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La Lega:«Bisogna commissariare l’Asl camuna»
SANITA’. Proposta provocatoria del Carroccio
di Eletta Flocchini - Bresciaoggi giovedì 19 marzo 2009
La questione dell’Asl di Vallecamonica-Sebino continua a restare in primo piano. Dopo la presa di posizione dei sindacati e la risposta dell’azienda sanitaria, adesso interviene anche la Lega Nord, che non ha dubbi sul da farsi. «Siamo stanchi di aspettare - ha dichiarato il segretario Mario Maisetti -, adesso intendiamo sistemare la vicenda della sanità camuna una volta per tutte e per farlo chiediamo il commissariamento dell’Asl».
Una dichiarazione provocatoria quella di Maisetti, che ha la finalità di indurre gli amministratori locali e soprattutto la Regione Lombardia ad intervenire in fretta. La stessa collega di partito, Monica Rizzi, consigliere regionale e membro della Commissione Sanità, sostiene l’azione della Lega. «Non appena è stata coinvolta la Regione, l’assessore Bresciani mi ha chiesto di verificare quanto stava accadendo. L’Asl di Vallecamonica è la prima impresa della Valle, per fatturato e per numero di dipendenti e soprattutto è storicamente il principale riferimento sanitario dei cittadini camuni. Farò in modo di convocare entro un mese un tavolo in Regione, che oltre all’assessore alla Sanità, coinvolga anche le forze politiche e sindacali. Vogliamo dare un segnale di speranza alla popolazione».
La preoccupazione degli esponenti del Carroccio è la fuga dei pazienti verso altri nosocomi, dopo anni di investimenti. «Dai dati raccolti dalla Regione - ha spiegato Nilo Pedersoli, consigliere provinciale - risulta che in Vallecamonica sia mancato in media il 30% dell’utenza dei servizi sanitari. Questo significa che molti cittadini hanno deciso di non farsi curare in valle». Secondo la Lega le tensioni che ruotano attorno alla vicenda della Sanità camuna rischiano di danneggiare l’immagine dell’Asl. «La reputazione dell’azienda sta andando verso i minimi storici - ha commentato Pietro Pezzutti, segretario di circoscrizione della media e bassa Valle - non possiamo permetterlo».
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