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Messaggi di Gennaio 2021

Cosa accadrà sul nostro pianeta

Post n°3333 pubblicato il 10 Gennaio 2021 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Scienza

Quando il Madagascar si spezzerà

La frattura che spaccherà l'Africa si allarga

di qualche millimetro l'anno: in qualche

milione di anni ci saranno un nuovo oceano

e due isole Madagascar.

La Great Rift Valley (Grande fossa tettonica) è una frattura geologica che si estende per 6.000 km, qui visibibile in superficie nella Repubblica del Kenia. La Great Rift Valley (Grande fossa tettonica)

è una frattura geologica che si estende per

6.000 km, qui visibibile in superficie nella

Repubblica del Kenia. Jeff e Joyellen Hazard.

Circa 200 milioni di anni fa l'Africa ha iniziato a

rimanere isolata dal resto del supercontinente Pangea,

ma la sua attività geologica non si è assopita,

tutt'altro: una imponente risalita di materiale dal

mantello sottostante la sta infatti spaccando in

placche più piccole.

Uno studio pubblicato su Geology ha preso in

considerazione l'area orientale dell'Africa, dove

da qualche milione di anni la risalita di materiale

dal mantello sta dando origine a una frattura che

inizia dalla Siria, scende dal Mar Rosso e arriva

in Mozambico e al Madagascar: è la Rift Valley,

una frattura lunga 6.000 km destinata a separare

una porzione d'Africa dal resto del continente.

Un tratto in superficie della Great Rift Valley, in Kenia.

Un tratto in superficie della Great Rift Valley,

in Kenia. © Jeff e Joyellen Hazard.

Per la geologa Sarah Stamps (Virginia Tech),

coordinatrice dello studio, «la velocità di apertura

della frattura è di alcuni millimetri all'anno, quindi

ci vorranno milioni di anni prima di vedere un

nuovo oceano tra quelle due porzioni d'Africa».

C'è però un fatto importante messo in luce dallo

studio: la velocità è maggiore verso la Somalia e

l'Etiopia rispetto a quella che si registra verso il

Mozambico, e quindi i nuovi mari che divideranno

le placche del continente si formeranno dapprima

a nord.

L'isola allungata.

La differenza di velocità sta dando origine a due

microplacche che interessano l'isola di Madagascar,

"tirata" a nord dalla microplacca somala e a sud

da quella di Lwandle.

Come conseguenza, la parte centrale della grande

isola si sta deformando, ma, stando ai ricercatori,

la deformazione non è rigida: il Madagascar non si

sta rompendo come un ramo secco, ma si deforma

come fosse plastilina, e questo non dovrebbe portare

a fenomeni sismici di grande intensità - almeno in

teoria.

Condotto sulla base di dati GPS satellitari e utilizzando

sofisticati modelli predittivi, lo studio è particolarmente

importante perché va oltre il puro sapere scientifico:

capire come si frattura e si muove una placca ci

porta infatti di un bel passo in avanti nella comprensione

di terremoti e fenomeni vulcanici.

30 novembre 2020 Luigi Bignami

 
 
 

L'ultima generazione di automi.

Post n°3332 pubblicato il 07 Gennaio 2021 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Possiamo inviare robot interamente

fatti di ghiaccio su altri pianeti?

 Questo è quello che un gruppo di ricercatori

dell'Università della Pennsylvania vuole cercare

di capire.

L'idea è quella di creare dei robot che possano

sfruttare le risorse locali, così da ripararsi da

solo in caso di guasti imprevisti.

I ricercatori, infatti, hanno esaminato una varietà

di modi per creare robot dal ghiaccio utilizzando

processi di produzione sia additivi che sottrattivi e

hanno presentato le loro ricerche alla Conferenza

internazionale IEEE/RSJ sui robot e sistemi intelligenti.

 Gli unici componenti "meccanici" di questi robot

sono attuatori e batterie.

Un dispositivo di prova iniziale, del peso di ben 6,3

chili e realizzato a mano, è stato in grado di sterzare

a sinistra e a destra, inclinandosi di 2,5 gradi.

Potrete vedere il video del robot allegato alla notizia.

Più realisticamente parlando, automi del genere

potrebbero essere inviati - oltre che su altri mondi -

 anche in missioni in Antartide o nell'Artico.

A causa del cambiamento climatico "molte persone

sono interessate all'Antartico e alle calotte glaciali,

mentre la NASA e altri gruppi di esplorazione

spaziale stanno osservando le stelle in cerca di pianeti

con ghiaccio e acqua", afferma Devin Carroll,

ricercatore di robotica dell'Università della Pennsylvania

e autore principale dello studio.

Insomma, un robot di ghiaccio che potrebbe

ricostruirsi da solo in caso di guasto e capace di

esplorare luoghi estremi, sicuramente una scommessa

interessante.

Gli esperti puntano ai robot per le missioni su altri

mondi, come quello capace di costruire da solo strutture

sulla Luna o su Marte, o quelli capaci di esplorare il

sottosuolo.

FONTE:INTERESTINGENGINEERING.

 
 
 

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