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Messaggi del 19/12/2020

C'era una volta il Cenozoico..

Post n°3330 pubblicato il 19 Dicembre 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Scienza

2 milioni di anni di eruzioni vulcaniche

Nelle rocce delle Dolomiti le tracce della catena

ininterrotta di eruzioni che portò alla più grande

estinzione di massa della storia della vita sulla

Terra.

panorama del Permiano (illustrazione)

Il passaggio fra l'Era Mesozoica e la Cenozoica

è il periodo chiamato Cretaceo: compreso tra

145 e 65 milioni di anni fa, è marchiato a fuoco

per un singolo, catastrofico evento, l'esplosione

di un corpo celeste di dieci chilometri di diametro

o più sulla regione dell'attuale Messico.

È l'asteroide di Chicxulub che, precipitato sullo

Yucatan, segnò l'estinzione dei dinosauri, delle

ammoniti e di migliaia di altre specie.

Ma se vogliamo parlare di catastrofi globali, ce n'è

un'altra, avvenuta 185 milioni di anni prima nella

cornice di una serie infinita di eruzioni vulcaniche e

non a caso chiamata la madre di tutte le estinzioni

di massa.

Attorno a 252 milioni di anni fa, quando i continenti

erano tutti serrati insieme in un mega-continente -

la Pangea - si verificò la scomparsa del 90% delle

specie viventi.

Sono centinaia le ricerche scientifiche che hanno

tentato di gettare luce sulla Grande Estinzione del

Permiano, un evento senza precedenti che segna

il limite fra Paleozoico e Mesozoico.

Le ipotesi sono molte ma due due chiavi di lettura

appaiono più probabili di altre: in primo luogo, un

poderoso e concentrato rilascio di metano dai

clatrati idrati presenti sui fondali del mega-oceano

che circondava la Pangea.

Il rilascio accelerato di metano dai clatrati avrebbe

innescato un effetto serra accelerato in grado di annichilire

la vita.

La maggioranza dei ricercatori ritiene però che la vera

"pistola fumante" sia stata la serie di gigantesche

eruzioni vulcaniche avvenute fra 252 e 250 milioni

di anni fa in Siberia, i cui residui si leggono oggi negli

sconfinati depositi di basalto noti come

trappi siberiani.

Una ricerca, coordinata dall'Università di Tohoku (Giappone),

pubblicata su Geology, si concentra su tre località della Terra

dove è possibile rinvenire con particolare chiarezza le prove

di quanto avvenuto in quei fatali due milioni di anni.

Due delle sezioni "permiano-triassico" scelte dai ricercatori

sono in Cina meridionale, mentre la terza è in Italia, nelle

nostre Dolomiti.

Le Dolomiti, Patrimonio dell'Umanità, racchiudono le prove della grande catastrofe del Permiano. Le Dolomiti, Patrimonio dell'Umanità, racchiudono le

prove della grande catastrofe del Permiano. © Marco

Orlandi

La sezione di Bulla (Ortisei, Alto Adige) è «nota da

decenni a paleontologi ed esperti di geologia stratigrafica

di tutto il mondo, in quanto rappresenta una delle

migliori sezioni rocciose che contengono le prove del

passaggio fra le due ere, il Paleozoico e il Mesozoico»,

afferma Corrado Venturini (Università degli Studi di

Bologna).

La particolarità dello studio è il ritrovamento, all'interno

delle rocce delle due sezioni cinesi e di quella di Bulla,

di tracce abbondanti di mercurio accoppiate a tracce di

coronene.

Ciò starebbe a indicare due meccanismi: il mercurio

deriverebbe dal colossale rilascio di gas vulcanici associato

a 3 milioni di chilometri cubi di lava basaltica (il paragone

con i 4 km cubi dell'eruzione di Pompei ci dà un'idea

della portata dell'evento siberiano).

Strati di magma fluido (sill)

Al centro di questo tipico scenario islandese si osserva un

sill, uno strato di magma che si è insinuato orizzontalmente

nelle rocce circostanti senza emergere in superficie.

Si noti la fessurazione, che forma un colonnato verticale.

© Fabio L. Bonali

Il coronene, un idrocarburo policiclico aromatico, sarebbe

invece il risultato della combustione derivante dal contatto

fra il magma in risalita dal mantello e una serie di enormi

riserve di petrolio presenti nel sottosuolo siberiano a bassa

profondità nella crosta terrestre (a meno di 3 km).

Sarebbe stato proprio il ruolo dei cosiddetti sill, ovvero

filoni di magma fluido che si insinuano orizzontalmente

nella crosta superficiale, senza dare luogo a eruzioni, e

la loro interazione con gli idrocarburi a rilasciare le enormi

quantità di CO2 (anidride carbonica) e CH4 (metano),

che avrebbe trasformato il mondo in una serra soffocante.

Il mistero del limite Paleozoico-Mesozoico tormenterà a

lungo i geologi di tutto il mondo, ma questo studio è però

un tassello molto importante, in quanto conferma quanto

già in parte ipotizzato in un lavoro del 2017 apparso su

Earth and Planetary Science Letters ad opera di un gruppo

di ricerca statunitense.
 
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L'AUTORE: Federico Pasquaré Mariotto, geologo, è

Professore Associato di Comunicazione delle Emergenze

Ambientali all'Università degli Studi dell'Insubria (Varese).

 
 
 

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