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Post n°34 pubblicato il 16 Giugno 2010 da capri68
Voluta da suor Serafina in onore dell'arcangelo Michele, la chiesa è uno dei più chiari esempi delle costruzioni del Settecento.la chiesa presenta pianta centrale, cupola a pianta ottagonale, e archi all'estremità della croce sovrapposti a loro volta ad altri quattro più piccoli, ove si aprono alcune nicchie absidate, con altari in legno dipinto, ad eccezione di quello principale. Nonostante tutto, l'attenzione principale del visitatore è attirata dallo splendido pavimento maiolicato rappresentante la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre.Di notevole importanza sono anche gli altari laterali con dipinti di Nicola Malinconico, di De Matteis e di del Po.
Post n°31 pubblicato il 12 Giugno 2010 da capri68
Ingredienti per 4 persone: Preparazione:
Post n°30 pubblicato il 09 Giugno 2010 da capri68
Una voragine profonda diversi metri si è aperta all'improvviso a Capri, a Marina Grande, sulla strada provinciale che collega il porto con la Piazzetta. Fonte il mattino
Post n°28 pubblicato il 31 Maggio 2010 da capri68
Palazzo di Tiberio - La più maestosa villa imperiale dell'isola, fatta costruire da Tiberio agli inizi del I sec. d.C., scoperta nel '700 da Carlo di Borbone. Nonostante oramai siano rimaste solo rovine e la rarità dei ritrovamenti che vi si operarono negli scavi... Villa Jovis resta la rovina più incantevole dell'isola; la collocazione e la particolarità delle strutture e dell'impianto, ne fa un opera di valore d'eccezione. ORARIO: tutti i giorni dalle 9.00 ad un'ora prima del tramonto.
Post n°27 pubblicato il 27 Maggio 2010 da capri68
Post n°26 pubblicato il 21 Maggio 2010 da artemisia.71
Gli anni che passano sono
come le monetine di un salvadanaio
AUGURISSIMI by ARTE
Post n°25 pubblicato il 03 Maggio 2010 da capri68
Ingredienti:1 kg cozze, olio extravergine, 2 spicchi d'aglio, pepe. Preparazione:L'impepata è un piatto tipico della cucina campana, semplicissimo da realizzare. Unica difficoltà è la pulizia delle cozze che però spesso i pescivendoli fanno su richiesta. Una volta pulite,far soffriggere i una pentola antiaderente dal bordo alto l'olio e gli spicchi di aglio. Aggiungervi le cozze. Durante la cottura, le cozze vanno mescolate in un modo particolare: bisogna prendere la pentola per i manici e, tenendone il coperchio, bisogna scuoterla dal basso verso l'alto. Dopo pochi minuti - giusto il tempo di fare aprire le cozze - l'impepata è pronta. Va servita immediatamente, dopo averla spolverata di ABBONDANTISSIMO pepe nero macinato al momento.! Si può, volendo, accompagnarle con spicchi di limone e fettone di pane casareccio tostato. La pulizia delle cozze Ogni ricetta a base di cozze inizia, ovviamente, con la loro pulizia. Se sono quelle di allevamento non si dovrà faticare molto, in quanto non hanno i "denti di cane" sopra. I denti di cane sono dei parassiti delle cozze, delle specie di "vulcanetti" bianchi e duri. Se ci sono i denti di cane, di solito significa che le cozze sono "di scoglio" (le migliori: un po' piccole, ma piene e molto saporite). Le cozze vanno pulite in acqua corrente (i denti di cane si tolgono via aiutandosi con un un coltello), strappando via anche la barbetta (tirandola fuori verso l'alto) e spazzolando poi le cozze - una per una - con una spazzola di metallo (se non la si possiede, va benissimo anche un gomitolo di lana d'acciaio).
Post n°23 pubblicato il 19 Aprile 2010 da capri68
La tarantella napoletana nacque a Napoli ai primi del ‘700. A quell tempo le coppie si conoscevano tramite le famiglie. L'amore tra i giovani era platonico. Era molto difficile avere dei contatti, potevano solo guardarsi e sorridersi. I genitori accorgendosi delle simpatie reciproche tra i loro figli organizzavano delle piccole festicciole che finivano sempre a tarallucci e vino (queste erano le loro possibilità!). Sul finire delle festicciole c’era sempre la tarantella. Anche perché in quell’epoca nelle famiglie non mancava mai un mandolino e un tamburello.Gli strumenti usati dai musicisti sono anch'essi tipici: il putipù, il triccheballacche, lo scetavaiasse ed il siscariello.
Post n°22 pubblicato il 14 Aprile 2010 da capri68
La Scala Fenicia, tracciata dai primi colonizzatori Greci, è stata l'unica via di comunicazione tra Marina Grande e le parti alte dell'isola fino al 1877. Le merci erano trasportate sul capo dalle donne anacapresi la cui particolare bellezza era oggetto di ammirazione da parte dei numerosi viaggiatori dell'epoca. Nonostante l'appellativo "Scala Fenicia" se ne attribuisce la costruzione ai Greci, poiché nella parte alta i gradini sono intagliati nella roccia secondo l'usanza che adottavano per unire le acropoli alle marine. La scala ha inizio nella contrada di Palazzo a Mare, il più antico centro greco di Capri e, attraversando orti e vigne, s'inerpica incrociando l'attuale strada carrozzabile vicino alla cappella di S. Antonio.
Post n°21 pubblicato il 30 Marzo 2010 da capri68
Ingredienti (per 8 persone): Base, 300 g di farina, 150 g di burro, 150 g di zucchero, 1uovo + 2 tuorli, sale. Ripieno, 500 g di ricotta, 250 g di grano tenero tenuto a bagno per 2 giorni, 1/2 l di latte fresco, 300 g di zucchero, 100 g di arancia e cedro canditi, 30 g di acqua di fiori d'arancio, 6 uova, 2 limoni, cannella in polvere, sale. Preparazione: Scolate il grano che avrete tenuto in ammollo 2 giorni. Cuocetelo 20 minuti in una pentola coperta con l'acqua. Scolatelo. Intanto in una casseruola mettete a bollire il latte, aggiungete il grano, la buccia di limone grattugiata, un pizzico di cannella, un pizzico di sale e un cucchiaio di zucchero semolato. Cuocete a fuoco basso, finchè il grano non avrà assorbito tutto il latte (2 ore circa, aggiungendo latte se necessario). Versate il grano cotto su di un largo piatto sgranatelo con una forchetta e fatelo raffreddare. Intanto preparate la pasta: mescolate la farina con lo zucchero, il burro, e le uova, lavorando il tempo strettamente necessario ad amalgamare gli ingredienti. Formate una palla e fate riposare in frigorifero mentre preparate il ripieno. In una terrina lavorate la ricotta con lo zucchero, finchè diventa cremosa. Unite 2 pizzichi di cannella, un po' di scorza grattugiata di limone, i canditi tritati finemente e l'acqua di fiori d'arancio. Mescolate bene, amalgamate i tuorli delle uova (tenete da parte 4 albumi) e aggiungete il grano. Togliete la pasta dal frigorifero, dividetela, mettendone da parte un terzo, tiratela con il mattarello fino a ridurla in una sfoglia non troppo spessa. Imburrate uno stampo da crostata a bordo alto e foderatelo con la pasta; tirate la pasta rimasta e tagliatela a striscioline. Montate a neve fermissima 4 albumi e incorporateli delicatamente al ripieno; versatelo quindi dentro la sfoglia e ricoprite con le strisce di pasta disposte a losanga, schiacciandole leggermente ai bordi per fissarle. Passate il dolce in forno preriscaldato a 180° per 1 ora e 10' circa. Togliete la pastiera dal forno, lasciatela raffreddare e cospargetela di zucchero a velo.
Post n°20 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da capri68
Le grotte di Capri sono classificate dagli speleologi come secondarie perchè sono sempre successive alla formazione della roccia madre. Possono essere grotte di frattura, di frana o disfacimento, grotte carsiche, di erosione marina. Le grotte di frattura sono dovute a fenomeni tettonici, ossia alla dislocazione della roccia e alla conseguente rottura delle condizioni d'equilibrio. Le grotte di frana o di disfacimento sono dovute allo sgretolamento delle pareti a causa degli agenti atmosferici. Le grotte carsiche sono il residuo dello sventramento di antiche cavità sotterranee formatesi a causa della penetrazione in profondità delle acque meteoriche che hanno corroso il calcare dando luogo alle cavità e spesso al riempimento di esse, che può essere di detriti, tufo, concrezioni calcaree e materiali vulcanici. Le grotte di erosione marina sono dovute sia all'erosione meccanica delle onde che all'attacco chimico delle acque marine nei punti dove la roccia si presentava indebolita. La soglia, ossia il suolo all'ingresso dell'apertura, quasi mai corrisponde con l'attuale livello del mare ma a quello in cui si trovava il mare al momento della loro apertura.
Post n°19 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da capri68
Ingredienti (per 6 persone): 150 gr di farina di manitoba, 50 gr di burro, 30 gr di zucchero, 2 uova intere, 1/2 bicchiere di latte, 15 gr di lievito di birra, Per la bagna: 300 gr d'acqua, 300 gr di zucchero, 1 bicchiere di rum Preparazione: Sciogliete il lievito in un po' di latte tiepido ed impastatelo con un po' di farina, quanto basta per fare una palla che metterete a lievitare nel forno appena intiepidito. Quando questa pasta avrà raddoppiato il suo volume, incorporatevi il resto degli ingredienti, amalgamando bene e lavorate con uno sbattitore a fruste per una trentina di minuti a media velocità. La lavorazione lunga e' assolutamente essenziale. Versate poi il composto negli stampini da babà che avrete precedentemente imburrato ed infarinato e riponeteli nel forno spento attendendo che i babà lievitino una seconda volta. Cuocete poi, in forno piuttosto caldo che cercherete di non aprire all'inizio perché i babà non prendano aria. Saranno cotti quando infilando uno stecchino lo ritrarrete asciutto. Mentre i babà cuociono preparate lo sciroppo, facendo sciogliere lo zucchero nell'acqua sul fuoco e facendolo cuocere finché, prendendone una goccia fra l'indice ed il pollice, non cominci a filare. Quando si sarà raffreddato, aggiungete il rum. Bagnate i babà a caldo con lo sciroppo, aiutandovi con un mestolino e ripetete di tanto in tanto il bagno raccogliendo anche il liquido che si sarà raccolto sul fondo del piatto su cui li avrete appoggiati.
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Inviato da: Er Friulà
il 15/06/2012 alle 11:43
Inviato da: Bimbaminkia usata
il 15/06/2012 alle 11:42
Inviato da: Antonio A Rebuffa
il 15/06/2012 alle 11:41
Inviato da: testadirapa3
il 04/05/2012 alle 22:36
Inviato da: rosa_risi
il 29/04/2011 alle 14:55