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Messaggi del 27/07/2018

Su Marte accade che:

Post n°1691 pubblicato il 27 Luglio 2018 da blogtecaolivelli

Citazioni riportate integralmente dall'articolo de "LE SCIENZE" del 16 maggio 2008

Leggiamo:

"Dai dati resi disponibili dal radar SHARAD, risulta una formazione caratteristica con strati di ghiaccio ricchi di polveri e di altri materiali, alternati a strati più puri

astronomiaplanetologiaPer decenni i planetologi hanno ipotizzato che la sbalorditiva stratificazione geologica di Marte fosse dovuta alla innata instabilità dell'orbita del pianeta, che cambia il suo clima in modo ciclico. Ma finora è stato praticamente impossibile per i ricercatori fornire una ragionevole datazione degli strati collegata a particolari variazioni dell'eccentricità dell'orbita e dell'inclinazione dell'asse di rotazione.

La datazione degli strati sulla superficie di Marte come frutto di fenomeni periodici e non del caso è un'attività controversa. Sulla terra i paleooceanografi devono fare un lavoro di analisi molto dettagliata sulle carote di sedimenti recuperate in fondo all'oceano, ricorrendo a metodi di datazione molto precisi. Per quanto riguarda Marte, i ricercatori devono fare affidamento, gioco forza, soltanto sulle immagini riprese da centinaia di chilometri."

Continuando, l'autore riporta che:

"In un recente studio di cui viene rifierito sull'ultimo numero della rivista "Science", i geofisici J. Taylor Perron e Peter Huybers della Harvard University e colleghi di un'ampia collaborazione internazionale guidata da Roger Phillips del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado - che ha visto la partecipazione di studiosi italiani delle Università "la Sapienza" e Roma Tre e dell'Università d'Annunzio di Pescara, nonché dell'Istituto Nazionale di Astrofisica sempre di Roma - hanno combinato le immagini e le topografie relative ai cosiddetti North Polar Layered Deposits (NPLD) ottenute grazie alla sonda Mars Reconnaissance Orbiter della NASA. Dai dati resi disponibili dal radar denominato SHARAD, si evidenzia una stratificazione caratteristica in cui a strati di ghiaccio ricchi di altri materiali e di polveri, si alternano strati di ghiaccio più puri."

La conclusione dell'articolo è:

"Secondo le conclusioni dello studio, tale stratificazione può essere spiegata con i cicli di variazione dell'inclinazione dell'asse marziano e dell'eccentricità della sua orbita."

 
 
 

Le sonde spaziali dicono che:

Post n°1690 pubblicato il 27 Luglio 2018 da blogtecaolivelli

Citazioni riportate integralmente da LE  SCIENZE

25 luglio 2018

Un lago sotto la superficie di Marte

Un lago sotto la superficie di Marte(Credit: ESA/INAF/Davide Coero Borga-Media INAF) 

"Una ricerca tutta italiana ha scoperto un'enorme riserva di

acqua liquida sotto la superficie marziana in corrispondenza

del Polo Sud. Potrebbe trattarsi di acqua salmastra che rimane

allo stato liquido, nonostante le bassissime temperature, anche

per effetto della pressione del ghiaccio sovrastante, come avviene

per i laghi sub-glaciali scoperti sulla Terra(red)

planetologiaastronomiachimicaSi trova a un chilometro e mezzo di

profondità, e si estende trasversalmente per 20 chilometri sotto la

calotta polare meridionale di Marte. È un lago sub-glaciale rilevato

dalla sonda Mars Express dell'Agenzia spaziale europea (ESA),

che pone fine a un annoso dibattito. Lo annuncia su "Science" un

articolo firmato da Roberto Orosei, dell'Istituto di radioastronomia

dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF), e colleghi di un ampio

gruppo di ricerca tutto italiano autore della scoperta, che ha coinvolto,

oltre ad altri istituti INAF, anche le università di Roma "Sapienza",

Roma Tre, "Gabriele d'Annunzio" di Pescara, istituti del Consiglio

nazionale delle ricerche e Agenzia spaziale italiana. 

La presenza di acqua su Marte è oggetto di studio da decenni. Si sa

che nell'atmosfera del pianeta sono presenti piccole concentrazioni

di vapore acqueo, e che la superficie marziana è punteggiata da strati

di ghiaccio. In corrispondenza dei poli, inoltre, si osservano spesse

coltri glaciali, simili a quelle terrestri.

Un lago sotto la superficie di MarteIllustrazione dello studio: la sonda Mars Express dell'Agenzia spaziale europea

(in basso, al centro) ha effettuato misurazioni radar sulle coltri

glaciali del Polo Sud di Marte. Dai dati è emerso il profilo

stratigrafico rappresentato a sinistra nell'immagine: è evidente in

azzurro la discontinuità, interpretata come la presenza di un lago

sub-glaciale di acqua liquida. (Credit: ESA/INAF/Davide Coero

Borga-Media INAF)Proprio la similitudine con le condizioni

osservate sulla Terra ha portato più di trent'anni fa alle prime ipotesi

sulla presenza di acqua allo stato liquido sotto la superficie marziana.

Il modello è quello dei laghi sub-glaciali antartici. Anche se le temperature

scendono molto al di sotto di 0 °C, l'enorme pressione esercitata da

strati di chilometri di ghiaccio modifica il punto di fusione dell'acqua.

Ciò rende plausibile la presenza di laghi di acqua liquida alla base delle

coltri glaciali, e permette anche di spiegare lo scivolamento dei ghiacciai

con un basso coefficiente di attrito rispetto alla superficie su cui sono

posati. E le misurazioni effettuate in Antartide hanno confermato

sperimentalmente questo modello.

Per verificare se lo stesso tipo di stratificazione possa essere presente

anche su Marte, tra maggio 2012 e dicembre 2015 Orosei e colleghi hanno

usato il Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding

(MARSIS), un sofisticato strumento radar italiano montato sul Mars Express,

per monitorare la regione del Planum Australe, in corrispondenza del Polo Sud di Marte.

Dall'analisi di 29 serie di campionamenti della zona, è emersa un'improvvisa

discontinuità a circa 1,5 chilometri di profondità che si estende in senso

orizzontale per 20 chilometri. Il profilo radar di quest'area è proprio simile

a quella dei laghi sub-glaciali scoperti in Antartide e in Groenlandia, indicando

che l'ipotesi di partenza dei ricercatori era corretta.

Rimane solo da spiegare se effettivamente il punto di fusione dell'acqua

in quelle condizioni - temperatura intorno a -74 °C, e la pressione di 1,5

chilometri di coltre glaciale sovrastante - sia talmente basso da giustificare

la presenza di acqua liquida. L'ipotesi di Orosei e colleghi è che nell'acqua

marziana siano disciolti sali di magnesio, calcio e sodio, presenti in abbondanza

nelle rocce di Marte, che rendono l'acqua salmastra, abbassandone ulteriormente

la temperatura di solidificazione.

La scoperta dei ricercatori italiani è importante anche in prospettiva, perché

definisce un metodo di ricerca che potrà essere applicato in futuro, e con sempre

maggiore precisione, facendo luce anche sulle trasformazioni geologiche della

superficie di Marte.

Come sottolinea in un articolo di commento pubblicato sempre su "Science" da

Anja Diez, ricercatrice del Norwegian Polar Institute a Tromso, in Norvegia, la

disponibilità di dati radar ad alta risoluzione permetterà prevedibilmente di

individuare anche riserve d'acqua più limitate ma numerose, che influiscono

sui flussi del ghiaccio marziano, e di studiare gli strati di ghiaccio che si sono

depositati nel corso dei millenni. Strati di ghiaccio e masse d'acqua rappresentano

un registro storico del clima marziano, e potrebbero così contribuire a una

ricostruzione sempre più accurata del lungo passato del Pianeta Rosso."

 
 
 

L'ingegneria genetica fa sapere che:

Post n°1689 pubblicato il 27 Luglio 2018 da blogtecaolivelli

Citazioni riportate integralmente da Le Scienze

26 luglio 2018

Il futuro di CRISPR è meno verde

Il futuro di CRISPR è meno verde (Igor Stevanovic/SPL/AGF)

Il portale dell'ingegneria genetica dichiara che:

"Una sentenza della Corte Europea ha stabilito che le piante

modificate con questa tecnica devono essere considerate come

OGM e regolamentate di conseguenza. La argomentazioni della

Corte però sono in netto contrasto con i pareri espressi dalla

comunità scientificadi Anna Meldolesi/CRISPerMan

geneticaagricolturaLe piante modificate con le nuove tecniche di

editing genomico sono degli OGM e come tali vanno regolamentate.

Lo stabilisceuna sentenza emessa dalla Corte Europea in relazione a

una richiesta di chiarimenti avanzata dalla Francia. La notizia rappresenta

una doccia fredda per i genetisti vegetali del Vecchio Continente, che

avevano salutato l'arrivo dell'editing, e in particolare della tecnica

CRISPR, come una grande chance per far ripartire la ricerca dopo 20 anni

di ostruzionismo politico-regolatorio sugli OGM.

Le argomentazioni della Corte sono in netto contrasto coni pareri

 espressi finora dalla comunità scientifica, secondo cui l'editing

meriterebbe una regolamentazione leggera e caso per caso, almeno

quando non comporta l'inserimento di materiale genetico estraneo.

Infatti, se l'intervento consiste nella semplice correzione delle lettere

del DNA della pianta, nella loro collocazione originaria, il risultato

può essere indistinguibile dalle sostituzioni nucleotidiche che

avvengono ogni giorno, in modo del tutto naturale, nel genoma di

tutti gli organismi. Da questo punto di vista, secondo i ricercatori,

il procedimento assomiglia alle pratiche convenzionali di miglioramento

genetico più che all'ingegneria genetica, che invece prevede lo

spostamento di interi geni da un organismo all'altro. Dalle moderne

biotecnologie, però, l'editing ha preso e sviluppato altri pregi, perché

consente di sapere esattamente cosa si va a cambiare, e permette

di farlo in modo mirato, mentre gli ibridatori convenzionali

modificano i genomi senza sapere esattamente quali mutazioni

trasferiscono e selezionano.

Se pensiamo all'ereditarietà come a una slot machine, per vincere

un set di caratteristiche utili con i metodi tradizionali occorrono

molte giocate e una grande dose di fortuna. La mutagenesi classica

(ottenuta con radiazioni e sostanze chimiche) ha dato agli agronomi

un pacchetto extra di monete da giocare, per usare la metafora

proposta da Carl Zimmer. Ma è solo con gli approcci biotech

degli ultimi decenni che ci siamo emancipati dalla tirannia della

sorte e, paradossalmente, sono proprio i procedimenti più avanzati

a finire nel mirino dei regolatori.

Il futuro di CRISPR è meno verdePianta di soia, una delle colture su cui sono state applicate tecniche per ottenere

OGM. (Igor Stevanovic/SPL/AGF)Sottoporre le piante editate

con CRISPR alla stessa mole di controlli e oneri burocratici a cui

oggi sottostanno gli OGM, come prevede la sentenza, significherebbe

far lievitare tempi e costi per lo sviluppo e la commercializzazione

di nuove varietà, mettere a rischio i finanziamenti per questo

promettente filone di ricerca, consegnare il futuro delle nuove

biotecnologie nelle mani dei paesi extra-europei più aperti all'innovazione

e delle grandi aziende sementiere che, a differenza della ricerca

accademica e delle piccole società, possono sobbarcarsi i costi della

sovraregolamentazione, almeno per quanto riguarda le materie prime

commercializzate su larga scala. Concretamente questo vorrebbe dire

rinunciare ad applicare CRISPR e altri metodi innovativi per risolvere

i problemi dei nostri prodotti tipici e del comparto produttivo europeo,

condannando le nuove biotecnologie a ripercorrere la stessa parabola

delle vecchie, e circoscrivendone il successo al regno delle commodities e

delle multinazionali.

La sentenza riconosce la possibilità di esentare dalle severe regole

relative a controlli pre-marketing, tracciabilità, etichettatura e

monitoraggio le piante prodotte con le tecniche di mutagenesi più datate,

incorrendo così nell'errore di scambiare l'età delle tecnologie per una

prova di sicurezza d'uso. Dal punto di vista scientifico si tratta di un

palese non-senso, perché si favoriscono i sistemi grossolani, a discapito

delle nuove tecniche di precisione.

La Corte non si è limitata a interpretare la legge, ma ne ha dato una lettura

politica, secondo Michele Morgante dell'Università di Udine, perché ha

preso per buoni i presupposti fallaci del Consiglio di Stato francese.

"Che errore sostenere che il genome editing muta gli organismi come non

avverrebbe in natura", commenta anche Emidio Albertini dell'Università

di Perugia. "Chi stabilisce quanti anni di coltivazione e consumo servono

perché i prodotti di una certa tecnologia siano considerati sicuri?", si chiede

Roberto Defez, del CNR di Napoli. Secondo il presidente della Società

italiana di genetica agraria, Mario Pezzotti, ora si pongono almeno due

problemi sul tavolo. Numero uno: stabilire lo spartiacque tra mutagenesi

tradizionale e non-tradizionale, chi lo farà e in base a quali criteri? Numero

due: risolvere il rebus della tracciabilità delle piante editate che, nel caso

di correzioni mirate, possono risultare indistinguibili dalle piante convenzionali.

"L'unica via d'uscita sarebbe riscrivere da capo la direttiva sugli OGM", ci ha

detto Pezzotti. La comunità scientifica, del resto, ha sempre sostenuto che

una buona regolamentazione dovrebbe discriminare i singoli prodotti sulla

base delle loro effettive caratteristiche e del profilo di rischio di ciascuno,

non del procedimento usato per produrli. Questo sì che assicurerebbe

un futuro più verde a CRISPR e all'innovazione nei campi."
(L'originale di questo articolo è stato pubblicato nel blog CRISPerMania il 25 luglio 2018. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

 
 
 

Le neuroscienze dicono che:

Post n°1688 pubblicato il 27 Luglio 2018 da blogtecaolivelli

citazioni riportate integralmente da Le Scienze luglio 2018

"Una sperimentazione su topi neonati ha dimostrato che la presenza della madre nel nido è fondamentale per lo sviluppo della corteccia prefrontale dei cuccioli e che questo effetto è mediato dal neurotrasmettitore serotonina."

Le neuroscienze dicono che:

"Nei mammiferi, due fattori rivestono un ruolo cruciale nelle prime fasi dello sviluppo cerebrale dei più piccoli. Il primo è di tipo comportamentale, e riguarda le cure materne. Il secondo è di tipo biochimico, ed è costituito dalla concentrazione del neurotrasmettitore serotonina. Ora per la prima volta, una ricerca ha dimostrato che questi due fattori vanno considerati in un unico quadro coerente. In particolare, grazie a uno studio pubblicato su "eNeuro", Catia M. Teixeira e colleghi del Nathan Kline Institute for Psychiatric Research a Orangeburg, nello Stato di New York, hanno dimostrato che la presenza della madre determina effetti a lungo termine sullo sviluppo cerebrale dei piccoli proprio grazie alla modulazione del sistema della serotonina.

Teixeira e colleghi sono giunti a questa conclusione tramite a una serie di registrazioni wireless dell'attività cerebrale di piccoli di topo appena nati, divisi in due gruppi, a seconda che fossero esposti o meno all'interazione con la madre. L'analisi dei dati ha mostrato che la presenza materna nel nido ha determinato un incremento dell'attività della corteccia prefrontale dei cuccioli che non si riscontra invece nei neonati deprivati di cure materne. Questa regione cerebrale è caratterizzata da un'elevata densità di recettori per la serotonina e da uno sviluppo relativamente lento rispetto ad altre regioni.

Quando sono intervenuti bloccando i recettori per la serotonina, i ricercatori hanno verificato che l'effetto della vicinanza materna era svanito, il che ha portato a ipotizzare che l'azione delle cure materne fosse mediata proprio da questo neurotrasmettitore.

 Per trovare una conferma a questa ipotesi, gli sperimentatori hanno trattato alcuni piccoli, precedentemente deprivati delle cure materne,con fluoxetina. Questa molecola con azione farmacologica appartiene alla classe degli inibitori della ricaptazione della serotonina, ed è comunemente usata per trattare diversi disturbi, tra cui depressione, ansia, disturbi ossessivo-compulsivi e attacchi di panico. Essa agisce incrementando i livelli di serotonina, che così possono stimolare più intensamente i relativi recettori.I piccoli senza cure materne così trattati hanno dimostrato di sviluppare un'attività nella corteccia prefrontale simile a quella osservata nei cuccioli cresciuti in presenza della madre.Questi risultati dimostrano in modo inequivocabile che il contatto con la madre è direttamente correlato allo sviluppo neuronale con la mediazione della serotonina; quindi forniscono un possibile meccanismo in virtù del quale la separazione dalla madre nelle prime fasi di vita possa lasciare nei piccoli un'impronta profonda sullo sviluppo successivo." (citazioni integrali)

 
 
 

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