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Messaggi del 12/06/2021

L'uomo e il cane

Post n°3421 pubblicato il 12 Giugno 2021 da blogtecaolivelli

L'uomo e il cane

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Carlo Cassola

1ª ed. originale

1977

Genere

Romanzo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Campagna Toscana

Protagonisti

Jack

Altri personaggi

Alvaro 
Il gatto Tommaso 
Grazia
Danilo

«I cani, se lo vuoi sapere, aspirano tutti ad avere un padrone.

Cani che amino la libertà più del padrone non se ne sono

ancora visti. Anche se il padrone fa fare loro una cattiva sorte.»

(L'uomo e il cane 

L'uomo e il cane è un romanzo di Carlo Cassola pubblicato dalla

casa editriceRizzoli nel settembre del 1977.

Il romanzo si è aggiudicato il premio Baguttanel 1978.

Trama

Protagonista del romanzo è un meticcio, Jack, che abbandonato

dal padrone Alvaro, vagabonda solitario e ansioso per la

campagna toscana.

In seguito ad alcuni inutili tentativi di ritrovare la strada di casa,

il cane si imbatte in una coppia di anziani coniugi ai quali ricorda

lo scomparso Tom, probabilmente rapito dagli zingari.

Brutalmente scacciato, la compagnia di Jack viene nuovamente

rifiutata dalla padrona di una casa poco distante, tuttavia la

sua condizione suscita la compassione della figlia, Grazia.

Con il trascorrere del tempo, i ricordi del randagio si affievoliscono

sempre più, portandolo a dimenticare persino il proprio nome.

Pur conservando il suo istinto di animale domestico, Jack avverte

la necessità di esplorare il mondo che lo circonda ed è proprio

questo desiderio a condurlo all'incontro con il gatto Tommaso.

I due animali vivono insieme, quasi in simbiosi, per un paio

di giorni fino a quando il cane si allontana, preferendo la compagnia

dell'uomo alla libertà.

Giunto in città, inizia a seguire il mulattiere Danilo fino a raggiungere

la sua casa in campagna.

Ma, illuso dalla possibilità di aver finalmente trovato un nuovo padrone,

il povero Jack non si rende conto delle reali intenzioni dell'uomo:

sbarazzarsi di lui lasciandolo morire crudelmente di fame sotto il sole cocente.

I personaggi

Jack: cane protagonista del romanzo, viene abbandonato dal padrone

a causa di uno spiacevole episodio con un vicino.

Animale indissolubilmente legato all'uomo, si rivela sempre fedele al

suo padrone, nonostante le angherie subite.

Alvaro: padrone primitivo di Jack, non esita ad abbandonarlo quando

si rivela un pericolo per i suoi rapporti con il vicino.

Il gatto Tommaso: incontrato nella seconda metà del romanzo,

Tommaso è un gatto randagio allontanato dalla padrona per compiacere

le esigenze del suo futuro marito.

Si tratta di un animale indipendente e di un attento osservatore

della realtà, pronto ad accettare la sua condizione pur di non rinunciare

alla sua libertà.

Grazia: giovane ragazza incontrata da Jack durante il suo vagabondare

per la campagna, è il primo contatto umano positivo che il cane riesce

ad instaurare dopo le difficoltà iniziali.

Danilo: mulattiere e nuovo padrone di Jack, si rivelerà essere il suo assassino.

La critica

Il titolo del libro non va inteso come indicativo di un particolare

uomo nel rapporto con il suo cane, ma va riferito agli uomini in

generale, ai loro sentimenti e comportamenti nei confronti degli

animali (e non solo), in un raffronto che si risolve a tutto vantaggio

della bestia.

Grazie a quest'opera, Carlo Cassola ha ritrovato la felicità di scrittura

che talvolta era andata, almeno in parte, perduta nella prolissità o

ripetitività di altre sue storie.

La precisa conoscenza della psicologia dal cane, -senza la pretesa

di parlare dal di dentro della sua "personalità"- la possibilità di

doppiare sullo sfondo le sue azioni con quelle degli uomini, la

riserva di intervenire come autore a mettere a punto certe

osservazioni si fondono in pagine di grande gusto e discrezione

che certamente vanno annoverate tra le più riuscite della sua

lunga carriera.

Si tratta di uno dei libri più liberi da ideologie scritti dall'autore,

in cui quest'ultimo trova il modo di introdurre senza stridori il

tema che a lui più sta a cuore in questo momento e sul quale

veniva scrivendo contemporaneamente i suoi libri di saggistica

storico-politica.

"La vita randagia e il crudele destino del cane Jack, nato per

servire, riguardano la vicenda realistica di un bastardo dal colore

bianco sporco con pezzature nere; trascrivono un pezzo di

mondo visto attraverso gli occhi del cane che, abbandonato dal

primitivo padrone, ne cerca disperatamente un altro.

E svolgono insieme la trasparente metafora (...) della condizione

umana, del bisogno avvertito anche dall'uomo di cercarsi un

padrone, di affidarsi e credere in un capo «infallibile che lo angarierà

in tutti i modi»".

 "Oh, se uno spettacolo così mi fosse caduto sotto gli occhi

quando ero bambino! Mi sarei fatto un'altra idea della vita.

Non avrei più creduto nell'ingiustizia del mondo, né all'iniquità

degli uomini. Iniquità o non, piuttosto, stupidità? Invece di aiutarsi,

gli uomini si fanno vicendevolmente del male.

Questa è soprattutto stupidità. Sì, gli uomini sono stupidi come

sono stupidi gli animali, con le loro continue guerre che procurano

danni a tutti".

 
 
 

Un bel romanzo di C.Cassola.

Post n°3420 pubblicato il 12 Giugno 2021 da blogtecaolivelli

La casa di via Valadier

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Carlo Cassola

1ª ed. originale

1956

Genere

Romanzo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Roma

Protagonisti

Maggiorelli

Coprotagonisti

Anita Turri

Altri personaggi

Magnini
Ravagli
Radi
Bisori
l'onorevole Bergamaschi
Azzali
l'avvocato Franzoni
Leonardo Franzoni
il commissario Pennini


«Quello che lo zio Leonardo aveva lasciato, era un mucchietto

di carte senza importanza.

Il padre aveva ragione.

E, d'altra parte, che cosa può lasciare un uomo?»

(La casa di via Valadier)

La casa di via Valadier è un racconto lungo di Carlo Cassola 

pubblicato daEinaudi nel 1956 che comprende due racconti

scritti tra il 1953 e il 1956. Il primo racconto, che dà il titolo

al volume, è Esiliati ed era già uscito nell'agosto-settembre 

1953 sulla rivista «Il Ponte» con il titolo La casa sul Lungotevere 

mentre una parte del secondo racconto, La casa di via Valadier,

era stato pubblicato nel 1955 su Botteghe Oscure.

Esiliati

Trama

Il racconto narra la storia di Maggiorelli, un marmista socialista

 e antifascista, che si è trasferito dal paese maremmano diMassa

Marittima a Roma, città dove abita ormai da dodici anni vivendo

modestamente del suo lavoro.

Maggiorelli non è riuscito, in tutti questi anni, a farsi un nuovo

amico e così i pomeriggi della domenica li trascorre con alcuni vecchi

compagni della sua città esiliati nella capitale ai tempi dello

 squadrismo per le loro idee socialiste.

Nel gruppo vi è però un delatore, Bisori, che si è fatto comprare

dalla polizia fascista ed è diventato loro confidente.

Un giorno Magnini, un altro compagno che è in contatto con

una cellula comunista, affida un pacco compromettente a

Maggiorelli perché lo tenga nascosto e Bisori lo denuncia.

Magnini viene presto arrestato e Bisori muore improvvisamente.

Del processo allestito dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato 

che si terrà a Magnini se ne occuperà Maggiorelli provvedendo

all'avvocato e alle spese.

Maggiorelli trova così l'occasione per riacquistare fiducia in se

stesso, per evadere dalla tediosa vita familiare e per interessarsi

nuovamente all'attività politica e cospiratrice.

Il racconto termina con l'arresto dello stesso Maggiorelli che

era stato sottoposto a sorveglianza.

La casa di via ValadierTrama

Il personaggio che collega questo secondo racconto al primo è

Maggiorelli.

Lo troviamo all'inizio nella casa di Anita Turri, vedova di un

deputato socialista, insieme all'onorevole Bergamaschi intento

a rievocare i tempi eroici del movimento operaioe a constatare

il diffuso senso di indifferenza che c'è in Italia di fronte al

fascismo nonostante la crisi economica, gli abusi e gli scandali

dovuti al regime.

Il fratello della vedova Turri, l'avvocato Franzoni che si sta

avvicinando al fascismo, rimprovera la sorella per il pericolo

al quale va incontro ospitando nella sua casa degli antifascisti

e quando il figlio di Azzali, un altro antifascista che frequenta

la casa Turri viene arrestato ricevendo dal Tribunale speciale

una condanna di quindici anni, si rifiuta di difenderlo.

Anita, per evitare il fratello, si reca ospite, per una ventina

di giorni, da alcuni amici a Bellagio e al suo ritorno trova

l'appartamento messo sottosopra dalla polizia fascista.

Un improvviso malore la colpisce poco tempo dopo

conducendola alla morte e il fratello, che nel frattempo ha

ottenuto la tessera fascista, inizia lo spoglio delle carte Turri.

Nella seconda parte del racconto, siamo nel 1945, il figlio

dell'avvocato Franzoni, Leonardo, nipote prediletto di

Anita torna da Milano, dove lavora presso la redazione 

dell'«Avanti!» e si reca a Roma per redigere la cronaca 

dello scoprimento di una lapide in memoria dell'onorevole

Turri nella sua casa di via Valadier.

Al termine della frettolosa cerimonia, Leonardo è avvicinato

dal commissario Pennisi, dirigente dell'ufficio politico durante

la guerra, che gli chiede per sé una dichiarazione di antifascismo

per aver aiutato la signora Turri al tempo della perquisizione,

ma Leonardo non è convinto che Pennisi debba essere aiutato

e non aderisce alla sollecitazione del commissario.

Leonardo, dopo aver scritto velocemente l'articolo sulla cerimonia,

si reca dagli Azzali dove sente dei discorsi che riguardano il

fascismo del padre e prova vergogna.

Ritornato alla casa di via Valadier prende visione delle carte

Turri e si rende conto che si tratta solo di materiale privato

senza nessun valore o interesse politico.

 
 
 

La bella produzione di C.Cassola

Post n°3419 pubblicato il 12 Giugno 2021 da blogtecaolivelli

La ragazza di Bube (romanzo)

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Autore

Carlo Cassola

1ª ed. originale

1960

Genere

Romanzo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Val d'ElsaVal di CecinaToscana, 1946-1948

Protagonisti

Mara

Coprotagonisti

Bube

Altri personaggi

Castellucci 
Liliana 
Ines 
Stefano 
madre di Mara

La ragazza di Bube è un romanzo scritto da Carlo Cassola 

tra il 1958 e il1959 in cui vengono tra l'altro illustrati, attraverso

la storia di ragazzi innamorati, i problemi politici e sociali

del dopoguerra.

Venne insignito del Premio Strega nel 1960, anno in cui era

stato pubblicato dalla casa editrice Einaudi; tre anni più

tardi ne fu realizzato anche unadattamento cinematografico 

per la regia di Luigi Comencini e come interpreti principali

attori della caratura di Claudia Cardinale e George Chakiris.

Trama

La vicenda è ambientata in Valdelsa poco dopo la Liberazione 

ed ha come protagonisti due giovani, Mara e Bube.

Mara Castellucci è una ragazza di sedici anni che vive a 

Monteguidi insieme al padre, comunista militante, alla

madre e ad un fratello, Vinicio.

Qui conosce Arturo Cappellini, detto Bube. Il giovane,

amico e compagno di Sante, il fratellastro di Mara morto

durante la Resistenza, si era recato nel paese dell'amico per

conoscere la famiglia e qui avviene l'incontro con Mara.

Tra i due giovani nasce subito una simpatia e Mara, lusingata

dall'interesse del ragazzo, inizia a scambiarsi lettere con lui.

Un giorno, Bube comunica a Mara di voler cercare riparo

presso la propria famiglia a Volterra perché accusato di un

delitto.

Era accaduto che, mentre si trovava a San Donato con i

compagni Ivan e Umberto, un prete aveva impedito loro di

entrare in chiesa.

Secondo i ragazzi, la ragione per cui erano stati cacciati era il

fatto di essere comunisti.

I giovani avevano allora iniziato a protestare, e un maresciallo

dei carabinieri era intervenuto insieme al figlio a sostegno del

prete.

Bube e gli amici avevano inutilmente cercato di far valere le

loro ragioni e, spinti dall'ira, avevano messo il prete contro

il muro.

Così, il maresciallo aveva reagito sparando ad Umberto,

uccidendolo.

Per vendicare l'amico, Ivan, l'altro compagno di Bube,

aveva ucciso il maresciallo.

A sua volta, Bube aveva rincorso e ucciso il figlio del

maresciallo che stava scappando e che si era messo a gridare.

Mara e Bube intraprendono così il viaggio verso Volterra

dove abita la famiglia di lui. Successivamente si trovano in

viaggio in una corriera dove sale anche una donna che

riconosce Bube e lo spinge a dare una lezione ad uno dei

viaggiatori: si tratta del prete Ciolfi, il quale durante la guerra

aveva collaborato con i nazisti, causando così la morte del

nipote della donna.

Suo malgrado, dopo essere sceso, Bube viene praticamente costretto

dai presenti a picchiare il prete per salvare la faccia: il suo ruolo

nella zona è infatti quello del Vendicatore, appellativo con il quale

viene talvolta ancora chiamato dagli abitanti del posto.

Arrivato a casa dai familiari, Bube viene avvertito dal compagno

Lidori che rischia di essere arrestato per il delitto commesso e

che stare nascosti presso la famiglia non è sicuro.

Lidori accompagna Bube e Mara in un capanno in campagna,

dove i due innamorati passano le due notti successive.

Il giorno seguente, una macchina passa a prendere Bube

per farlo rifugiare in Francia, mentre Mara ritorna a casa.

Nel frattempo, qualcosa in lei è cambiato: non è più la ragazza

spensierata di prima e si dimostra angosciata per la mancanza

di notizie da parte di Bube ed indifferente a tutto quello

che la circonda.

Trascorsa l'estate, Mara decide di andare a lavorare come

domestica in una famiglia a Poggibonsi.

Qui la ragazza stringe amicizia con una compaesana, Ines, con

cui esce spesso e che le presenta Stefano, un ragazzo serio e

un po' timido.

Mara resta inizialmente fredda, ma lentamente comincia ad

apprezzare la sua compagnia, in particolare perché da mesi non

ha più notizie di Bube.

La ragazza scivola così gradualmente in un dilemma: da un lato

sente di aver dato la sua parola a Bube, ma dall'altro è incerta

sul quando lui potrà tornare al paese.

Dopo un anno, Bube costretto al rimpatrio, viene arrestato alla

frontiera ed è condotto a Firenze.

Mara, accompagnata dal padre, si reca a Firenze per un colloquio

con Bube.

Durante l'incontro la ragazza si accorge che il suo attaccamento a

Bube è ancora molto forte e decide che, da quel momento, sarà

sempre la sua donna.

Bube viene condannato a quattordici anni di carcere e Mara,

tornata a Poggibonsi, si incontra con Stefano.

La ragazza gli racconta quanto accaduto e gli comunica, dopo un

lungo tira e molla, di aver preso una decisione: il suo posto è

accanto al fidanzato.

Dopo la condanna Mara va spesso a trovare Bube in carcere.

Il romanzo termina con un capitolo in cui Mara, sette anni più

tardi, viene descritta nella serena attesa della liberazione di Bube

per la quale dovrà attendere altri sette anni.

Inquadramento storico del romanzo

Similmente a quanto si può osservare nei romanzi dell'epoca,

questo romanzo riprende trame e tematiche tipiche delNeorealismo.

Se quest'ultimo si concentrava (almeno in teoria) sulla dimensione

storica e sociale della vicenda, queste perdono nel romanzo di

Cassola parte della loro importanza.

È vero da una parte che vengono citati nel romanzo eventi importanti

come la scissione di Livorno, il referendum istituzionale del 1946 

e le elezioni politiche italiane del 1948.

Questi avvenimenti vengono inquadrati nell'ottica di comunisti

convinti come il padre di Mara o Bube (pare inoltre che il romanzo

sia imperniato su una vicenda realmente accaduta e che Cassola

abbia intervistato i diretti interessati, cambiando in parte la storia).

Comunque, questa componente storico-politica si limita a

fungere da sfondo ad una vicenda di carattere prevalentemente

individuale e psicologico, dunque si riconoscono chiaramente

delle tematiche meno peculiari del Neorealismo: durante tutto

lo svolgimento del romanzo la prospettiva dominante è quella

di una giovane donna colta nei suoi dubbi e nel suo sviluppo

personale.

Lavori come questo o Il giardino dei Finzi-Contini testimoniano

quindi una sorta di superamento del Neorealismo.

Lettura dell'opera

L'uscita del romanzo ha causato aspre critiche da parte degli

intellettuali marxisti, i quali interpretarono La ragazza di Bubecome

la descrizione del fallimento degli sforzi intrapresi da parte della 

Resistenza, in particolare della sua componente comunista.

Questa lettura del romanzo è oramai superata.

L'opinione corrente sul romanzo è che non abbia scopi politici,

né abbia primariamente lo scopo di documentare fatti storici.

Ciononostante, è inevitabile che tra le righe si scorga la delusione

personale vissuta in prima persona da Cassola nei confronti

del comunismo.

Negativo fu l'atteggiamento verso il romanzo da parte di Nada Giorgi,

la cui biografia reale aveva ispirato il romanzo: la Giorgi non si

riconobbe affatto nella figura di Mara.

Come accennato è la dimensione individuale e psicologica del

romanzo ad occupare il primo piano: lo sviluppo individuale di

Mara è il nucleo del romanzo, rappresentato su una scenografia

di immediato dopoguerra.

Se, da tipica sedicenne, nei primi capitoli Mara si concentrava

soprattutto sui vestiti e sul suo prestigio sociale, la Mara degli

ultimi capitoli è diventata una persona matura che decide in base

alle sue responsabilità personali.

«È cattiva la gente che non ha provato dolore.

Perché quando si prova il dolore, non si può più voler

male a nessuno»

È proprio il cammino del dolore e della conoscenza ad aprire

gli orizzonti della protagonista e a favorire lo sviluppo

della sua personalità.

 
 
 

Una bella storia di C.Cassola.

Post n°3418 pubblicato il 12 Giugno 2021 da blogtecaolivelli

Storia di Ada

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Carlo Cassola

1ª ed. originale

1967

Genere

Romanzo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Marina di Cecina

Protagonisti

Ada

Altri personaggi

la sorella Armida, Orzan Luigi

Storia di Ada è un racconto lungo di Carlo Cassola scritto

nel 1965 pubblicato da Einaudi nei 1967 insieme ad un altro

racconto intitolato La maestra composto tra il 1957 e il 1965.

Storia di Ada

Storia di Ada ha inizio nel decennio che precede la

 Seconda guerra mondiale con Ada bambina che ha perduto

una mano nel nastro della trebbiatrice.

Ada vive però serena e reagisce alla sventura, impara a

scrivere con la mano sinistra e a forza di impegno e buona

volontà riesce anche lei a svolgere i lavori domestici e

quelli della campagna.

Trascorrono i giorni e gli anni, Ada cresce, d'estate va a

fare i bagni a Marina di Cecina con la zia e la cugina e si

accontenta di prendere dalla vita ciò che questa le dà e si

meraviglia della scontentezza degli altri.

Ma ad Ada accade una seconda disgrazia: il padre precipita

dal tetto dove era salito per pulire le grondaie e muore.

La famiglia si sfascia e il podere viene abbandonato

e Ada si trasferisce a Marina di Cecina dove, per interessamento

degli zii, trova lavoro allePoste dove lavora con impegno e si fa

benvolere da tutti.

Anche se non vuole pensarci, l'amore viene anche per Ada.

Dapprima è un soldato che la lusinga e cerca di approfittare di

lei, poi è il fratello di un'amica che però deve partire e non darà

più sue notizie e infine un altro soldato, Luigi Orzan, un veneto

analfabeta dal carattere timido e imbarazzato, che la chiede in

moglie.

Ada è commossa e felice ed accetta. Le nasce una bella bambina,

ma Luigi si ammala e diventa sempre più chiuso e disperato.

La salute peggiora e sarà ricoverato in un sanatorio dal quale

Ada ha il triste presentimento che non tornerà più.

La critica

"Più che un racconto lungo, la Storia di Ada appare il prototipo

di una trama più complessa, si presenta come numero di prova,

progetto quasi di quei romanzi di vite, con protagoniste femminili,

che stanno subendo in questo periodo altri e non pochi

accrescimenti da parte di Cassola, da Una relazione 

Paura e tristezza , altro romanzo Einaudi, 1970.

La tendenza, anzi la necessità cassoliana di stare e mantenersi in

tensione esistenziale realizza appunto la «storia» di Ada,

personaggio già presente in Cuore arido.su percorsi e tempi

lunghi, dall'infanzia (con la disgrazia della perdita della mano,

che la rende «infelice» e «monchina») alla giovinezza, al

matrimonio, all'ammalarsi del marito; sempre senza indulgenze

e concessioni al drappeggio romanzesco".

La maestra

La maestra è ambientato nella campagna tra Melato, Pomarance,

la conca di Saline, l'altura di Volterra con la vista in distanza del

Monte Voltrajo e il paesaggio descritto è fatto di pendici boscose

e macchie, ruderi nascosti tra i rovicollinebrulle, stradine polverose

o allagate dal fango.

La storia si svolge tra il 1944, a guerra non ancora terminata, e il 1946.

Fiorella è una giovane maestra che ha fatto un matrimonio sbagliato.

Incinta e già madre di un bambino, deve raggiungere Metato,

a sei chilometri da Saline per insegnare.

A Metato, un borgo desolato sopra Pomerance, deve sistemarsi

in una camera squallida che appartiene al conte Albini, un ricco

proprietario terriero, ex fascista ed ora monarchico e anticomunista.

La vita di Fiorella è triste e solitaria ma verso sera, a rallegrarla un

poco, c'è un gruppo di boscaioli pistoiesi con i quali divide il misero

alloggio legandosi a loro con rapporti di comprensione e amicizia.

Quando si ammala uno dei boscaioli, Fiorella ha l'occasione di

conoscere il medico condotto di Pomarance, il dottor Aldo Nicolucci

che è separato dalla moglie e senza figli.

L'anno seguente, dopo la nascita di una bambina che ha partorito

nella casa dei suoceri, Fiorella torna a Metato e il conte le dà

l'incarico di tenere la contabilità dell'azienda.

Il medico che aveva conosciuto a Pomarance torna a trovarla e

provoca in seguito nuove occasioni d'incontro.

Durante una delle passeggiate in macchina il dottore cerca di

abbracciare Fiorella che però si difende in modo brusco, pur

volendogli bene, per timore della sua reputazione in paese.

In seguito il dottore, che all'inizio pensava ad una semplice

avventura, finisce con innamorarsi seriamente di Fiorella che a

ccetta la sua compagnia nonostante le chiacchiere della gente.

I due finiscono per amarsi sinceramente e decidono di vivere

insieme aSan Vincenzo dove Aldo ha ottenuto una nuova condotta.

Edizioni

Carlo Cassola, Storia di Ada, Einaudi, 1967.

Riconoscimenti

Nel 1967 il libro ha vinto il Premio Selezione Campiello

 
 
 

Un altro bel romanzo di C.Cassola.

Post n°3417 pubblicato il 12 Giugno 2021 da blogtecaolivelli

Troppo tardi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Carlo Cassola

1ª ed. originale

1975

Genere

Romanzo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Roma

Protagonisti

Anna Cromo
Giorgio Cromo
Ferruccio Fila

Altri personaggi

Mario
Annamaria

Troppo tardi è un romanzo di Carlo Cassola scritto nel 1971 

e pubblicato dalla casa editrice Rizzoli nel gennaio del 1975 

dopo aver dato la precedenza ai due precedenti romanzi: 

Monte Mario e Gisella.

Trama

La vicenda si svolge a Roma negli ultimi anni del regime fascista

 prima della guerra e vede tra i protagonisti Anna e Giorgio Cromo,

due fratelli, rispettivamente di sedici e quattordici anni, legati, se

pur tra soventi litigi, da un profondo affetto.

Giorgio desta l'ammirazione e l'invidia di Anna per la sua intraprendenza,

per il carattere determinato, per i molteplici interessi e per il buon

gusto nel vestire.

Anna, che è invece di natura insicura e volubile, interrompe presto gli

studi, fa scelte fittizie, non sa farsi una vera amicizia e si innamora in

modo inconcludente.

Conosce Ferruccio Fila, un amico di Giorgio di due anni più giovane

di lei, molto riservato e intellettuale, ma la loro conoscenza non va oltre

qualche confidenza.

Conosce in seguito un avvocato marchigiano, che però non esercita e si

accontenta di fare l'impiegato, più anziano di lei e non di bell'aspetto e

senza riflettere accetta di sposarlo dopo un breve fidanzamento.

Il matrimonio entra presto in crisi a causa della grettezza di lui e il

disamore di Anna.
Quando scoppia la guerra il marito di Anna va al fronte ed è fatto in

seguito prigioniero e di lui non si saprà per molto tempo più nulla.

Giorgio intanto non è stato più fortunato e, anche lui, come la sorella,

ha fatto un matrimonio mediocre.

Durante la campagna di Albania viene chiamato alle armi ma viene

ferito e rimpatriato.

Dopo alcuni anni, siamo nel maggio del 1943, Anna incontra Ferruccio

che confessa il segreto amore giovanile per lei e, dopo averlo

frequentato per qualche tempo, accetta di iniziare una relazione.

Alla fine del '45 Giorgio essendosi compromesso con i repubblichini 

perde l'impiego, il marito di Anna ritorna dalla prigionia e

inizia le pratiche per la separazione, Ferruccio, che era stato

arrestato durante il periodo clandestino vive, insieme ad Anna e

il marito, nel loro appartamento.

Ferruccio, che lavora temporaneamente come giornalista praticante

presso un giornale di partito, incontra Mario, un suo vecchio

compagno di università, che fa l'inviato speciale per l'«Europeo»

e gli confida di essere ancora indeciso sul suo futuro.

Ripensando alla sua giovinezza e alla sua cattiva fortuna, si rende

conto di essere sempre arrivato troppo tardi agli appuntamenti

con la vita.

Negli ultimi capitoli del romanzo viene narrata la storia di

Ferruccio e Anna che alternano momenti di tenere emozioni

a intense scene di gelosia e continue lamentele per arrivare

ad una sempre più forte ostilità.

Il giornale socialista dove lavora Ferruccio termina le pubblica-

zioni ma egli non se ne dispiace perché non vuole fare il

giornalista ma lo scrittore.

Durante una vacanza al mare si invaghisce di una ragazzina,

Annamaria, e si rende così conto che il suo amore per Anna,

dalla quale però non riuscirà ad allontanarsi, è ormai finito.

Analisi dell'opera

Il romanzo, che è composto da nove capitoli, mantiene una

struttura compatta e, al di là del semplice narrare, possiede

diverse pagine saggistico-narrative. Come scrive Renato Bertacchini

«La qualità tematica e strutturale di Troppo tardi (...) sta nel

rapporto antagonistico, in senso cassoliano, tra Giorgio Cromo

l'antagonista e l'autobiografico Ferruccio Fila.

La stessa presenza di Anna, come terzo personaggio, sorella di

Giorgio e poi amante di Ferruccio, con la sua femminile

inquietudine e scontentezza vale come controprova e verifica di

questo rapporto; dapprima, anche lei attratta dal fratello, che

in seguito invece arriverà ad odiare cordialmente, e in parallelo,

da principio indifferente nei confronti di Ferruccio, di cui solo

in un secondo tempo e «troppo tardi» diventerà l'amante».

 
 
 

Un bel romanzo di C.Cassola.

Post n°3416 pubblicato il 12 Giugno 2021 da blogtecaolivelli

Il taglio del bosco

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Carlo Cassola

1ª ed. originale

1950

Genere

racconto lungo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Toscana

Protagonisti

Guglielmo

Altri personaggi

Fiore, Francesco, Amedeo, Germano, i carbonai, Rosa, Caterina, Lina, Irma, Adriana

Il taglio del bosco è un racconto lungo di

 Carlo Cassola, scritto negli anni1948 - 1949 

e uscito nel dicembre 1950 su "Paragone-

Letteratura", subito recensito da Geno Pampaloni.
Esce in seguito nell'edizione Fabbri del 1954,

nell'edizione Nistri-Lischi del1955,

comprendente altri racconti, e infine nell'edizione

 Einaudi 1959 con il titolo Il taglio del bosco.

Racconti lunghi e romanzi brevi

Trama

Sulla pendice boscosa del monte Berignone che

scende fino al torrente Sellate, una squadra

formata da cinque boscaioli lavora per cinque

mesi al taglio di un bosco.
Guglielmo, vedovo da pochi mesi e padre di due

bambine, Irma e Adriana, è un giovane uomo

che ha acquistato, dal proprietario di 

Massa Marittima, il diritto di tagliare gli alberi di

un bosco dell'Appennino toscano per recuperare

il legname sperando di ricavarne un forte guadagno.

Fa parte della squadra Fiore, un uomo sulla

cinquantina di carattere difficile ma con grande

esperienza, che sarà il suo capomacchia; 

Francesco, di poco più vecchio di Fiore, non

molto attivo sul lavoro ma bravissimo a

raccontare storie permettendo così ai compagni

di trascorrere alla meno peggio le lunghe

serate o le giornate di pioggia; Amedeo,

cugino di Guglielmo e il ventenne Germano,

amante delle donne, un po' sbruffone e

appassionato cacciatore.
Concluso il lavoro, quando il taglio è terminato

e l'ultimo carico di carbone è stato consegnato

al mulattiere, Guglielmo ritorna a casa e, pas-

sando di fronte al cimitero, si rende conto di

non aver superato il dolore per la morte della

moglie.

"Aveva messo il sacco a terra e si era appog-

giato al cancello del camposanto.

Non gli era mai accaduto di sentirsi così disperato,

nemmeno nei giorni della disgrazia.

Per qualche momento farneticò addirittura;

pensava di stendersi lì in terra e lasciarsi morire".

Origine e sviluppo del romanzo

Lo stesso Cassola racconta l'origine e lo sviluppo

del suo romanzo: "Lo iniziai alla fine del '48.

Era concepito come una vicenda puramente

esistenziale, la vicenda, appunto di un taglio di

bosco.

Cinque boscaioli vanno a tagliare un bosco;

durante alcuni mesi fanno ogni giorno lo stesso

lavoro, ripetono gli stessi discorsi, ecc.

Ecco un magnifico tema per una narrazione negativa:

mi permetteva infatti di raccontare qualcosa e, nello

stesso tempo, di non raccontare nulla.

Nulla, intendo dire, che avesse un significato

particolare.

Il solo significato che avrebbe potuto avere una

vicenda del genere era puramente esistenziale.

Ne avevo scritto una metà, quando un avveni-

mento che sconvolse la mia vita mise in crisi

anche la mia letteratura.

Presi in odio il mio passato, la mia educazione estetica,

tutto quello che avevo scritto fino ad allora; trovai

mostruosa una poetica che isolava l'emozione

esistenziale facendone l'unico oggetto dell'espressione

letteraria. Così, quando alcuni mesi dopo ripresi a

scrivere Il taglio del bosco, conservai la vicenda

esistenziale del taglio, ma ne feci il semplice sfondo

di un sentimento particolare, il dolore del protagonista

per la morte della moglie.

L'esistenza dei compagni, quest'esistenza fatta

di nulla, di gesti quotidiani, di discorsi quotidiani,

è per Guglielmo lo specchio della sua condizione

precedente, lo specchio della sua felicità perduta

La narrazione è all'inizio lineare e astorica,

essendo l'unico riferimento al tempo in cui si

svolge quella dell'inverno1938-1939 quando la 

guerra civile spagnola era ormai vinta, e negativa

essendo priva di grandi avvenimenti esterni e

puramente riferita alla vicenda di una squadra

di boscaioli che taglia un bosco a Berignone,

dove Cassola era stato partigiano.

"Pagine", scrive Renato Bertacchini, "si direbbe

di un diario elementare intessuto di fatica e

lavoro, contrappunto dalle sequenze quotidiane

dei cibi cucinati dagli uomini, dai panni che

ugualmente sono costretti a lavarsi da soli; con

l'unico diversivo del fumare nei momenti di

riposo, giocare a carte o discorrere o chiudersi

in lunghi mutismi durante le veglie invernali;

mentre il ciclo delle stagioni porta il freddo e

la nebbia, le grandi tempeste invernali di

pioggia scrosciante e la neve che scende nel

silenzio della notte".
Ad un certo punto della stesura, però, Cassola

introduce lo stato di dolore del protagonista

Guglielmo per la morte della moglie e in questo

modo "la vicenda del taglio, pur restando ferma

nel racconto, non ne costituisce più il centro, ma

diventa piuttosto lo sfondo esistenziale, funziona

da controprova biologica e specchio reattivo per

i sentimenti del protagonista".

La critica

"Il tono che domina tutto il racconto, e vogliamo

dire soprattutto quando è in scena il protagonista,

è un tono elegiaco, dove la rudezza dei caratteri

e delle condizioni ambientali e la gentilezza dei

sentimenti si temperano in una situazione

realistica forse fino all'autobiografismo (un auto-

biografismo, s'intende, tutto interiore) cui il

consueto tono medio della lingua conferisce

un'assoluta credibilità umana e artistica".

"Attorno al motivo individuale della sofferenza

del protagonista - magistralmente descritta da

Cassola, in uno stile scarno ed essenziale,

che rende questo racconto uno dei suoi testi

migliori - se ne intreccia uno corale, che rap-

presenta i taglialegna nel loro quotidiano, duro

lavoro con la natura".

"Nel Taglio del bosco, non meno che nella Visita,

vige la poetica in base a cui nulla accade,

veramente, che possa essere raccontato, e ogni

sentimento, per quanto profondo e doloroso

sia, in realtà è ineffabile".

Cinematografia

Da Il taglio del bosco è stato tratto un film per la

televisione andato in onda il 19 settembre 1963,

diretto da Vittorio Cottafavi e con l'attore

 Gian Maria Volonté nel ruolo principale. 

 
 
 

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