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Domande e risposte sul Decreto Gelmini

Post n°180 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da Capodiponte
 

Qualche chiarimento riguardante il Decreto-Legge 137/2008 (Gelmini), attualmente al Senato dopo essere stato approvato dalla Camera dei Deputati

1) Il piano programmatico del Ministro Gelmini cosa prevede, per quanto riguarda l'orario della scuola dell'infanzia? E' vero che si andrà a scuola solo alla mattina?

 

Il piano programmatico del Ministro prevede (alla pagina 6) che nella scuola dell'infanzia l'orariodelle attività educative si potrà svolgere “ANCHE solamente nella fascia antimeridiana” (mattino),impiegando un solo docente per sezione. I risparmi di ore e di posti che si creeranno potranno consentire la conseguente attivazione di nuove sezioni, e quindi una estensione del servizio. Il piano programmatico (a pagina 5) prevede inoltre che i piani di studio (sempre per la scuola dell’infanzia) si dovranno armonizzare con le indicazioni contenute nel Decreto Legislativo 59/2004 (che faceva parte della Riforma Moratti) e nella Direttiva Ministeriale 68/2007 (Fioroni).

L'allegato A del Decreto Legislativo 59/2004, a pagina 8, parlando di scuola dell'infanzia, si occupa dei vincoli organizzativi e recita testualmente:
"Le istituzioni scolastiche predispongono i piani dell'offerta formativa di istituto e i piani personalizzati delle attività educative degli allievi, impiegando: (...)
- un orario annuale che, sebbene sempre strutturato in maniera organica e in sè compiuta sul piano educativo, oscilli, a seconda dell'età dei bambini, delle esigenze delle famiglie, delle condizioni socio-ambientali e delle convenzioni con enti ed istituzioni del territorio per lo svolgimento di determinate attività o servizi, tra moduli di 875 e di 1700 ore annuali, moduli che sono comunque scelti all'atto dell'iscrizione".

Dunque, considerato che la Direttiva Ministeriale 68/2007 (Fioroni) non fornisce indicazioni sul monte ore annuale, ne deduciamo che il testo base utilizzato dal Ministro è il Decreto Legislativo 59/2004 che prevede espressamente anche il tempo prolungato. Inoltre, leggendo attentamente la frase “incriminata” contenuta nel piano programmatico del Ministro Gelmini (vedi sopra), è sufficiente notare quell’ANCHE per scrollarsi di dosso ogni ragionevole dubbio sul fatto che il tempo prolungato non verrà minimamente intaccato, ma anzi il servizio verrà potenziato potendo disporre di corposi risparmi di spesa.

2) Cosa si intende per primo ciclo dell’istruzione?
La Riforma Moratti ha modificato la vecchia terminologia che indicava i diversi gradi della scuola. Il primo ciclo dell’istruzione comprende ora la scuola Primaria (ex elementare) e la scuola Secondaria di primo grado (ex scuola media).
Il secondo ciclo dell’istruzione comprende la scuola Secondaria di secondo grado, rappresentata dai licei (5 anni), dagli istituti tecnici (5 anni), dai licei artistici e istituti d’arte (4 anni + 1 integrativo per accedere all’università), e dagli istituti professionali (3 anni per avere una qualifica + 2 anni per avere il diploma).

3) Cosa prevede il Decreto Gelmini per i docenti che hanno frequentato le scuole di specializzazione per l’insegnamento alle superiori (Ssis)?
Nell'attuale ordinamento tutti i docenti di scuole statali o paritarie devono essere forniti di abilitazione. Per ottenere l’abilitazione all’insegnamento presso scuole medie inferiori e superiori esistono appositi corsi biennali di formazione post-laurea, a numero programmato, presso le Università (SSIS), che prevedono esami teorici di materia, di pedagogia, di didattica e un periodo di tirocinio nelle scuole statali, sotto la guida di un Tutor.
Le Ssis vennero istituite con la Legge n. 341 del 1990 ma furono attivate solo nel 1998, e sono presenti in tutt’Italia (una per ogni Regione). Sono a tutt’oggi l’unica via per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Gli Atenei organizzano corsi biennali con diverse classi di abilitazione. Il concorso non è propriamente semplice: solo chi passa la prova di ammissione ha l’obbligo di frequentare per un biennio il corso della classe prescelta: circa 1.200 le ore di lezione con tirocinio nelle scuole e laboratori.
In totale hanno una media di 35 esami e un costo a testa per studente che si aggira sui 3mila euro a biennio. Fino all’VIII ciclo delle Ssis tutto è andato più o meno bene, poi nel 2007 gli allora Ministri Fioroni e Mussi decisero di eliminare le graduatorie permanenti (quelle dove confluiscono gli abilitati Ssis), e riscrivere un nuovo sistema di reclutamento per i docenti. Dopo le proteste e le manifestazioni, le graduatorie non vennero abolite ma “chiuse” con il lucchetto e trasformate in graduatorie “ad esaurimento”. Nel frattempo, del nuovo sistema di reclutamento voluto da Fioroni e Mussi non c’era traccia. Tuttavia nell’estate di quell’anno è addirittura stato attivato un nuovo corso Ssis, appunto il IX, i cui studenti a causa delle incertezze di Mussi e Fioroni e della successiva caduta del Governo Prodi sono di fatto rimasti privi di sbocchi professionali.
Risultato: fino ad oggi c’erano oltre 15 mila futuri insegnanti nel limbo, che non potevano essere inseriti nelle graduatorie poiché le stesse non prevedevano ulteriori inserimenti.
Nel Decreto Gelmini il Governo ha finalmente deciso di riaprire le graduatorie di insegnamento ai docenti che hanno frequentato il IX ciclo delle Ssis, che verranno quindi iscritti nelle graduatorie non in coda ma in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti, con un criterio che giustamente privilegia merito e competenze.
Le Ssis sono attualmente sospese, in attesa che venga attivato un nuovo e migliore meccanismo di reclutamento dei docenti.

4) Con il Decreto Gelmini, cosa cambia per quanto riguarda le graduatorie provinciali?
Nel testo originario del Ministro Gelmini si prevedevano graduatorie su base provinciale per l’immissione in ruolo degli insegnanti delle elementari. Era stata poi apportata una modifica con un emendamento che disponeva graduatorie nazionali, il che avrebbe consentirto un accesso più facile dei candidati del Sud nelle Regioni del nord.
Nella stesura finale del provvedimento, grazie all’impegno della Lega Nord, si è finalmente optato per le graduatorie provinciali..

5) Cosa prevede il Decreto Gelmini per quanto riguarda l’edilizia scolastica?
In materia di edilizia scolastica e di messa a norma degli istituti, in pochi hanno sottolineato l’importanza del provvedimento che prevede (all’articolo 7) un piano straordinario per il finanziamento delle nostre scuole: questo piano – davvero ingente – prevede l’utilizzo di un importo non inferiore al 5% delle risorse periodicamente stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche, nonché l’uso di risparmi di spesa per precedenti finanziamenti non utilizzati. Particolare attenzione verrà rivolta alle scuole collocate in territori a rischio sismico (cento istituti scolastici verranno selezionati d’intesa con la Conferenza unificata e messi in sicurezza immediatamente), e a te riguardo è stata attivata una importante sinergia con il Capo della Protezione Civile e Sottosegretario all’emergenza rifiuti, Guido Bertolaso.

Inoltre, l’articolo 2 prevede che le somme non utilizzate per interventi collegati allo sviluppo economico e sociale del territorio (Articolo 1, commi 28 e 29, Legge 311/2004) siano destinate ad interventi per finanziare l’edilizia scolastica, la messa in sicurezza delle scuole e le strutture sportive delle stesse.

6) Dimensionamento scolastico: cosa rischiano le piccole scuole?
Partendo dal principio che ogni scuola chiusa penalizza enormemente la Comunità in cui essa si trovava ad operare, l’azione della Lega Nord è da sempre mirata alla salvaguardia di tutte le scuole dei piccoli centri, soprattutto di montagna, non privilegiando un criterio di unificazione rispetto ad un altro ma evitando nei limiti del possibile la pericolosa creazione dei grandi istituti in cui bambini in tenera età convivono con ragazzi molto più grandi di loro, che certamente non costituiscono un positivo modello di riferimento per ovvi motivi.
Di conseguenza la Lega Nord valuta da sempre con attenzione gli interventi per la conservazione degli edifici scolastici in quei comuni, soprattutto montani, minacciati di spopolamento o dove la scuola costituisce un servizio irrinunciabile per la sopravvivenza stessa della Comunità locale.
Il D.P.R. n. 233 del 1998 attribuisce alla Provincia il compito di redigere il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Per acquisire o mantenere la personalità giuridica (dunque la possibilità per le scuole esistenti di non essere soppresse) gli istituti di istruzione devono avere una popolazione consolidata e probabilmente stabile per almeno cinque anni compresa tra 500 e 900 alunni, con deroghe particolari per scuole ubicate nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche contraddistinte da specificità etniche o linguistiche.
Adesso improvvisamente, dopo il controverso Decreto-Legge 154/2008 appena emanato, ci troviamo di fronte a giornali ed Enti locali (ovviamente governati dalla Sinistra) che paventano la chiusura di migliaia di scuole di piccole dimensioni, mentre altri organismi non propriamente filogovernativi (es. Anci) definisce il provvedimento come una normale razionalizzazione da tempo prevista, senza aggiungere particolari allarmismi.
Il Governo risponde parlando di accorpamenti solo amministrativi a livello di Dirigenza e segreterie, cioè scuole più piccole verrebbero unificate ad alcune più grandi ma assolutamente non a livello "fisico" (limitando così i costi relativi a Dirigenti e personale amministrativo). Il Ministro Gelmini, durante la presentazione ai Sindacati del Piano programmatico del Ministero avvenuta il mese scorso, ha testualmente dichiarato (fonte Ansa):
Non si toccano le scuole di montagna: in Italia ci sono più di 10.000 classi con meno di 10 studenti. E' indispensabile analizzare caso per caso i singoli istituti per verificare una razionalizzazione del sistema che eviti gli sprechi. Per questo è escluso che verranno chiuse le scuole di montagna e tutte quelle di rilevanza sociale”.
Ancora, il Piano programmatico di cui sopra (che peraltro non è ancora stato approvato), prevede "il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e a sezioni staccate con meno di 50 alunni" ma specifica che ciò riguarda "territori NON ubicati nelle comunità montane o nelle piccole isole", e quindi non riguarda, come ha affermato demagogicamente nei giorni scorsi la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, le scuole collocate nei territori montani. Inoltre, i criteri per decidere i tagli relativi all'anno 2009/2010 saranno fissati, così come prevede la Legge 133/2008, in piena intesa con la Conferenza Unificata Stato-Regioni, al fine di adottare un metodo condiviso che tenga conto delle diverse realtà geografiche.  

Franco Quaglia
Settore Istruzione e Cultura - Segreteria Politica Federale

 
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