Creato da c.rendina il 23/12/2005

Cris' personal blog

la seconda parte del diario di bordo...perchè io mantengo le promesse! ^__^

 

 

FEELINGS

Post n°142 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da c.rendina

 

le tue parole forti mi sono servite. tu che oramai sai bene come prendermi, che dapprima mi provochi e mi sproni severamente, per poi accogliermi tra i tuoi abbracci più sinceri la mattina dopo. non c’è che dire, come inizio anno è stato sicuramente singolare, “d’impatto” oserei dire. l’altra notte sono uscite tutte quelle lacrime amare che da un po’ trattenevo, sono usciti i tuoi timori e le tue perplessità che da qualche tempo ti attanagliavano e che nascondevi. una volta di più abbiamo avuto la conferma che è solo smuovendo profondamente situazioni e sentimenti che si arriva ad una conclusione, ad un dialogo costruttivo. anche se all’inizio ci siamo lasciati guidare soltanto dalla rabbia, chiusi entrambi nelle nostre posizioni. non posso nascondere che le tue osservazioni, seppur veritiere, mi abbiamo fatto male. mi sono resa conto, con i miei atteggiamenti, di avere ferito te per primo, e le mie amiche. solo tu ed io sappiamo. solo tu riesci a dirmi con franchezza che da qualche tempo a questa parte non sono la Cristina di sempre, e che la situazione comincia a pesarti. le tue verità, difficili da accettare, mi hanno aperto gli occhi. mi hanno fatta rientrare nella mia pelle, risvegliata da un lungo sonno dell’anima. mi hai scossa dall’apatìa e dal malumore diffuso, arrivando dritto al mio cuore. mi hai spogliata di ogni afflizione inesistente, di ciò che nella mia mente giorno dopo giorno avevo amplificato all’inverosimile.

io, vittima ma complice di una me stessa che ancor più oggi come oggi stento a tollerare, figurarsi ad integrare e saper dominare, se necessario. al contempo carnefice di ognuna delle persone che mi stanno accanto, primo fra tutti, non c’è bisogno nemmeno di ribadirlo, tu. al termine della nostra discussione mi sono sentita realmente mortificata: mi sono vista per quella che sono, una ragazzina capricciosa, priva di una qualsiasi dignità di donna. dinanzi alla tua delusione mi sono sentita completamente immatura, incapace di comportarmi adeguatamente di fronte alle difficoltà. è stato un attimo, ma dopo non mi sono più liberata dalla paura di aver inavvertitamente ma irrimediabilmente scalfito un qualcosa tra noi due. è stato un lampo, il timore di perdere ciò che di più importante ho, e che tento con costanza ed intelligenza di mantenere vivo nel tempo, giorno dopo giorno. un timore che cancella qualsiasi ragione, qualsiasi risposta razionale. pure qualsiasi vergogna nei riguardi del mio comportamento. sono discorsi già affrontati, già sviscerati da tempo, come giustamente mi dici. non ho alcuna giustificazione, nessuna scusa a cui aggrapparmi. mi vergogno di quanto io sia stata egoista. quando non mi sono accorta del tuo essermi vicino, dei tuoi gesti gentili, del tuo preoccuparti per me, soprattutto del tuo volermi vedere reagire.

 

la sfuriata è passata, ormai. è già tarda mattina, e tra le lenzuola bianche profumate di pulito tu mi rassicuri, la rabbia ti ha ormai abbandonato. mi stringi forte dicendo che mi ami. sollievo. sento che mi vuoi, impaziente di farmi tua tanto quanto io voglia sentirti dentro, un tutt’uno con me. e poi i baci, i discorsi sul poi, sul domani, e lì ci ritroviamo, cullandoci in dolci fantasie che solo due cuori che battono all’unisono possono concepire. dall'inferno al paradiso, così mi sento nel momento in cui facciamo la pace.

anche se ritrovarmi con te non significa che io sia “fuori pericolo”. nel senso che dovrei ritrovarmi io. ritrovare i miei atteggiamenti più veri, la mia determinazione, la mia buona volontà di coltivare e far crescere me stessa, oltre che i rapporti con gli altri. la mia genuinità. la mia fiducia nel domani e negli individui. il mio altruismo. io, ingenuamente illusa di aver fatto progressi, e tanti, in questo ultimo anno. ecco che mi "siedo sugli allori", che mi ci crogiolo. non mi è ancora passata l’arrabbiatura con me stessa, tutt’altro. anche perché so che non è la prima volta che mi succede, di essere aggressiva nei confronti degli altri. forse una difesa, forse un modo per non farsi mettere i piedi in testa. sicuramente sintomo di un brutto carattere sanguigno, fin troppo. non sono solita prefiggermi obiettivi da raggiungere in capo ad un anno, ma stavolta sì:  obiettivi sulla mia persona, sul carattere, sulla consapevolezza di sé e degli altri. e ce n’è da rimboccarsi le maniche ..

 
 
 

10.9.8 ... 3.2.1 ... BUON ANNO!

Post n°141 pubblicato il 31 Dicembre 2007 da c.rendina

 

Un passaggio veloce per augurare a tutti voi un Buon Anno …  non ho molto tempo a mia disposizione, perciò rimando il breve riassunto di questi giorni di festa all’anno nuovo. sono stati giorni intrisi di gioia e al contempo di malinconia, come è naturale forse sarebbe stato. non ho avuto nemmeno tempo, in realtà, di trascrivere tra queste pagine alcuni pensieri annotati tra un’incombenza e l’altra sul lavoro.

Non mi va neppure di stilare particolari bilanci, in fin dei conti lo faccio giorno dopo giorno, mese dopo mese .. tutto l’anno, non solo oggi.

È’ arrivato anche il libro. quel libro. devo essere sincera, non ero riuscita lontanamente ad immaginare la sensazione che ho provato a rigirarmelo tra le mani, incredula quasi. solo ora comprendo e sottoscrivo ogni vostro post letto a riguardo.

Ora vado. scappo veloce verso la notte più lunga per eccellenza. sperando che questo 2008 continui sull’onda del 2007, un anno importante sotto molti aspetti. (anche se a me gli anni pari non sono mai piaciuti ..)

 

Auguri. Buona fine e Buon Inizio!

Cristina

 

 
 
 

DAL DI DENTRO

Post n°140 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da c.rendina

 

strane sensazioni. strano come da un giorno all’altro, a volte persino da un momento all’altro, la malinconia stenda un velo sugli occhi. credo personalmente che il languore della malinconia sia insito nella bellezza struggente della vita, sempre. come credo che sia una naturale conseguenza per noi esseri umani, così piccoli rispetto all’immensità di quello che ci circonda, scoraggiarci per difficoltà che noi stessi rendiamo insormontabili. e ancor più provare spaesamento per quanto “insignificanti” rispetto al tutto, all’insieme possiamo essere considerati.

difficile descrivere quello che sto provando in questi giorni. in teoria dovrei avvertire soltanto gioia e serenità, soprattutto in questo periodo dell’anno, e invece nel mio cuore c’è spazio ahimè, anche per l’inquietudine. e credo di poter affermare per certo che questa inquietudine porta il nome di “assenza”. assenza di una figura per me paterna, per la prima volta. tra tutti manca proprio lui, a me il più caro. impossibile non pensarci. sebbene tutti i giorni io continui la mia vita, tra piccoli grandi momenti di gioia e di euforia. sebbene io mi ritenga una persona estremamente fortunata. che vive sentimenti unici e rapporti che potrei metterci la mano sul fuoco, posso definire a pieno titolo veri. in amore, in amicizia, in famiglia. eppure la perdita di uno dei miei punti di riferimento ha avuto le sue conseguenze. facendosi strada tra le cose belle, tra la mia “perfezione non-perfetta” costruita faticosamente giorno per giorno, con tutta la mia forza e la mia determinazione. mi è pesato che lui non ci fosse per potergli dire quanto sono stata trattata male dai mie ex-datori di lavoro. mi è pesato non potergli parlare del mio nuovo lavoro, delle mie perplessità su tutto quello che sto vivendo, sul fatto che no, non ci siamo ancora. non potrò più sentirgli dire “porta pazienza”. non potrò più incrociare a tavola i suoi sguardi complici. non potrò più parlargli di quello che mi piacerebbe fare … di come qualche giorno fa ferma al semaforo mentre tornavo a casa, sbirciando assorta attraverso le vetrine di un noto negozio di progettazione d’interni in centro città, abbia visto volti concentrati e sorridenti su chissà quali progetti d’arredo, nella luce diffusa e puntuale delle lampade, tra una moltitudine di libri di arredo. e di come non abbia potuto non avvertire una sensazione di scoramento, e di pensare che io forse non arriverò mai lì. una piccola fitta al cuore, scacciata al più presto.

[…] sposto il pensiero su di un libro. quel libro. in cui c’è anche un pezzo di me. dovrei essere contentissima. per la prima volta nella mia vita, viene pubblicato qualcosa di mio. che D. è a dir poco impaziente di leggere. e che io per prima sono desiderosa di tenere tra le mani, per vedere l’effetto che fa. perché per me significa avere tra le mani un sogno su cui chissà quante volte in questi anni ho fantasticato. e questo so bene servirà a spronarmi, a farmi riprendere in mano le redini, l’entusiasmo di darmi da fare per me stessa e per chi a me tiene. sembra tutto così inverosimile alle volte: tutto scorre liscio come l’olio, finchè da un giorno all’altro, come un giro di vento, tutto inverte rotta. e dapprima non lo si percepisce,  poi se ne ha solo una vaga sensazione, e quando poi ne hai la certezza ne sei già dentro fino al collo, alle difficoltà. strano è forse da parte mia dirlo .. ma ci vuole anche questo. ci vogliono anche “i momenti no”. la perfezione non esiste, e non sempre si può essere al top delle proprie capacità, delle proprie energie, e dei propri umori. ci ho messo tempo per accettare tutto questo. per diventare consapevole che nella vita ciclicamente c’è sempre un momento in cui qualcosa non va, oltre alla miriade di cose belle che ci succedono. ed esserne consapevole è già qualcosa, anche se non ti tutela dal fatto che verosimilmente rimarrai di volta in volta spiazzato di fronte alle difficoltà che ti si presenteranno. com’è vero.

  

a volte non mi sento poi così forte.
so essere estremamente fra.gi.le.
..  dammi la forza.

 
 
 

WAITING FOR CHRISTMAS

Post n°139 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da c.rendina

 

c’è odore di neve nell’aria. e finalmente sento anch’io l’euforia, l’attesa del Natale. col fatto che tutti cominciano a sentirla a fine novembre, ormai,  io ogni anno ritardo di un po’. stamane mi sono svegliata tra le braccia di D., ma alzarsi dal letto è stata a dir poco dura, un po’ per tutti e due. tra stropicciamenti e baci e "raggomitolamenti" vari tra le coperte, alla fine abbiamo dovuto cedere a malincuore il passo alle incombenze quotidiane. ho dormito un sonno profondo, senza sogni, ristoratore. capita sempre quando dormiamo insieme. è così che iniziano le migliori giornate. esco e salgo in macchina, accendo la radio e parto con la canzone che mi stavo già canticchiando nella testa. perfetto. non avrei potuto chiedere di meglio. e vado zigzagando tra il traffico scorrevole di prima mattina, senza fretta, che sono in anticipo di mezz’ora.

basta poco per iniziare la giornata con il piede giusto. sarà che ormai conto i giorni prima di concedermi un po’ di meritato riposo per le feste. sarà che a gennaio abbiamo programmato un piccolo viaggio per staccare finalmente la spina, e dedicarci a noi senza limiti di tempo, orari e scocciature varie. saranno le luci, i festoni, i colori e l’odore di incenso e candele misto a torrone caramellato dai mercatini. sarà che mi piace scegliere i regali per le persone a cui tengo. sarà che ho voglia di casa, di un divano e un plaid caldo, cioccolata e biscotti ad ammirare le lucette dell’albero. 

finalmente a poco a poco mi lascio andare, ai discorsi, ai sorrisi, alla serenità che per mesi mi è venuta a mancare. quanta fatica ad essere quella di sempre, pur quando tutto il contorno, il contesto è cambiato. e quanto ho messo da parte in fretta la mia naturalezza e la mia serenità, invece di servirmene come assi nella manica. sembra di ricominciare a respirare, dopo aver sopportato aria viziata troppo a lungo. sembra di poter accantonare le preoccupazioni, e lasciarsi cullare e contagiare dal tepore dell'atmosfera natalizia, quando le piccole gioie di ogni giorno si amplificano ed assumono sfumature ancora più dolci.

  

non lo dico troppo forte ..
di nuovo .. respiro appieno.
 

 
 
 

AMICIZIA E'...

Post n°138 pubblicato il 10 Dicembre 2007 da c.rendina

 

che bello sabato sera. era una vita che C. ed io non passavamo le ore a parlare, davanti ad un cappuccino bollente con panna montata, gli occhi puntati alle lucette di natale, piccole scintille intermittenti dorate nella penombra del pub. era tempo che non ci sedevamo a parlare così, di noi, faccia a faccia. confrontandoci, appoggiandoci come abbiamo sempre fatto da quando iniziammo a frequentarci. C. è una buona amica. la migliore. è discreta, sensibile, e di una sensibilità affine alla mia, nonostante i nostri caratteri siano completamenti diversi. basta uno sguardo per leggerci nel pensiero. e se uno sguardo non bastasse, quando entrano in gioco le parole, a fiumi, sono la prima a stupirmi alle volte della naturalezza con cui mi escono.

con lei riesco a mettere a fuoco le cose, a riordinare emozioni e reazioni, giuste e sbagliate, una in fila all’altra. anche nei periodi difficili come questo. C. mi ascolta, mi consiglia, mi aiuta ad esplicitare sensazioni rimaste sopite, ma soprattutto a prenderne atto. un rompere a forza assieme quel guscio di malumore e apatia che tendo erroneamente a erigermi intorno. che sollievo quando succede. quasi una liberazione. ed è in questi momenti che mi rendo conto, con rammarico, che troppo spesso si è così assorbiti dal turbinìo della routine  quotidiana, che non si ha il tempo semplicemente per prendere atto di ciò che abbiamo nel di dentro e ciò che ci accade attorno. di un’emozione, della profondità di un sentimento, di un episodio che ci ha fatto sorridere, e così via. manca il tempo di fermarsi e lasciarsi pervadere da ciò che di buono è, o è stato, presente nella nostra vita.

in tutta sincerità non so se C. abbia provato le stesse sensazioni, se io sia riuscita a farla sentire ascoltata e capita. mi ha fatto piacere sentirla parlare dei suoi parenti, capita così di rado. o ancor più delle sue perplessità riguardo a rapporti con altre persone.

sono piccole cose che però mi hanno regalato una serata importante nella sua semplicità. il poter parlare apertamente dei miei timori, dei miei disagi, ed uscirne totalmente rassicurata, con l’invito a non fare di un piccolo problema una montagna insormontabile, è impagabile. come pure la complicità , l’intesa di quando si parla di “cose da donne”, o di quando ci perdiamo trascinandoci l’un l’altra nei meandri dei ricordi, a rievocare con tenerezza e gioia negli occhi gli anni del liceo, e i pomeriggi passati al telefono. sarei felice di sapere che anche per C. vale lo stesso.

 

g.r.a.z.i.e.

 

 

 
 
 

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Sono in una clinica. Seduto su una sedia scomoda in una sala d'aspetto che guarda sul cortiletto interno. Tutto è tranquillo. Silenzioso e pulito.
Francesca è a pochi metri da me in un'altra stanza. Sta per partorire nostra figlia. Alice. Sono emozionato. Sono preoccupato. Penso a loro e penso a me. Francesca è la donna che amo. È un arcipelago. Un insieme di meravigliose isole che io, navigando nelle loro acque, visito in tutte le loro delicate forme. Di lei conosco ogni piccola sfumatura, ogni minuscolo dettaglio. Conosco i suoi silenzi, la sua gioia. I suoi mille profumi, l'ombra dei suoi baci, la carezza del suo sguardo. Amo la rotondità della sua calligrafia. La luminosità delle sue spalle nude e il suo collo a cui ho sussurrato i miei più intimi segreti. Sono incantato dalla capacità che hanno le sue mani di creare attimi di eternità dentro di me. Adoro i territori dove mi conduce quando mi abbraccia. Territori che conosco pur non essendoci mai stato. E nonostante tutta questa conoscenza riesco ancora a emozionarmi e a regalarmi istanti di stupore. Lo so: sono sdolcinato, stucchevole e patetico, ma non posso farci niente. Credo sia la conseguenza naturale di quando si incontra finalmente il piede che calza alla perfezione la scarpetta che tengo in mano da anni.

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