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Cris' personal blog

la seconda parte del diario di bordo...perchè io mantengo le promesse! ^__^

 

 

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FEELINGS

Post n°142 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da c.rendina

 

le tue parole forti mi sono servite. tu che oramai sai bene come prendermi, che dapprima mi provochi e mi sproni severamente, per poi accogliermi tra i tuoi abbracci più sinceri la mattina dopo. non c’è che dire, come inizio anno è stato sicuramente singolare, “d’impatto” oserei dire. l’altra notte sono uscite tutte quelle lacrime amare che da un po’ trattenevo, sono usciti i tuoi timori e le tue perplessità che da qualche tempo ti attanagliavano e che nascondevi. una volta di più abbiamo avuto la conferma che è solo smuovendo profondamente situazioni e sentimenti che si arriva ad una conclusione, ad un dialogo costruttivo. anche se all’inizio ci siamo lasciati guidare soltanto dalla rabbia, chiusi entrambi nelle nostre posizioni. non posso nascondere che le tue osservazioni, seppur veritiere, mi abbiamo fatto male. mi sono resa conto, con i miei atteggiamenti, di avere ferito te per primo, e le mie amiche. solo tu ed io sappiamo. solo tu riesci a dirmi con franchezza che da qualche tempo a questa parte non sono la Cristina di sempre, e che la situazione comincia a pesarti. le tue verità, difficili da accettare, mi hanno aperto gli occhi. mi hanno fatta rientrare nella mia pelle, risvegliata da un lungo sonno dell’anima. mi hai scossa dall’apatìa e dal malumore diffuso, arrivando dritto al mio cuore. mi hai spogliata di ogni afflizione inesistente, di ciò che nella mia mente giorno dopo giorno avevo amplificato all’inverosimile.

io, vittima ma complice di una me stessa che ancor più oggi come oggi stento a tollerare, figurarsi ad integrare e saper dominare, se necessario. al contempo carnefice di ognuna delle persone che mi stanno accanto, primo fra tutti, non c’è bisogno nemmeno di ribadirlo, tu. al termine della nostra discussione mi sono sentita realmente mortificata: mi sono vista per quella che sono, una ragazzina capricciosa, priva di una qualsiasi dignità di donna. dinanzi alla tua delusione mi sono sentita completamente immatura, incapace di comportarmi adeguatamente di fronte alle difficoltà. è stato un attimo, ma dopo non mi sono più liberata dalla paura di aver inavvertitamente ma irrimediabilmente scalfito un qualcosa tra noi due. è stato un lampo, il timore di perdere ciò che di più importante ho, e che tento con costanza ed intelligenza di mantenere vivo nel tempo, giorno dopo giorno. un timore che cancella qualsiasi ragione, qualsiasi risposta razionale. pure qualsiasi vergogna nei riguardi del mio comportamento. sono discorsi già affrontati, già sviscerati da tempo, come giustamente mi dici. non ho alcuna giustificazione, nessuna scusa a cui aggrapparmi. mi vergogno di quanto io sia stata egoista. quando non mi sono accorta del tuo essermi vicino, dei tuoi gesti gentili, del tuo preoccuparti per me, soprattutto del tuo volermi vedere reagire.

 

la sfuriata è passata, ormai. è già tarda mattina, e tra le lenzuola bianche profumate di pulito tu mi rassicuri, la rabbia ti ha ormai abbandonato. mi stringi forte dicendo che mi ami. sollievo. sento che mi vuoi, impaziente di farmi tua tanto quanto io voglia sentirti dentro, un tutt’uno con me. e poi i baci, i discorsi sul poi, sul domani, e lì ci ritroviamo, cullandoci in dolci fantasie che solo due cuori che battono all’unisono possono concepire. dall'inferno al paradiso, così mi sento nel momento in cui facciamo la pace.

anche se ritrovarmi con te non significa che io sia “fuori pericolo”. nel senso che dovrei ritrovarmi io. ritrovare i miei atteggiamenti più veri, la mia determinazione, la mia buona volontà di coltivare e far crescere me stessa, oltre che i rapporti con gli altri. la mia genuinità. la mia fiducia nel domani e negli individui. il mio altruismo. io, ingenuamente illusa di aver fatto progressi, e tanti, in questo ultimo anno. ecco che mi "siedo sugli allori", che mi ci crogiolo. non mi è ancora passata l’arrabbiatura con me stessa, tutt’altro. anche perché so che non è la prima volta che mi succede, di essere aggressiva nei confronti degli altri. forse una difesa, forse un modo per non farsi mettere i piedi in testa. sicuramente sintomo di un brutto carattere sanguigno, fin troppo. non sono solita prefiggermi obiettivi da raggiungere in capo ad un anno, ma stavolta sì:  obiettivi sulla mia persona, sul carattere, sulla consapevolezza di sé e degli altri. e ce n’è da rimboccarsi le maniche ..

 
 
 
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Sono in una clinica. Seduto su una sedia scomoda in una sala d'aspetto che guarda sul cortiletto interno. Tutto è tranquillo. Silenzioso e pulito.
Francesca è a pochi metri da me in un'altra stanza. Sta per partorire nostra figlia. Alice. Sono emozionato. Sono preoccupato. Penso a loro e penso a me. Francesca è la donna che amo. È un arcipelago. Un insieme di meravigliose isole che io, navigando nelle loro acque, visito in tutte le loro delicate forme. Di lei conosco ogni piccola sfumatura, ogni minuscolo dettaglio. Conosco i suoi silenzi, la sua gioia. I suoi mille profumi, l'ombra dei suoi baci, la carezza del suo sguardo. Amo la rotondità della sua calligrafia. La luminosità delle sue spalle nude e il suo collo a cui ho sussurrato i miei più intimi segreti. Sono incantato dalla capacità che hanno le sue mani di creare attimi di eternità dentro di me. Adoro i territori dove mi conduce quando mi abbraccia. Territori che conosco pur non essendoci mai stato. E nonostante tutta questa conoscenza riesco ancora a emozionarmi e a regalarmi istanti di stupore. Lo so: sono sdolcinato, stucchevole e patetico, ma non posso farci niente. Credo sia la conseguenza naturale di quando si incontra finalmente il piede che calza alla perfezione la scarpetta che tengo in mano da anni.

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