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Messaggi del 18/10/2019

Un nuovo romanzo storico

Post n°2406 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

L'ultimo segreto di Botticellidi Lisa Laffi


1482
 Botticelli sta terminando la Primavera,

un dipinto che sarà celebrato come una vetta

assoluta dell'arte.

Ma anche un enigma, forse impossibile da

sciogliere.

È una metafora dell'amore platonico? O il

suggello di un patto segreto, sottoscritto

da Caterina Sforza, che mira a unire Milano,

Roma e Firenze sotto un'unica bandiera, per

liberare l'Italia.

1526 La giovane Luce, esperta di erbe e

ricette curative, viene trascinata al cospetto

della marchesa Bianca Riario Sforza, la potente

figlia di Caterina.

La ragazza è convinta che Bianca la voglia

denunciare all'Inquisizione per la sua attività

di guaritrice, ma la marchesa, appassionata

alchimista, la prende sotto la sua protezione.

L'abilità di Luce è tale che, quando il fratello

di Bianca, Giovanni dalle Bande Nere, viene

ferito in battaglia, la marchesa chiede proprio

a lei di curarlo. Ma Bianca non può prevedere

la passione che nasce tra la giovane donna

e il celebre condottiero.

Un sentimento che rischia di stravolgere i

suoi veri piani, infinitamente più diabolici di

quelli che Luce ha immaginato. 

Bianca fa allora in modo che il fratello parta

per la battaglia decisiva, e manda Luce a

Mantova, con la scusa di proteggerla.

Sarà lì che Luce apprenderà il reale significato

della Primavera. E dovrà comunicarlo a Giovanni,

prima che sia troppo tardi...

 
 
 

Un'altra visione del mondo.

Post n°2405 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Nostalgia degli dei. Una visione

del mondo in dieci idee

Marcello Veneziani

Editore: Marsilio

Collana: I nodi

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 24 gennaio 2019

Pagine: 301 p., Brossura

Per la prima volta collegati in una compiuta

visione del mondo, Marcello Veneziani propone

in "Nostalgia degli dei" i temi affrontati nell'arco

di quarant'anni di studio e ricerca.

Nel corso dei secoli, le divinità si sono fatte idee,

principi fondamentali per la vita e per la morte,

amore per ciò che è superiore, permanente e

degno di venerazione.

Oggi una società schiacciata su un presente

assoluto, in cui nessuna differenza è accettata,

sembra aver spazzato via anche gli ultimi limiti

necessari alla loro sopravvivenza: il confine che

protegge, il pudore che preserva, la fede che è

amore per la Luce.

Come in una galleria di gigantesche figure di marmo,

l'autore osserva e racconta le dieci divinità che

hanno fondato il pensiero e l'esistenza dell'uomo.

E nel tracciarne i profili ne svela il senso recondito,

la loro necessità fuor di metafora per ricominciare

a «pensare anziché limitarci a funzionare» nella

vita di tutti i giorni. Attingendo a una costellazione

di pensatori che da Platone e Plotino passa per

Vico e Nietzsche, fino ad arrivare a Florenskij ed

Evola, nel suo lungo percorso di scrittore Veneziani

conserva quella nostalgia del sacro che consente

agli uomini di uscire dal loro mondo e dal loro

tempo, di riconoscere i propri limiti e trascenderli,

di trovare orizzonti, tutori e aperture oltre la

caducità della nostra esistenza.

 
 
 

Un libro interessante.

Post n°2404 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte:Internet

Quelli cattivi

Massimo Lugli,

Antonio Del Greco

Editore: Newton Compton

Collana: Nuova narrativa Newton

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 7 febbraio 2019

Pagine: 520 p., Rilegato

Un terrorista nero. Un boss della

criminalità romana. Una città dilaniata

dalla violenza e dalla sete di vendetta.

La nascita e l'ascesa della "grande

mala" nella capitale.

Omar Gentile, "colonnello" di una forma-

zione di estrema destra e Pietro Salis,

conosciuto come "er Cattivo", boss

indiscusso della criminalità del litorale

romano: non hanno nulla in comune,

né ideali, né obiettivi, né stile di vita.

È un furto in banca da quaranta miliardi,

realizzato a metà degli anni Ottanta, a

segnare l'inizio di un sodalizio criminale

tra i terroristi neri e i criminali di Ostia.

E a dare il via a una catena di omicidi,

attentati e ricatti che andrà avanti per

più di un decennio, attraversando una

delle fasi più drammatiche e sanguinose

della storia italiana e della Capitale,

funestata da una malavita spietata e ag-

gressiva e dalla tragedia degli anni di piombo.

Partendo da un reale fatto di cronaca, Antonio

Del Greco e Massimo Lugli, con un ritmo

serratissimo e colpi di scena di ogni genere,

raccontano l'affascinante e violenta storia

della "grande mala": la sua nascita, l'ascesa

e il cambiamento di un gruppo criminale che

ancora oggi domina incontrastato sulla scena

di Ostia e di Roma.

 
 
 

Altra narrativa 2019

Post n°2403 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte:Internet

L' enigma del gesuita

Andrea Frediani

Editore: Newton Compton

Collana: Nuova narrativa Newton

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 29 agosto 2019

Pagine: 343 p., Rilegato

Un misterioso manoscritto contiene la

chiave per decifrare i geroglifici.

Chi riuscirà ad accedere alla sapienza

degli antichi egizi?

Roma 1634. Il pontefice Urbano VIII riceve

una lettera misteriosa: l'autore sostiene di

volergli rivelare la chiave per decifrare i

geroglifici e, forse, accedere così al sapere

originario che Adamo avrebbe tramandato

ai suoi discendenti.

Il segreto sarebbe custodito nella trascrizione

di un'antica stele perduta.

Per evitare che cada nelle mani sbagliate, l'uomo

ha smembrato il manoscritto e ne ha celato

le varie parti dietro una serie di enigmi.

Il papa si rivolge così al suo uomo più geniale,

il gesuita Athanasius Kircher, inventore,

illusionista e studioso, cui affida il difficile

compito di decifrare il mistero.

Ma anche il cardinale Richelieu è sulle

tracce dell'antica conoscenza perduta,

mentre la setta che nei secoli ha protetto

il segreto fa di tutto per impedire che venga

svelato... Padre Kircher, accompagnato da

un improvvisato giovane assistente, parte

per seguire le tracce che potrebbero aiutare

a svelare l'enigma: da Roma all'Egitto, da

Parigi a Vienna, da Costantinopoli di nuovo a

Roma, gli agenti papali ingaggiano una sfida

serrata e senza esclusione di colpi con i

francesi, che li costringerà a scelte difficili e a

una corsa contro il tempo.

 
 
 

Un romanzo molto interessante.

Post n°2402 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

ll segreto del faraone nero

Marco Buticchi

Editore: Superpocket

Fonte: Internet

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 4 luglio 2019

Pagine: 546 p., Brossura

Gli intrighi e il fascino dell'antico Egitto nel romanzo

dell'indiscusso maestro italiano dell'avventura.

«Ogni libro di Marco Buticchi vale per due, intrighi

e avventure raddoppiano» - il Venerdì di Repubblica

Egitto, 1798. Claude de Duras, archeologo al seguito

dell'esercito napoleonico, compie una scoperta

eccezionale.

La Campagna d'Egitto sembra procedere senza intoppi

fino alla disfatta di Abu Qir. A quel punto, il diplomatico

e segretario personale di Bonaparte, Louis Antoine de

Fauvelet de Bourrienne, stringe un accordo con Robert

Goldmeiner, giovane rampollo di una ricca dinastia.

Goldmeiner propone prestiti per risollevare le sorti

della spedizione, in cambio Bourrienne promette tutto

l'oro che de Duras troverà durante gli scavi.

Nessuno di loro, però, può immaginare le conseguenze

delle scoperte dell'archeologo: una scia di morte perseguiterà

chi verrà a conoscenza di quegli incredibili ritrovamenti...

Tel Aviv, giorni nostri. Ormai in fin di vita, la madre

adottiva di Oswald Breil gli confida la verità sulla drammatica

fine dei suoi genitori, una morte che sembra collegata alle

spregiudicate trame di una potentissima e antica dinastia...

 
 
 

Un nuovo, bel romanzo

Post n°2401 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

La bambina del lago

Loriano Macchiavelli,Sabina Macchiavelli

Editore: Mondadori

Collana: Omnibus

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 17 settembre 2019

Pagine: 300 p., Rilegato

La bambina del lago è una piccola gemma letteraria

che celebra l'immaginazione dei bambini e di tutti

coloro che crescendo sono riusciti a conservare il

superpotere di guardare oltre la superficie delle cose,

di chi crede che al mondo ci sia posto anche per i

fenomeni inspiegabili e di chi ogni tanto si concede

il lusso di evadere dalle gabbie della razionalità e

fare una passeggiata nei territori liberi della fantasia.

Appennino emiliano: dall'alto di uno sperone di roccia,

Paese Nuovo sovrasta un lago.

Sotto le sue acque si intravedono la chiesa e il campanile

di un altro villaggio, Paese Annegato, che venne sommerso

quando fu costruita la diga per imbrigliare le acque del fiume

Cigolo.

Nell'estate del 1930 il dottor Astorre si trasferisce qui come

medico condotto.

Lo accompagna la figlia Aladina, dieci anni, molto provata

dalla perdita della madre, che è nata e cresciuta proprio a

Paese Nuovo.

Alcuni abitanti li accolgono con affetto: Cleonice, che si

occupa della grande casa in cui vanno ad abitare; Tina, la

rude ostessa; il Podestà, giovane socialista nominato

nonostante il fascismo; il Professore, che conosce i segreti

del paese e non svela a nessuno i suoi.

Il primo impatto della bambina con la montagna è traumatico:

si chiude in se stessa e la madre le manca sempre più. Dialoga

con animali domestici; osserva il mondo impenetrabile della

quercia secolare che svetta di fronte alla sua finestra; pare

sia la sola in grado di aprire la porta della soffitta che

custodisce gli oggetti della madre bambina.

Fino a quando, di ritorno da una passeggiata, racconta di un

concerto di campane sgorgato misteriosamente dalle acque

del lago.

Il padre, temendo per la sua salute, pensa di tornare in città.

Lo dissuade il Professore: Aladina non è la prima a sostenere

di aver sentito le campane e, come riporta una storia popolare,

potrebbe essere una delle poche privilegiate a possedere

"il seme della magia". Tutto cambia quando Aladina incontra

Gufo, un bambino solitario come lei che ama scorrazzare

per i boschi.

Guidata da Gufo e dal Professore, conoscerà la montagna e

i suoi misteri, gli animali veri e leggendari che la abitano.

Grazie al suo sguardo di bambina, scoprirà, e ci farà scoprire,

alcuni dei segreti protetti dal lago o tenuti nascosti da secoli

di superstizione

 
 
 

La narrativa del 2019

Post n°2400 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Il maestro del silenzio

Giulio Massobrio

Editore: Rizzoli

Collana: Nero Rizzoli

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 9 luglio 2019

Pagine: 300 p., Brossura

Non esistono. Combattono una guerra invisibile.

Sono gli agenti dell'Unità Zero. Giulio Massobrio

riscrive il genere della spy story restituendo

contraddizioni, debolezze e umanità di chi opera

nelle più riservate agenzie di intelligence.

Figure furtive scivolano nei caruggi, nelle ombre della

casba di Genova tra il caos delle botteghe e i silenzi di

vecchi bordelli.

Da lontano occhi attenti osservano, perché il tempo

incalza e gli eventi sbandano ora che sulla Superba,

nei giorni della Conferenza Internazionale del Mediter-

raneo, incombe la minaccia di un attentato.

A sventarla, in un clima di tensione e paura che opprime

l'Europa intera, è chiamata l'Unità Zero dei Servizi italiani,

capeggiata dal veterano Fosco e da Petra, la "numero due"

con cui è meglio non incrociare troppo a lungo lo sguardo.

La squadra si avvale di scrupolosi analisti, abilissimi hacker

, infallibili operativi e soprattutto di Mimo: il trasformista

dai cento volti, l'agente segreto condannato a vivere mille

vite. Ma stavolta la trama ordita dal nemico sembra invincibile.

E solo calandosi nella mente dell'avversario, l'Unità Zero

potrà riuscire a neutralizzarne gli intenti di morte. Grazie a

una meticolosa ricerca sul campo, Giulio Massobrio crea una

perfetta alternanza tra il ritmo dell'azione e le schermaglie

del duello psicologico. Riscrive il genere della spy story r

estituendo le intime contraddizioni, le debolezze inconfessabili,

la tormentata umanità delle donne e degli uomini che operano

nelle più riservate agenzie di intelligence.

 
 
 

La pelle del lupo.

Post n°2399 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

La pelle del lupo.

 Un'indagine del

 vicequestore Castelli

Fabio Girelli Il vicequestore Andrea Castelli è turbato.

Affascinato, anche.

Chi ha appeso quella pelle di camoscio in pieno centro

a Torino, e perché? E che c'entra questa macabra

messinscena, subito amplificata dai media, con la serie

di cadaveri mutilati abbandonati nei boschi della collina

torinese? Qual è il nesso tra l'affascinante fotografa

Maria Celeste e una vecchia, maledetta storia finita

malissimo, tanti anni prima, con la morte di una

ragazza bellissima e misteriosa sulle montagne

piemontesi? Castelli fiuta l'aria e indaga con la

vaghezza e l'apparente assenza di metodo che

fanno impazzire le donne e gli uomini della sua

squadra.

Tra Vipere, Vermi, Lupi e Camosci, come

attraverso un bestiario medievale, Castelli verrà

trascinato in una vicenda che da una cascina

abbandonata sulle Alpi lo porterà fino al Vaticano,

a frugare tra i misteri della più importante banca

pontificia.

La verità, in una storia in cui gli uomini si chiamano

come gli animali e gli animali hanno sembianze

umane, andrà cercata in un'antica leggenda alpina

 
 
 

La caduta del leone

Post n°2398 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

La caduta del leone

Elia Betello

Editore: Echos Edizioni

Collana: Latitudini

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 1 maggio 2019

Pagine: 140 p., Brossura

Giovanni Da Pont è un imprenditore

originario della Val di Zoldo.

Figlio di una nota famiglia zoldana.

Giovanissimo sposa Carolina Foscari,

primogenita di Alvise Foscari e Agnese

Tron, entrambi esponenti di due

famiglie nobili veneziane, e si trasferisce

nella città lagunare.

Alvise Foscari conduce una fornace, la

fornace più antica di Murano e di tutta la

Serenissima Repubblica detta Il Leone.

La leggenda vuole che sia stata fondata

direttamente dal doge Francesco Foscari.

Giovanni Da Pont si trova da più di un

anno solo e con la fornace Il Leone da

gestire, affrontando una crisi economica

senza precedenti.

Tra vicissitudini famigliari travagliate,

nella sua solitudine, Giovanni inizia a

parlare con gli oggetti e si arrabbia con

loro tant'è che i vicini pensano che sia

diventato pazzo. Sarà un diario il suo

rifugio.

 
 
 

La gemma del cardinale de' Medici

Post n°2397 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

La gemma del cardinale de' Medici

Patrizia Debicke Van der Noot

Editore: TEA

Collana: I grandi della TEA

Anno edizione: 2019

Formato: Tascabile

In commercio dal: 27 giugno 2019

Pagine: 399 p., Brossura

Francesco I e la moglie muoiono in circostanze misteriose.

I medici temono di perdere il Granducato di Toscana.

Solo un uomo può salvarli...

Forte, diplomatico, astuto: don Giovanni de'Medici è

l'unico che può salvare il Granducato di Toscana

Don Giovanni de' Medici, figlio naturale legittimato del

granduca Cosimo I, fa ritorno a Firenze alla morte improv-

visa e assai sospetta del fratello maggiore Francesco I e

della moglie Bianca Capello.

L'erede, il cardinale Ferdìnando de' Medici, che ne apprez-

za le doti di condottiero e di diplomatico, lo vuole al suo

fianco per governare il Granducato di Toscana, uno stato

ricco, da generazioni in mano a una dinastia di banchieri,

i Medici. Ma i nemici dentro e fuori della famiglia incalzano.

Firenze e la Toscana fanno gola a molti e la cosa più

importante è ottenere l'appoggio di Stati potenti, come

la Santa Sede, la serenissima repubblica di Venezia e l'Impero.

Don Giovanni, parte dunque come ambasciatore, ma nel

corso dei suoi viaggi dovrà battersi contro una setta

religiosa e fanatica che ha la Spagna come mandante...

 
 
 

L' ultimo respiro del corvo. L'omicidio Caravaggio.

Post n°2396 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

L' ultimo respiro del corvo. L'omicidio Caravaggio

Silvia Brena,Lucio Salvini

Editore: Skira

Collana: NarrativaSkira

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 6 giugno 2019

Pagine: 512 p., Brossura

"Reverendissima eminenza, le tribolazioni

non sono finite con la partenza da Napoli

di Caravaggio", recitava la lettera.

"Del suo ultimo dipinto, quel Martirio di

sant'Orsola destinato ai Doria, pare il

Merisi abbia fatto una copia, che è scomparsa...

Qualcuno suppone sia ormai in Spagna.

Inutile dire che la tela va assolutamente

recuperata, poiché, come Ella ben sa, reca

in calce l'accusa più infamante..."

Caravaggio è stato davvero ucciso? Come

e da chi? E chi ha voluto la sua morte? Il

mistero si nasconde tra le pieghe di una

copia di un quadro famoso, il Martirio di

sant'Orsola, dipinto dal Caravaggio poco

prima di morire e da molti ritenuto una

denuncia del suo assassinio.

Un mistero che un critico d'arte sui generis,

gay, tormentato, ipocondriaco e coltissimo,

è chiamato a risolvere. Un cold case che si

dipana nel corso dei secoli e che porterà a

scoprire i veri responsabili della morte del

pittore, ma anche a sollevare il velo su uno

dei peggiori casi di corruzione e malaffare

all'interno del Vaticano.

 
 
 

La vita dell'uomo preistorico.

Post n°2395 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Come si viveva in Siberia

150.000 anni fa?

Se proprio volete saperlo subito e avevate qualche dubbio

... Male, si viveva male: ce lo dice un nuovo studio nelle

grotte di Denisova.

grotte-di-denisova_1311424241L'ingresso del complesso delle grotte di Denisova.

|IGOR BOSHIN / SHUTTERSTOCK

Se gli egittologi hanno la stele di Rosetta, i paleoantropologi

hannoDenisova, una caverna sui monti Altaj, in Siberia,

scoperta negli anni Settanta da un gruppo di scienziati

sovietici e diventata immediatamente uno dei siti paleo-

archeologici più importanti del mondo.

In 270 metri quadrati di superficie, nelle sue tre gallerie

si trovano tracce di abitazioni di tre specie diverse del

genere Homo (SapiensNeanderthalensis e Denisova).

Oggi, grazie al primo studio del suo genere condotto

sui sedimenti che costituiscono il pavimento della grotta,

sappiamo qualcosa di più su come vivevano

(e convivevano) i nostri antenati.


Le grotte di Denisova|

PAUL GOLDBERG, UNIVERSITY

OF WOLLONGONG

I VERI PADRONI DI CASA.Fino a oggi le ricerche sulla

caverna di Denisova sono state condotte con metodi

archeologici tradizionali: analisi del DNA, datazione al

radiocarbonio... Il team guidato da Richard Roberts

(università di Wollongong, Australia) ha invece campionato

interi blocchi di suolo dello spessore anche di quattro metri

e ne ha studiato il contenuto usando tecniche di microscopia

avanzata.

Il risultato è una fotografia accurata di tutto ciò che si è

accumulato sul pavimento della caverna nel corso di circa

300.000 anni - che dimostra come l'uomo sia stato solo

un inquilino temporaneo di quell'ambiente.

I veri dominatori di Denisova erano i predatori, iene,

lupi e orsi a contendersi la caverna: gli umani l'hanno

abitata di rado, e probabilmente solo quando i carnivori

non erano nei paraggi, come dimostra la presenza solo

saltuaria di falò e altri segni di utilizzo del fuoco.

Non rinunciando però a fare la storia: una delle scoperte

più recenti fatte a Denisova è la presenza di una ragazza

 nata da padre denisoviano e madre neanderthaliana.

 
 
 

Venere: nuove ipotesi e nuovi misteri

Post n°2394 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

C'è un'idea per spiegare l'incredibile velocità

dell'atmosfera di Venere, e si rafforza l'ipotesi

che potesse esserci acqua liquida in superficie

fino a poche centinaia di milioni di anni fa.

venere-ultraviolettoL'atmosfera di Venere nell'ultravioletto.|NASA

Venere è un pianeta misterioso.

La sua superficie ci è nascosta dalla densa

atmosfera di anidride carbonica (97% di CO2)

e dalle nubi che lo avvolgono.

La temperatura al suolo raggiunge i 470 °C con

una pressione 90 volte superiore a quella che

si ha sulla Terra al livello del mare.

La sua atmosfera ruota molto più velocemente del

pianeta stesso: la parte superiore della copertura

di nubi viaggia a oltre 400 km/h (che si riducono

a 4-5 km/h al suolo, per via dell'enorme pressione)

e fa un giro dell'intero pianeta in poco più di 4 giorni,

mentre il pianeta ruota su se stesso in 243 giorni.

 

Animazione (clicca sull'immagine per avviarla): la

superficie di Venere è stata mappata dalla sonda

Magellano della NASA. Oggi sappiamo che deve

essere molto giovane grazie a fenomeni che portano

al completo rifacimento della superficie | NASA

Anche di quel che si riesce a vedere dall'esterno, ossia

la sua atmosfera, ci sono ancora molti misteri insoluti.

In questi giorni alcune novità arrivanodalla sonda

giapponese Akatsuki, attorno a Venere proprio per

studiarne l'atmosfera e le nubi. Nel corso dell'European

Planetary Science Congress (Ginevra, 15-20 settembre

2019) alcuni ricercatori del gruppo di lavoro della JAXA

(l'Agenzia spaziale giapponese) hanno mostrato che i venti

di Venere sono caratterizzati da una sorprendete varietà di

velocità tra un anno e l'altro, così come tra i due emisferi, e

che le nubi, di notte, tendono a convergere verso l'equatore:

fenomeni inattesi e al momento senza spiegazioni.

Al meeting è stata illustrata una prima ipotesi per spiegare

perché l'atmosfera di Venere ruoti più velocemente del pianeta

: «La super-rotazione è molto pronunciata sulla parte alta

delle nuvole, cambia notevolmente nel corso del tempo ed è

diversa tra i due emisferi», spiega Masato Nakamura,

responsabile della sonda Akatsuki: «l'asimmetria potrebbe

essere legata a una sostanza chimica non ancora identificata,

presente nell'atmosfera, che assorbe fortemente la radiazione

ultravioletta del Sole». Gli scompensi elettromagnetici e

termodinamici dovuti alla variabilità nella distribuzione di

questa sostanza potrebbero essere causa dell'asimmetria e

della super-rotazione dell'atmosfera di Venere.


Venere: c'era vita prima che diventasse l'inferno che è oggi?Vista 3d della Eistla Regio, un vasto altopiano nell'emisfero

settentrionale di Venere, ricavata dai dati radar della sonda

Magellano (Nasa). | MAGELLAN TEAM (NASA / JPL)

C'ERA VITA? Nel corso del convegno un gruppo di ricercatori

ha avanzato l'ipotesi che Venere, in tempi lontani, possa avere

avuto temperature compatibili con la presenza di acqua liquida,

forse addirittura per tre miliardi di anni (un tempo più che

sufficiente allo sviluppo di forme di vita), finché un ignoto

evento catastrofico, circa 700 milioni di anni fa, lo trasformò

rapidamente in ciò che vediamo oggi. Per Michael Way, del 

Goddard Institute of Space Studies, sulla base di modelli

climatici elaborati grazie all'uso di super computer, «Venere

può aver avuto un clima stabile per miliardi di anni, con

temperature comprese tra 20 e 45 °C».


Sistema Solare, Venere, atmosfera di Venere, sonda Akatsuki, Agenzia spaziale giapponese, JaxaEcco come potrebbe apparire la superficie di Venere: un inferno. | NASA

La catastrofe presa in considerazione da questi modelli

potrebbe essere stata innescata da un processo di resurfacing,

ossia di totale rinnovamento della crosta venusiana: una specie

di tettonica delle zolle avvenuta in tempi molto rapidi che

avrebbe rivoltato l'intera crosta del pianeta, liberando immani

quantità di anidride carbonica e dando a Venere il suo aspetto

attuale.

 
 
 

Dalla notte dei tempi.

Post n°2393 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

La vita di 3,5 miliardi di anni fa

L'esistenza di forme di vita in un tempo così lontano è sempre

stata messa in discussione, ma una nuova ricerca togliere ogni dubbio.

dresser-formationLe strutture osservate nelle creste nella Dresser Formation

(regione di Pilbara, Australia occidentale) sono stromatoliti,

ossia tracce fossili di microrganismi (probabilmente cianobatteri)

vissuti 3,5 miliardi di anni fa.|KATHLEEN CAMPBELL

Si è sempre molto discusso sulla natura di alcune testimonianze

presenti nelle rocce di una regione australiana: segni di vita

antichissima oppure "semplici" strutture geologiche? Sembra

che la questione sia stata infine risolta: vita antichissima, e

ciò significa che 3,5 miliardi di anni fa (l'età di quelle formazioni)

esistevano degli organismi viventi le cui "impronte" si sono

conservate fino ai nostri giorni.

Un campione di roccia della Dresser Formation composto da

stromatoliti. | BAUMGARTNER ET AL., GEOLOGY, 2019

«È emozionante: per la prima volta siamo in grado di dimostrare

che le "tracce" osservate nella sequenza di roccia sedimentaria

dellaformazione di Dresser sono realmente stromatoliti,

legate alle prime forme di vita terrestre», ha affermato il

geologo Raphael Baumgartner, della University of New South

Wales (Australia), coordinatore dello studio pubblicato su

Geology. Le stromatoliti sono strutture sedimentarie che si

osservano in rocce calcaree e che sono il risultato dell'azione

di microorganismi fotosintetici, in particolare cianobatteri.

La certezza che quelle siano stromatoliti (perciò strutture

correlate a forme di vita) deriva dal fatto che i ricercatori

sono riusciti a mettere in luce tracce di materia organica,

grazie a un lavoro molto complesso e delicato.

Innanzi tutto hanno prelevato campioni di roccia a una certa

profondità, così che fossero i più integri possibile.


stromatoliti: la vita, 3,5 miliardi di anni faStromatoliti. Queste strutture sedimentarie formate

dall'attività di cianobatteri sono tra le più antiche

testimonianze della vita sul nostro pianeta. | GEORGETTE

DOUWMA/NATURE PICTURE LIBRARY/CONTRASTO

Poi hanno sottoposto i campioni alle più sofisticate e

avanzate tecniche di analisi: dalla microscopia elettronica

a scansione, alla spettroscopia a raggi X, fino alla

 spettroscopia Raman e alla spettrometria di massa

ionica secondaria... una impressionante batteria di metodi

e strumenti che hanno infine condotto i ricercatori a una

conclusione univoca.

SONO STROMATOLITI, senza ombra di dubbio: le

analisi hanno rilevato che le strutture sono prevalentemente

costituite da pirite (minerale composto da ferro e zolfo)

piena di pori nanoscopici, ossia estremamente piccoli; nella

pirite sono state evidenziate inclusioni di materiale

organico contenente azoto che somigliano a resti dibiofilm 

(una complessa aggregazione di microrganismi che si depositano

su una superficie dando origine a una sottilissima pellicola).


stromatoliti, com'è nata la vita sulla terra?Sezione di un frammento di roccia di 3,48 miliardi di anni fa,

rinvenuto nella Dresser Formation (Pilbara, Australia occidentale):

le aree biancastre sarebbero la prova della più antica forma di

vita, che si è sviluppata in prossimità di antiche sorgenti calde.

Lo studio di cui rendiamo conto in questa pagina conferma le

ipotesi (vedi su focus.it) formulate da un altro team di ricercatori

della University of New South Wales (Sidney) | UNSW


stromatoliti, com'è nata la vita sulla terra?

Le Columbia Hills, dove atterrerà ExoMars 2020. Anche su

Marte potrebbero esserci state delle stromatoliti. Le condizioni

per sostenerle c'erano | NASA

«La materia organica che abbiamo trovato conservata

all'interno della pirite mostra filamenti eccezionalmente

ben conservati, del tutto simili ai resti di biofilm microbici»,

ha confermato Baumgartner. Si tratta dunque di una

"certezza assoluta": le strutture osservate sulla Dresser

Formation sono stromatoliti.

DALLA TERRA A MARTE. I ricercatori fanno notare

come i depositi sulla Dresser hanno all'incirca la stessa età

delle rocce più antiche di Marte.

Si depositarono in un periodo durante il quale esistevano

sorgenti idrotermali che avrebbero potuto dare origine a s

imili stromatoliti...

Se mai dovessimo trovare strutture analoghe sul Pianeta

Rosso, adesso sappiamo come studiarle per avere una

certezza assoluta sulle loro origini.

 
 
 

I nuovi Nobel per la letteratura 2019.

Post n°2392 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Il doppio Nobel per la Letteratura del 2019

Olga Tokarczuk e Peter Handke segnano

il nuovo ciclo del prestigioso riconoscimento,

dopo lo stop per scandali sessuali dello

scorso anno.

nobel-letteraturaOlga Tokarczuk e Peter Handke, Premi Nobel

per la Letteratura 2018 e 2019.|

NIKLAS ELMEHED

Il Nobel per la Letteratura 2018 è stato

assegnato alla scrittrice e attivista polacca 

Olga Tokarczuk, e quello 2019 è andato al

saggista, drammaturgo e poeta austriaco 

Peter Handke. Tokarczuk è stata premiata

"per un'immaginazione narrativa che, i

nsieme a una passione enciclopedica, rap-

presenta il superamento dei confini come

forma di vita". Handke, "per l'influente lavoro

che con ingegnosità linguistica ha esplorato

la periferia e la specificità dell'esperienza

umana".

OLGA TOKARCZUK è nata a Sulechów, in

Polonia, nel 1962 e ha debuttato come

scrittrice di romanzi nel 1993 con Il viaggio

del libro-popolo, conquistando un'immediata

popolarità tra i lettori e i critici letterari.

Ma il vero successo è arrivato tre anni dopo

con Prawiek i inne czasy (nell'edizione italiana

 Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli) ambientato

in un villaggio immaginario nel cuore della

Polonia e al centro dell'Universo, popolato

da figure immaginarie e simboliche, e

sorvegliato da quattro arcangeli.

Secondo l'Accademia svedese, Tokarczuk

non vede la realtà come qualcosa di stabile

e duraturo, e costruisce i suoi racconti in una

tensione tra opposti culturali: natura contro

cultura, ragione contro pazzia, maschile

contro femminile, casa e appartenenza contro

alienazione.

Un altro suo fondamentale romanzo è stato

 I libri di Jacob(2014), che è valso alla scrittrice

l'ostilità di una parte di nazionalisti polacchi: 

Tokarczuk è stata accusata di essere "una

traditrice" e apertamente minacciata di morte

per aver sostenuto che anche la Polonia si

sia macchiata di orrendi atti di colonizzazione

in alcuni momenti della sua storia, contrariamente

all'immagine di sopravvissuta all'oppressione

che spesso le si accosta.

PETER HANDKE è nato nel 1942 a Griffen, un

villaggio della Carinzia (in Austria meridionale).

La madre, morta suicida nel 1971, faceva parte

della minoranza slovena della regione.

Handke è considerato uno dei più influenti

scrittori d'Europa dopo la Seconda Guerra

Mondiale (tra le sue opere più significative:

 Insulti al pubblico, testo teatrale del 1966).

Sua peculiarità è la straordinaria attenzione

ai paesaggi e alla presenza materica del

mondo: cinema e pittura sono le sue

principali fonti di ispirazione.

 

PERCHÉ DUE PREMI. A ciascuno dei

vincitori è stato assegnato un premio

"intero" (circa 830 mila euro): come

specificato dall'Accademia, non si tratta

di un premio condiviso, ma di due Nobel

separati.

Quella della doppia premiazione di

quest'anno è una scelta motivata dallo

scandalo che ha investito l'Accademia

svedese nel 2017-2018, in seguito alle

accuse - poi confermate - di molestie

sessuali mosse al fotografo franco-svedese

Jean-Claude Arnault, marito di un allora

membro della Commissione, la poetessa

e scrittrice Katarina Frostenson.

Arnault era a capo di un progetto culturale

finanziato dall'Accademia svedese, da molti

accusata di aver avuto sin dall'inizio un

atteggiamento troppo morbido nella gestione

del caso.

Dopo le dimissioni spontanee di alcuni giurati

in polemica con l'istituzione, a quel punto

minata nella reputazione, l'Accademia ha

deciso di far calmare le acque e saltare

l'assegnazione del 2018. In seguito sono

arrivate la condanna per stupro di Arnault

e l'allontanamento di Frostenson e di altri

giurati, accusati di aver essere stati a

conoscenza delle vicende e di averle coperte,

e anche di aver lasciato trapelare informazioni

riservate sui nomi dei futuri vincitori.

Se si esclude questa complessa vicenda, dal

1901, anno di lancio del Premio, il Nobel per

la Letteratura non è stato assegnato

soltanto in 7 occasioni: nei sei anni durante

le guerre mondiali e nel 1935, quando non

fu individuato nessun vincitore. Mai prima

d'ora era stato sospeso a causa di uno

scandalo giudiziario.

 
 
 

Chi é il premio Nobel per la pace del 2019.

Post n°2391 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Il Nobel per la Pace

2019 ad Abiy Ahmed Ali

Il Primo Ministro dell'Etiopia premiato

per i suoi sforzi nel perseguire la pace

e la cooperazione internazionale e in

particolare per aver posto fine al

conflitto armato con la vicina Eritrea.

reu_rts2b25q_webIl Primo Ministro dell'Etiopia Abiy Ahmed

Ali, Premio Nobel per la Pace 2019.

|REUTERS/TIKSA NEGERI

Al Primo Ministro dell'Etiopia, Abiy Ahmed

Ali, è stato assegnato ilNobel per la Pace

2019 "per il suo impegno nel raggiungere

la pace e la cooperazione internazionale,

e in particolare per la sua iniziativa decisiva

nel risolvere il conflitto al confine con la

vicina Eritrea".

Nelle intenzioni del Comitato per il Nobel

norvegese, l'istituzione che per volere di

Alfred Nobel assegna il Nobel per la Pace,

il premio di quest'anno è un riconoscimento

a tutti gli attori che lavorano alla riconcilia

zione in Etiopia e nelle altre aree dell'Africa

orientale e nord orientale.

È anche un premio di incoraggiamento:

anche se molto è stato fatto per trasformare

l'Etiopia in uno Stato democratico, Abiy

Ahmed è in carica soltanto dall'aprile 2018,

la situazione alle frontiere tra Etiopia ed

Eritrea è ancora tesa, e le prime libere ele-

zioni sotto questa presidenza si devono

ancora svolgere - se nulla cambia, dovreb-

bero tenersi nel 2020. Il Nobel riconosce il

lavoro già avviato nella speranza che si

continui nella stessa direzione.

Ethiopia's Prime Minister Abiy Ahmed has

received the Nobel Peace Prize. This award

should push & motivate him to tackle the

outstanding human rights challenges that

threaten to reverse the gains made so fast

Amnesty International (@amnesty) 

October 11, 2019

UN'ALTRA PACE È POSSIBILE. Collaborando

strettamente con il Presidente dell'Eritrea

 Isaias Afwerki, Abiy Ahmed ha lavorato a

un accordo di pace tra i due Paesi diverso

dalla strategia "no peace, no war" da tempo

vigente.

L'accordo di pace formalizzato a luglio 2018

ha posto fine a 20 anni di stallo militare ai

confini tra Etiopia ed Eritrea, risultato di

un conflitto alla frontiera dal 1998 al 2000.

In Etiopia, Abiy Ahmed ha avviato importanti

riforme che fanno sperare a molti cittadini

un futuro migliore.

Nei primi 100 giorni da Primo Ministro ha

garantito l'amnistia di migliaia di prigionieri

politici, interrotto la censura mediatica,

legalizzato gruppi di opposizione che erano

stati dichiarati fuori legge, licenziato leader

militari e politici sospettati di corruzione e

migliorato in modo significativo l'influenza

delle donne nella vita politica e sociale.

Ha inoltre promesso di rafforzare la tenuta

democratica del Paese organizzando libere

e oneste elezioni.

SOLO ALL'INIZIO. Il Primo Ministro etiope ha

condotto un'opera di mediazione nel conflitto

che da tempo si protrae tra Kenya e Somalia

per un'area marina contesa, e contribuito al

miglioramento delle relazioni diplomatiche tra

Eritrea e Djibouti. In Sudan, il regime militare

e l'opposizione sono ritornati a un tavolo

negoziale, e Abiy Ahmed ha avuto un ruolo

chiave nelle trattative.

RESTA MOLTO DA FARE.

 Il riacutizzarsi in Etiopia delle rivalità etniche

e la nuova chiusura di alcuni posti di frontiera

aperti con l'Eritrea per decisione di quest'ultima

- fino a che la bozza di accordo di pace non

sarà legalizzata a tutti gli effetti - minacciano

di vanificare parte del lavoro fatto. Intanto,

ci sarebbero fino a 3 milioni di cittadini etiopi

in fuga dai loro paesi e altri milioni di rifugiati

ammassati ai confini negli stati vicini.

Occorre proseguire con tenacia: la completa

pacificazione del secondo Stato più popoloso

d'Africa avrebbe effetti positivi in tutta la parte

orientale del continente.

 
 
 

Oltre 250 impronte nella sabbia

Post n°2390 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Oltre 250 impronte nella sabbia: una

finestra senza precedenti sulla vita dei

NeanderthalUna "passeggiata sulla

spiaggia" di 80 mila anni fa offre uno

scorcio sulla vita sociale di questo gruppo

umano: pochi adulti (uno dei quali ben più

alto del previsto) badavano a moltissimi

bambini.

sito-impronte-neanderthalLe impronte preistoriche si trovavano tra

un ruscello e quella che oggi è una spiaggia.

La loro analisi è stata una corsa contro il

tempo, prima che vento e altri elementi

naturali le cancellassero.|DOMINIQUE CLIQUET

Centinaia di orme di Neanderthal perfetta-

mente conservate sono state riportate alla

luce vicino a una spiaggia di Le Rozel, in

Normandia (Francia): il "malloppo" di impronte,

il più ricco mai trovato tra quelli lasciati dall'antico

gruppo umano, regala nuovi dettagli sulla

struttura sociale di questa specie così

strettamente intrecciata ai sapiens.

La scoperta pubblicata su Proceedings of the

National Academy of Sciences descrive una rete

familiare molto diversa dalla nostra, con un

numero ristretto di adulti intenti a seguire

molti bambini, non è chiaro per quale tipo

di attività.

 

Un'orma Neanderthal fotografata nel dettaglio. 

| DOMINIQUE CLIQUET

NASCOSTE E PROTETTE. 

Le impronte lasciate nel fango circa 80 mila

anni fa si sono perfettamente conservate

perché coperte da uno strato di sabbia (l'area

faceva parte, un tempo, di un sistema di dune).

Una campagna di scavi iniziata nel 2012 e

durata cinque anni ha rimosso oltre 9 metri di

depositi superficiali prima di arrivare allo strato

con le 257 impronte, l'80% delle quali si

concentra in circa 90 metri quadrati di spazio.

Nel materiale sovrastante sono stati trovati

utensili per affilare la pietra e per la macel-

lazione animale, ma non resti umani: gli

scienziati sono tuttavia piuttosto certi che

le impronte appartengano ai Neanderthal,

gli unici che all'epoca vivevano in Europa

occidentale.

UNO SPILUNGONE. 

I ricercatori hanno fotografato le orme e ne

hanno creato modelli in 3D usando un polimero

gommoso più elastico e preciso del gesso.

Dall'ampiezza delle impronte - quelle dei

Neanderthal sono più larghe di quelle umane -

è stato possibile stimare l'altezza, e l'età, di

chi le lasciò.

Qui è arrivata la prima sorpresa: uno dei

10-13 individui che calcò il piede in questo

fango era alto 175 cm, molto più dei 150-

160 cm di media cui fanno pensare molti

reperti fossili.

 

NURSERY PREISTORICA. 

Anche la composizione del gruppo appare

curiosa.

Il 90% delle impronte appartiene a bambini

(uno dei quali di due anni appena) e adolescenti:

la maggior parte degli individui passati di qui

lasciò infatti un'impronta lieve al suolo, un

particolare che fa pensare a persone ancora

in fase di crescita.

Da una specie di cacciatori-raccoglitori

come i Neanderthal ci saremmo aspettati

una più alta percentuale di adulti, soprat-

tutto durante le incursioni per procurarsi

cibo.

Ma non sappiamo quale fosse lo scopo

della camminata, né se quello in cui ci

siamo imbattuti fosse un gruppo "tipico"

o un caso eccezionale.

COLPO DI FORTUNA. 

Per gli scienziati del Museo Nazionale

Francese di Storia Naturale, che hanno

guidato gli scavi, «la conservazione delle

impronte richiede una sorta di miracolo»

e quello di Le Rozel è un caso particolar-

mente fortunato. Prima d'ora erano stati

scoperti soltanto nove gruppi di impronte

di Neanderthal, in Grecia, Romania, Francia

e Gibilterra, ma mai così numerosi.

Le orme che non sono state estratte dalla

sabbia e modellate sono state rapidamente

cancellate dal vento.

 
 
 

Gli antichi reperti dall'età del bronzo.

Post n°2389 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

En Esur: in Israele i

resti della New York

dell'Età del Bronzo

I lavori per la costruzione di uno svincolo

autostradale hanno riportato alla luce le

tracce di un'estesa città di 5.000 anni fa:

dieci volte più grande di Gerico, e perfet-

tamente pianificata.

en-ensur_ariel-david|ARIEL DAVID

I resti di un importante insediamento

preistorico sono venuti alla luce nel nord

di Israele, a una cinquantina di km a Tel

Aviv, nel corso dei lavori per la costruzione

di uno svincolo autostradale.

Gli scavi hanno rivelato la pianta di En Esur,

che doveva essere una sorta di "New York

della prima Età del Bronzo": 5.000 anni fa

si estendeva su di un'area di 650.000 metri

quadrati e doveva avere una popolazione

di circa 6.000 abitanti.

En Esur, più piccola degli insediamenti che

all'epoca fiorirono in Egitto e Mesopotamia,

faceva comunque impallidire ogni altra città

di quell'area del Levante, una regione che

oggi comprende Israele, Libano, Cisgiordania,

Giordania e Siria, ed era 10 volte più grande

di famose città cananee come Gerico e Megiddo.

La pianta della città mostra un'attenta pianifica-

zione, con un complesso reticolo di vie, vicoli e

piazze, silos per lo stoccaggio del cibo e una

pavimentazione a base di gesso e pietra capace

di drenare l'acqua nei periodi delle piogge.

 

Archeologia: curiositàCuriosità: 

gli oggetti d'uso comune più antichi del mondo. | I

NSTITUTE FOR ARCHAEOLOGIES, UNIVERSITY OF

INNSBRUCK

Secondo gli archeologi dell'Israel Antiquities

Authority (IAA), En Esur è la testimonianza

di un periodo di transizione tra società agricole

e urbane cominciato nel 3.300 a.C., un'epoca

in cui si viveva di agricoltura ma anche del

commercio con le regioni vicine.

Oltre alla rete abitativa, gli scavi hanno ripor-

tato alla luce tracce di edifici pubblici, come

una fortificazione con pareti spesse due metri

e circondata da torri, e un cimitero con grotte

sepolcrali situato poco fuori città.

Tra le case è inoltre emerso un grande edificio

di culto di 2.000 anni più antico della stessa

En Esur: lì sono state rinvenute ossa bruciate

di animali, statuine raffiguranti sagome umane

e una grande vasca del peso di 10-15 tonnellate

ottenuta da materiale estratto da cave a

diversi chilometri dalla città.

La presenza di questa stratificazione più antica

sotto la città dell'Età del Bronzo fa pensare che

una prima esplosione demografica in questo

luogo fosse avvenuta già 7.000 anni fa.

All'epoca En Esur doveva essere ancora

solo un grosso villaggio, ma con alcune

strutture già sofisticate: «La nascita dell'urbaniz-

zazione è una questione che va costantemente

ridiscussa», spiega  Yitzhak Paz, uno degli

archeologi che ha guidato gli scavi. «Si era soliti

pensare che fosse iniziata attorno alla fine del

quarto millennio a.C., ma forse iniziò prima».

Stando a quanto riportato da Haaretz,

difficilmente la scoperta cambierà i piani

ingegneristici in corso: l'insediamento è

probabilmente destinato a scomparire

sotto il nuovo svincolo autostradale.

Secondo altre fonti, la compagnia incaricata

dei lavori starebbe pianificando di costruire

la strada a un livello rialzato, rispetto alle

rovine, in modo da proteggerle.

 
 
 

Pompei: nuovi reperti dal passato.

Post n°2388 pubblicato il 18 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Pompei: i tesori della Casa del Giardino

Gioielli e monili: i nuovi, preziosi tesori in

mostra nel sito archeologico più famoso

al mondo.

pompei_casa-del-giardino|POMPEIISITES.ORG

Grazie al Grande Progetto Pompei,

avviato nel 2012 ed entrato nel vivo

nel 2014, il passato della città vesu-

viana continua a tornare alla luce.

È in particolare la Regio V, l'area al

confine settentrionale del sito in cui

si sono concentrati gli scavi, a rega-

lare nuove emozioni: dopo i due

splendidi affreschi con Leda e il cigno

 e con Narciso che si specchia nell'acqua,

scoperti in un cubicolo (una stanza da

letto) di una casa di via del Vesuvio,

è riemersa questa estate in un'altra

domus (la Casa del Giardino) una ric-

ca collezione di monili, gemme e altri

piccoli manufatti di alta qualità artigia-

nale e dai contorni misteriosi.

Si tratta di oggetti d'uso quotidiano,

utilizzati come semplice ornamento o

per scacciare la malasorte.

Sono infatti numerosi i pendenti a forma

di fallo, di spiga o di teschio, immagini

che evocano la fertilità e la fortuna.

A questi si aggiungono oggetti più esotici,

come gli scarabei e la figura di Arpocrate,

antica divinità egizia adottata nel mondo

romano come personificazione del "silenzio".

I vari simboli e le molte iconografie sono

peraltro ancora in corso di studio per

comprenderne a fondo la funzione.

 
 
 

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