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Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti

Post n°183 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da LaCattivaStrada84
 

Nel 2006 veniva pubblicato "GOMORRA" , viaggio sconvolgente nei meandri della camorra,  in cui l'autore, Roberto Saviano, denuncia, con descrizione accurata e minuziosa, tutti i meccanismi alla base dell'impero economico dell'organizzazione criminale, meglio nota come "Sistema"

Dall'ottobre dello stesso anno, Roberto Saviano vive sotto scorta, a causa delle minacce di morte da parte del clan dei Casalesi.

Da due anni, uno scrittore, un giornalista, UN RAGAZZO CORAGGIOSO di neppure 30 anni deve rinunciare alla sua liberta' per aver avuto il coraggio di dire, di scrivere, di spiegare, di DENUNCIARE quello che, generalmente, in certe zone abbandonate da Dio e dagli uomini, viene quasi sempre taciuto per paura, per abitudine, per VIGLIACCHERIA.

Un paio di settimane fa, mi sono imbattuto nella sua ultima lettera di denuncia su Repubblica ( http://www.robertosaviano.it/articoli/9599/116/0 ) , e leggerla, cosi' come leggere Gomorra, e' stato un pugno nello stomaco.

Ancora una volta Roberto non gira intorno alle questioni: fa nomi e cognomi, e presenta il manipolo di assasini che da ormai 6 mesi insanguina una parte della Campania, per quello che realmente sono, vigliacchi senza anima, la feccia della feccia. E recita, come un triste rosario, elecandoli, uno per uno i morti lasciati a terra da quella che lui definisce "paranza di fuoco".

Uno dei punti piu' salienti, piu' intensi, piu' significativi della lettera,a mio parere, lo si trova in alcune domande che lo scrittore pone ai suoi conterranei, o meglio le lancia  come sassi...

"Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l' amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, "così è sempre stato e sempre sarà così"? Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient' altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire "non faccio niente di male, sono una persona onesta" per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull' anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?"

Qui lo scrittore mira al cuore del problema,andando anche al di la' del tempo e del luogo, centrando il nocciolo essenziale di un problema atavico, la cultura di apatia, rassegnazione, indifferenza, deresponsabilizzazione della propria coscienza che e ' l'humus naturale su cui si basa ogni mafia.

La mafia e' colpa di ognuno di noi, di ogni meridionale che si sente la coscienza a posto, limitandosi semplicemente a farsi gli affari propri, tanto "NON FACCIO NIENTE DI MALE" e autogiustificando la propria apatia in una vigliacca rassegnazione del "COSI' E' SEMPRE STATO E SEMPRE SARA' COSI'".

E nel momento in cui qualcuno decide di deviare dalle leggi del branco, e' condannato alla solitudine, all'emarginazione, ulteriormente colpevole di non aver fatto come tutti gli altri, ulteriormente colpevole di far emergere con la propria diversita', la mediocrita' della moltitudine.

Non c'e' bisogno di andare indietro fino a un Peppino Impastato, o ai giudici Falcone e Borsellino.....basta semplicemente ritornare a Roberto Saviano, segregato sotto scorta, impossibilitato a tornare alla sua terra natia, persino infamato e oltraggiato.

Ecco di nuovo le sue parole, amare e toccanti:

"Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo. Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale"

Io mi chiedo: quanti altri Saviano "morti che camminano" ci devono essere prima che le coscienze si scuotano definitivamente?Quanti altri individui devono vivere segregati, ignorati, infamati magari uccisi, prima di capire che il contesto puo' fare veramente qualcosa di decisivo per evitare che tutto cio' avvenga?

I ragazzi di Locri, esempio meritorio di coraggio civile, nello scrivere lo striscione che campeggiava al loro passaggio,avevano avuto un intuizione di raro acume comunicativo: nello scrivere "E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI" avevano saputo riassumere in uno slogan tutta la forza che puo' avere un impegno antimafia che non e' lasciato all'iniziativa di singoli,bensi' diventa patrimonio culturale ed etico di una maggioranza di persone oneste che, a quel punto, in virtu' di quello status di "maggioranza" diventa automaticamente intoccabile, o comunque piu' forte, capace quindi di fronteggiare con fermezza la parte marcia che basa il suo potere oltre che sulla violenza, anche sull'organizzazione ferrea delle sue componenti.

Ma il punto di confine che potrebbe permettere una seria, sistematica e organizzata sfida al sistema mafioso,sta proprio in quella "zona grigia" che accomuna tutti coloro che per paura,ignavia, vigliaccheria, lasciano il testimone scomodo della lotta antimafia a solo pochi cani sciolti, defilandosi in un "quieto vivere" che per forza di cose fa comodo a chi perpetua il proprio potere con la violenza,un "quieto vivere" che fa rima con "connivenza"

"Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini. Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio....Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più. "

 
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