Arte...e dintorni

Tutto di corsa ieri.
Sotto una pioggia inclemente e un vento che ti rendeva difficile il cammino.
Andare avanti, nonostante il tempaccio, fino a lassù: all'ufficio fotografico di Soprintendenza.
Il piazzale delle armi non lascia scampo: il vento soffia forte e la pioggerella è fitta e fine.

Altre 3 persone svolgevano ricerca: incuranti di tutto. Fagocitati dagli schedari e che, come automi, sfogliano carte e carte.
Ma poi 'ste mitiche schede tanto belle non sono.
Un'amica mi chiedeva di reperire quante più informazioni dalle schede...ma cosa diavolo posso reperire se trovo scritto: Napoli, chiesa di Santa Chiara, Ignoto ca. 1360, frammento, affresco, Dottori della Chiesa.
Il problema è che tutto è così anche sulle cose di Sei-Settecento che sono più studiate.
E vabbè: scrivo le localizzazione e chiedo di fotografare. NO! Non si fotografa in digitale...vorrà dire che le troverò in altri libri o andrò sul posto.
La procedura per avere il permesso di riproduzioni in digitale è talmente lunga che va pensata solo se la ricerca da fare richiede molto tempo.
E vabbè, pazienza.
Da buona napoletana non mi arrendo, nè mi perdo d'animo.
In un modo si fa e una soluzione c'è sempre.


Ritorno a casa.
Il tempaccio continua. Nel piazzale delle Armi ingaggio una lotta con il vento. La mia arma: l'ombrello!
Eh si, perchè pioveva tanto.
Il tutto diventa una sorta di danza: l'ombrello che si piega e io che lo riporto nella sua giusta "postura" per coprirmi.
C'è da dire che chi lavora lì e mi ha visto avrà pensato che sono meglio di una ballerina del San Carlo, certo una ballerina sui generis che non è propriamente uno spillo, un po' giunonica...ma meglio abbondare che deficere!
Compro un regalo alla mamma per San Valentino e, tra la danza in questione, una telefonata, metro, autobus e treno...giungo finalmente a casa e pranzo. Il mio meraviglioso pranzo!
Spinaci lessi con il limone.
Eh si. La ballerina giunonica che ha mostrato la sua bravura e propensione innata sotto la pioggia, aspira sempre a diventare uno spillo. Cosa che accadrà alla prossima glaciazione, quando un mammut ritornerà in vita e io sarò la magra della situazione.
Ma a casa, oltre al mio spinacino, c'è una sorpresa.
Il regalo del mio baldo giovincello: un ukiyoe arrivato fresco fresco dal Giappone (sono delle stoffe stampate che si appendono a parete), più due spille da me comprate da un fiorentino nientepopodimenochè della Coro e Trifari (quest'ultima è un regalo per un'amica...bellissima come fattura). Insomma un regalo e un autoregalo!


La sera si rivedono vecchi amici per festeggiare (finalmente!) la laurea di uno di questi.
Ritrovarsi poi in un bar e non volere un caffè perchè ormai era l'una di notte.
Mi addormento con il ricordo di una carezza, una carezza fatta con un gesto semplice: un cioccolatino a forma di cuore.