Sogno e poesia

per chi ha sempre la testa tra le nuvole

 

 

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La chat...e il mondo fuori... in simbiosi...

Post n°20 pubblicato il 25 Febbraio 2006 da briciolina82
 
Tag: Poesia

Si imparano tante cose in chat, a lasciarsi andare maggiormente, e quindi essere meno timidi, a credere di potersi sentire meno soli anche se sappiamo che questa condizione spesso è in noi endemica, si impara che a volte il tuo interlocutore si comporta con te in chat diversamente che nella realtà e la conoscenza reciproca è nulla anche dopo  11 mesi di conversazioni(più raro il caso contrario), che qui si idealizzano le persone e quest'operazione è più facile che con persone che frequenti nella realtà, che  i sentimenti veri, se esistono, non possono nascere in chat, che a volte anche dalle parole non dette ,però, e da quelle dette e dai gesti dell'altro, sia in chat che fuori, si possono intuire molte cose.Un esempio? La frase "Ci si vede, ci si sente, ma così, senza programmi, senza doversi dare appuntamenti" detta da un ragazzo un pò superficiale, un pò fighetto, un pò cinico, che dopo 11 mesi di chat non si ricorda particolari banali di te e ti fa capire che è già una fortuna che ti abbia preso in considerazione, vuol dire che sta pensando "Ma che diavolo vuoi da me brutta sfigata, ma chi ti pensa, credi davvero che voglia continuare  anche soltanto a chattare con te?" e che piuttosto di essere meno vigliacco e sincero con me troncando una volta per tutte questo "rapporto" inesistente, aspetta che lo mandi al diavolo per estenuazione.Oppure la frase "I miei amici lo sanno, sono una persona libera, che se quando studio spengo il cellulare o rimando il nostro incontro(da ottobre, questa è una mia aggiunta) voglio poter non dare giusitificazioni" detta da un collega che non mi ha mai chiamato(l'ho chiamato io, 4 volte in 1 anno), che rimanda all'infinito i nostri incontri, che sa che non posso sapere che è una persona "libera" dato che non ho ancora avuto modo di conoscerlo, vuol dire "Non sono sicuro di voler essere un tuo amico". Fin'ora non ho forse voluto vedere quanta falsità si stende intorno a me. La chat ha contribuito a togliermi in parte un pò di ingenuità e a farmi guardare gli eventi e le persone più a fondo.Queste considerazioni in questi giorni si associavano nella mia testa a questa canzone.

Giudizi Universali

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza
complicare il pane
ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo
taglia bene l'aquilone, togli la ragione e lasciami sognare, lasciami
sognare in pace
Liberi com'eravamo ieri, dei centimetri di libri sotto i piedi
per tirare la maniglia della porta e andare fuori come Mastroianni
anni fa,
come la voce guida la pubblicità
ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già
Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza
calpestare il cuore
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini
per scivolare meglio sopra l'odio
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l'aria dentro al serbatoio
Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'è
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma
rimane la cera e non ci sei più...
Vuoti di memoria, non c'è posto per tenere insieme tutte le
puntate di una storia
piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo
taglia bene l'aquilone
togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace
Libero com'ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi
adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori
come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà
e non c'è niente che mi sposta o vento che mi sposterà
Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'è
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma
rimane la cera e non ci sei più, non ci sei più, non ci sei...

 
 
 
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VERSI

Io sono solo
Il fiume è grande e canta
Chi c'è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.

Tutte le ore sono uguali
Per chi cammina
Senza perché
Presso l'acqua che canta.

Non una barca
Solca i flutti grigi
Che come giganti placati
Passano davanti ai miei occhi
Cantando.

Nessuno.
(
Attilio Bertolucci)

A volte sulla sponda della vita
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...

Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.

Le generazioni passan come
onde di fiume...

Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
(
Camillo Sbarbaro)

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(
Vincenzo Cardarelli)

 

MIE POESIE NEL BLOG

   Ti ho cercato nelle onde del pensiero,
   al tramonto nell'abbraccio
   tra la nube grigio-perla e il rosso rubino.
   ti ho cercato nelle grotte del bisogno
   come verdura assetata
   di liquido evanescente.
   Come il Bernini
   nell'aureola di Santa Teresa cattura
   un riverbero di luce divina.
   Tu, raggio di sole...
   Io, candore di luna...

Malia

Difficile in un antro di dolore,
tra porzioni d’ansia e un tamburellare,
saggiare l’extratemporale,
coglierne di sbieco l’espressione
mentre aspira chino nervosamente.

Discutibile, mastica parole sincopate,
tra una boccata e un’altra,
tra un passo e un altro.
Si abbina allo sguardo maliardo
quell’occhio stampato sul braccio.
È un quasar, mistero insolubile

O un buco nero che attira
il mio fluido vitale,
confonde l’orientamento

D’intralcio l’orario rompe l’incanto,
di scatto poi col ticchettio
copre il mio battito.

Non che il mio turno non ci divida;
ma è la distanza tra noi la deriva.

 

 
 

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