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L'acqua è (e resterà) un bene di tutti

Post n°300 pubblicato il 08 Aprile 2010 da Capodiponte
 

Il dibattito sulla presunta privatizzazione dell'acqua assume di giorno in giorno contorni sempre più surreali. L'ultimo episodio è la presentazione dei quesiti referendari per l'abrogazione della legge Ronchi che aggiungono altra confusione in merito ad una privatizzazione che non c'è. Partiamo da alcuni dati di fatto. L'acqua è un bene pubblico, principio sancito dalla legge Galli del 1994 e ribadito, nero su bianco, anche dalla nuova normativa che all'art. 15 sancisce, inequivocabilmente, la «piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche». La legge Ronchi, nata dall'esigenza di rispettare le Normative Comunitarie Europee, non contempla alcuna privatizzazione, semplicemente introduce un principio di civiltà giuridica e di corretta prassi amministrativa: l'obbligo di indire entro il 2010 gare d'appalto per tutti i servizi pubblici locali. In pratica, la legge non fa altro che riaffermare l'assoluta intangibilità dell'acqua come bene pubblico cercando di introdurne la gestione economica dei servizi idrici dove finora hanno trionfato gestioni poco trasparenti, inefficienze e sprechi. Basti pensare che oggi la dispersione idrica media è il 30 per cento mentre in Germania le perdite non superano il 7. Lo spreco di un bene primario e vitale come l'acqua ci costa oltre 2,5 miliardi di euro l'anno.
Peraltro, nell'esperienza italiana il primato del pubblico nella gestione non ha garantito l'economicità del servizio: dal 1998 al 2008 le tariffe sono cresciute del 47%. Aumenti giustificati con promesse di investimenti che nella stragrande maggioranza dei casi non sono stati realizzati. Per esempio si è molto parlato della ripubblicizzazione dell'acqua avvenuta a Parigi. Peccato, però, che ben pochi abbiano letto «Le Monde» che titolava: "Distribuzione dell'acqua: si risveglia la concorrenza, i prezzi si abbassano". Secondo il quotidiano, in Francia, nell'ultimo anno, si è verificata una diminuzione media tra il 5 e il 9% delle tariffe e questo perché, cito testualmente, «il settore, che ha per molto tempo funzionato come un oligopolio, si è aperto alla concorrenza».

Ancora una volta le sinistre, senza pudore, stravolgono e mistificano la realtà a proprio piacimento con l'unico scopo di confondere i cittadini, unico disperato tentativo per chi manca di idee e cinicamente cerca di mantenere qualche poltrona. Viene spontaneo chiedersi perché sia così forte la volontà di difendere lo status quo e di assicurare la sopravvivenza di alcune società municipalizzate che spesso sono vere e proprie cittadelle del potere e stipendifici a uso e consumo di alcuni circoli di potere. È ora di finirla con la difesa a oltranza di privilegi così evidenti. Tanto più quando la sinistra smentisce se stessa visto il disegno di legge del 2001 proposto dalla diessina Vigneri per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali. La realtà dei fatti è fin troppo semplice per essere colta dagli amici delle sinistre smodatamente presi dalla loro "dotta" dialettica finalizzata ad autocompiacersi: l'acqua resta, e resterà, un bene inalienabile a benefico di tutta la comunità. La proprietà delle reti (acqua, gas, elettricità etc.) resta, e resterà, completamente pubblica. Le novità sono tutte nel fatto che gli Enti Locali potranno scegliere di gestire il servizio con un soggetto privato individuato dal mercato tramite gara pubblica; una società misto pubblico privata dove il soggetto privato è individuato tramite gara o la gestione diretta (in house) quando le caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale non consentono un efficace e utile ricorso al mercato. Inoltre, la norma su questo è molto precisa, il governo del servizio idrico integrato spetta esclusivamente alle Istituzioni Pubbliche, deve essere garantito il diritto all'universalità e accessibilità del servizio, la gestione deve garantire la qualità e la tariffa più bassa possibile tenendo conto del contesto territoriale. Quindi le municipalizzate pubbliche potranno tranquillamente partecipare alle gare e, se dimostreranno di poter offrire il miglior servizio al cittadino, vincerle. È indubbio che tutti noi ci ritroviamo su un principio: il gestore - misto, pubblico o privato - deve essere efficiente, trasparente nella gestione e sottoposto controlli efficaci. Il resto sono slogan come l'assoluta menzogna della privatizzazione dell'acqua.

 

ANCORA UNA VOLTA LA LEGA NORD CONIUGA
LA DIFESA DELLE RISORSE DEL NOSTRO TERRITORIO CON L'ECONOMICITA' DELLE TARIFFE E LA QUALITA' DEI SERVIZI.

LE SINISTRE FANNO SALOTTO, LA LEGA NORD I FATTI

da www.davidecaparini.com

 
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