Cris' personal blog
la seconda parte del diario di bordo...perchè io mantengo le promesse! ^__^
IL PERCHE' DEL BLOG
“Un’immagine vale più di mille parole” non è solamente un modo di dire: dietro un’immagine ci sono realmente parole e sensazioni che una dopo l’altra prendono forma a delineare ciò che nella nostra mente quella determinata immagine suscita. Un’immagine è il “catturare” visivamente, e quindi in maniera concreta, l’attimo; un attimo che fa scaturire dentro noi delle emozioni, dei ricordi, delle associazioni, siano esse positive o negative. E’ un fissare nel tempo un momento, un particolare, un’espressione, è memoria storica. affettiva. personale. o semplicemente emotiva.
Questo blog volutamente dà grande importanza più alle immagine che alle parole, che restano indiscutibilmente di fondamentale importanza in quanto vanno a completare ed esplicitare quello che io “sento” davanti alle immagini che scelgo di inserire. Altrettanto volutamente in questo blog mostro indirettamente una parte di me, di quello che sono e del mio modo di pormi rispetto alle cose. Tra le righe, insomma, traspare un po’ quella che potrei definire come la mia “filosofia di vita”: le mie passioni, i miei interessi, la mia sensibilità, gli ideali in cui credo.
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ATTIMI PREZIOSI
Post n°146 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da c.rendina
sabato sera, io e te, zona porta ticinese, milano. non mi è mai piaciuta come città, troppo caotica. troppo alienante. ma devo dire che la zona dei navigli la trovo affascinante, mi mette allegria tutta quella gente dentro e fuori dai locali, dai pub, le birrerie. ristoranti chic ed etnici, a poca distanza gli uni dagli altri. il cuore pulsante della cosiddetta “milano da bere”. detto così sembra qualcosa di tremendamente alla moda, una tappa irrinunciabile del sabato sera. invece è stata la destinazione romantica della tua sorpresa per me, per noi, per il nostro anniversario. il risultato della tua scelta è stato carinissimo: un locale di cucina fushion, nostrana ed etnica al contempo, intimo al punto giusto. luci soffuse e il nostro tavolo su di un soppalco, con la visuale che dominava il bancone bar ed i tavoli sottostanti. un soffitto di travi completamente riverniciate di bianco, tavolini rustici quadrati e sedie anch’esse bianche, alternate ad eleganti sedie foderate di tessuto panna e dorato. lampade e cuscini su panche improvvisate nella muratura. uno stagno di ninfee rosa dipinto su di una intera parete. che hai gusto dovrei saperlo molto bene, ormai. eppure riesci sempre a sorprendermi, con qualcosa di non–banale. nella mia mente ora come in questi ultimi giorni sto ripercorrendo per l'ennesima volta ancora, a piccoli passi, gli sguardi , i baci, i sorrisi, i discorsi. che non riuscirei a descrivere diversamente da ogni altra volta, proprio perché intrisi di una semplicità disarmante nella sua bellezza. persino i "paragoni" con un'altra coppia, un po' più grande di noi. il nostro sentirci presuntuosamente migliori, più affiatati, più veri, più uniti, più tutto. le foto ricordo del posto, e come ogni volta, un nostro autoscatto, prima di andare. ogni nostra serata è speciale a modo suo, prima di tutto ai nostri occhi, se non agli occhi degli altri, e quest’ultima non fa eccezione. usciamo abbracciati stretti, avremmo potuto indugiare tra una passeggiata notturna ai navigli e un drink da qualche parte, in qualche altro posto affollato, ma decidiamo per fare ritorno a casa, e continuare la nostra serata tra noi, tra le lenzuola. la mia stanza, il mio letto, il nostro cercarci, il profumo di noi, oramai mi sono abituata a sentirti stretto a me durante la notte, e al mio risveglio. domenica con rammarico mi è toccato andare a lavoro. ti saluto al volo con un bacio al sapore di caffè, sono già in ritardo. salgo in macchina augurandomi che le ore passino alla bell'e meglio, e che arrivi presto la sera per poterti riabbracciare. guidando mi accorgo che sorrido come una ragazzina ripensando alla sera prima, il cuore sembra scoppiare di felicità, e non riesco a “darla a bere” nemmeno alle colleghe, che tentano invano di scucirmi qualche informazione in più. eppure sono emozioni che non devono andare sprecate, o sminuite con continui resoconti, commenti, continue intromissioni altrui. sono tremendamente gelosa delle mie emozioni, e ancor più di quelle cose che sappiamo solo noi. basta così poco per stare bene, per essere felici.
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Tutte le immagini da me utilizzate sono reperibili in rete richiedendo autorizzazione, ciò non è così per gran parte delle descrizioni e delle poesie inserite in questo blog: a meno che non rappresentino una citazione, infatti, sono tutte di mia personale creazione. Se foste quindi interessati ad utilizzarle nei vostri siti, vi prego gentilmente di chiedermi il permesso. Grazie! ;)
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Sono in una clinica. Seduto su una sedia scomoda in una sala d'aspetto che guarda sul cortiletto interno. Tutto è tranquillo. Silenzioso e pulito.
Francesca è a pochi metri da me in un'altra stanza. Sta per partorire nostra figlia. Alice. Sono emozionato. Sono preoccupato. Penso a loro e penso a me. Francesca è la donna che amo. È un arcipelago. Un insieme di meravigliose isole che io, navigando nelle loro acque, visito in tutte le loro delicate forme. Di lei conosco ogni piccola sfumatura, ogni minuscolo dettaglio. Conosco i suoi silenzi, la sua gioia. I suoi mille profumi, l'ombra dei suoi baci, la carezza del suo sguardo. Amo la rotondità della sua calligrafia. La luminosità delle sue spalle nude e il suo collo a cui ho sussurrato i miei più intimi segreti. Sono incantato dalla capacità che hanno le sue mani di creare attimi di eternità dentro di me. Adoro i territori dove mi conduce quando mi abbraccia. Territori che conosco pur non essendoci mai stato. E nonostante tutta questa conoscenza riesco ancora a emozionarmi e a regalarmi istanti di stupore. Lo so: sono sdolcinato, stucchevole e patetico, ma non posso farci niente. Credo sia la conseguenza naturale di quando si incontra finalmente il piede che calza alla perfezione la scarpetta che tengo in mano da anni.
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