruolo dell'Italia nel collaborare

a uno straordinario traguardo: così il ministro per l'Istruzione,

l'Università e la Ricerca, Valeria Fedeli, ha commentato la

rilevazione del primo segnale delle onde gravitazionali

fatta contemporaneamente dai rivelatori Ligo e Virgo.

"Questo straordinario traguardo della fisica, che oggi

al G7 Scienza viene comunicato assieme dalle due

collaborazioni Ligo e Virgo, è per tutti noi motivo di

grande soddisfazione", ha detto Fedeli. "Innanzitutto -

ha proseguito - perché testimonia il valore della cooperazione

scientifica internazionale, chiave di volta per affrontare

le grandi sfide per il progresso della conoscenza,

impegnandosi in uno sforzo congiunto e coordinato

per raggiungere traguardi ambizioni". Per Valeria Fedeli

"il risultato annunciato sottolinea anche l'importanza di

progettare e investire nelle grandi infrastrutture di ricerca

globali, che hanno la capacità di attrarre e ottimizzare

competenze e risorse su scala planetaria". Come

rappresentante istituzionale della ricerca scientifica

italiana, ha detto ancora Fedeli, "l'annuncio di oggi

è per me motivo d'orgoglio per il contributo determinante

del nostro Paese, reso possibile grazie al costante lavoro

delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori, coordinati

dall'Infn, e dalla capacità di innovare della nostra industria.

Quello che agli inizi era potuto sembrare a molti un

progetto visionario, sta aprendo oggi una nuova

epoca per lo studio del nostro universo".

Ferroni, uno straordinario successo

Un esempio virtuoso di collaborazione internazionale:

per il presidente dell'nfn, Fernando Ferroni, è soprattutto

questa l'importanza del risultato presentato oggi a Torino,

in apertura del G7 Scienza. "La prima rivelazione di un'onda

gravitazionale da parte di tutti e tre gli interferometri

rappresenta lo straordinario successo di un esempio

virtuoso di collaborazione su scala globale", ha rilevato

Ferroni. "E la capacità di identificare nel cielo la sorgente -

ha aggiunto - marca la nascita della cosiddetta astronomia

multimessaggero". Come Infn, ha osservato ancora, "siamo

orgogliosi di Virgo, lo strumento che si trova in Italia e che

con il suo determinante contributo rende possibile questa

nuova, grande avventura scientifica".

Ligo, onde gravitazionali; grandi attese per il 2018
Sono i primissimi passi di un'astronomia completamente

nuova, che già nel 2018 potrebbe dare una straordinaria

quantità di risultati. Ne è convinto il coordinatore scientifico

della collaborazione americana Ligo (Laser Interferometer

Gravitational-Wave Observatory), David Shoemaker, del

Massachusetts Institute of Technology (Mit), che ha commentato

entusiasta la prima osservazione congiunta delle antenne americane

Ligo con l'europea Virgo.
"Questo è solo l'inizio delle osservazioni con la rete globale

di interferometri realizzata grazie al lavoro congiunto di

Virgo e Ligo", ha rilevato, "Con il prossimo ciclo di attività

osservative, previsto per l'autunno 2018, possiamo

aspettarci - ha concluso - rivelazioni di questo tipo ogni

settimana o addirittura più spesso". Per il coordinatore

della collaborazione Virgo, Jo van den Brand, dell'istituto

olandese di fisica subatomica (Nikhef) e della Vrije

Universiteit di Amsterdam, "è stato meraviglioso vedere

un primo segnale di onde gravitazionali nel nostro nuovo

rivelatore, dopo solo due settimane dall'inizio della

presa dati". Questa, ha osservato, "è una grande

ricompensa dopo tutto il lavoro svolto negli ultimi

sei anni per la realizzazione del progetto

Advanced Virgo, che ha consentito di potenziare

il nostro rivelatore".

I temi del G7 della Scienza
L'apertura ufficiale dei lavori, con il ministro per

l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Valeria Fedeli,

è in programma per domani mattina, con riunioni

plenarie dedicate ai temi cruciali della formazione

delle risorse umane per la ricerca e l'innovazione.

Sul tavolo dei ministri della Ricerca ci sono anche i

meccanismi di finanziamento delle attività scientifiche.

Si parlerà anche del ruolo della ricerca per promuovere

le tecnologie e le innovazioni del futuro. Terzo grande

tema della giornata sono le grandi infrastrutture per la

ricerca globale e l'accesso ai dati.


 
 
 

Dalla scienza...

Post n°1505 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Le nuove frontiere della fusione

I grandi progetti per la fusione, come ITER in Francia e NIF

negli Stati Uniti, hanno consumato miliardi di dollari e sono ancora

molto lontani dal generare energia sufficiente a sostenere il proprio

funzionamento, per non parlare della produzione commerciale di

energia. Adesso si lavora a progetti più semplici, in alcuni casi da

parte di società private. I risultati preliminari fanno sperare in strade

più pratiche e meno costose verso le centrali a fusione nucleare. I nuovi

arrivati devono superare però ostacoli scientifici proibitivi: per esempio 

evitare che nei plasmi surriscaldati la turbolenza ponga fine subito alle

reazioni di fusione. Anche il passaggio da brevi esperimenti a un

funzionamento costante e affidabile necessario per le centrali

elettriche pone difficoltà ingegneristiche straordinarie

di W. Wayt Gibbs

 
 
 

LA NON LINEARITA' DEI SISTEMI.....

Post n°1504 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

« Un CASO può essere descritto come un instabile

aggregato di agenti e connessioni, auto-organizzati

per garantirsi l'adattamento. Secondo Holland (1995),

un CAS è un sistema che emerge nel tempo in forma

coerente, e si adatta ed organizza senza una

qualche entità singolare atta a gestirlo o controllarlo

deliberatamente. L'adattamento è raggiunto

mediante la costante ridefinizione del rapporto

tra il sistema e il suo ambiente (co-evoluzione).

Il biologo americano Kauffman (2001) sostiene

che i sistemi complessi adattativi si muovono in

paesaggi adattabili, o elastici, (fitness landscape),

in continua deformazione per l'azione congiunta dei

sistemi stessi, di altri sistemi, e di elementi esogeni. »

("Prede o ragni. Uomini e organizzazioni nella

ragnatela della complessità", De Toni e Comello (2005))

Dalla non-linearità di interazione tra le componenti di

un sistema scaturisce l'attitudine di questo a esibire

proprietà inspiegabili sulla base delle leggi che

governano le singole componenti stesse:

« Il comportamento emergente di un sistema

è dovuto alla non-linearità. Le proprietà di un

sistema lineare sono infatti additive: l'effetto

di un insieme di elementi è la somma degli

effetti considerati separatamente, e nell'insieme

non appaiono nuove proprietà che non siano

già presenti nei singoli elementi. Ma se vi sono

termini/elementi combinati, che dipendono gli

uni dagli altri, allora il complesso è diverso dalla

somma delle parti e compaiono effetti nuovi. »

Quantunque il comportamento emergente sia più

facilmente riscontrabile in sistemi di organismi

viventi o di individui sociali oppure ancora in

sistemi economici ovvero in sistemi 'complicati'

dai molteplici gradi di libertà, diversamente da

una credenza oggi diffusa l'emergenza si manifesta

anche in contesti molto più elementari, come ad

esempio la fisica delle particelle e la fisica atomica e

anzi, proprio questo fatto ne attesta l'importanza

sul piano epistemologico, nel senso che si può

contestare risolutamente la visione riduzionista 

in base alla quale ogni conoscenza scientifica

deve essere fatta risalire a quella delle leggi che

governano le particelle elementari. Invece, al salire

della scala geometrica (particelle, atomi, molecole,

eccetera), emergono leggi nuove che, senza violarle,

integrano e superano quelle dei livelli precedenti.

È importante sottolineare che la conditio sine qua

non per l'emergenza è la non-linearità delle interazioni

tra le componenti di un sistema e non già la numerosità

di queste. Per questo motivo nel sistema vivente

umano la coscienza, il linguaggio o la capacità

auto-riflessiva sono ritenute proprietà emergenti

perché non spiegabili dalla semplice interazione tra neuroni.

Nei sistemi complessi l'evoluzione si basa su

dinamiche differenti rispetto a quelle della 

teoria darwiniana sulla selezione naturale. L'evoluzione

complessa è caratterizzata da un cambiamento

discontinuo e imprevisto, che si svolge secondo una

dinamica detta biforcazione.

In questo tipo di evoluzione il cambiamento avviene

in maniera improvvisa: il sistema raggiunge un punto

critico in cui risulta del tutto instabile e il suo futuro

è determinato dal caso. La destabilizzazione del

sistema può verificarsi a causa di due fattori: forti

perturbazioni provenienti dall'esterno, o mutazioni

interne al sistema stesso che avvengono in

maniera più o meno graduale.

È impossibile prevedere l'esito di una bifocazione;

il sistema può tanto stabilizzarsi e tornare allo

stato di partenza, quanto assumere nuovi stati

completamente diversi. La particolarità di questo

tipo di dinamica evolutiva è che il risultato finale

può non essere necessariamente un'ottimizzazione

del sistema o un suo miglioramento, ma anche una

sua regressione o nel peggiore dei casi la sua distruzione.

Il comportamento caotico di sistemi anche apparentemente

semplici e soggetti a leggi controllate e deterministiche,

come ad esempio il problema dei tre corpi 

(nel quale Henri Poincaré alla fine dell'Ottocento rinvenne

comportamenti caotici) o lamappa logistica di Robert May,

è pure esso riconducibile alla non-linearità: i tre pianeti

di Poincaré costituiscono un sistema nel quale gli elementi

di ciascuna delle tre coppie di componenti si influenzano

l'uno con l'altro, e la mappa logistica è in ultima analisi

un modello semplificato del problema preda-predatore di cui sopra.

Nonostante i prodromi ottocenteschi, una vera e propria

teoria del caos si è sviluppata solo a partire dagli anni '60

del Novecento, quando l'impiego dei computer consentì di

compiere osservazioni controllate e allestire simulazioni

numeriche.

Nella teoria del caos l'enfasi è posta sulla forte

dipendenza del sistema dalle condizioni iniziali, nel

senso che a variazioni infinitesime di queste possono

aver luogo variazioni finite della traiettoria nello 

spazio delle fasi. Si parla allora di "caos deterministico",

per sottolineare come l'evoluzione di un sistema possa

farsi imprevedibile anche a partire da leggi di base

ordinate o addirittura deterministiche.

I sistemi caotici sono considerati complessi, sebbene

abbiano pochi gradi di libertà. Più precisamente sotto

opportune condizioni un sistema complesso può

evolvere verso il caos ovvero avere una transizione

al caos. La complessità è dunque legata al caos.

La sopravvivenza in ambienti così variabili viene

ricercata nel raggiungimento del confine del caos,

quella particolare area dove si massimizzano le

possibilità di evoluzione. I sistemi complessi adattativi,

cioè, si situano tra l'eccessivo ordine - una staticità

che ricorda da vicino un meccanismo - e l'eccessivo

disordine - un caos fuori controllo che può sconfinare

nell'anarchia. Questo specifico stato assunto dai sistemi

complessi è anche chiamato spazio delle possibilità,

poiché è la situazione in cui essi possono scegliere

tra più comportamenti e configurazioni alternative.

È in questo particolare stato, infatti, che questi sistemi

agiscono in maniera più complessa e creativa,

operando eventuali evoluzioni sfruttando le

proprie peculiari capacità di apprendimento e adattamento.

Il comportamento emergente delle folle o dei

 consumatori o degli operatori in un mercato o

degli organismi in un collettivo vivente è, ovviamente,

il più intrigante da esaminare. Particolare attenzione

ricevono tra gli studiosi i fenomeni di auto-organizzazione,

altra manifestazione delle interazioni non-lineari

tra le componenti di un sistema.

In questo campo, un ruolo primario viene giocato dai

computer, come si può facilmente comprendere

già contemplando ilgioco della vita di John Conway,

nel quale poche semplici regole fissate per pochi

individui di base possono condurre a evoluzioni

assai complesse. È questo il dominio dei cosiddetti 

automi cellulari e dei sistemi adattivi complessi o CAS

(complex adaptive systems): ambienti artificiali

attraverso i quali si simula e si studia il comportamento

dei sistemi più complessi, come quelli viventi. All'interno

di questo filone di ricerca si è mossa anche una parte

della psicologia e della psicoanalisi che sta tentando di

introdurre la teoria della complessità all'interno del

paradigma teorico, attraverso l'introduzione dei

concetti di auto-organizzazione, non linearità,

eco-organizzazione (termine caro a Bateson e Morin)

e comportamento emergente.

Secondo alcuni, si tratta di un filone di ricerca che

potrebbe condurre anche a dare conto dell'evoluzione

del mondo da materia fisica inerte a organismi viventi.

L'etimologia del termine aiuta a comprendere il senso

ultimo dell'"atteggiamento complesso", che ammonisce

circa l'insufficienza del solo approccio analitico e invoca

l'integrazione di questo con un approccio sistemico: un

sistema complesso non può essere compreso mediante

il solo esame delle sue componenti e, per analogia,

le "cause ultime" di unproblema complesso non sono

banalmente quelle delle sue parti essenziali, perché

esso non può essere risolto mediante semplice

scomposizione ma richiede l'iterazione tra questa

e una visione d'insieme.

È questo il punto di partenza della epistemologia della

complessità sviluppata da Edgar Morin a partire dai

primi anni '70 delNovecento.

Da Morin (che muove da una critica al riduzionismo

e dal disvelamento dell'importanza del comportamento

emergente) in poi, un pensiero complesso non può

essere sviluppato prescindendo dal senso scientifico

della complessità.

 
 
 

DALLA GRECIA ANTICA....

Post n°1503 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Aristotele, gli archeologi greci hanno scoperto la sua tomba

Kostas Sismanidis sostiene di aver scoperto la tomba di

Aristotele in un sito archeologico a Stagira, città natale

del più grande filosofo della storia.

La tomba di Aristotele, il più grande filosofo della storia e

il primo vero scienziato al mondo, è stata individuata da un

gruppo di archeologi greci a Stagira. La scoperta è stata

presentata a Salonicco dall'archeologo indipendente Kostas

Sismanidis durante un convegno internazionale dedicato al

filosofo e all'attualità del suo pensiero, ma le autorità elleniche

commentano la notizia con cautela ed affermano di voler

attendere maggiori dettagli al fine di poter esprimere una valutazione

definitiva.

Gli archeologi, non collegati ad alcuna università, hanno scavato

per venti anni in un sito dell'antica Grecia settentrionale nella

città di Stagira, dove il creatore della logica formale nacque nel

384 a.C., al fine di individuare la tomba di Aristotele. Il filosofo

greco morì 62 anni dopo a Calcide, a circa cinquanta miglia a

nord di Atene, ma Sismanidis sostiene che le sue ceneri funerarie

siano state traslate nella sua città natale. Pur non avendo alcuna

prova ufficiale, l'archeologo si dice praticamente certo dell'esattezza

dei suoi calcoli, avvalorate dal contenuto di alcune fonti letterarie e

di tre biografie.


La presunta tomba di Aristotele si trova su una collina, vicino

all'agorà della città antica di Stagira, nella parte orientale della

penisola Calcidica vicino ad Olympia, in un punto molto panoramico.

Si tratta di un edificio a forma di ferro di cavallo, con pavimenti in

marmo e resti di un altare esterno, risalente a 2.400 anni fa. La parte

superiore della cupola è alta dieci metri e il muro a semicerchio

raggiunge i due metri di altezza. Gli scavi hanno portato alla luce

anche ceramiche provenienti dai laboratori reali e cinquanta monete

risalenti al tempo di Alessandro Magno.

Non si sa molto sulla vita di Aristotele, a parte quello che ha lasciato

nei suoi scritti. Allievo di Platone, entrò alla corte dell'antica Macedonia

come tutore di Alessandro Magno, al quale trasferì indubbiamente

la propria convinzione sulla superiorità della cultura greca e sulla sua

capacità di dominare il mondo. Viaggiò poi per il Mar Egeo e l'Asia Minore,

prima di tornare ad Atene, dove fondò la sua scuola, il Liceo, nel 335 a.C.

Questo venne anche chiamato Peripato, sia per i suoi giardini sia per

l'abitudine di Aristotele di tenere lezione passeggiando. Proprio per

questo, i discepoli del Liceo sono anche conosciuti con il nome

di Peripatetici.

 
 
 

GLI ANTICHI SUMERI....

Post n°1502 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Svelato il mistero della tavoletta sumera

Gli scienziati sono finalmente riusciti a

svelare il mistero della tavoletta sumera

ritrovata nell'antica città di Larsa: ecco

cosa significaPer oltre 100 anni gli studiosi

hanno tentato di svelare il mistero della

tavoletta sumera e ora sembrano esserci

riusciti. La verità sul "Plimpton 322", manufatto

in argilla di 3700 anni, è stata finalmente svelata

e rivela che non furono i greci, bensì i babilonesi,

a scoprire la trigonometria.A compiere l'impresa gli

scienziati dell'Università del Nuovo Galles del Sud

UNSW Sydney) che hanno scoperto lo scopo della

tabella trigonometrica più antica del mondo.

Secondo gli studiosi in passato veniva utilizzata

per fare calcoli utili per costruire palazzi, piramidi,

templi e canali di irrigazione. La ricerca, pubblicata

su "Historia Mathematica", è stata guidata dal

matematico Norman J. Wildberger. Il team di studiosi

ha dimostrato che furono i babilonesi a inventare

l'uso dei triangoli oltre mille anni prima dei greci.

La tavoletta sumera sarebbe originaria della città

di Larsa ed è datata fra il 1822 e il 1762 a.C.

Venne ritrovata nei primi del Novecento in Iraq

da Edgar J. Banks, noto archeologo, e oggi si

trova alla Columbia University di New York.L'antico

manufatto è costituito da alcuni numeri su quattro

colonne e quindici file, incisi in caratteri cuneiformi.

"Il Plimpton 322 ha interrogato i matematici per anni

- ha svelato Daniel Mansfield, che si è occupato della

ricerca - . Rappresenta la più antica tavola trigonometrica

del mondo". Solo mille anni dopo infatti Ipparco,

astronomo e geografo, avrebbe parlato di trigonometria.

"Plimpton però precede di più di 1000 anni -

ha raccontato Wildberger -. E apre nuove possibilità,

non solo per la ricerca matematica moderna, ma anche

per l'insegnamento. Con Plimpton 322 abbiamo una

trigonometria più semplice e accurata che presenta

chiari vantaggi rispetto alla nostra. Vantaggi che si

potrebbero utilizzare in futuro"."Il mistero enorme -

ha chiarito l'esperto -, finora, era il suo scopo, perché

gli antichi scribi hanno svolto il complesso compito di

generare e ordinare i numeri sulla tavoletta. La nostra

ricerca rivela che Plimpton 322 descrive le forme di

triangoli ad angolo retto usando una nuova tipologia

di trigonometria basata su rapporti, non angoli e cerchi.

È un lavoro matematico affascinante che dimostra un

indubbio genio".

 
 
 

DALL'ANTICO EGITTO....

Post n°1501 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Scoperta tomba di 3.500 anni fa.

Trovata una famiglia mummificata

In Egitto è stata scoperta una tomba

di 3.500 anni fa. All'interno c'era la

famiglia mummificata dell'orafo del Faraone.

Una tomba di 3500 anni fa e una famiglia

mummificata all'interno. L'ultima scoperta

fatta in Egitto è davvero sensazionale.

Il ritrovamento è avvenuto a Luxor, dove

il sottosuolo nascondeva una sepoltura

realizzata nel periodo della XVIII dinastia

(tramite la cronologia di Manetone).

L'annuncio è arrivato grazie a Khaled El-Enany,

ministro delle Antichità egiziano, che ha svelato

i misteri della tomba durante una cerimonia

che si è tenuta presso la necropoli di Draa Abul Naga.

Gli archeologi hanno portato alla luce alcune mummie

e diversi manufatti risalenti alla XXI e XXII dinastia.

La tomba è situata sulla sponda occidentale del Nilo,

in un'area in cui venivano sepolti gli alti dignitari

e i nobili egiziani.Secondo quanto riportato da

Khaled el-Anany la sepoltura non è in buone

condizioni e potrebbe essere stata saccheggiata

in passato. All'interno si trova la statua del suo

proprietario, Amenemhat, una maschera funeraria

di grande valore e i corpi della famiglia.

"Vogliamo che i giornali di domani parlino dell'Egitto

e inducano la gente a venire" ha spiegato il Ministro,

convinto che questa nuova scoperta possa aiutare

a rilanciare il turismo nel paese, dopo il calo di visite

a causa del terrorismo e dei problemi del Governo.

Amenemhat era l'orafo della famiglia al potere e sua

moglie si chiamava Amenhotep. La sepoltura, secondo

il team di archeologi egiziano e tedesco che ha realizzato

gli scavi, conserva ancora la sua originale bellezza con gli

affreschi rimasti intatti. Sono stati trovati anche diversi

gioielli in ottime condizioni.

Per ora il sito non è ancora stato aperto al pubblico,

ma possiamo immaginarci la struttura della tomba

grazie alla descrizione fatta da Moustafa Waziri,

direttore generale delle antichità di Luxor, che ha

partecipato alla ricerca. Secondo il racconto fatto

l'entrata della tomba conduce ad una stanza quadrata

in fondo a cui si trova un'iscrizione col nome del

proprietario e due statue che raffigurano l'orafo e la

moglie, mentre di quella del figlio sono rimasti solo

alcuni resti. In un altro ambiente si trovano invece

i sarcofagi, le mummie e le maschere funerarie di legno.

 
 
 

DALL'ANTICO EGITTO....

Post n°1500 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

da Internet

Mistero al Cairo: la statua trovata non è di Ramses II

La statua rinvenuta in Egitto una settimana fa non

apparterrebbe a Ramses II, ma ad un altro faraone.

La statua trovata al Cairo qualche giorno fa non è di

Ramses II. A rivelarlo, nel corso di una conferenza

stampa, è stato Khaled el Enany, il ministro delle

Antichità. In diretta tv ha illustrato le ricerche e gli

studi fatti dagli archeologi sul colosso rinvenuto la

settimana scorsa a Matariya, il quartiere popolare

in cui in passato sorgeva l'antica Eliopoli.Inizialmente

si era ipotizzato che la statua raffigurasse Ramses II,

considerando la vicinanza del luogo del ritrovamento

con un tempio dedicato al grande faraone.

Secondo gli archeologi invece il colosso potrebbe

essere stato eretto in onore di un altro faraone,

Psammetico I, regnante della XXVI dinastia e meno

conosciuto."Quando abbiamo scoperto la statua -

ha detto svelato Khaled el Enany nel corso della

conferenza stampa che si è tenuta al Cairo - la

zona del suo ritrovamento, di fronte ad un tempio

di Ramses II, e le sue dimensioni, ci hanno portato

immediatamente a pensare che fosse Ramses II o

una statua riusata da Ramses II, ma appartenente

ad un re precedente, forse della XII dinastia, come

ci sono molti esempi a Heliopolis"."Ma quando è stata

sollevata la testa - ha spiegato lo studioso e politico -

abbiamo cominciato a trovare alcuni elementi che sono

caratteristici di altri periodi, in particolare la forma del capo,

l'occhio destro, la faccia allungata e alcuni elementi

del corpo".Il ministro ha anche parlato dell'importanza

delle iscrizioni che sono state rinvenute: "La statua

potrebbe raffigurare Psammetico I, della XXVI dinastia,

che regnò sull'Egitto per 45 anni dal 664 fino al 610

avanti Cristo - ha spiegato -. Non confermiamo al cento

per cento che la statua appartenga a Psammetico I, ma

speriamo di trovare altri frammenti e identificare con

certezza il proprietario della statua nei prossimi giorni,

settimane, mesi".Poche ore prima della conferenza

stampa i due enormi frammenti della statua, il busto

e la testa, erano stati trasportati nei giardini che si

trovano nel Museo Egizio de Il Cairo, dove resteranno

per circa sei mesi, prima di essere trasportati nel nuovo

Museo di Giza.Psammetico I viene descritto dagli storici

come il riunificatore dell'Egitto dopo i violenti scontri

con l'impero degli Assiri e forti scontri politici. Il suo

regno durò, secondo Erodoto, circa 50 anni, morì nel 610 a.C.

 
 
 

DALLA CINA ANTICA.......

Post n°1499 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

da Internet

Cina, scoperte le tombe di due giganti a Shandong

In Cina gli archeologi hanno portato alla luce le tombe

di due giganti, vissuti 5mila anni fa e alti più di due

metriNel sudest della Cina, nella provincia di Shandong,

sono stati rinvenuti degli scheletri giganti. Si tratta di uomini

vissuti oltre 5mila anni fa, alti circa due metri.Il ritrovamento

è avvenuto nel piccolo villaggio di Jiaojia, dove gli archeologi

hanno riporto alla luce i resti di persone vissute migliaia di anni fa.

Si tratta di individui molto alti per l'epoca e sicuramente considerati

"fuori misura" dai loro coetanei del Neolitico, ma anche del presente.

Secondo una ricerca effettuata nel 2015 infatti l'altezza media di un

18enne nella stessa zona è pari a 1,753 metri (mentre la media nazionale

è di 1,72 metri). Ciò significa che gli scheletri ritrovati appartenevano a

dei veri e propri giganti.Gli studiosi ne sono convinti soprattutto perché,

secondo le prime misurazioni effettuate, gli uomini erano molto più alti

di due metri, come risulta dagli scheletri. "Il dato che abbiamo ottenuto

si basa sulla struttura ossea - ha spiegato il professor Fang Hui, a capo

della ricerca e direttore della Scuola di Storia e Cultura dell'università di

Jinan -. Se si fosse trattato di persone vive, la loro altezza sarebbe

sicuramente stata superiore a 1,9 metri".Come facevano questi uomini

ad essere così alti? Una spiegazione potrebbe arrivare dagli ulteriori

scavi effettuati dagli archeologi, che hanno scoperto qualcosa di più

sulle abitudini alimentari dei giganti. La popolazione che abitava la

regione di Shandong infatti si nutriva non solo di frutta e verdura,

ma anche di carne di maiale, molto nutriente. "Erano già agricoltori

all'epoca - ha spiegato il dottor Fang Hui - e le persone avevano

risorse di cibo ricche e diversificate, che hanno contribuito a cambiare

il loro fisico". Non a caso gli individui più alti sono stati trovati in tombe

grandi, con un corredo funebre, ad indicare uno status sociale elevato e,

di conseguenza, la possibilità di nutrirsi bene.Nonostante ciò gli esperti

sono convinti che la sola alimentazione non possa spiegare del tutto la

presenza di questi giganti. Gli scavi nel frattempo continuano e gli archeologi

sperano di risolvere il mistero dei giganti di Shandong.

 
 
 

L'ANTICA TOMBA DI BABBO NATALE.......

Post n°1498 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

La tomba di Babbo Natale esiste. Ecco dove si trova.

La tomba di Babbo Natale esiste. Gli archeologi sono

certi di aver trovato il luogo di sepoltura di San Nicola

La tomba di Babbo Natale esiste e si trova in Turchia.

Da anni gli archeologi stanno tentando di individuare

il luogo di sepoltura di San Nicola, uno dei santi più

famosi al mondo. Il patrono di Bari e vescovo di Myra

negli anni è diventatoil simbolo del Natale, colui che

porta i doni ai bambini, viaggiando su una slitta trainata

da renne.Le tracce della sua vita terrena però si perdono

nel buio dei secoli e ancora oggi gli archeologi stanno

tentando di ricostruire il passato di Babbo Natale,

individuando il luogo in cui è sepolto. Secondo le ultime

ricerche i suoi resti sarebbero custoditi sotto la chiesa

di San Nicola di Demre, nella provincia di Antalya, in

Turchia. Qui si troverebbe una cripta sotterranea e

segreta, in cui sarebbe stato tumulato il vescovo ortodosso.

San Nicola morì nel 343, all'età di 73 anni e, secondo la

leggenda, venne seppellito proprio in questa chiesetta.

Durante il Medioevo, a causa di alcune guerre, i resti,

sempre in base alla tradizione, vennero portati a Bari.

Cosa c'è di vero in queste storie? La risposta potrebbe

arrivare molto presto, visto che gli archeologi turchi

avrebbero già iniziato a scavare nell'area. La speranza

è quella di trovare una tomba intatta. "Lì sotto potremmo

trovare il corpo intatto di San Nicola - ha svelato Cemil

Karabayram, direttore degli scavi - così come i resti di

un sacerdote locale".Secondo gli esperti la chiesa sarebbe

stata eretta proprio per nascondere per sempre la cripta

in cui era stato seppellito San Nicola. "Siamo convinti -

hanno detto gli archeologi - che sia stata creata proprio

per sigillare e proteggere la cripta del santo". I lavori

saranno lunghi e complessi, soprattutto perché avverranno

all'interno di una chiesa considerata patrimonio dell'umanità

dall'Unesco: "Abbiamo ottenuto ottimi risultati -

ha detto il ricercatore a capo del progetto -, ma

il vero lavoro inizia ora".

 
 
 

LA BIRRA SUMERA......

Post n°1497 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

La ricetta più antica del mondo?

È della birra sumera

E' una ricetta per produrre la birra la ricetta più antica al mondo,

ritrovata su una tavoletta dei Sumeri risalente al 3000 a.C.

La birra è notoriamente una delle bevande più antiche e al tempo

stesso diffuse al mondo. Secondo gli storici, i primi esperimenti

di produzione della birra risalgono intorno al VII secolo a.C. e

sono collocabili geograficamente nella zona della cosiddetta

Mezzaluna fertile, tra Mesopotamia e Egitto, dove era utilizzata

anche in ambito sacro per offerte alla divinità o bevuta ai funerali

per celebrare il defunto.

Non sorprende così che la più antica ricetta al mondo sia proprio

per la produzione della birra e arrivi dalla zona tra Tigri ed Eufrate

abitata dai Sumeri. Le indicazioni sono riportate su una tavoletta

con scrittura pittografica risalente al 3000 a.C, che indica tra gli

ingredienti farina d'orzo, datteri, coriandolo o cardamomo.

Il risultato della preparazione porterebbe ad una birra particolarmente

forte quanto aromatizzata, alla quale si dovevano poi aggiungere pezzi

di pane da lasciar galleggiare nella coppa.

Con ogni probabilità, si tratta dunque della birra sikaru, ovvero 'pane liquido',

fatta con orzo, una delle due tradizionali prodotte dai Sumeri: l'altra,

lakurunnu, aveva invece come ingrediente principale il farro.

Ricordiamo anche che nell'Antica Mesopotamia la produzione di birra era

presa decisamente sul serio, tanto che nel Codice di Hammurabi, risalente

al 1700-1600 a.C., era prevista la condanna a morte per chi non rispettava

i criteri di fabbricazione o apriva un locale per la vendita senza autorizzazione.

Facile pensare che i produttori fossero ben attenti a rispettare la ricetta...

 
 
 

DALL'EGITTO ANTICO.......

Post n°1496 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

da Internet

Scoperte 6 mummie a Luxor nella tomba di Userhat

In Egitto sono state rinvenute, insieme a sarcofagi e

raffigurazioni, sei mummie egizie e un'enorme tomba,

probabilmente appartenente a un magistrato

Fonte: Twitter

A Luxor, importante città egiziana, si trova la tomba

per Userhat, il quale era un rinomato magistrato

egizio appartenente alla XVIII dinastia. Negli ultimi

giorni, la città in questione è stata oggetto di

eccezionali attenzioni grazie a un altrettanto rilevante

ritrovamento: quello, nei pressi della tomba di Userhat,

di sei mummie egizie. È stato lo stesso governo egiziano

ad annunciare al resto del mondo la notizia della scoperta.

Userhat e le tombe egizie

Il già citato Userhat era giudice nella città di Luxor

durante la XVIII dinastia, vale a dire, tra il 1550 e il

1295 prima di Cristo. È quasi certo che la tomba in

questione sia quella che ha ospitato la sua salma ma,

molto probabilmente, lo stesso luogo è stato

successivamente riutilizzato per altre sepolture nel

periodo della XXI dinastia, quando la tomba avrebbe

fatto posto a ulteriori inumazioni.

La scoperta archeologica delle sei mummie è accompagnata

dal ritrovamento, insieme a esse, di sarcofagi colorati

e di circa un migliaio di figure funerarie. La tomba ritrovata

si compone di una camera, la quale porta a sua volta

a una stanza rettangolare, di un corridoio e di una camera

interna.

La tomba di Userhat e gli scavi precedenti

Per il momento, gli archeologi hanno visitato e analizzato

una sola delle citate stanze della tomba di Userhat. In

essa sono stati ritrovati una serie di ushabti-termine

egizio che designa le statuette funerarie-, insieme a

maschere di legno nonché a coperchi di sarcofagi. Gli

scavi di tali archeologi sono però ben lontani dall'essere

terminati e, proprio adesso, proseguiranno nella seconda stanza.

Questo sembra essere un anno fortunato per gli scavi

archeologici nei siti corrispondenti all'antico Egitto.

Infatti, questa non è la prima scoperta del 2017,

bensì in seguito di alcune altrettanto importanti.

Ad Assuan, nella parte meridionale dell'Egitto, una

squadra di archeologi svedesi ha scoperto, all'inizio

dell'anno, ben dodici siti funerari che, secondo le

stime, risalgono a circa 3.500 anni fa. A marzo,

invece, era giunto il momento di gloria della periferia

della capitale egiziana. In un sobborgo de Il Cairo,

infatti, è stata rinvenuta un mese fa una grande

statua raffigurante il faraone Psammetico I, il cui

regno si protrasse dal 664 al 610 a.C.

 
 
 

DALL'ANTICO EGITTO....

Post n°1495 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Nuova tomba egizia di 4200

anni nasconde il segreto dei

faraoni

In Egitto è stato scoperto un nuovo sito in cui si trovano

alcune tombe di faraoni che potrebbero cambiare il corso della storia

Fonte: Depositphotos

Una nuova tomba egizia risalente a oltre 4200 anni fa potrebbe

svelare il segreto dei faraoni. Ad  annunciarlo un team di archeologi

formata da studiosi provenienti dall'Università di Birmingham,

dall'Egypt Exploration Society e dal Qubbet Al-Hawa Research

Project (QHRP).  I ricercatori infatti hanno scoperto nel sito di

Qubbetel-Hawa un muro alto due metri, eretto accanto a delle

tombe costruite nella roccia.

Il muro era stato realizzato lungo una collina e aveva lo scopo di

fungere  da supporto ad alcune tombe nella roccia, a cui si poteva

accedere tramite una strada che conduceva a delle terrazze. Qui

sono state identificate le tombe di Harkhuf e Heqaib, i governatori

dell'isola Elefantina nel corso dell'Antico regno.

Una scoperta che potrebbe cambiare la storia e tutto ciò che gli

archeologi credevano di sapere sino ad oggi sulla morte e il

seppellimento dei faraoni d'Egitto. "I ritrovamenti stanno profondamente

cambiando la nostra comprensione del paesaggio funerario in quest'area

durante l'Antico Regno e il Primo periodo intermedio nel 2.278-2.184 a.C. -

ha spiegato Carl Graves, a capo della spedizione che ha compiuto la scoperta

insieme a Martin Bommas -. Non penso che qualcuno sappia di già a chi

appartengano le tombe".

Eman Khalifa, del Qubbet Al-Hawa Research Project, ha svelato che la

datazione del muro di pietra è avvenuto analizzando i frammenti di

ceramica presenti nella malta usata per la costruzione. Fra questi sono

stati rinvenuti alcuni piatti nello stile del faraone Pepi II della VI Dinastia,

ma anche pezzi di vaso risalenti al Primo periodo intermedio e

del Medio regno. "Ciò indica l'espansione del cimitero durante

l'ultima parte di entrambi i periodi" ha spiegato Khalifa, secondo

cui presto verranno ritrovate altre tombe.

I lavori di scavo nei pressi del muro sono già iniziati e il sito promette

di regalare altre scoperte interessanti. Qualche tempo fa nella stessa

area era stata rinvenuta la tomba del faraone Sarenput I, che aveva

regnato nella regione all'inizio del Medio regno, ma anche la bara di Sattjeni,

potente nobile egizia, la cui mummia riportava tracce di cancro al seno.

 
 
 

DALL'ANTICO EGITTO....

Post n°1494 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Scoperta in Egitto una necropoli di 5mila anni fa

In Egitto è stata scoperta una necropoli di 5mila

anni fa che potrebbe svelare tanti segreti sulla

storia del paeseFonte: Twitter

L'Egitto continua a regalare grandi sorprese agli

studiosi. L'ultima è una necropoli di 5mila anni fa

 scoperta ad Abidoa circa 400 metri a sud del t

empio di Seti I, nel governatorato di Sohag nell'Alto Egitto.

Il ritrovamento potrebbe fare luce su alcuni lati

oscuri della storia dell'antico Egitto. Ad annunciare

la scoperta è stato Mahmoud Afifi, direttore del

dipartimento delle Antichità egiziane, che ha

illustrato la scoperta della necropoli risalente

alla prima dinastia, identificata da un team di

archeologi diretti da Yasser Mahmud Hussein.

La necropoli è formata da 15 grandi tombe 

realizzate in mattoni crudi, all'interno di un

centro abitato con case, vasellame e utensili

di oltre 5mila anni fa, che potrebbero essere

di proprietà di grandi funzionari e responsabili

legati alla corte. Secondo gli studiosi l'analisi

della necropoli potrebbe consentire di ottenere

nuove interessanti informazioni sulla città di Abido,

ancora poco conosciuta. Non a caso Hussein ha

definito le tombe "uniche dal punto di vista dell'architettura".

Gli archeologi infatti hanno recuperato diversi reperti

 fra cui frammenti di ceramiche,edifici e strumenti.

Per gli archeologi in passato il sito sarebbe stato

la sede di costruttori di tombe e importanti funzionari

responsabili della costruzione di tombe reali nella città

sacra di Abido. Gli esperti ritengono che, verso la fine

del periodo predinastico e durante il regno delle

4 dinastie,  la città fosse la capitale dell'Egitto.

Tanto che in passato qui era stata rinvenuta

anche la tomba di Osiride e quella di Seti I.

Yasser Mahmoud Hussein ha svelato la composizione

del complesso cimiteriale. La necropoli sarebbe

caratterizzata dalla presenza di tombe a mastaba,

a pianta rettangolare, con un tetto piano e realizzate

con mattoni di fango. Il ritrovamento del sito archeologico

potrebbe dare una spinta al turismo dell'Egitto, diventando

un nuovo centro turistico, meta di escursioni.

 
 
 

DALLA CINA ANTICA.......

Post n°1493 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Ha 2100 anni ed è la mummia

più bella della storia

La mummia più bella del mondo viene dalla Cina ed è vissuta oltre

2000 anni fa: scopri chi era e quali sorprendenti segreti ha rivelato

Fonte: Wikimedia

Se siete abituati ad associare alla parola 'mummia' l'immagine di

bende secche come la sabbia del deserto, vi sbagliate.

La mummia più bella della storia si chiama Xin Zhui e vi farà cambiare idea.

Conserva ancora i propri capelli e le ciglia, la pelle è bianca e quasi viva

e le braccia si riescono ancora a piegare, nonostante siano passati oltre

2000 anni dalla sua morte e sepoltura.

Chi era Lady Dai, una mummia dalla Cina

Xin Zhui fu moglie del Marquis Li Cang, dal cui titolo derivano i

nomi con cui è conosciuta "Lady Dai o Marquise of Dai" e visse

in Cina durante la dinastia Han, la seconda dinastia imperiale

cinese che regnò oltre 2000 anni fa.

Nulla può far comprendere il perfetto stato di conservazione

in cui questa mummia è stata ritrovata meglio di un sorprendente

dettaglio: i ricercatori hanno scoperto che probabilmente l'ultimo

cibo che consumò prima della morte fu un melone.

Le perfette condizioni in cui il suo corpo mummificato è stato

trovato hanno permesso agli studiosi di scoprire sorprendenti

dettagli sul suo stato di salute: era in sovrappeso e soffriva

di diabete, oltre che di problemi cardiocircolatori. Proprio questi

problemi cardiaci sarebbero stati, secondo gli studi dei ricercatori,

la causa della sua morte all'età di 50 anni.

La scoperta della mummia di Xin Zhui è stata così sorprendente e

di tale impatto da dare origine anche ad un musical ad essa ispirato,

"Beauty of the Han Dynasty", incentrato sulla storia d'amore tra Xin Zhui e il marito.

100 vesti di seta per la sua tomba

La tomba di Xin Zhui, fortunosamente ritrovata nella provincia di

Hunan nel sud-est della Cina, rispecchia la ricchezza e raffinatezza

dell'ambiente in cui Lady Dai aveva vissuto la propria vita.

Il corpo era stato avvolto in venti strati di seta e poi racchiuso in

quattro sarcofagi, trattati con carbone ed argilla che hanno impedito

ai batteri di proliferare ed hanno di conseguenza permesso la

conservazione del corpo in uno stato ottimale. Insieme alla defunta,

erano stati seppelliti con lei tesori degni della posizione che aveva

ricoperto: 160 statue di legno intagliato per rappresentare i suoi s

ervitori e 100 vesti di finissima seta.

 
 
 

DALLA CINA ANTICA.......

Post n°1492 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Cina, scoperti i nuovi inquietanti

segreti dell'Esercito di Terracotta

In Cina gli archeologi hanno scoperto nuovi inquietanti

segreti legati all'Esercito di Terracotta

Fonte: Instagram

L'Esercito di Terracotta, meraviglia archeologica scoperta in Cina nel 1974,

ha ancora molto da raccontare e lo dimostrano le ultime scoperte fatte

dagli archeologi. Analizzando le oltre 8mila statue di terracotta a guardia

della tomba dell'imperatore cinese Qin Shi Huang, gli studiosi hanno cercato

di svelare i segreti su quello che ad oggi è ancora uno dei più grandi misteri

dell'umanità. Negli ultimi 40 anni gli scavi sono continuati, documentati

dalle telecamere della BBC e di National Geographic, portando alla luce

straordinarie verità.

La prima, e più sconvolgente, sarebbe quella di un contatto fra la civiltà

cinese e quella greca nel III secolo a.C. "Adesso abbiamo le prove di contatti t

ra la primaCina imperiale e l'Occidente prima che venisse aperta

la Via della Seta" ha spiegato Li Xiuzhen, studioso che ha guidato gli scavi

al Mausoleo dell'imperatore Qin Shihuang. Prima della costruzione dell'esercito

di terracotta infatti in Cina non esistono testimonianze di statue che rappresentino

persone a grandezza naturale, l'origine delle statue a guardia dell'imperatore 

potrebbe quindi essere greca. Lukas Nickel, professore di Storia dell'Arte

Asiatica all'Università di Vienna ritiene che 1500 anni prima di Marco Polo

ci siano stati contatti fra Cina e Grecia. Non solo i Greci avrebbero influenzato

la creazione delle statue, ma vi avrebbero anche partecipato.Non solo: davanti

alla tomba dell'imperatore sono state trovate 99 sepoltureappartenenti a giovani

donne mutilate e sepolte con ori e gioielli. Probabilmente si trattava di concubine

dell'imperatore uccise al momento della sua morte. Presente anche un'altra sepoltura,

appartenente ad un uomo di alto rango che sarebbe stato giustiziato. Si tratterebbe

del principe Fu Su, il figlio maggiore dell'imperatore che venne assassinato insieme

ai suoi 7 fratelli, dal figlio più giovane dell'imperatore: Hu Hai. Non è ancora chiaro

come sia scoppiata la lotta fratricida, né quale sia la storia che si cela dietro queste

nuove tombe. Insomma: dopo 40 anni, l'Esercito di Terracotta continua a

nascondere ancora molti segreti.

 
 
 

DA 700 ANNI.........

Post n°1491 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

State guardando in faccia un uomo morto 700 anni fa

I ricercatori britannici hanno ricostruito il volto

di un uomo vissuto oltre 700 anni fa

Fonte: Twitter

Scrutate bene questa foto: state guardando

in faccia un uomo morto 700 anni fa. Gli studiosi

dell'Università di Cambridge in collaborazione con

l'istituto scozzese di Dundee, sono riusciti a

ricostruire il volto di una persona vissuta nel 

Regno Unito nel corso del Medioevo.

Il team formato da archeologi, informatici e

antropologi, ha soprannominato il soggetto in

questione Context 958. L'elaborazione digitale

della faccia fa parte di un progetto di ricerca 

denominato "After the Plague" (ossia Dopo la Peste),

che ha come scopo quello di indagare la vita delle

persone povere dopo l'epidemia di peste bubbonica 

che colpì l'Europa nel 1348 sterminando la popolazione

e guadagnandosi il nome di "Morte Nera".

Lo studio ha portato gli esperti britannici ad analizzare

400 scheletri trovati nel cimitero del St. John's Hospital e

seppelliti tra 13° e il 15° secolo. I resti di Context 958

erano stati rinvenuti fra il 2010 e il 2012 durante alcuni

scavi nella zona e dalle analisi effettuate erano state

raccolte moltissime informazioni sulla sua vita.

"Context 958 aveva più di 40 anni quando morì -

ha raccontato l'archeologo John Robb, che ha guidato le ricerche -

e aveva uno scheletro abbastanza robusto, con evidenze

di usura provocate da una vita di lavoro duro. Non possiamo

sapere che lavoro specifico svolgesse, ma era una persona

di classe operaia, magari con un commercio specializzato

di qualche tipo".

Nonostante appartenesse al ceto sociale povero, l'uomo

consumava carne e pesce, che probabilmente cacciava

da solo. I ricercatori hanno anche evidenziato i segni

di una ferita nella zona occipitale, che però non fu la

causa della morte. Sulle ossa di Context 958 sono stati

trovati i segni di una malattia di cui aveva sofferto

durante la giovinezza. Grazie ad un lavoro di grafica

è stato possibile ricostruire il volto e renderlo in qualche

modo "più vicino" a noi.

 
 
 

DALLA PREISTORIA...

Post n°1490 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Preistoria, analizzati i denti

di un feto di 27mila anni fa

Alcuni ricercatori hanno analizzato i denti di un feto preistorico

trovato in una tomba e risalente a 27mila anni fa

I denti di un feto di 27mila anni fa raccontano una storia e possono

aiutarci a comprendere meglio il passato. Ne è convinta Alessia Nava,

studiosa dell'Università La Sapienza di Roma, che ha realizzato una

ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Lo studio è stato

svolto in collaborazione con diversi istituti internazionali e ha interessato

l'analisi di alcuni reperti provenienti da una sepoltura di Santa Maria di

Agnano in Puglia. La tomba, denominata "Ostuni 1" venne trovata nel 1991

da Donato Coppola e risale a oltre 27mila anni fa.Fra i reperti analizzati anche

denti appartenenti ad un feto rinvenuto nel grembo di una donna di circa

vent'anni. La dentatura ha fornito diverse informazioni riguardo lo stato di salute

della madre e del bambino. Per la prima volta gli studiosi sono riusciti a ricostruire

lo sviluppo fetale antico.Lo studio ha interessato soprattutto l'analisi dello smalto

dei denti che, soprattutto durante la sua formazione, racconta molto sulla vita di

mamma e figlio. L'attenzione degli esperti si è concentrata soprattutto su 

tre incisivi da latte . "Nel caso specifico le prime indagini microtomografiche

sulla mandibola - ha spiegato Lucia Mancini, ricercatrice di Elettra - sono state

condotte presso il laboratorio Tomolab di Elettra e sono state fondamentali per

 studiare uno degli incisivi da latte presenti all'interno della mandibola stessa. Poi,

grazie alle proprietà uniche della radiazione di sincrotrone, è stata effettuata

un'analisi 3D ad alta risoluzione sui tre denti alla linea di luce SYRMEP.

Questo approccio ci ha consentito di eseguire sui reperti fossili uno studio

istologico virtuale, che ha rivelato le strutture più fini dello smalto dei denti

in modo non distruttivo, preservando l'integrità dei rarissimi reperti".

"I denti sono una specie di scatola nera - ha raccontato Claudio Tuniz dell'ICTP-

in cui vengono registrate varie informazioni: a che tipo di ominide appartengono

(lo smalto dei Neanderthal, per esempio, è generalmente più sottile di quello

dei sapiens), la loro dieta, l'età alla morte e i tempi dello sviluppo. Per il futuro

sarebbe importante stabilire un collegamento tra chi studia gli umani di oggi,

i medici, e i paleoantropologi che studiano gli umani del passato".

"Gli antichi romani ci avevano fornito l'indizio di uno sviluppo fetale accelerato

nel mondo antico anche se di poco - ha svelato Alessia Nava -. Questa ricerca

sembra confermare questo andamento, in un periodo molto più antico.

Ora si tratta di estendere nello spazio e nel tempo il nostro studio: forse

altre sorprese ci attendono".

 
 
 

IN EGITTO.......

Post n°1489 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Scoperta tomba di 3.500 anni fa.

Trovata una famiglia mummificata

In Egitto è stata scoperta una tomba di 3.500 anni fa. All'interno c'era

la famiglia mummificata dell'orafo del Faraone

Una tomba di 3500 anni fa e una famiglia mummificata all'interno. L'ultima 

scoperta fatta in Egitto è davvero sensazionale. Il ritrovamento è avvenuto

a Luxor, dove il sottosuolo nascondeva una sepoltura realizzata nel periodo

della XVIII dinastia (tramite la cronologia di Manetone). L'annuncio è

arrivato grazie a Khaled El-Enany, ministro delle Antichità egiziano, che

ha svelato i misteri della tomba durante una cerimonia che si è tenuta

presso la necropoli di Draa Abul Naga.

Gli archeologi hanno portato alla luce alcune mummie e diversi manufatti

risalenti alla XXI e XXII dinastia. La tomba è situata sulla sponda

occidentale del Nilo, in un'area in cui venivano sepolti gli alti dignitari e i

nobili egiziani.

Secondo quanto riportato da Khaled el-Anany la sepoltura non è in buone

condizioni e potrebbe essere stata saccheggiata in passato. All'interno si

trova la statua del suo proprietario, Amenemhat, una maschera funeraria

di grande valore e i corpi della famiglia.

"Vogliamo che i giornali di domani parlino dell'Egitto e inducano la gente

a venire" ha spiegato il Ministro, convinto che questa nuova scoperta possa

aiutare a rilanciare il turismo nel paese, dopo il calo di visite a causa del

terrorismo e dei problemi del Governo.

Amenemhat era l'orafo della famiglia al potere e sua moglie si chiamava

 Amenhotep. La sepoltura, secondo il team di archeologi egiziano e tedesco

che ha realizzato gli scavi, conserva ancora la sua originale bellezza con gli 

affreschi rimasti intatti. Sono stati trovati anche diversi gioielli in ottime condizioni.

Per ora il sito non è ancora stato aperto al pubblico, ma possiamo immaginarci 

la struttura della tomba grazie alla descrizione fatta da Moustafa Waziri,

direttore generale delle antichità di Luxor, che ha partecipato alla ricerca.

Secondo il racconto fatto l'entrata della tomba conduce ad una stanza quadrata

in fondo a cui si trova un'iscrizione col nome del proprietario e due statue

che raffigurano l'orafo e la moglie, mentre di quella del figlio sono rimasti

solo alcuni resti.  In un altro ambiente si trovano invece i sarcofagi, le

mummie e le maschere funerarie di legno.

 
 
 

ARCHEOLOGIA EGIZIA......

Post n°1488 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

 da Internet
Assuan e il mistero delle 12 tombe egizie,
vecchie di 3400 anni

L'Egitto non smette di rivelare al mondo i suoi tesori sepolti: una nuova

scoperta è emersa vicina ad Assuan a Gebel el-Silsila

Fonte: PIxabay

L'epoca dei faraoni -con i loro grandi monumenti in mezzo al deserto, le pareti

dei palazzi coperte di geroglifici misteriosi e il fascino arcano delle mummie- ha

affascinato il mondo per migliaia di anni. L'Egitto è ancora pieno di tesori sepolti

e scoperte archeologiche legate a questa civiltà antica che aspettano solo di essere

portate alla luce da infaticabili archeologi e studiosi di tutto il mondo che esplorano

i suoi territori più remoti.

Spesso studi di molti anni si rivelano infruttuosi, ma qualche volta portano alla luce

 veri tesori: è quel che è accaduto ad Assuan.


Gli infiniti tesori della terra dei faraoni

Quasi a metà strada tra i famoso sito di Luxor, con la Valle dei Re e delle Regine, e

la città di Assuan, vicina alla più grande diga del Nilo, si trova il sito di Gebel el-Silsila.

La necropoli - che risalirebbe al Nuovo Regno, quasi 3'500 anni fa- è stata scoperta

nel 2015 durante una spedizione svedese dell'Università di Lund: il sito ha rivelato

40 tombe, probabilmente di individui appartenenti ad una classe sociale elevata di

cui però non si conosce ancora l'identità.

Recentemente nello stesso sito sono state scoperte altre 12 tombe di vario tipo: la

necropoli ospita anche tombe di animali, ciascuna con una o due camere ed un ricco

corredo funebre costituito da sarcofagi di pietra o di argilla. Tra questi animali sono

stati ritrovati pecore, capre e un coccodrillo.

Le tombe di Assuan: tesori dell'epoca di Thutmose III

Le varie tombe contengono tutti gli elementi tipici di un corredo funebre dell'epoca,

quei tesori che così spesso sono stati depredati dalle rispettive tombe da tanti ladri di tombe.

Sculture, sarcofagi di pietra, tessuti e ornamenti funebri come amuleti ed elaborata

gioielleria sono indizi a sostegno della tesi secondo cui le persone sepolte

appartenevano ad un'alta classe sociale. Tuttavia, l'analisi dei nuovi corpi

ritrovati ha rivelato segni tipici di lavori faticosi, come le ossa rotte, ed ha

così rivoluzionato le precedenti teorie degli studiosi.

Alcuni elementi sono andati a sostegno della collocazione temporale del sito:

un amuleto a forma di scarabeo e un cartiglio riportano il nome di Thutmose III.

Thutmose III fu uno dei più grandi faraoni della 18° dinastia, che attraverso 17

campagne militari conquistò svariati territori. Prima insieme alla matrigna

Hatshepsut e poi da solo, regnò per ben 54 anni tra il 1481 e il 1425 a.C.,

proprio nel periodo a cui si era stimato che risalissero le tombe del sito di

Assuan.

 
 
 

ALTRE NOVITA'.....

Post n°1487 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

Il mistero del millenario Stonehenge in Amazzonia

Rego Grande è un sito archeologico che ricorda la costruzione di Stonehenge e

si trova in Amazzonia. Diverse le teorie sull'uso effettivo del luogo

Fonte: Pixabay

Rego Grande, conosciuta come la Stonehenge Amazzonica, a causa della

somiglianza con il famoso monumento preistorico nel Wiltshire, si trova

nello stato di Amapà, vicino alla città di Calcoene. Anche per questa struttura,

come per Stonehenge, probabilmente si tratta di un luogo di culto o di un

osservatorio astronomico.

Il monumento prende il nome dal vicino fiume Reno Grande ed è composta

da127 blocchi di granito in piedi, disposti in un cerchio di circa 30 metri di

diametro. Ciascun blocco è altro circa 4 metri e pesa diverse tonnellate.

Secondo gli studiosi, la struttura è stata costruita per coincidere con il solstizio

d'inverno, quando il sole è nel suo punto più basso. Infatti, l'ombra di uno

dei blocchi scompare proprio nel momento in cui il sole si trova perfettamente

sopra la struttura.

Gli studi sul sito archeologico

Il sito è stato scoperto per la prima volta dal naturalista svizzero-brasiliano

 Emil Goeldi nel tardo 19° secolo, ma non è stato studiato per molto tempo.

L'attuale custode, Lailson Carmelo da Silva, invece, sostiene di essere stato

il primo a scoprire il sito durante una battuta di caccia al cinghiale.

Nel ventesimo secolo però gli archeologici credevano che l'Amazzonia, prima

della colonizzazione europea, non fosse una terra abitata da società avanzata.

Mentre il sito di Stonehenge di Wilthshire è stato costruito tra il 3000 a.C.

e il 2000 a.C., la costruzione i Rego Grande risale a circa 1000 anni fa, circa

00 anni prima che gli europei iniziassero a colonizzare le Americhe. Il sito

archeologico è diventato recentemente il soggetto degli studi dell'archeologa

 Mariana Cabral.

Le scoperte intorno al sito

L'archeologa Cabral, insieme al marito, si è dedicata per circa dieci anni alla

disposizione delle rocce. I veri scavi, però, sono iniziati solo nel 2005 e in

poco tempo sono stati trovati resti di urne funerarie in ceramica, elementi

che hanno permesso di ipotizzare l'uso dell'area a scopo funebre. Inoltre,

i blocchi potrebbero provenire da una zona molto vicina al sito, a differenza

di quelli di Stonehenge che, invece, sappiamo essere stati trasportati per un lungo tragitto.

Come dicevamo in precedenza, ci sono diverse teorie riguardo l'effettivo

uso del luogo: alcuni suppongono si tratti di un luogo di culto usato per

aiutare con i cicli colturali o per favorire la caccia. Oppure potrebbero

essere state posizionate come marcatori per i cacciatori. La cosa certa

è che le teorie sono molte, ma ancora non si è giunti ad una risposta

conclusiva e chiara in merito allo scopo delle creazione di questo sito

archeologico.

 
 
 

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