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Messaggi del 15/10/2019
Post n°2387 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse dell' Internet Indagine sul Dna nelle acque: la scoperta clamorosa 06.09.2019 - Paolo Vites Lo studio più complesso mai effettuato sul mostro di Loch Ness nessie-loch-nessieLa famosa foto di Robert Kenneth Wilson Esiste o non esiste? Da più di cento anni almeno, appassionati, studiosi, cacciatori di misteri, semplici turisti si affannano nella disputa che riguarda l'esistenza o meno di una misteriosa creatura nelle oscure acque del lago di Loch Ness, in Scozia, il lago più grande del Regno Unito. Tante foto che mostrano una sorta di animale preistorico sono state scartate perché frutto di evidenti fotomontaggi, eppure c'è ancora chi si ostina a dire di aver visto un animale sconosciuto spuntare dalle acque del lago. Adesso arriva i risultati dello studio più complesso mai effettuato sul mostro di Loch Ness, a opera di un team di studiosi della Nuova Zelanda. Uno studio scientifico, non la semplice ricerca con sottomarini o apparecchiature varie (che hanno sempre comunque dato esito negativo) eseguito prelevando 250 campioni delle acque del lago per studiarne il dna contenuto. Nessuna traccia di animali preistorici o mostri della natura, ma clamorosamente si è potuto individuare che "qualcosa" in effetti c'è. Che cosa? TROVATO IL "MOSTRO DI LOCH NESS" Anguille: "La presenza davvero abbondante di dna di anguille ha portato alla conclusione che effettivamente esemplari giganteschi di questo animale possano trovarsi nelle acque del lago. Queste anguille fuori norma vivrebbero nelle profondità delle acque, ma il loro spuntare in superficie potrebbe spiegare l'effetto visuale di una creatura anomala, il cosiddetto mostro di Loch Ness" dicono i ricercatori. Secondo il professor Gemmel dell'università di Otago, scrive il quotidiano inglese Independent, "esiste una quantità molto significativa di dna di anguille. Il lago ne è pieno, ogni campione prelevato riportava il loro dna". I dati raccolti però non permettono di calcolare le loro dimensioni, ma vista la grande quantità di dna "non possiamo escludere la possibilità che possano esserci anguille giganti" ha detto ancora. In effetti in passato diversi sommozzatori in passato avevano detto di aver visto grandi anguille in profondità, grandi anche circa quattro metri: "Come genetista penso molto alle mutazioni e alle variazioni naturali, e mentre un'anguilla così grande sarebbe ben al di fuori della gamma normale, non sembra impossibile che qualcosa potrebbe crescere a dimensioni così insolite". Svelato per sempre il mistero del lago di Loch Ness? |
Post n°2386 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: le risorse dell'Internet I rettili simili a coccodrilli che terrorizzavano i dinosauri Per gli erbivori di 210 milioni di anni fa, la morte aveva le sembianze dei rauisuchi, bestioni lunghi come camion che si spinsero quasi fino all'Antartide: uno studio fa luce su alcuni degli ultimi rappresentanti di questo gruppo estinto. Scene di ordinaria contesa in un ecosistema del Triassico: due rauisuchi lottano per la carcassa di un erbivoro (illustrazione artistica).|VIKTOR RADERMACHER I dinosauri vegetariani del Triassico e i terapsidi, i rettili imparentati con gli antenati dei mammiferi, avevano una preoccupazione in comune: quella di finire tra le grinfie dei rauisuchi, giganteschi carnivori simili a coccodrilli che si estinsero 200 milioni di anni fa. Un nuovo studio su due specie di questo ordine di predatori vissute in Africa meridionale fa luce sull'aspetto, e sulle abitudini alimentari, di animali ancora poco conosciuti, i cui fossili sono spesso stati confusi con quelli dei dinosauri. SENZA RIVALI. I rauisuchi appartenevano al clade degli arcosauri, un grande gruppo di rettili che include i dinosauri, gli antenati estinti dei coccodrilli, gli pterosauri, i coccodrilli e, secondo alcune classificazioni, gli uccelli attuali. Nel Triassico medio e superiore, i rauisuchi si trovavano all'apice della catena alimentare, e quando si estinsero, lasciarono una nicchia che fu occupata dai grandi dinosauri carnivori. L'autore dello studio, Rick Tolchard, insieme a un fossile di rauisuco trovato in Namibia. | HELKE MOCKE VISTI DA VICINO. Fossili di rauisuchi sono venuti alla luce in diversi strati di roccia della Elliot Formation, una formazione geologica in Lesotho e Sudafrica. I paleontologi dell'Università di Witwatersrand hanno rianalizzato denti, mascelle, corazza e zampe posteriori di cinque esemplari appartenenti a due diverse specie di rauisuchi vissute 210 milioni di anni fa, tra le più recenti restituite da questo sito di scavi.
Denti di rauisuchi, capace di sminuzzare un dinosauro. | WITS UNIVERSITY A MACCHIA D'OLIO. Le osservazioni confermano che i bestioni, che crescevano fino a 10 metri e avevano denti serrati e ricurvi, si nutrivano di dinosauri erbivori. Il loro grosso cranio era adatto ad addentare una grande varietà di creature, e forse proprio l'abbondanza di cibo determinò la fortuna del gruppo di predatori, che si spinse fino quasi al Circolo polare antartico, portando il proprio corpo al limite delle capacità adattive. I rauisuchi sono filogeneticamente vicini ai coccodrilli odierni, ma nel Triassico svilupparono forme e taglie molto diverse tra specie e specie. I carnivori descritti nello studio rappresentano alcuni degli esemplari più grandi appartenenti a questo gruppo. |
Post n°2385 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
NOBEL CHIMICA 2019 / I "magnifici tre" che ricaricano i nostri telefoni ogni notte10.10.2019 - Elisabetta Bulla Le ricerche dei chimici Goodenough, Whittingham e Yoshino hanno condotto alla costruzione delle batterie ricaricabili al litio che conosciamo cina treno litio tecnologia lapresse1280Cina: i test per un treno sospeso alimentato al litio (LaPresse) I vincitori del Premio Nobel per la Chimica 2019 sono John B. Goodenough, M. Stanley Whittingham e Akira Yoshino "per lo sviluppo delle batterie al litio". In particolare, John B. Goodenough, nato nel 1922 a Jena, in Germania, è la persona più anziana insignita del Premio Nobel e ha lavorato presso la University of Texas at Austin (Usa). M. Stanley Whittingham, invece, nato nel 1941 in Gran Bretagna, è Professore illustre alla Binghamton University, State University di New York (Usa). Akira Yoshino, infine, nato nel 1948 a Suita, in Giappone, è membro onorario della Asahi Kasei Corporation a Tokyo (Giappone) e Professore alla Meijo University di Nagoya (Giappone). "Hanno reso possibile un mondo ricaricabile", questa la motivazione data dall'Assemblea del Nobel al Karolinska Institutet a Solna. I tre studiosi hanno contribuito all'invenzione delle batterie al litio (o, più precisamente, degli accumulatori agli ioni di litio), oggi comunemente presenti nei telefoni cellulari, nei personal computer e nelle auto elettriche. "Attraverso il loro lavoro, i vincitori del premio per la Chimica di quest'anno hanno gettato le basi per una società senza fili e senza combustibili fossili". Le batterie agli ioni di litio sono infatti ricaricabili, leggere, durevoli e possono essere utilizzate per immagazzinare energia da fonti rinnovabili, ad esempio energia solare o eolica, rendendo possibile una società senza combustibili fossili. 70, durante la crisi energetica, il forte impulso del litio, in grado di liberare il suo elettrone esterno, e ha così sviluppato la prima batteria al litio funzionale. In particolare, ricercando dei superconduttori, ha scoperto un materiale estremamente ricco di energia, che ha usato per creare un catodo innovativo in una batteria al litio. Questo è stato realizzato con disolfuro di titanio che, a livello molecolare, ha spazi che possono ospitare ioni di litio. L'anodo della batteria, invece, era in litio-alluminio. Ciò ha portato alla nascita di una batteria che aveva letteralmente un grande potenziale, poco più di due volt. Tuttavia, il litio metallico è reattivo e la batteria era troppo esplosiva per essere praticabile. John B. Goodenough, tra gli anni 70 e 80, ha raddoppiato il potenziale della batteria al litio, creando le condizioni necessarie alla costruzione di una batteria molto più potente e utile. Infatti, comprese che il catodo avrebbe avuto un maggior potenziale qualora fosse stato realizzato usando un ossido metallico, e non un solfuro metallico, utilizzato invece da Whittingham. Nel 1980 dimostrò che l'ossido di cobalto, intercalato agli ioni di litio, è in grado di produrre addirittura quattro volt. Akira Yoshino, usando come base il catodo innova- tivo di Goodenough, creò la prima batteria al litio nel 1985, uscita sul mercato nel 1991, riuscendo ad eliminare il litio puro, reattivo, dall'anodo, usando invece il coke petrolifero, che può anch'esso esser intercalato agli ioni di litio. Quando caricò il coke petrolifero con elettroni, gli ioni di litio vennero attirati nel materiale; quando poi accese la batteria, gli elettroni e gli ioni di litio fluirono verso l'ossido di cobalto nel catodo, dal potenziale molto più elevato. Il vantaggio delle batterie al litio è che queste ultime non sono basate su dannose reazioni chimiche che rompono gli elettrodi, ma sugli ioni di litio che scorrono avanti e indietro tra l'anodo e il catodo, tra gli elettrodi a cui sono intercalati, senza avviare una reazione con l'ambiente circostante e garantendo lunga vita alla batteria stessa. Tutto ciò ha reso la batteria non solo attuabile e funzionante, ma anche leggera e ricaricabile centinaia di volte prima che si possa deteriorare. L'uscita sul mercato delle batterie al litio (1991) rivoluzionò l'elettronica stessa. I computer diventarono portatili e si svilupparono nuovi mezzi tecnologici quali tablet e lettori MP3. La batteria al litio, considerata ancora oggi la più efficiente, ha subito negli anni dei miglioramenti; tra questi, Goodenough ha sostituito l'ossido di cobalto con il fosfato di ferro, rendendo così la batteria maggiormente rispettosa dell'ambiente. Nonostante la sua età, infatti, egli continua tutt'oggi a ricercare batterie sempre più efficaci e sicure: la sua ultima invenzione è la "batteria di vetro" che, se confermata, dovrebbe essere nettamente migliore rispetto alle batterie al litio per densità di energia, intervallo di temperatura operativa e sicurezza. Akira Yoshino, durante la conferenza stampa in cui si annunciavano i vincitori, ha detto: "la curiosità è stata il mio motore, la mia principale forza trainante", mentre in un'altra intervista telefonica ha ribadito l'importanza di continuare a pensare e a riflettere, identificando in questo il segreto della sua creatività. Gli studiosi insigniti del Premio Nobel per la Chimica 2019 hanno contribuito, e contribuiranno, in maniera essenziale allo sviluppo di una società senza fili e senza combustibili fossili e hanno dimostrato come un fallimento non riesca a fermare la curiosità e il desiderio di scoprire e conoscere tipici dell'uomo. © RIPRODUZIONE RISERVATA |
Post n°2384 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Grande Adria, un continente perduto Non è Atlantide e alcuni resti sono in Italia 24.09.2019 - Paolo VitesGrande Adria, un continente perduto si trovava nel cuore del Mediterraneo. Non è Atlantide e alcuni resti sono in Italia... La grande scoperta. grande adriaGrande Adria Senza saperlo, milioni di turisti trascorrono le loro vacanze su un grande continente perduto. E' la mitica e leggendaria Atlantide, il continente che si suppone sia sprofondato nel Mar Mediterraneo dove ora si trova il Mar Egeo, lasciando in superficie solo migliaia di isolette? No, dicono subito gli studiosi che hanno annunciato la loro scoperta, non è Atlantide, ma "la Grande Adria". E i resti di questo continente perduto si trovano in superficie, non sotto al mare, un territorio che si estende da Torino al nord della Puglia. Una terra che, hanno detto i ricercatori della università olandese di Utrecht, si staccò dalla Africa del nord più di 200 milioni di anni fa. Sempre secondo gli studiosi gran parte del territorio è immerso nel mantello terrestre, tuttavia una parte della massa è rimasta visibile, costituendo una striscia di terra in tutta Italia che si estende da Torino a nord fino alla Puglia a sud. Secondo l'articolo pubblicato sulla rivista Gondwana Research, la massa terrestre si è separata dal Nord Africa oltre 200 milioni di anni fa prima di spostarsi lungo il complesso sistema di placche tettoniche che compongono la regione mediterranea. IL DISASTRO GEOLOGICO "tutto è curvo, rotto e impilato. Rispetto a questo, l'Himalaya, ad esempio, rappresenta un sistema piuttosto semplice. Lì puoi seguire diverse grandi linee di faglia su una distanza di oltre 2000 chilometri". Gran parte della massa di terra però è sprofondata in mare, sotto le acque a ovest dell'Italia, coperto da barriere coralline, mari poco profondi e sedimenti. Quei sedimenti hanno continuato a formare rocce, che a loro volta sono state raschiate via via che il continente affondava sotto placche tettoniche lasciando catene montuose nelle Alpi, Appennino, Balcani, Grecia e Turchia. Non è la prima volta che vengono scoperte masse di terra perdute. Nel 2017 i ricercatori dell'Università del Witwatersrand in Sudafrica hanno scoperto che l'isola di Mauritius si trova sulla cima di un frammento non scoperto del Gondwana del "supercontinente" vecchio di 200 milioni di anni, che si divise per formare Africa, Sud America, Antartide, India e l'Australia circa 180 milioni di anni fa. |
Post n°2383 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: le risorse della Rete
"cuore" di Giove NASA/JPL-Caltech giovinezza di Giove, che ne porta ancora le tracce: sarebbe questo il motivo per cui il nucleo del pianeta non è piccolo e compatto, ma gli elementi pesanti da cui è composto sono sparsi in un volume che occupa quasi metà del suo raggio. Quattro miliardi e mezzo di anni fa, Giove, allora ancora in fase di formazione, entrò in collisione con un protopianeta con una massa dieci volte superiore a quella della Terra. L'apocalittico scontro frontale sconvolse il nucleo del pianeta con conseguenze rilevabili ancora oggi. probabile della inaspettata struttura del nucleo di Giove rivelata dalla sonda Juno della NASA che, lanciata nel 2011, dal 2016 sta orbitando attorno al pianeta raccogliendo un'importantis- sima varietà di dati. A sostenerlo è uno studio, pubblicato su "Nature", condotto da un gruppo internazionale di ricercatori diretti da Andrea Isella della Rice University, e Shang-Fei Liu. D, della Sun Yat-sen University a Zhuhai, in Cina. a Giove (NASA)La rilevazione del campo gravitazio- nale del pianeta fatta da Juno aveva infatti mostrato delle anomalie del tutto inaspettate: invece di essere piccolo e compatto, il nucleo di Giove occupa quasi metà del suo raggio, e gli elementi pesanti (ossia diversi da idrogeno ed elio), che rappresentano il 10-15 per cento della sua massa, sono diluiti e sparpagliati in questo enorme volume. Il problema è che i modelli di formazione planetaria indicano che la maggior parte degli elementi pesanti si accumula durante le prime fasi della formazione di un pianeta creando un nucleo relativamente compatto. Dopo aver eseguito migliaia di simulazioni al computer, Shang-Fei e colleghi sono riusciti a identificare uno scenario in grado di dar conto dell'inconsueta struttura del nucleo di Giove. Secondo la loro ricostruzione, inizialmente Giove era formato da un nucleo solido e compatto di elementi pesanti con una massa pari a circa una decine di masse terrestri, circondato da una estesa e massiccia atmosfera, all'incirca corrispondente a quella attuale. Raffigurazione schematica dell'effetto sul nucleo di Giove dell'impatto con il protopianeta (© Shang-Fei Liu/Sun Yat-sen University) Il fortissimo campo gravitazionale di Giove deve aver perturbato l'orbita di uno dei protopianeti che popolavano il giovane sistema solare, dotato di un nucleo solido di circa otto masse terrestri e un'atmosfera di due. L'enorme differenza fra le masse dei due corpi celesti ha fatto sì che il protopianeta si precipitasse a capofitto su Giove, dirigendosi come un proiettile verso il suo nucleo. Il conseguente impatto fra i due nuclei di dimensioni abbastanza simili li avrebbe quindi mandati in frantumi rimescolandone il materiale con quello dell'atmosfera circostante. I risultati ottenuti, osserva Isella, potrebbero interessare non solo i planetologi, ma anche una più ampia platea di astronomi, che a volte osservando stelle lontane vedono emissioni infrarosse che scompaiono inspiegabilmente dopo qualche anno: "Una possibilità è che si stia guardando una stella mentre due pianeti rocciosi si scontrano frontalmente e si frantumano, creando una nuvola di polveri che assorbe la luce stellare e la riemette. Si osserva così un lampo, ma dopo un po' di tempo, la polvere si dissipa e l'emissione sparisce." (red) |
Post n°2382 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Titolo: Umani. La nostra storia Autore:Adam Rutherford Traduttore: Sabrina Placidi Illustratore: Alice Roberts Editore: Bollati Boringhieri Collana: Saggi. Scienze Anno edizione: 2019 In commercio dal: 30 maggio 2019 Pagine: 240 p., ill. , Brossura Descrizione Umani racconta la storia di come siamo diventati le creature che oggi siamo, con quella capacità, questa sì unica, di inda- gare su ciò che ci rende ciò che siamo. Aggiornato alle ultimissime scoperte in campo antropologico, Umani è un saggio elettrizzante e fresco, che mostra quanto di inequivocabilmente animale persista in noi e quanto di straordinariamente umano ci renda diversi. «Affascinante, avvincente e ricco di informa- zioni. Ho imparato di più sulla biologia da questo breve libro che da anni di lezioni di scienze. Una lettura originale e meravigliosa» - Peter Frankopan, storico, autore di Le vie della seta «Adam Rutherford è un narratore eccezionale. Umani è pieno di racconti geniali, colpi di scena e scoperte scientifiche dell'ultimo minuto, e offre una prospettiva completamente nuova su chi siamo e come siamo diventati ciò che siamo» - Hannah Fry, autrice di Hello World «Forte delle sue competenze e capacità di divulgatore, Adam Rutherford spiega e racconta gli umani» - il venerdì Da sempre ci piace pensare che l'uomo sia una specie unica ed eccezionale. Ma c'è davvero qualcosa di speciale in noi che ci distingue dagli altri animali? La biologia evoluzionistica ha ormai ampiamente rivisto l'antichissima idea della nostra «superiorità» in natura, abbattendo uno a uno tutti i nostri supposti primati; gli umani sono solo un piccolo ramoscello di quel singolo, gigantesco albero genealogico che comprende quattro miliardi di anni, un sacco di colpi di scena e un miliardo di specie diverse. Pensiamo di essere la sola specie in grado di comunicare con un linguaggio complesso; ma poi abbiamo scoperto la comunicazione delle balene, dei ragni, degli uccelli, e questa peculiarità tutta umana è stata fortemente ridimensionata. Abbiamo a lungo pensato di essere i soli in grado di utilizzare strumenti: poi abbiamo osservato specie che usano utensili complessi, dalle scimmie ai delfini. Anche il fuoco, ritenuto dominio esclusivo dell'uomo, è governato con astuzia da un rapace australiano che raccogliendo tizzoni ardenti provoca incendi controllati nella prateria per far scappare gli animali e cacciarli più facilmente. Per non parlare del sesso a scopo ricreativo e non generativo, tanto comune nella comunità dei bonobo. E che dire dell'omosessualità? Basta osservare i rituali delle giraffe per comprendere come l'espressione «contro natura» perda qualunque significato. Questo paradosso - il fatto che la nostra biologia sia la medesima di tutti gli altri viventi, eppure noi ci consideriamo speciali - sta alla base della nostra natura. Tuttavia, Adam Rutherford ci mostra come in effetti, in un certo senso, siamo speciali. L'evoluzione ha scolpito in noi capacità del tutto peculiari - come lo ha fatto, diversamente, in tutte le altre specie -, che fanno sì che la nostra storia evolutiva sia davvero unica. |
Post n°2381 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: le risorse della Rete 1) Titolo: Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza Autore:Edoardo Boncinelli Editore: Il Saggiatore Collana: La cultura Anno edizione: 2019 In commercio dal: 13 giugno 2019 Pagine: 288 p., Brossura Da millenni proviamo a dire, in infiniti modi, che cos'è il male. A ogni violenza subita, per ogni sopruso, invochiamo questo nome arcaico. Lo assegniamo ai nostri piccoli tormenti quotidiani e ai grandi desideri inappagati, alle inquietudini e ai disagi, all'infelicità e all'ingiustizia che da sempre ci pare governare il mondo. Alla morte, persino: il male più temibile di tutti. Comunque sia, ciò che è «male» per noi non dovrebbe esistere affatto. Vorremmo allontanarlo, scansarlo, cacciarlo via per sempre dalla nostra vita. Ma che cos'è davvero il male? Il grande scienziato Edoardo Boncinelli tenta di dare una risposta analizzando le particelle elementari che compongono questa contradditoria entità, con tutti gli strumenti che la scienza e la filosofia mettono a nostra disposizione. Ci racconta la biologia del male, come nascono il dolore psicologico e quello fisico, e la sua fisiologia, che si traduce nella malattia e nella morte. Affronta il crimine, il male dal punto di vista etico - la cronaca nera dell'umanità - e ci descrive come produttori di sofferenza, capaci di mentire e perfino di uccidere i nostri simili. Si spinge ai confini del pensiero per sondare l'oscurità che si annida nella nostra stessa coscienza; per farci riflettere sulla nostra doppia natura di esseri sospesi tra istinto e ragione, tra necessità e libertà, insieme carnefici e vittime di un dolore cui nulla e nessuno può sottrarsi. 2)Titolo:La storia di tutte le storie Autore: Editore: Castelvecchi Collana: Irruzioni Anno edizione: 2019 In commercio dal: 21 febbraio 2019 Pagine: 48 p., Brossura Descrizione Tremila anni fa l'uomo poteva solo fantasticare, ma era ben lontano dal poter dare sostanza di verità a quel che immaginava. Le cose oggi sono radicalmente cambiate. Da circa quattro secoli non c'è più alcun bisogno del mito, perché la scienza moderna ha fondato una conoscenza più affidabile. Come è nato il mondo? Qual è l'origine dell'uomo? Boncinelli ci accompagna, attra- verso la scienza, tra sapere e mistero, fra pregiudizi e ricerca della verità. La sua narrazione muove dagli esordi della vita, dal Big Bang all'espansione dell'universo, dalla scoperta del fuoco all'invenzione della scrittura, dalla relatività alla fisica quantistica, e arriva all'era attuale degli smartphone e delle meraviglie tecnologiche, passando per le onde gravitazionali. Un viaggio affascinante, che ci permette di scoprire quanto la realtà sia più creatrice del mito e dell'immaginazione umana. Titolo: Dall'origine. Una grande storia del tutto Autore:David Christian Traduttore: Tullio Cannillo Editore: Mondadori Collana: Le scie Anno edizione: 2019 In commercio dal: 19 marzo 2019 Pagine: 357 p., Rilegato Descrizione Un progetto storiografico articolato, di respiro globale, tanto innovativo quanto saldamente ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste aree della conoscenza, società e culture diverse. «Un viaggio attraverso miliardi di anni che arriva dritto al punto: la vita è un miracolo. Una storia del tutto, avvincente e persuasiva» - The Washington Post «Un libro maestoso e imponente, un po' come il big bang. I processi che descrive s ono noti, ma non sono mai stati spiegati con tale chiarezza e vivacità» - The Times Perché ci troviamo su questo pianeta, in questo preciso luogo e in questo preciso tempo? Qual è il nostro ruolo in un sistema così complesso, che non riusciamo ancora a comprendere pienamente? E, soprattutto, è possibile servirsi della scienza per raccontare la storia dell'universo, della Terra e degli organismi viventi e trovare risposta a quelle domande che da sempre ci tormentano? La soluzione avanzata da David Christian, docente di storia cresciuto tra Nigeria, Galles e Canada, è la Big History , la «storia del tutto», una narrazione delle origini in chiave moderna, laica e unificante. Un progetto storiografico articolato, di respiro globale, tanto innovativo quanto saldamente ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste aree della conoscenza, società e culture diverse. Un approccio in grado di riassumere con una manciata di leggi interpretative gli ultimi 13,82 miliardi di anni di vita dell'universo: dal big bang al sistema solare, dagli oceani ai minerali, dai dinosauri ai primati, dall'arte rupestre alle guerre mondiali, dal nomadismo a internet. Al cuore di questa moderna narrazione delle origini c'è l'idea di una complessità crescente: la successione di condizioni fortunate e vantag- giose ha infatti permesso l'evoluzione di qualcosa di piccolo e semplice come un atomo in forme sempre più complesse, in un processo che continua a svolgersi sotto i nostri occhi. Oggi pensiamo di poter controllare il cambia- mento, ma le attività umane hanno modificato la distribuzione e il numero degli organismi viventi, alterato la chimica degli oceani e dell'atmosfera, riorganizzato i paesaggi naturali e squilibrato gli antichi cicli chimici che presiedono alla circolazione di azoto, carbonio, ossigeno e fosforo. E le conseguenze potrebbero costituire una minaccia per tutti i risultati conquistati. Per questo bisogna impegnarsi affinché la complessità crescente conduca a una gestione consapevole dell'intera biosfera, magari imparando proprio dai nostri antenati. Dall'origine porta alla luce questo retaggio condiviso da tutti gli esseri umani, e ci prepara alle immense sfide e opportunità che abbiamo di fronte in questo momento cruciale della storia del nostro pianeta. |
Post n°2380 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: le risorse della Rete Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza Editore: Il Saggiatore Collana: La cultura Anno edizione: 2019 In commercio dal: 13 giugno 2019 Pagine: 288 p., Brossura Da millenni proviamo a dire, in infiniti modi, che cos'è il male. A ogni violenza subita, per ogni sopruso, invochiamo questo nome arcaico. Lo assegniamo ai nostri piccoli tormenti quotidiani e ai grandi desideri inappagati, alle inquietudini e ai disagi, all'infelicità e all'ingiustizia che da sempre ci pare gover- nare il mondo. Alla morte, persino: il male più temibile di tutti. Comunque sia, ciò che è «male» per noi non dovrebbe esistere affatto. Vorremmo allontanarlo, scansarlo, cacciarlo via per sempre dalla nostra vita. Ma che cos'è davvero il male? Il grande scienziato Edoardo Boncinelli tenta di dare una risposta analizzando le particelle elementari che compongono questa contrad- ditoria entità, con tutti gli strumenti che la scienza e la filosofia mettono a nostra disposi- zione. Ci racconta la biologia del male, come nascono il dolore psicologico e quello fisico, e la sua fisiologia, che si traduce nella malattia e nella morte. Affronta il crimine, il male dal punto di vista etico - la cronaca nera dell'umanità - e ci descrive come produttori di sofferenza, capa- ci di mentire e perfino di uccidere i nostri simili. Si spinge ai confini del pensiero per sondare l'oscurità che si annida nella nostra stessa coscienza; per farci riflettere sulla nostra doppia natura di esseri sospesi tra istinto e ragione, tra necessità e libertà, insieme carnefici e vittime di un dolore cui nulla e nessuno può sottrarsi. 2) Titolo: La storia di tutte le storie Autore Editore: Castelvecchi Collana: Irruzioni Anno edizione: 2019 In commercio dal: 21 febbraio 2019 Pagine: 48 p., Brossura Descrizione Tremila anni fa l'uomo poteva solo fantasti- care, ma era ben lontano dal poter dare sostanza di verità a quel che immaginava. Le cose oggi sono radicalmente cambiate. Da circa quattro secoli non c'è più alcun bisogno del mito, perché la scienza moderna ha fondato una conoscenza più affidabile. Come è nato il mondo? Qual è l'origine dell'uomo? Boncinelli ci accompagna, attra- verso la scienza, tra sapere e mistero, fra pregiudizi e ricerca della verità. La sua narrazione muove dagli esordi della vita, dal Big Bang all'espansione dell'universo, dalla scoperta del fuoco all'invenzione della scrittura, dalla relatività alla fisica quantistica, e arriva all'era attuale degli smartphone e delle meraviglie tecnologiche, passando per le onde gravitazionali. Un viaggio affascinante, che ci permette di scoprire quanto la realtà sia più creatrice de mito e dell'immaginazione umana. 3) Titolo:Dall'origine. Una grande storia del tutto Autore: David Christian Traduttore: Tullio Cannillo Editore: Mondadori Collana: Le scie Anno edizione: 2019 In commercio dal: 19 marzo 2019 Pagine: 357 p., Rilegato Descrizione Un progetto storiografico articolato, di respiro globale, tanto innovativo quanto saldamente ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste aree della conoscenza, società e culture diverse. «Un viaggio attraverso miliardi di anni che arriva dritto al punto: la vita è un miracolo. Una storia del tutto, avvincente e persuasiva» - The Washington Post «Un libro maestoso e imponente, un po' come il big bang. I processi che descrive sono noti, ma non sono mai stati spiegati con tale chiarezza e vivacità» - The Times Perché ci troviamo su questo pianeta, in questo preciso luogo e in questo preciso tempo? Qual è il nostro ruolo in un sistema così complesso, che non riusciamo ancora a comprendere pienamente? E, soprattutto, è possibile servirsi della scienza per raccontare la storia dell'universo, della Terra e degli organismi viventi e trovare risposta a quelle domande che da sempre ci tormentano? La soluzione avanzata da David Christian, docente di storia cresciuto tra Nigeria, Galles e Canada, è la Big History , la «storia del tutto», una narrazione delle origini in chiave moderna, laica e unificante. Un progetto storiografico articolato, di respiro globale, tanto innovativo quanto saldamente ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste aree della conoscenza, società e culture diverse. Un approccio in grado di riassumere con una manciata di leggi interpretative gli ultimi 13,82 miliardi di anni di vita dell'universo: dal big bang al sistema solare, dagli oceani ai minerali, dai dinosauri ai primati, dall'arte rupestre alle guerre mondiali, dal nomadismo a internet. Al cuore di questa moderna narrazione delle origini c'è l'idea di una complessità crescente: la successione di condizioni fortunate e vantaggiose ha infatti permesso l'evoluzione di qualcosa di piccolo e semplice come un atomo in forme sempre più complesse, in un processo che continua a svolgersi sotto i nostri occhi. Oggi pensiamo di poter controllare il cambia- mento, ma le attività umane hanno modificato la distribuzione e il numero degli organismi viventi, alterato la chimica degli oceani e dell'atmosfera, riorganizzato i paesaggi naturali e squilibrato gli antichi cicli chimici che presiedono alla circolazione di azoto, carbonio, ossigeno e fosforo. E le conseguenze potrebbero costituire una minaccia per tutti i risultati conquistati. Per questo bisogna impegnarsi affinché la complessità crescente conduca a una gestione consapevole dell'intera biosfera, magari imparando proprio dai nostri antenati. Dall'origine porta alla luce questo retaggio condiviso da tutti gli esseri umani, e ci prepara alle immense sfide e opportunità che abbiamo di fronte in questo momento cruciale dellastoria del nostro pianeta
4)Titolo: Umani. La nostra storia. Autore: Adam Rutherford Traduttore: Sabrina Placidi Illustratore: Alice Roberts Editore: Bollati Boringhieri Collana: Saggi. Scienze Anno edizione: 2019 In commercio dal: 30 maggio 2019 Pagine: 240 p., ill. , Brossura Descrizione Umani racconta la storia di come siamo diventati le creature che oggi siamo, con quella capacità, questa sì unica, di indagare su ciò che ci rende ciò che siamo. Aggiornato alle ultimissime scoperte in campo antropologico, Umani è un saggio elettriz- zante e fresco, che mostra quanto di inequivocabilmente animale persista in noi e quanto di straordinariamente umano ci renda diversi. «Affascinante, avvincente e ricco di informa- zioni. Ho imparato di più sulla biologia da questo breve libro che da anni di lezioni di scienze. Una lettura originale e meravigliosa» - Peter Frankopan, storico, autore di Le vie della seta «Adam Rutherford è un narratore eccezionale. Umani è pieno di racconti geniali, colpi di scena e scoperte scientifiche dell'ultimo minuto, e offre una prospettiva completa- mente nuova su chi siamo e come siamo diventati ciò che siamo» - Hannah Fry, autrice di Hello World «Forte delle sue competenze e capacità di divulgatore, Adam Rutherford spiega e racconta gli umani» - il venerdì Da sempre ci piace pensare che l'uomo sia una specie unica ed eccezionale. Ma c'è davvero qualcosa di speciale in noi che ci distingue dagli altri animali? La biologia evoluzionistica ha ormai ampiamente rivisto l'antichissima idea della nostra «superiorità» in natura, abbattendo uno a uno tutti i nostri supposti primati; gli umani sono solo un piccolo ramoscello di quel singolo, gigantesco albero genealogico che comprende quattro miliardi di anni, un sacco di colpi di scena e un miliardo di specie diverse. Pensiamo di essere la sola specie in grado di comunicare con un linguaggio complesso; ma poi abbiamo scoperto la comunicazione delle balene, dei ragni, degli uccelli, e questa peculiarità tutta umana è stata fortemente ridimensionata. Abbiamo a lungo pensato di essere i soli in grado di utilizzare strumenti: poi abbiamo osservato specie che usano utensili complessi, dalle scimmie ai delfini. Anche il fuoco, ritenuto dominio esclusivo dell'uomo, è governato con astuzia da un rapace australiano che raccogliendo tizzoni ardenti provoca incendi controllati nella prateria per far scappare gli animali e cacciarli più facilmente. Per non parlare del sesso a scopo ricreativo e non generativo, tanto comune nella comunità dei bonobo. E che dire dell'omosessualità? Basta osservare i rituali delle giraffe per comprendere come l'espressione «contro natura» perda qualunque significato. Questo paradosso - il fatto che la nostra biologia sia la medesima di tutti gli altri viventi, eppure noi ci consideriamo speciali - sta alla base della nostra natura. Tuttavia, Adam Rutherford ci mostra come in effetti, in un certo senso, siamo speciali. L'evoluzione ha scolpito in noi capacità del tutto peculiari - come lo ha fatto, diversamente, in tutte le altre specie -, che fanno sì che la nostra storia evolutiva sia davvero unica. |
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