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Messaggi del 22/06/2020
Post n°3126 pubblicato il 22 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 15 giugno 2020 Una mostra sorprendente inaugura la nuova stagione espositiva (post-covid) del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. e il MANN" è visitabile fino al 31 Maggio 2021. Gli Etruschi che non avete mai visto sono lì, tra quei seicento reperti di cui duecento riemersi dai depositi del Museo, accuratamente restaurati e ora visibili per la prima volta. La mostra abbraccia un arco temporale di circa sei secoli (X- IV sec. a.C.) ricostruendo le fondamenta storiche di una popolazione che ha ancora molto da raccontare. Giulierini: «Gli Etruschi? Cercateli a sud...»Associati solitamente a Toscana, Lazio, Emilia Romagna, gli Etruschi furono grandi in realtà anche grazie al controllo delle risorse di due fertilissime pianure: quella padana nel Nord e quella campana nel Sud. Lo ribadisce il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, secondo il quale «per comprendere in pieno gli Etruschi, oggi bisogna volgersi anche al Sud e al patrimonio del MANN, dove duecento pezzi, praticamente inediti, splendono di nuova luce grazie allo straordinario lavoro del Laboratorio di Restauro del Museo. Un traguardo che mi riempie, come etruscologo, di personale soddisfazione, e che è occasione per ricordare la figura del celebre archeologo Marcello Venuti (vedi AV 195 - ndr), fondatore dell'Accademia Etrusca nel 1727 e poi tra gli scopritori di Ercolano». Nizzo: «È straordinario andare a caccia degli Etruschi»Commenta Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: «Scavare negli sterminati depositi del MANN è sempre un privilegio unico. Farlo per 'andare a caccia di Etruschi' lo ha reso ancora più avvincente. Da un lato perché si è così potuto delineare un rigoroso percorso storico-archeologico volto a ricostituire la trama di relazioni che caratterizzò la plurisecolare presenza degli Etruschi in Campania. Dall'altro perché l'approfondimento delle vicende antiquarie e collezionistiche legate alla riscoperta dell'importanza del loro dominio nella regione ha offerto una prospettiva per molti versi inedita sull'evoluzione della disciplina archeologica e sul contributo dato ad essa da generazioni di studiosi». Etruscomania... storia di archeologia e collezionismoIl percorso si articola in due nuclei tematici principali, corrispondenti ad altrettante sezioni espositive con inestimabili reperti. Gli Etruschi in Campania, dal carattere prevalentemente archeologico, è dedicato all'approfondimento della documentazione relativa alla presenza degli Etruschi nella regione, dagli albori del I millennio a.C. alla fase dell'affermazione del popolo dei Campani. Il declino della popolazione è sancito dalle sconfitte subite presso Cuma tra VI e V sec. a.C., in seguito alla quali comincia a incrinarsi progressivamente la potenza etrusca nella Penisola e nel Mediterraneo.
Gli Etruschi al MANN è il titolo della seconda sezione che valorizza invece i materiali etrusco-italici, generalmente provenienti da aree esterne alla Campania, acquisiti sul mercato collezionistico dal Museo di Napoli in varie fasi della sua storia. Accanto ai capolavori in mostra, volumi, plastici e documenti d'epoca illustrano l'evoluzione del pensiero scientifico in campo archeologico dal Settecento sino alla fine del Novecento, focalizzando l'attenzione sui protagonisti dell'archeologia campana e, in particolare, su quelli che maggiormente hanno contribuito alla riscoperta del suo passato etrusco. Gli Etruschi al MANN tornano per restare«Dopo la chiusura della mostra nel maggio 2021, una sezione permanente restituirà alla fruizione un altro fondamentale pezzo della storia del nostro Museo, "casa" dei tesori di Pompei ed Ercolano, così come custode di eredità molto più antiche» conclude il direttore Giulierini.
Il coordinamento scientifico della mostra è di Emanuela Santaniello (funzionario archeologo del MANN) e l'organizzazione è di Electa. Info: www.museoarcheologiconapoli.it |
Post n°3125 pubblicato il 22 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet L'inganno delle seppie trasformiste Autore : FRANCESCO TOMASINELLI15 APR 2014 I cefalopodi hanno abitudini sessuali del tutto particolari. Nell'argonauta (Argonauta argo), per esempio, una sorta di polpo pelagico, i maschi sono piccolissimi rispetto alle femmine, ma dotati di un braccio che funziona a tutti gli effetti come un pene che al momento dell'accoppiamento si stacca e si fa strada nel corpo della partner. La seppia Sepia plangon dei mari australiani ha comportamenti ancora più sorprendenti, messi in luce da una serie di esperimenti in cattività condotti nel 2012 e poi resi noti sulla pubblicazione scientifica Biology Letters (http://phys.org/news/2012-07-cuttlefish- mimic-female-body-video.html). In questa seppia, come in altri cefalopodi di questo gruppo, i maschi più forti tengono sotto controllo un piccolo harem di femmine, impedendo ai maschi più piccoli e deboli di avvicinarsi. Ma alcuni di questi maschi svantaggiati ricorrono ad una tecnica di corteggiamento incredibilmente sofisticata per ingannare il rivale e "soffiargli" le femmine sotto il naso. Sfruttando le straordinarie doti di trasformazione del loro mantello, si infilano nell'harem riprendendo su metà del corpo - quella rivolta verso il maschio dominante - il disegno di una femmina. Invece, dall'altra parte - quella rivolta verso la possibile partner - utilizzano uno schema di colorazione zebrato che spesso le femmine di seppia trovano irresistibile. Si è visto che in molti casi la femmina si lascia corteggiare, per poi appartarsi con il nuovo compagno, lontano dalla vista del signore dell'harem. Aldilà dell'incredibile inganno del maschio, anche il comportamento della femmina è singolare, perché questa dovrebbe premiare il maschio più grande e forte; invece, in questo caso avviene proprio il contrario. Sembra davvero che la femmina dia molta importanza all'intelligenza e all'intraprendenza messe in mostra da questo maschio il quale, tra l'altro, dimostra di valutare con attenzione la situazione prima di "provarci". Si è, infatti, osservato che il pretendente impiega questa tecnica solo quando ha una ragionevole possibilità di successo, dando ulteriore prova di una capacità di "ragionamento" che non ha riscontro tra gli invertebrati. © RIPRODUZIONE RISERVATA CITAZIONE FONTE: RIVISTANATURA.COM |
Post n°3124 pubblicato il 22 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 09 giugno 2020 Da un asteroide energia e ingredienti per l'origine della vita ©Science Photo Library/AGF Una simulazione della Terra primordiale colpita da un asteroide dimostra che composti fondamentali come gli amminoacidi si possono produrre in miscele di semplici composti inorganici come ferro, nichel, acqua, oltre ad azoto e anidride carbonica, grazie all'energia sprigionata dall'impatto Le molecole essenziali per la vita possono essersi formate in seguito all'impatto di asteroidi in un oceano primordiale della Terra. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato su "Scientific Reports" da Yoshihiro Furukawa dell'Università di Tohoku a Sendai, in Giappone, e colleghi di altri istituti di ricerca giapponesi. - e potenzialmente anche su Marte in una fase della sua storia antica - sarebbe da ricondurre a componenti fondamentali provenienti dallo spazio. A questa teoria se ne contrappone un'altra, secondo la quale invece la sintesi delle prime molecole biologiche sarebbe avvenuta con processi del tutto terrestri. componenti fondamentali della vita come gli amminoacidi e le basi azotate, ricreando le condizioni che erano probabilmente presenti nelle fasi primordiali della Terra e di Marte, ovvero: composti chimici elementari inorganici e un innesco di energia, fornito da una scarica elettrica (che simula la caduta di un fulmine), da un impatto violento (come la caduta di un meteorite o un asteroide) oppure dal calore presente per esempio nelle sorgenti idrotermali. esperimento del "brodo primordiale" condotto da Stanley Miller e Harold Urey negli anni cinquanta. I due ricercatori dimostrarono che scariche elettriche in una miscela di acqua e altre sostanze, tra cui metano e ammoniaca, possono produrre diverse molecole organiche tra cui alcuni amminoacidi. composti inorganici iniziali, cioè dalle ipotesi che si fanno sulle condizioni del nostro pianeta nelle sue fasi primordiali. composti inorganici come ferro, nichel, acqua, oltre ad azoto e anidride carbonica, considerati i principali componenti dell'atmosfera terrestre di quattro miliardi di anni fa. Come fonte di energia hanno considerato un impatto ad alta velocità. La sperimentazione ha portato alla formazione di amminoacidi fondamentali come la glicina e l'alanina. essere avvenuta nei siti di impatto di asteroidi o meteoriti ricchi di ferro in oceani primordiali. "Ottenere molecole organiche da composti come il metano e l'ammoniaca non è difficile, ma questi ultimi sono ora considerati componenti minori nell'atmosfera in quel periodo", ha commentato Furukawa. "La scoperta della formazione di amminoacidi dall'anidride carbonica e dall'azoto molecolare dimostra l'importanza di creare i mattoni della vita a partire da composti molto abbondanti". vita terrestre, ma anche sulla possibilità di vita su Marte. In un'epoca primordiale, infatti, il Pianeta Rosso aveva un oceano e un'atmosfera ricca di anidride carbonica e azoto: un impatto avrebbe potuto produrre anche lì alcuni amminoacidi essenziali. (red) ⇒ ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI "LE SCIENZE" Ogni venerdì, nella tua casella di posta elettronica, segnalazioni e anticipazioni dal sito e dalle nostre iniziative editoriali |
Post n°3123 pubblicato il 22 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportate dall'Internet Cosa vedere nel meraviglioso borgo di Stilo La Calabria è ricca di borghi bellissimi: tra questi spicca Stilo, un borgo storico famoso per il suo Castello, per il Duomo e molto altro: scopri cosa vedere a Stilo! 21 Maggio 2020 Condividi su Facebook+ Stilo a Reggio Calabria è un paese arroccato sulla fiumara a 400mt sul livello del mare Ionio che si ritiene sia stata fondata nel VII secolo dai profughi di una mitica città marittima. La leggenda narra che, per trovare scampo alle continue incursioni che subivano da parte dei Saraceni, gli abitanti una ex colonia greca si rifugiarono in massa ai piedi del monte creando una città denominandola Stilida. Intorno a essa costruirono altissime mura per rendere quel luogo inespugnabile. Al fine di monitorare l'accesso e l'uscita dal paese, furono costruite cinque grandi porte, che di notte venivano ermeticamente chiuse dall'interno: Porta Stefanina, Porta Reale, Porta Cacari, Porta Scanza li Gutti e Porta Terra. Di queste, tre non ci sono più (Porta Terra, porta Scanza li Gutti e Porta Cacari), mentre fino a meno di un secolo fa esisteva la Porta Reale, di cui rimane solo qualche traccia. La Porta Stefanina invece è ben conservata. Oggi questa bella città offre ai turisti tante attività da svolgere, oltre alle visite guidate presso i luoghi simbolo del territorio: trekking ed escursioni per gli amanti delle attività all'aperto, degustazioni e shopping per un'esperienza locale rilassata e rigenerante. Inoltre nel corso dell'anno si organizzano diverse feste locali, quella dedicata al patrono San Giorgio e varie fiere enogastronomiche. Stilo: cosa vedere A Stilo, in Calabria, le cose da vedere sono tante e attraggono tanti turisti ogni anno. Il centro storico è costituito da piccole viuzze, case attaccate l'una all'altra, cortili e giardinetti, maestosi palazzi nobiliari, chiese e soprattutto le mura di cinta con le torri e le porte urbiche. In particolare, da non perdere sono l'edificio civile appartenuto ai Conti Capialbi nel Rione di Santa Lucia e il grande edificio rurale di nobile fattura nella contrada Nipitino , un tempo appartenuto alla stessa famiglia. La Biblioteca è oggi del comune ed è stata donata nel 1963 dalla figlia dell'ultimo proprietario, il conte Massimo Capialbi: conta ben 7260 volumi. Infine, la Fontana dei Delfini, detta Gebbia, è un'importante testimonianza dell'influsso arabo nella cultura locale, in quanto celebra la cacciata dall'imperatore Ottone. Si trova sulla via che conduce al Duomo, poco prima di oltrepassare l'antica porta della città. La Cattolica di Stilo La Cattolica di Stilo è un edificio religioso di piccole dimensioni alle pendici del Monte Consolino. Il termine "Cattolica" deriva probabilmente dal greco "Katholikon" che indica il luogo di culto di un complesso monastico o il centro di riferimento cultuale per gli eremiti che vivevano nella stessa area. Questo monumento in stile bizantino fu costruito per volere di monaci orientali, tra i secoli X e XI. Molto probabilmente la Cattolica di Stilo faceva parte di un monastero dedicat o all'Assunta, come provato dalla sua stessa etimologia e dalla citazione "per dexeteram Catholici". Restaurata più volte, la parte esterna della Cattolica presenta una ricchezza cromatica e geometrica tipica delle chiese in Oriente: è formata da un cubo, sormontato da quattro cupole più piccole, poste in corrispondenza degli angoli delle facciate e una centrale in posizione elevata rispetto a queste ultime. L'interno della chiesa è composto da uno spazio quadrato e quattro colonne in pianta a croce greca. La prima colonna a destra reca scolpita una croce gemmata con un'iscrizione che recita: "deus venerandus - dominus passus - apparuit - nuper", un testo biblico relativo all'Epifania che significa: "ci apparve Dio, Nostro Signore", probabilmente opera di un monaco basiliano che forse si riferisce ad un'apparizione avuta sull'Aspromonte. Sopra l'abside di sinistra, invece, è posta una campana di manifattura locale del 1577 che raffigura a rilievo una Madonna col bambino. Il Castello Normanno di Stilo Il Castello Normanno di Stilo fu costruito nel 1072 d.c. dai conquistatori del borgo d i Stilo. Eretto da Ruggero il Normanno nella seconda metà del XI secolo, questo castello medievale domina incontrastato il territorio circostante. La zona centrale del Castello era una chiesa-cappella con un altare principale e 4 altari adiacenti ai muri del locale: oggi sono rimasti solo alcuni tratti dei muri portanti. Era circondato da varie opere di difesa che lo rendevano inespugnabile e di queste se ne possono identificare ancora parecchie lungo l'erta del monte Consolino. La visita al Castello di Stilo è assolutamente raccomandata perché dalla sua posizione è possibile ammirare il paesaggio calabro, che conduce al mare. Inoltre, nel 2015 è stata realizzata una piccola monorotaia, al fine di favorirne l'accesso. Il Duomo di Stilo Il Duomo di Stilo è stato eretto nel 300 e rifatto, quasi del tutto, in stile barocco, nel 700. Pare che i piedi murati nella facciata della chiesa appartenessero ad una statua che rappresentava l'idolo abbattuto dei primi cristiani. Questo e la tradizione orale portano a supporre che sul sito della chiesa, in epoca romana, esistesse un mausoleo pagano. Inoltre è stato scoperto uno stretto cunicolo che dal piano superiore della chiesa conduce ad un punto ancora indefinito, di cui non si hanno spiegazioni. Il Duomo si trova nel centro storico e ospitava un busto-reliquiario ligneo di San Vito, un crocefisso del 700, l'altare del SS. Sacramento e la grande pala d'altare raffigurante la Madonna col Bambino e Santi, opera di Giovan Battista Caracciolo, detto il Battistello. La sua particolarità è quella di essere stata eretta contro un muro, forse a causa del poco spazio a disposizione. |
Post n°3122 pubblicato il 22 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet integralmente
Il meraviglioso borgo di Positano: perla della costiera amalfitana Positano è il borgo della Costiera Amalfitana che entra nel cuore senza lasciarlo più, un concentrato di meraviglie colorate e al profumo di limone e ginestre 30 Marzo 2020 Condividi su Facebook+ In provincia di Salerno sorge un piccolo borgo dai profili incredibilmente meravigliosi e mozzafiato, il suo nome è Positano, e da secoli conquista indissolubilmente il cuore dei suoi visitatori. Un gioiellino vero e proprio della regione Campania, in cui si alternano tornanti di roccia a picco sul mare, e vicoli incantati al profumo di limone e ginestre. Infatti, viene anche chiamata "la città verticale" o la "wedding cake" proprio per la sua speciale conformazione arroccata, ma dai colori pastello brillanti. Positano, un paese che va assaporato lentamente Per apprezzare al meglio le bellezze di questa perla della costiera amalfitana, bisognerebbe concedersi di viverla a passo lento. Sono così tanti i panorami grandiosi e le bellezze architettoniche che conserva, che sarebbe un peccato non dedicarle tutto il tempo che merita. Passeggiare tra le sue viuzze pittoresche e baciate dal sole è un'esperienza a dir poco eccezionale. Le scale delle graziose casette, incastonate l'una sull'altra, si intrec- ciano creando un ambiente fatato e che catapulta direttamente in un miraggio profumato. La leggenda del nome "Positano" Ma Positano è anche un nome che rievoca una leggenda, quella di un gruppo di pescatori che, in un momento di bonaccia, udirono una voce suggerirgli di "posarsi" in questo incantevole luogo della costa di Amalfi. E fu proprio così che gli uomini del mare attraccarono sulle rive di una delle spiagge migliori di questo borgo da sogno: la Spiaggia Grande. Le meraviglie architettoniche di Positano Una passeggiata a Positano vuol dire lasciarsi andare a un vero e proprio stile di vita. Una città da vivere con il cuore pronto a ricevere emozioni anche per tutte le spettacolari opere architettoniche che cela nel suo centro storico. Impossibile non innamorarsi della sua Chiesa di Santa Maria Teresa dell'Assunta, fulcro del paese e con una cupola maiolicata che luccica sotto il sole nostrano. Altrettanto emozionate è la sua Villa Romana, un vero esempio del grande patrimonio storico, artistico e architettonico della cittadina, e che riporta alla luce reperti legati all'eruzione del Vesuvio che distrusse l'antica città di Pompei. Il mare incantevole di Positano Acque turchesi bagnano questo lembo di terra italiano che, da una parte offre una visuale sugli isolotti Li Galli, dall'altra, invece, inebria i sensi con case colorate abbarbicate dolcemente sul monte. E poi ci sono le spiagge, quelle spettacolari come la già nominata Spiaggia Grande, dove i ciottoli sfumano delicatamente nelle acque, e quelle più piccoline come Fornillo, dove rilassarsi è uno straordinario piacere. La famosa "Moda Positano" Questo posto sprigiona fascino già da molto tempo! Non a caso, negli anni '60, proprio qui ha preso vita un modo di abbigliarsi che tutt'oggi è ancora in voga. Uno stile di abbigliamento totalmente seducente e che si ispira alla leggerezza, freschezza, eleganza, al sole, al mare e agli odori intensi del Mediterraneo. Abiti, tuniche e camicie in lino dai colori bianchi o pastello, cappelloni in paglia a tesa larga e alle volte abbelliti con qualche elegante decorazione. E poi gli irrinunciabili sandali flat in pelle, ornati con perline o elementi marini. Positano è un posto che si insinua con armonia nel cuore e che una volta salutato lascia una colorata impronta nell'anima. Del resto, il premio Nobel John Steinbeck parlando di Positano disse: "Un posto da sogno che non vi sembra vero finché non ci siete, ma di cui sentite con nostalgia tutta la profonda realtà quando l'avete lasciato". Se ti è piaciuto il nostro racconto ascolta il podcast: Virgilio e Italia ti guideranno alla scoperta di questo borgo e degli altri 100 borghi del cuore scelti da SiViaggia. Se vuoi puoi ascoltare questi podcast anche dalla tua app Alexa, basta attivare la skill dal tuo smarphone e scoprire i più bei borghi d'Italia. Basterà dire "Alexa, apri cento borghi". |
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