C'era una volta...
le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.
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Fiabe e malformazioni fisicheDi solito si pensa alle fiabe come al regno della bellezza e della perfezione: le principesse sono sempre bionde e belle, i principi azzurri e aitanti. In questi casi l'elemento di diversità fisica è raccontato come una percezione di "bruttezza" della quale il personaggio si libera crescendo: il caso più paradigmatico è quello del Brutto Anatroccolo, destinato a diventare cigno regale e a riconoscersi nell'incontro con la propria specie. Ma di malformazione fisica vera e propria ci parlano per esempio i sette nani di Biancaneve e Enrichetto (o Riccardin) dal ciuffo, il giovane principe protagonista di una fiaba di Perrault, di rara bruttezza, gobbo, nano, guercio, ma estremamente intelligente. Se nell'analisi di queste fiabe si vuole leggere le tracce della memoria storica, allora bisognerà metterle in parallelo alla storia dell'handicap nelle società antiche. |
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Il dossier di questo numero è dedicato a "Fiabe di ieri e di oggi".
C'è anche un articolo di Regina Crimilde sulla figura della madre: UNA MADRE DA FAVOLA
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