La Bonifica Bellica

Ordigni bellici insesplosi della Prima e Seconda Guerra Mondiale

 

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LA BONIFICA BELLICA UNA SCATOLA VUOTA…?

Post n°103 pubblicato il 14 Settembre 2012 da giovanni.lafirenze
 
Foto di giovanni.lafirenze

In Italia è necessario considerare reale il rischio per chi opera movimentazioni terra di rinvenire accidentalmente residuati bellici risalenti le due guerre mondiali. Il nostro paese a partire dall’ 11 giugno 1943 ha subito i primi bombardamenti aerei. Velivoli francesi che decollavano dalle proprie basi in Corsica. Nel corso del conflitto la guerra aerea strategica inglese ha distrutto intere aree urbane: Milano, Torino, La Spezia, Porto Marghera eccetera, eccetera. Contemporaneamente altri aerei britannici con base a Malta sganciavano ordigni sui centri dell’ Italia meridionale: Messina, Marsala, Foggia, (completamente distrutta dai B17 nell’estate del 1943), Augusta, Siracusa, Trapani, Reggio Calabria, Catanzaro, Cagliari, Napoli, (tristemente famoso il bombardamento del primo novembre 1941). L’incursione nipponica del 7 dicembre a Pearl Harbor convince gli Stati Uniti ad entrare in guerra. Sempre la città di Napoli subirebbe la prima incursione americana di un certo rilievo dalla Nona Forza Aerea. Queste incursioni aeree terminano nel 1945 colmando il sottosuolo italiano di bombe d’aereo inesplose. Le Armate anglo-americane sbarcano in Sicilia trasferendo lentamente la guerra di terra verso nord, lasciando inesplose granate d’ogni genere. Nasce la linea Gustav, la guerra continua verso il Nord. I tedeschi creano altro sbarramento difensivo denominato “Linea Gotica”, altro sangue, altre bombe inesplose. Nel contempo la guerra civile (…) semina altri ordigni inesplosi. Non dimentichiamo il materiale che a fine guerra è stato sotterrato, inabissato da partigiani compresi. Perciò in Italia è giusto valutare il rischio da residuati bellici con reale visione storica ed obbiettiva. I residuati bellici nel nostro Paese continuano ad esplodere ( esempi, bombe d’aereo esplose ad Ostiglia e Fermo) a ferire ad uccidere. Certo se il decreto 81/2008 fosse in vigore probabilmente nessuno abbandonerebbe granate nei fossati o addirittura per strada e diminuirebbero le numerose emergenze che bloccano città, cantieri anche di una certa importanza. Naturalmente una bonifica bellica sistematica non richiesta, seguita da un rinvenimento occasionale produce un disagio economico per l’economia del luogo. La bonifica bellica preventiva (imprese private) è gestita dai Reparti Militari competenti ed in ogni caso non è possibile parlare di scatole vuote, anzi al contrario le scatole citate indiscutibilmente sono colme di passione per la professione, certo molte volte possiamo sbagliare, ma sempre convinti d’aver operato nel miglior modo possibile. Per quanto riguarda l’albo professionale dovremmo e con urgenza ripristinarlo. Ogni rastrellatore BCM: ispeziona, localizza, individua il probabile residuato bellico, con grande professionalità (esperienza, metodo competenza ed attenzione), mette in luce il residuato bellico da segnalare alle autorità competenti in zona. Il vero paradosso è che il nostro lavoro non è riconosciuto dal D.L. 11 agosto 1993, n. 374
“…i lavori usuranti sono quelli per cui è richiesto un impegno psico-fisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti da misure idonee”.
Gentile Senatrice Giuliana Carlino oltre a condividere il Suo pensiero, credo d’essere in grado di confermarle che la bonifica bellica potrebbe considerarla una scatola svuotata dall’ex Governo quando indebitamente decide d’abrogare le normative da sempre in vigore. Oggi la scatola lentamente si riempie del nostro inesauribile orgoglio professionale.
Se desidera chiarimenti tecnici o quant’altro può contattarmi in ogni momento. Spero Voglia gradire i migliori saluti

Giovanni Lafirenze

 
 
 
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Un blog di: giovanni.lafirenze
Data di creazione: 18/01/2010
 

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