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Messaggi del 05/05/2018
Post n°1641 pubblicato il 05 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
fonte:Internet Tumori, nuova proteina: bloccandola, le cellule malate si autodistruggonoL'Università della California ha scoperto la proteina responsabile della crescita dei tumori5 maggio 2018 - La ricerca medica non si ferma mai e oggi sembra aver fatto una scoperta che potrebberivoluzionare il mondo della medicina e, in particolare, la ricerca della cura per i tumori. È stato infatti individuato il punto debole dei tumori aggressivi. Si tratta di una proteina, "gemella" di una proteina prodotta dalle cellule sane, in condizioni di stress. Bloccando la proteina gemella appena scoperta, inizia l'autodistruzione delle cellule malate. Finora gli esperimenti sono stati effettuati sui topi e si è partiti da una ricerca e individuazione della proteina nel tumore della prostata, ma potrebbe essere comune a molte altre forme di cancro. La scoperta è stata pubblicata dalla rivista Science Translational Medicine ed è stata effettuata dal gruppo di ricerca dell'Università della California a San Francisco, guidato da uno dei tanti "cervelli in fuga" nostrani,Davide Ruggero. La ricerca è iniziata con l'analisi di centinaia di tumori della prostata umani: ciò ha permesso di individuare due mutazioni genetiche che alterano l'attività della proteina chiamata eIF2a nelle cellule tumorali e la trasforma in una proteina "alternativa e gemella", P-eIF2a. Ciò che sorprende è che la forma della nuova proteina è simile ad una proteina prodotta dalle cellule sane sotto stress, per ridurre il consumo di energia: "in queste condizioni di stress infatti le cellule cercano di non consumare troppa energia" ha detto il ricercatore Davide Ruggero, originario di Catanzaro e da anni negli Stati Uniti. Ruggero ha continuato: "i tumori più aggressivi, che formano anche metastasi, devono lavorare di più rispetto ai tumori meno aggressivi, spendendo maggiori energie". Per crescere velocemente, le cellule hanno quindi imparato a razionalizzare e ottimizzare l'uso del carburante, senza restare prive di nutrimento, grazie a questa proteina alternativa. Ruggero ha dichiarato: "Abbiamo scoperto che questi tumori hanno imparato a controllare l'attività di questa proteina che ha una funzione di freno, come fosse una soglia oltre la quale sanno di non potersi spingere". Per questo motivo i tumori particolarmente aggressivi "diventano dipendenti da questa soglia, cruciale per la loro crescita". I test sono stati fatti su topi modificati geneticamente in modo da avere la stessa malattia e hanno confermato le prime osservazioni. Secondo Ruggero, lo stesso meccanismo è valido anche per altri tumori. In più i ricercatori hanno individuato un composto che è in grado di bloccare l'attività della proteina, tanto che nei topi i tumori della prostata hanno cominciato a ridursi entro 3 settimane dal trattamento. Bloccando la proteina "i tumori muoiono, perché lavorano troppo e non hanno più energie", ha dichiarato Ruggero. Entro un anno dovrebbero iniziare i test del composto sull'uomo, sperando di avvicinarsi alla rivoluzione della medicina e alla cura per i tumori più aggressivi. |
Post n°1640 pubblicato il 05 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano 24/04/2018 - Su Urano c'è puzza di uova marce? 20/04/2018 - Lanciata con successo TESS, la nuova missione NASA che andrà a caccia di pianeti extrasolar iLanciata con successo TESS, la nuova missione NASA che andrà a caccia di pianeti extrasolari i
Abbiamo una nuova sentinella spaziale che andrà alla ricerca di pianeti intorno ad altre stelle. La missione Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA è stata infatti lanciata con successo nella notte fra il 18 e il 19 aprile (00:51 ora italiana). Il lancio è stato effettuato con un vettore Falcon 9 realizzato dalla SpaceX di Elon Musk, che dopo il lancio da Cape Canaveral è rientrato come da programma su una "nave drone" di appoggio nell'Atlantico. TESS è considerato il successore del telescopio Kepler e ci permetterà di compiere nuovi importanti passi in avanti nello studio degli esopianeti. La missione di TESS durerà due anni, durante i quali il telescopio osserverà un campione di 350 mila stelle fra le più brillanti del cielo. In modo analogo a Kepler, per scoprire nuovi pianeti TESS sfrutterà il metodo dei transiti, osservando cioè le deboli fluttuazioni di luce causate dal passaggio degli esopianeti di fronte alla loro stella principale. A differenza di Kepler, TESS non osserverà un ristretta regione di cielo ma monitorerà tutta la volta celeste, osservando un campione di stelle molto luminose. Secondo le stime, nel corso della sua missione principale TESS potrebbe scoprire circa 20 mila nuovi esopianeti, 500 dei quali di dimensioni paragonabili a quelle della Terra, offrendo un campione ancora più ampio per studiare la formazione dei pianeti nella Galassia e andare a caccia di gemelli del nostro pianeta.
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Post n°1639 pubblicato il 05 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano 24/04/2018 - Su Urano c'è puzza di uova marce? 20/04/2018 - Lanciata con successo TESS, la nuova missione NASA che andrà a caccia di pianeti extrasolari 17/04/2018 - Dalla fantascienza alla mitologia, anche Caronte ha la sua toponomastica Ci sono i monti Clarke, dedicati allo scrittore di fantascienza autore di 2001:Odissea nello spazio, e c'è il monte Kubrick, dedicato al regista che nel 1968 trasformò il romanzo di Clarke in una pietra miliare del cinema di fantascienza. Sono solo due dei nomi scelti dall'Unione Astronomica Internazionale (IAU) per le formazioni geologiche di Caronte, la più grande luna di Plutone. Anche Caronte ha quindi una sua toponomastica ufficiale, decisa dall'IAU in seguito al successo della missione New Horizon, che ha visitato il satellite di Plutone nel corso della sua missione. Una toponomastica che trae ispirazione dal mondo della fantascienza, della mitologia e dell'esplorazione dello spazio. Caronte è uno degli oggetti più grandi nella fascia di Kuiper ed è molto ricco di formazioni geologiche, analogamente alla nostra Luna o ad altri satelliti nel Sistema Solare. Monti, crateri e valli che ora hanno ricevuto un nome ufficiale grazie all'IAU, l'ente che ha l'autorità a livello internazionale sulla toponomastica astronomica. Un ruolo chiave in questa fase l'ha avuto il team della missione New Horizon, che ha proposto i nomi in seguito alla campagna Our Pluto (il nostro Plutone) che si è svolta online nel 2015. I nomi celebrano l'epica esplorazione di Plutone condotta da New Horizon, e pertanto sono stati scelti in modo da celebrare lo spirito di esplorazione umana. Quelli di Caronte sono nomi ispirati alla letteratura, dalle antiche leggende ai cult della fantascienza moderna, in uno spirito decisamente internazionale. Articolo originale:https://www.iau.org/news/pressreleases/detail/iau1803/ |
Post n°1638 pubblicato il 05 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Astronews a cura di Massimiliano Razzano 24/04/2018 - Su Urano c'è puzza di uova marce? 20/04/2018 - Lanciata con successo TESS, la nuova missione NASA che andrà a caccia di pianeti extrasolari. 17/04/2018 - Dalla fantascienza alla mitologia, anche Caronte ha la sua toponomastica. 13/04/2018 - Sholz, la stella che ci ha "sfiorato" 70 mila annifaSholz, la stella che ci ha "sfiorato" 70 mila fa. In un passato non troppo lontano abbiamo ricevuto una visita interstellare. Lo conferma un nuovo studio apparso su Monthly Notices of the Royal Astronomica Society, secondo il quale 70 mila anni fa il nostro Sistema Solare fu visitato da una stella di passaggio, che arrivò a circa 0,5 anni luce dal Sole. In termini astronomici si tratta di un vero e proprio "incontro ravvicinato", che gli astronomi hanno ricostruito a partire dagli effetti che questa stella ha avuto sulla Nube di Oort, il gigantesco "serbatoio di comete" ai confini del Sistema Solare. Il risultato non solo getta luce su un importante episodio del passato del Sistema Solare, ma ci aiuta a capire meglio le interazioni fra il Sole e le stelle vicine. La stella in questione è chiamata la stella di Sholz oggi si trova a circa 20 anni luce da noi. Si tratta in realtà di un sistema doppio chiamato WISE J072003.20-084651.2, formato da una nana rossa e da una nana bruna. Secondo il nuovo studio, coordinato da Carlos de la Fuente Marcos dell'Università Computense di Madrid, circa 70 mila anni fa potrebbe aver sfiorato il nostro Sole, in termini astronomici s'intende. La scoperta è avvenuta nel 2015, e il nuovo studio conferma questo episodio a partire dalle traiettorie di 340 oggetti nella nube di Oort. Studiando le orbite di questi oggetti e confrontandole con i risultati di apposite simulazioni al computer, ci si aspetterebbe una distribuzione uniforme, mentre così non è "La pronunciata maggior densità appare proiettata nella direzione della costellazione dei Gemelli" suggerisce de la Fuente Marcos, "che corrisponde con l'incontro ravvicinato della stella di Scholz". |
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