blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
Messaggi del 11/02/2022
Post n°3478 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da blogtecaolivelli
Autrice: addetta alla biblioteca Olivelli- contrattista. I testi riportati integralmente di seguito ed in genere su questo blog hanno un valore di informazione del tutto documentale, per dire e dimostrare che fuori della scuola e del mondo della biblioteca scolastica c'è un mondo molto grande, l'intero pianeta su cui accadono migliaia di vicende e scoperte scientifiche, archeologiche, testimonianze di vita e civiltà passate, echi di mondi lontanissimi nel tempo che sono arrivati sino a noi a dimostrare a tutti che le persone e le civiltà passate sono le testimonianze dell'impegno continuo dell'uomo, nei secoli, nei millenni e nei milioni di anni per cercare di migliorare le condizioni di vita, passando per migliaia di tentativi e fallimenti, giunti fino a noi, a dimostrare che i progressi di oggi ebbero origine in epoche lontanissime, quando qualche uomo-scimmia, in epoca preistorica, decise di curare i suoi pazienti con la trapanazione del cranio e di curare le carie dei denti con sistemi sorprendenti per l'epoca moderna. Il riportare integralmente i testi, comunicano la meraviglia degli scopritori, tutta la soddisfazione dei risultati di un lavoro di scavo infinito, il comunicare ai lettori del mondo WEB, tutta la gioia, la soddisfazione e la meraviglia di questi risultati, con un enorme valore documentale, un valore aggiunto apprezzabile, che svanirebbe riportando le notizie con un estratto equesto non sarebbe giusto,perchè significherebbe ptrivare i lettori della meraviglia e dell'emozione di tali notizie. |
Post n°3477 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse Internet Scoperto un pianeta a forma di patata Trovare un pianeta con una forma simile è davvero raro: ecco il suo identikit Fonte: 123rf Siamo abituati a pensare che i pianeti abbiano forma più o meno sferica. Eppure se sono come WASP-103b, allora sono lontani dalle sfere perfette che abbiamo sempre immaginato. Una nuova scoperta infatti rivela che alcuni pianeti potreb- bero assomigliare di più a una patata. Come riporta il sito Inverse.com, il pianeta WASP-103b si trova attorno a una stella di tipo F a 1500 anni luce dalla Terra. Questa stella è più grande e più massiccia del Sole, e anche il pianeta è grande, circa una volta e mezzo le dimensioni di Giove. Un team internazionale di astronomi ha pubblicato nuove scoperte su Astronomy & Astrophysics che descrivono per la prima volta la strana forma del mondo. Sembra che a causa della vicinanza alla sua stella natale - meno di 20.000 miglia - le sollecitazioni delle maree portino WASP-103b ad avere una forma improbabile, che gli astronomi hanno paragonato a un pallone da rugby. Assomiglia anche un po' a un uovo o a una patata. I pianeti nel nostro Sistema Solare esistono a milioni di miglia dalla nostra stella ospite e impiegano almeno alcuni mesi, un anno (come la Terra) o molti anni per compiere un'orbita completa del Sole. Ma un gruppo di esopianeti noti come Hot Jupiters orbita attorno alle loro stelle di origine nel giro di pochi giorni, a volte solo ore. Gli astronomi hanno inizialmente scoperto WASP-103b nel 2014 e all'epoca hanno notato che il pianeta deve subire gravi stress di marea a causa della sua vicinanza alla stella natale: orbita attorno a WASP-103 in 22 ore. Questo non è il periodo orbitale più breve conosciuto, ma è abbastanza breve da rendere WASP-103b un mondo piuttosto estremo. Il pianeta si estende al suo equatore, trascinato dalle forze di marea in una forma oblunga, qualcosa di invisibile nel nostro Sistema Solare poiché i nostri pianeti sono troppo lontani dal Sole per un effetto del genere. Anche la luna di Giove, Io, che è allungata e tirata da Giove nel corso del suo periodo orbitale di 42 ore, rimane approssimativa- mente sferica. Trovare un pianeta come questo è raro: un altro pianeta, WASP-12b, è di dimensioni simili, di forma oblunga e ha un periodo orbitale simile, ma viene fatto a pezzi dalla sua stella natale e non è così ben dettagliato nelle osservazioni. |
Post n°3476 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse Internet Se i diamanti sono i migliori amici di una ragazza, come vuole un celebre ritornello, allora ci sono due pianeti che ne sarebbero il paradiso. Di quelli in cui una donna non si sentirebbe mai sola. Lasciando le mode e passando alla scienza, su Urano e Nettuno 'piovono' diamanti. Rispetto ad altri pianeti del sistema solare, infatti, a prevalenza gassosa, i due citati hanno una composizione ben diversa. Composti prevalentemente di acqua, metano e ammoniaca, questa sostanza diventa sempre meno compatta spostandosi verso la superficie. La sua esatta costituzione non è del tutto chiara dal momento che il nucleo non è stato studiato in maniera precisa. Basti dire che le informazioni più recenti risalgono a tre decenni fa, con i limiti che le tecnologie del tempo avevano. Allora, la sonda Voyager 2 si era avvicinata all'esterno del sistema ma nulla di più. Sulla base dei dati a disposizione, analizzati con i metodi di oggi, emerge la possibilità che su Urano e Nettuno ci siano costanti piogge di diamanti. Come spiega esquire.com, questi pianeti avrebbero al loro interno una temperatura superiore ai seimila gradi Celsius (6.727 °C, a essere precisi) ma in superficie sono estremamente freddi. La pressione, inoltre, è sei volte superiore a quella della Terra. In tali condizioni, ammoniaca, metano e acqua normalmente reagiscono liberando molecole di carbonio che, combinandosi, fra loro secondo cristalli costituiscono i diamanti. Una volta formatisi, questi ricadono verso il basso, attraversando quindi gli strati più profondi del pianeta. E con l'aumentare delle temperature finiscono per vaporizzarsi, in un continuo processo che si ripete all'infinito. Non va certo immaginata come una piacevole spruzzata di cristalli nevosi da cui ci si può lasciar colpire per divertimento. In attesa di ulteriori conferme, però, ci piace immaginare questa pioggia di diamanti che Marylin Monroe amerebbe senza dubbio alla follia. |
Post n°3475 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse Internet La NASA assume teologi per prepararci agli alieni La NASA ha assunto ventiquattro teologi e li ha inseriti nel programma del Center for Theological Inquiry. Ecco di cosa si tratta Fonte: 123rf Da tempo l'uomo si interroga sulla presenza di altre forme di vita nell'universo. Tra queste anche gli alieni ovviamente. Esistono? Non esistono? Nel dubbio la Nasa assume teologi per prepararci all'incontro con loro. Sì, perché alla Princeton University del New Jersey esiste un programma che si chiama Center for Theological Inquiry (CTI). Si tratta di un programma che indaga e approfondisce le questioni teologiche fondamentali della nostra società. Tra i finanziatori di questo programma c'è appunto la Nasa. Qual è il nesso tra le due cose? Nasa ha assunto ventiquattro teologi e li ha inseriti nel programma del Center for Theological Inquiry. Questi ventiquattro accademici, come riporta il sito rivistastudio.com, devono capire come le diverse confessioni religiose del nostro mondo reagirebbero alla notizia che nell'universo c'è vita oltre l'umanità. Tra di loro c'è Andrew Davison, prete e professore dell'Università di Cambridge. Nel suo libro Astrobiology and christian doctrine Davison scrive della possibilità che Dio abbia concesso la vita anche ad altri mondi nell'universo, e spiega che "le persone non-religiose tendono a ingigantire le difficoltà che le persone religiose potrebbero incontrare di fronte alla conferma dell'esistenza della vita aliena". Carl Pilcher, ex-direttore del Nasa Astrobiology Institute, ha detto che i teologi sono stati coinvolti in questo progetto per "verificare cosa succede quando usiamo gli strumenti scientifici del XX (e inizio del XXI) secolo per rispondere a domande che nelle tradizioni religiose ci si pone da centinaia o migliaia di anni". Pilcher inoltre ha le idee chiare sulla questione della vita nell'universo oltre il pianeta Terra: "È impensabile che la vita si sia sviluppata solo sul nostro pianeta. È impensabile quando sappiamo che ci sono più di cento miliardi di stelle nella nostra galassia e più di cento miliardi di galassie nell'universo". E chissà se prima o poi riusciremo alla domanda che ci poniamo da tanto: chi c'è nell'universo oltre a noi? |
Post n°3474 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse dell'Internet Gli elmi con le corna dei vichinghi arrivano dalla Sardegna Secondo uno studio recente, gli elmi tipici dei popoli del nord sarebbero di origine mediterranea. 16 Gennaio 2022 Gli elmi con le corna dei vichinghi arrivano dalla Sardegna L'immaginario che comunemente racconta il mondo dei vichinghi non manca mai di presentare un elemento inconfondibile. Il popolo nordico, infatti, - che sia rappresentato in tv o illustrato nei libri anche per i più piccoli, indossa sempre il tipico elmo sormontato da un paio di corna. Questo elemento, completa l'armatura di cui è iconicamente il simbolo più riconoscibile. Proprio un recente studio ha approfondito l'origine di tali elmi e quello che né emerso suona davvero curioso. Oggetto dell'indagine sono stati, in particolare, i copricapi conservati a Veksø, in Danimarca, famosi per essere emblema del potere vichingo. Secondo l'ultima ricerca, però, questi elmi non avrebbero origine autoctona, ma sarebbero arrivati nel Nord Europa nel 900 a.C. dove sarebbero stati lasciati da viaggiatori provenienti da regioni molto più meridionali. Dalla Sardegna, per essere precisi. Come riferisce la rivista 'Praehistorische Zeitschrift', l'ipotesi è stata avanzata dopo lunghe analisi condotte da un team internazionale. Quello che l'archeologa Helle Vandkilde e gli esperti insieme a lei affermano ribalta convinzioni ritenute inossidabili per decenni. La studiosa, infatti, sottolinea come quei particolari elmi cornuti furono lasciati nelle paludi danesi circa tremila anni fa, in un'epoca molto anteriore rispetto alle dominazioni vichinghe e normanne. Sarebbero stati, dunque, popoli viaggiatori (forse fenici) provenienti dalla Sardegna o dalla Spagna meridionale a portare in Danimarca quel tipo di copricapo che poi ne sarebbe diventato un vero e proprio simbolo. Ad avvalorare l'ipotesi sarebbero anche le decorazioni degli stessi elmi di Veksø: questi, infatti, recano fregi che rappresentano elementi - occhi e becchi di uccelli, sole - molto popolari proprio nel Sud Europa. Più che una coincidenza, dunque, secondo gli studiosi che parlano di un antichissimo legame fra la regione mediterranea e il Baltico. E tra i beni 'scambiati' ci sarebbero anche gli elmi iconici con cui da sempre descriviamo il popolo vichingo. |
Post n°3473 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da blogtecaolivelli
Fonte: Risorse dell'Internet Trovati in Africa i diamanti caduti da un pianeta scomparso Un gruppo di ricercatori ritiene che i diamanti trovati su un meteorite caduto nel deserto africano arrivino da un pianeta scomparso Diamanti molto particolari e che pare giungano da molto lontano nel tempo e nello spazio, sono quelli che sono stati trovati in Nubia nel Sudan. Il meteorite è caduto nel territorio africano nel 2008, una decina di anni fa. Ma la svolta è arrivata adesso. Infatti dopo attenti studi ora gli scienziati affermano che i diamanti, che vi sono stati trovati, si sono formati nello spazio, in un pianeta che non esiste più e che girava intorno al Sole. L'ipotesi è stata ventilata da un gruppo di ricercatori dell'Ècole polytechnique fédérale di Losanna in Svizzera in un articolo che è apparso su Nature Communication. Almahata Sitta, questo il nome del meteorite, è caduto nel deserto nel 2008 e secondo gli scienziati i suoi diamanti provenivano da un pianeta che doveva avere una dimensione variabile tra quella di Marte e quella di Mercurio. I resti sono stati sottoposti a esami e dalla composizione dei diamanti è emerso che alcuni dei materiali che contengono, possono formarsi con una pressione che solo un pianeta di quelle dimensioni potrebbe avere. Ma c'è di più, sembrerebbe infatti che lo studio sostenga l'ipotesi secondo la quale, gli attuali pianeti che compongono il Sistema Solare, sono costituiti da resti di altri pianeti primitivi che sono entrati in collisione tra loro. Una teoria sicuramente molto affascinante che, se fosse vera, individuerebbe nel meteorite Almahata Sitta uno dei pochi r esti conosciuti di questi pianeti che sono andati perduti e che sono alla base dei Sistema che conosciamo oggi. In base a questa teoria nella fase iniziale del Sistema Solare esistevano tantissimi di questi pianeti, dal cui scontro sono nati quelli che conosciamo oggi. Il materiale raccolto dopo lo schianto dall'Università di Khartoum in Sudan non è stato poco: quattro chilogrammi, per un totale di 480 pezzi di meteorite. E sin da subito gli scienziati hanno notato elementi particolari. Come la presenza di composti rari. L'attenzione poi è aumentata con la scoperta che i diamanti erano di dimensioni troppo grandi per essere la conseguenza di uno scontro con asteroidi. Insomma pare che questi diamanti arrivino non solo dallo spazio, ma da un pianeta perduto. Se lo studio e l'approfondimento su quanto è caduto sulla terra dieci anni fa dovesse proseguire, non è detto che non riservi nuove e interessanti rivelazioni. Fonte SETI Institute - Autore P. Jenniskens |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.