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Messaggi del 24/06/2020
Post n°3130 pubblicato il 24 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 30 NOVEMBRE 2014 ARCHEOLOGIAhttp://www.adnkronos.com TROVATA AD ORVIETO LA TESTA DEL DIO DEGLI ETRUSCHI Trovata la testa del Dio degli Etruschi, Voltumna, il capo delle divinità dell'antico popolo. Nuovi eccezionali ritrovamenti archeologici a Orvieto nell'area del Fanum Voltumnae, il grande e mitico santuario federale degli Etruschi risalente al VI secolo avanti Cristo. Alla luce anche il tempio principale e la strada sacra. Ne da notizia la direttrice degli scavi, l'archeologa Simonetta Stopponi dell'Università di Perugia, alla vigilia della conferenza che terrà domani a Carmignano (Prato) nell'ambito del ciclo sui "Grandi santuari del mondo antico" (ore 21, palazzo Comunale) organizzato dal Museo etrusco di Artimino. Insieme a un tempio di grandi dimensioni, probabilmente il principale del Fanum, è venuta alla luce una splendida testa maschile in terracotta in origine policroma, a grandezza naturale e su base dello stesso materiale, che secondo i primi accertamenti potrebbe identificarsi proprio con Voltumna, divinità suprema del pantheon etrusco. Scoperto inoltre un tratto della via sacra che conduceva al tempio. "La testa è molto bella e ben conservata - spiega la professoressa Stopponi - Un ritrovamento importante così come quello del tempio che misura 12 metri per 18. Finora non sono state rintracciate iscrizioni, ma stiamo ancora scavando e contiamo di trovare presto altro eccellente materiale. Sarà invece problematico far riaffiorare l'intera strada sacra. Sul percorso si trova infatti una villa privata la cui costruzione ha certo compromesso l'integrità della zona". Il Fanum Voltumnae si trova come noto in località Campo della Fiera, l'area pianeggiante a ovest del pianoro di tufo su cui sorge Orvieto. Il nome deriva dall'essere stata sede di fiere e mercati periodici per secoli, epoca romana compresa, fino al 1384, l'anno della micidiale peste nera che spopolò città e campagne. Nel 1876 i primi scavi archeologici restituirono resti di strutture murarie in tufo e furono recuperate pregevoli terrecotte architet- toniche oggi al Pergamon Museum di Berlino. Nel Duemila le indagini sono riprese anche sulla spinta di studi più recenti secondo i quali il mitico Fanum Voltumnae, massimo santuario del popolo etrusco, doveva trovarsi proprio a Campo della Fiera. Inutilmente cercato fin dal Quattrocento, il Fanum era il luogo delle riunioni annuali dei rappresentanti della lega delle dodici città etrusche. Lo storico romano Tito Livio ricorda appunto che nell'occasione, alle cerimonie religiose si accompagnavano fiere, mercati, spettacoli teatrali e giochi solenni. Doveva trattarsi perciò di un'area molto vasta, capace di ospitare tutte le delegazioni e accogliere così tante manifestazioni diverse. Le ultime scoperte nell'area archeologica non si limitano tuttavia al periodo etrusco. In queste settimane, ricorda la professoressa Stopponi che in conferenza fornirà ampi dettagli, sono state scoperte le vestigia di un enorme edificio, lungo circa 30 metri, probabilmente il refettorio con relativo chiostro della chiesa medievale di San Pietro in Vetere. Gli scavi in Campo della Fiera sono a cura dell'Università di Perugia su concessione ministeriale e vengono finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. |
Post n°3129 pubblicato il 24 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 30 NOVEMBRE 2014MISTEROhttp:// www.ilnavigatorecurioso.it IL MISTERO DELLE TORRI SEGRETE DELL'HIMALAYA FOTOGALLERY tempo di lettura previsto 4 min. circa Le Torri dell'Himalaya (note anche come Torri di pietra a forma di stella) sono una serie di torri situate per lo più in Kham, una provincia antica del Tibet, e in Sichuan, Cina. Le torri possono trovarsi sia in prossimità dei centri abitati che nelle regioni disabitate. La pianta di molte di queste strutture, che possono superare i 60 metri d'altezza, è a forma di stella, oppure avere un perimetro rigorosamente rettangolare. Chi le ha costruite? Quando? E soprattutto, perché? Nel 1982, l'esploratore francese Michel Peissel era impegnato in una spedizione in Tibet, quando notò per la prima volta una serie di alte e misteriose torri di pietra a forma di stella che puntellavano le valli himalayane lungo il confine cinese. Purtroppo, Peissel fu costretto ad interrompere la sua spedizione a causa di un incidente che gli provocò la frattura di entrambe le gambe, impedendogli di approfondire la sua scoperta. Molti anni più tardi, nel 1998, un'amica di Peissel, Frederique Darragon era in procinto di recarsi in Tibet per una ricerca sul leopardo delle nevi. Peissel le disse di essere sicuro di aver visto le torri, chiedendole di confermare la sua scoperta. Frederique seguì le indicazioni di Peissel, riuscendo a trovare le torri e rimanendo così affascinata da queste che decise di abbandonare il progetto sul leopardo delle nevi per concentrarsi esclusivamente sulle torri. Il suo obiettivo era chiaro: tracciare tutte le torri della regione e scoprire la loro storia. Come racconta The Wall Street Journal, la Darragon trascorse diversi mesi all'anno viaggiando in solitaria attraverso la Cina, spesso a piedi e in zone che ancora oggi sono raramente visitate dagli occidentali. Dopo tre anni di ricerche, finalmente la Darragon individuò le prime torri, mentre si trovava nei pressi di Danba. "Quando ho capito che né gli occidentali né i cinesi avevano studiato le torri e che praticamente non si sapeva nulla di esse, non ho potuto resistere e ho cominciato a cercare di risolvere il loro mistero", scrive l'esploratrice in un resoconto pubblicato sul Journal of Cambridge Studies nel 2009. Un avvincente documentario trasmesso da Discovery Channel, diretto e narrato da Micheal Peissel, mostra tutto ciò che la ricerca della Darragon ha portato alla luce. Le torri, straordinarie per la loro architettura e il loro impatto sul paesaggio himalayano, sono alte in alcuni casi più di 60 metri e sono state costruite tra i 600 e i 1000 anni fa. Alcune di esse sono state inglobate in villaggi contadini; altre, invece si trovano in luoghi isolati anche a 3 mila metri di altitudine. Alcune torri sono state attualmente convertite in ricoveri per yak e pony, ma la maggior parte di esse è rimasta vuota. Le torri punteggiano quattro regioni (Qiangtang, Gyalrong, Miniak e Kongpo), coprendo un'area complessiva simile al Texas. Le domande che assillano i ricercatori sono almeno due: chi le ha costruite e qual era il loro scopo originario? Peissel e Darragon hanno cercato di dare sisposta a queste domande sfuggenti, ma il problema principale è che mancano fonti scritte. Infatti, le tribù che hanno vissuto nella regione per secoli parlano dialetti diversi e non hanno lingue scritte. "La gente di una valle non è in grado di comunicare con le persone della valle vicina!", spiega la Darragon. Tuttavia, nel corso dello studio, la Darragon ha fatto diverse scoperte sorprendenti. Alcune delle torri sono alte come i moderni edifici di 15 piani e sono in grado di resistere a violenti terremoti grazie alla loro particolare pianta a forma di stella, un dispositivo antisismico emulato anche dagli abitanti del posto per costruire le loro case. Inoltre, l'esploratrice ha scoperto che molti dei villaggi in cui si trovano le torri portano gli stessi nomi dei 18 regno descritti in alcune leggende ancestrali del luogo. Comunque, il materiale storico e tradizionale è davvero esiguo per avanzare ipotesi sul loro scopo originario. Darragon, con l'aiuto di altri ricercatori, ha istituito una fondazione in Cina con lo scopo di raccogliere fondi per lo studio delle torri. Inoltre, sta lavorando perché questi monumenti possano essere inseriti nel Patrimonio Mondiale dell'Unesco. "Le torri sono l'unica prova dell'esistenza di culture raffinate in queste terre molto lontane, e sono destinate a diventare un'attrazione turistica", dice la Darragon. "Ma abbiamo bisogno di proteggerle in modo che la gente del posto ne possa beneficiare". D'altronde, le torri potrebbero essere ancora in piedi tra 1000 anni... |
Post n°3128 pubblicato il 24 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Nel campo magnetico c'è il "seme" che ha consentito la comparsa di gran parte delle piante e dei fiori oggi presenti sulla Terra: a ogni sua variazione sensibile, infatti, ha corrisposto la comparsa di nuove specie. È la scoperta realizzata da Massimo Maffei dell'Università di Torino e pubblicata su "Frontiers of Plant Science". Maffei, con Angelo De Santis dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha dimostrato che, in concomitanza con le fasi di inversione dei poli magnetici, si sono verificati processi evolutivi specifici. Quello del campo è un fenomeno complesso: non è costante né uniforme nello spazio, ma con inversioni dei poli che si verificano periodicamente ogni 300 mila anni. Protegge la Terra dal vento solare - le particelle cariche provenienti dalla nostra stella - ma il suo ruolo a favore della vita non si esaurisce qui. Influenza, infatti, il mondo vegetale in due modi. In primo luogo alterando il Dna: durante le inversioni di polarità tutte le forme di vita sono esposte a una più intensa radiazione cosmica, capaci di produrre mutazioni genetiche che sono la base per l'emergere e la selezione di nuove specie. In secondo luogo, le piante, più che gli animali, sembrano essere ipersensibili alle variazioni del campo magnetico, perché dotate di sistemi di "magnetopercezione": sono quelli che trasmettono i segnali al Dna, inducendo l'attivazione di numerosi geni e causando cambiamenti nei processi di accrescimento. Questi possono alterare i cicli biologici, modificando per esempio le fioriture. Il tutto, a sua volta, ha forti ripercussioni sugli insetti impol- linatori e quindi sui frutti che la pianta produce e, da ultimo, sulla forza di resistere alle pressioni della selezione naturale. Lo stress così ingenerato fa sì che solo le specie più forti - dotate di mutazioni vantaggiose - diventino quelle dominanti. "Abbiamo analizzato i dati sulle variazioni del campo tra 86 e 276, 5 milioni di anni fa - spiega Maffei - e li abbiamo incrociati con quelli sull'origine di nuove piante. Risultato: esiste una chiara correlazione tra i due fenomeni". |
Post n°3127 pubblicato il 24 Giugno 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 30 NOVEMBRE 2014 MISTEROilfattostorico.com TRAPPOLE PER DEMONI SCOPERTE IN INGHILTERRA Durante alcuni lavori di restauro, diversi segni contro la stregoneria sono stati scoperti in una stanza costruita per ospitare l'allora re d'Inghilterra Giacomo I, nella residenza di Knole House, in Inghilterra. I simboli erano stati incisi nei mesi successivi alla Congiura delle polveri, un fallito complotto progettato da un gruppo di cattolici inglesi contro il re protestante. Le incisioni avrebbero dovuto tenere lontano gli spiriti malefici; sono stati datati con la dendrocronologia all'inizio del 1606. Il tentativo di assassinio del re suscitò un grande scalpore nel paese. Avvenuto in seguito a decenni di sconvolgimenti religiosi, fece moltiplicare le accuse di stregoneria e forze demoniache. La pratica di incidere linee intersecanti e simboli era considerata una forma di 'trappola per i demoni': avrebbe allontanato gli spiriti malefici e prevenuto possessioni demoniache. Un tale comportamento mostra quanta paura governasse le vite di tutti i giorni delle persone all'inizio del XVII secolo. Giacomo I si interessava personalmente alla stregoneria e ai demoni. Fece passare una legge al riguardo nel 1604, che rendeva la stregoneria un reato punibile con la morte. Scrisse anche un trattato, Demonologia, a supporto della caccia alle streghe. I segni sono stati scoperti inaspettatamente dagli archeologi del MOLA (Museum of London Archaeology) che stavano esplorando Knole durante un progetto di conservazione di cinque anni. I segni includono disegni a scacchiera e reti. Si trovavano su alcune travi, su alcune assi di legno sotto il pavimento e intorno al caminetto. La stanza è una delle centinaia del grande complesso di Knole, e i segni sono rimasti nascosti per secoli. La dendrocronologia ha datato il legname all'inverno del 1605-06. Ma siccome il legno venne posato mentre la quercia era ancora verde - e quindi malleabile - il suo impiego nella costruzione avvenne durante la primavera o estate del 1606. "La datazione di questi segni apotropaici, così prossimi alla Congiura delle polveri, li rende una scoperta rara se non unica", spiega l'archeologo James Wright. "Usare l'archeologia per comprendere meglio le paure latenti dell'uomo comune, accresciute in seguito al complotto, è molto eccitante". Ironicamente, lo scopo dei segni non venne mai realizzato. Thomas Sackville, Lord Tesoriere di Giacomo I, aveva cominciato il restauro a Knole per la prossima visita del re. Ma la morte di Sackville nel 1608 avvenne prima del completa- mento del lavoro, e l'importanza minore di suo figlio alla corte significarono che Giacomo I non visitò mai Knole. Le ricerche per scoprire altri segreti a Knole continueranno fino al 2018. "È un'opportunità unica per svelare la storia di una delle più grandi case del paese, dalle travi del soffitto fino alle assi del pavimento", dice l'archeologa Nathalie Cohen. CONDIVIDI: Facebook Google Yahoo Twitter MySpace TAG: Archeologia, Restauri |
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