Creato da fbellbra il 24/02/2007

CAFFE' AMARO

una piccola pausa, tra sogno e disincanto

 

 

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Bhopal? Basta non respirare molto

Mai sentito dell’incidente di BHOPAL, in India? Si lo so, tiro sempre fuori notiziole catastrofiche ultimamente, ma credo che sia sempre più importante parlarne in un momento in cui sul nostro paese si sta cercando di far calare una coperta di lana pesantissima sull’informazione e sulla verità.

Chissà se un disastro come quello accaduto in India accadesse da noi, con una legge bavaglio come quella che vogliono imporre a tutti costi, cosa veramente si verrebbe a sapere e cosa invece resterebbe nascosto per anni…

Il nome Bhopal l’avevo già sentito ma non avevo mai approfondito i dettagli. Ne ho letto proprio in questi giorni qualcosa di più nel libro “Le mele di Chernobyl sono buone. Mezzo secolo di rischio tecnologico” di Giancarlo Sturloni (ed. Sirioni).

Bhopal era la Baghdad dell’India per la bellezza dei suoi palazzi, minareti e giardini. Oggi è tristemente famosa per il disastro chimico che nel 1984 ha provocato nel giro di pochi minuti decine di migliaia di morti per l'inalazione di gas tossici.

A Bhopal la società statunitense Union Carbide aveva avuto autorizzazione dal governo indiano di costruire una fabbrica per la produzione di un composto chimico efficace come il DDT nello sterminare gli insetti nocivi ma tollerabile per l’organismo umano e l’ambiente. La multinazionale aveva cominciato a studiarlo fin dagli anni ’50  e i suoi scienziati erano riusciti a sintetizzarlo: si tratta del SEVIN, il frutto di una relazione chimica tra due gas: fosgene (altamente tossico se inalato) e isocianato di metile (MIC) combinato con alfa-naftolo(parassitiche).

Il MIC è una delle sostanze più letali che l’industria chimica abbia prodotto. Inalarlo uccide in pochi istanti e a contatto con poche gocce d’acqua o pochi granelli di impurità metalliche innesca una reazione esplosiva incontrollabile capace di liberare nell’aria una nube tossica molto pericolosa.

Ma gli ingegneri rassicurano sulla gestione della sicurezza della centrale e ne costruiscono dapprima una in West Virginia, a Institute, e infine anche a Bhopal in India. Quest’ultimo stabilimento entra in produzione nel 1980. Ai lavoratori non viene certo spiegato della pericolosità di uno dei composti presenti all’interno dei serbatoi. I lavoratori non sanno cosa stanno producendo. “Medicine per le piante malate” dicono. E tutto sommato è la verità.

Nel 1982 in quella zona dell’India avviene una grande siccità, e quindi si riduce drasticamente la vendita del SEVIN. La fabbrica inizia il suo declino, la produzione viene inizialmente limitata a dei periodi e infine fermata del tutto.

Trascorrono un paio d’anni, la gente a Bhopal ha quasi dimenticato quella fabbrica "innocua", ai loro occhi. Ma nei serbatoi ci sono alte quantità di MIC, che nessuno controlla più.

Così accade quello stupido, banale imprevisto che causa la catastrofe.

Aveva ragione Anna Harendt a parlare di “banalità del male”. Il male sembra sempre insinuarsi lì dove la stupidità umana lascia degli spiragli…

Per un’operazione di manutenzione viene erroneamente versato un getto d’acqua nella vasca piena di MIC: l’acqua innesca la reazione a catena. Esplode il serbatoio, si sprigiona nube tossica che si dirige verso il centro abitato. Muoiono soffocati, in preda a vomito, cecità e convulsioni, ustioni dell’apparato respiratorio e atroci sofferenze in 15 mila. I medici che allestiscono l’ospedale da campo osservano sintomatologie sconosciute.

La compagnia Carbide si rifiuta di rivelare alle autorità sanitarie indiane la composizione della nube. I dirigenti della multinazionale dichiarano candidamente “i gas non sono tossici, basta respirare il meno possibile”.

A distanza di tempo la Carbide ammette di aver provocato 3.800 morti, ma sulle strade di Bhopal gli addetti hanno raccolto oltre 15.000 cadaveri. Si continua a morire anche a distanza di anni. Il governo indiano solo nel 2003 dichiarerà un bilancio di oltre 20 mila morti.

Nel 1999 Greenpeace denuncia la presenza sul suolo di Bhopal di inquinanti organici persistenti caoaci di contaminare l’ambiente per decine di migliaia di anni.  

“Bhopal continua a uccidere – dice Sturloni – una persona ogni due giorni”.

 L’americano Warren Anderson, all’epoca presidente della Union Carbide, è tutt'oggi latitante.

Ultime notizie su Bhopal sul Fatto quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/08/otto-persone-tutte-indiane-sono-state/25119/ 

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Commenti al Post:
riccardo.ravalli
riccardo.ravalli il 07/07/10 alle 09:22 via WEB
nei vari corsi di Protezione civile che ho seguito è stato trattato anche questo caso per imparare dalle vicende del passato, sipuò imparare dagli ..sbagli, per non farne in futuro e prevenire nuovi incidenti. Pecatro che da noi, per il rischio sismico e per molti altri, non si stia facendo molto. ciao ric
 
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