Creato da regina_crimilde il 25/10/2005

C'era una volta...

le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

 

 

« Fratelli - coltelliLa porta del cielo »

La suocera nella fiaba

Post n°24 pubblicato il 29 Novembre 2005 da regina_crimilde
 
Foto di regina_crimilde

Ci avete mai pensato che anche i principi azzurri hanno una mamma?????

Ebbene, questa è la seconda parte de La Bella Addormentata, versione di Parrault, in cui si racconta "The Day After" del risveglio e in cui, se pure non c'è più una strega, appare un altro antagonista, non meno temibile: la SUOCERA !

"dopo cena, senza metter tempo in mezzo, il grande elemosiniere li maritò nella cappella di corte, e la dama d'onore tirò le cortine del parato.

Dormirono poco. La Principessa non ne aveva un gran bisogno, e il Principe, appena fece giorno, la lasciò per ritornare in città, dove il padre suo stava in pensiero per lui. Il Principe gli dette a intendere che, nell'andare a caccia, s'era sperso in una foresta e che aveva dormito nella capanna d'un carbonaio, dove aveva mangiato del pan nero e un po' di formaggio.

Quel buon uomo di suo padre, che era proprio un buon uomo, ci credé: ma non fu così di sua madre, la quale, vedendo che il figliuolo andava quasi tutti i giorni a caccia e che aveva sempre degli ammennicoli pronti per giustificarsi, tutte le volte che gli accadeva di passare tre o quattro nottate fuori di casa, finì col mettersi in capo che ci doveva essere di mezzo qualche amoretto. Perché bisogna sapere che egli passò più di due anni insieme colla Principessa, e ne ebbe due figli; di cui il maggiore, che era una femmina, si chiamava Aurora, e il secondo che era maschio, fu chiamato Giorno, comecché promettesse di essere anche più bello della sorella.

La Regina si provò più volte a interrogare il figlio, e a metterlo su per levargli di sotto qualche parola: dicendogli che in questo mondo ognuno è padrone di fare il piacer suo: ma egli non si arrisicò mai a confidarle il segreto del suo cuore. Voleva bene a sua madre; ma ne aveva paura, perché essa veniva da una famiglia d'orchi, e il Re s'era indotto a sposarla unicamente a cagione delle sue grandi ricchezze.

Anzi c'era in corte la diceria che ella avesse tutti gli istinti dell'orco; e che, quando vedeva passare dei ragazzetti, facesse sopra di sé degli sforzi inauditi per trattenersi dalla voglia di avventarsi su di essi e di mangiarseli vivi vivi.

Ecco perché il Principe non volle mai dir nulla dei suoi segreti.

Ma quando il Re morì, e questo accadde due anni dopo, e che egli diventò il padrone del regno, fece subito bandire pubblicamente il suo matrimonio e andò con grande scialo a prendere la Regina sua moglie al castello. Le fu preparato un solenne ingresso nella capitale del Regno, dov'ella entrò in mezzo ai suoi due figli.

Di lì a poco tempo il Re andò a far la guerra al Re Cantalabutta, suo vicino. Lasciò la reggenza del Regno alla Regina sua madre, e le raccomandò tanto e poi tanto la moglie e i figliuoli suoi.

Si contava che egli dovesse restare alla guerra tutta l'estate, che appena fu partito la Regina mandò la nuora e i suoi ragazzi in una casa in mezzo ai boschi, per poter meglio soddisfare le sue orribili voglie. Dopo qualche giorno, vi andò essa pure, e una tal sera disse al suo capo cuoco:

"Domani a pranzo voglio mangiare la piccola Aurora".

"Ah, signora!", esclamò il cuoco.

"Voglio così", rispose la Regina; e lo disse col tono di voce d'un'orchessa, che ha proprio voglia di mangiare della carne viva.

"E la voglio mangiare in salsa piccante."

Quel pover'uomo del cuoco, vedendo che con un'orchessa c'era poco da scherzare, prese una grossa coltella e salì su nella camera della piccola Aurora.

Ella aveva allora quattr'anni appena, e corse saltellando e ridendo a gettarglisi al collo e a chiedergli delle chicche. Egli si mise a piangere, la coltella gli cascò di mano e andò giù nella corte a sgozzare un agnellino, e lo cucinò con una salsa così buona, che la sua padrona ebbe a dire di non aver mai mangiato una cosa così squisita in tempo di vita sua.

In quello stesso tempo esso aveva portato via la piccola Aurora e l'aveva data in custodia alla sua moglie, perché la nascondesse nel quartierino di sua abitazione in fondo al cortile.

Otto giorno dopo quella strega della Regina disse al suo capo cuoco:

"Voglio mangiare a cena il piccolo Giorno".

Egli non rispose né sì né no, risoluto com'era a farle lo stesso tiro della volta passata. Andò a cercare il piccolo Giorno, e lo trovò con una spada in mano, che tirava di scherma con una grossa scimmia: eppure non aveva più di tre anni. Lo prese e lo portò alla sua moglie, la quale lo nascose insieme colla piccola Aurora: e in luogo del fanciullo, servì in tavola un caprettino di latte, che l'orchessa trovò delizioso.

Fin lì le cose erano andate bene; ma una sera la malvagia Regina disse al cuoco:

"Voglio mangiare la Regina, cucinata colla stessa salsa de' suoi figliuoli".

Fu allora che il povero cuoco sentì cascarsi le braccia, perché non sapeva proprio come fare a ingannarla per la terza volta. La giovane Regina aveva vent'anni suonati, senza contare i cento passati dormendo; e la sua pelle, quantunque sempre bella e bianchissima, era diventata un po' tosta: e ora come trovare nello stallino un animale che avesse per l'appunto la pelle tigliosa a quel modo?

Per salvare la propria vita, prese la risoluzione di tagliar la gola alla Regina e salì nella camera di lei, col fermo proposito di non dovercisi rifare due volte. Egli fece di tutto per eccitarsi e per andare in bestia, e con un pugnale in mano entrò nella camera della giovane Regina: ma non volendola prendere di sorpresa, le raccontò con grandissimo rispetto l'ordine ricevuto dalla Regina madre.

"Fate pure, fate pure", ella gli disse, porgendogli il collo, "eseguite l'ordine che vi hanno dato; io andrò così a rivedere i miei figli, i miei poveri figli, che ho tanto amato."

Ella li credeva morti fin dal momento che li aveva veduti sparire, senza saperne altro.

"No, no, o signora", rispose il povero cuoco, tutto intenerito, "voi non morirete nient'affatto: e non lascerete per questo di andare a rivedere i vostri figliuoli: ma li vedrete a casa mia, dov'io li ho nascosti, e anche per questa volta ingannerò la Regina, facendole mangiare una giovine cervia invece di voi."

La condusse subito nella sua camera, dove, lasciandola che si sfogasse a baciare le sue creature, e a piangere con esse, se ne andò diviato a cucinare una cervia, che la Regina mangiò per cena, col medesimo gusto, come se avesse mangiato la giovine Regina. Ella era molto soddisfatta della sua crudeltà; e già studiava il modo per dare a intendere al Re, quando fosse tornato, che i lupi affamati avevano divorato la Regina sua moglie e i suoi ragazzi .

Una sera che la Regina madre, secondo il suo solito, ronzava in punta di piedi per le corti e per i cortili, a fiutare l'odore della carne cruda, sentì in una stanza terrena il piccolo Giorno che piangeva, perché la sua mamma lo voleva picchiare, a causa che era stato cattivo, e sentì nello stesso tempo la piccola Aurora che implorava perdono per il suo fratellino.

L'orchessa riconobbe la voce della Regina e de' suoi figliuoli, e furibonda d'essere stata ingannata, con una voce spaventevole, che fece tremar tutti, ordinò che la mattina dipoi fosse portata in mezzo alla corte una gran vasca, e che la vasca fosse riempita di vipere, di rospi, di ramarri e di serpenti per farvi gettar dentro la Regina, i figliuoli, il capo cuoco, la moglie di lui e la sua serva di casa.

Ella aveva ordinato che fossero menati tutti colle mani legate di dietro. Essi erano lì, e già i carnefici si preparavano a gettarli nella vasca, quand'ecco che il Re, il quale non era aspettato così presto di ritorno, entrò nella corte a cavallo: esso era venuto colla posta, e domandò tutto stupito che cosa mai volesse dire quell'orrendo spettacolo. Nessuno aveva coraggio di aprir bocca, quando l'orchessa, presa da una rabbia indicibile nel vedere quel che vedeva, si gettò da se stessa colla testa avanti nella vasca, dove in un attimo fu divorata da tutte quelle bestiacce, che c'erano state messe dentro per suo comando. A ogni modo il Re se ne mostrò addolorato, perché in fin dei conti era sua madre: ma trovò la maniera di consolarsene presto colla sua bella moglie e coi suoi bambini."

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

PER SOGNARE UN PO'

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

TAG

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

giuly.aldinilucillo62archsolimandofelicia.femianogiorgio.ragazziniclaudiao73gin82xxma.centinipallaro.ninooasisolemare2005jeli_MOscuroSethaliendaisyelenuccia26robcoc69
 

ALTRI BLOG

Citazioni nei Blog Amici: 30
 
E' uscito l'ultimo numero di SIRMARILLON, rivista bimestrale di cultura, filosofia e costume on line, editore Francesca Pacini
Il dossier di questo numero è dedicato a "Fiabe di ieri e di oggi".
C'è anche un articolo di Regina Crimilde sulla figura della madre:
UNA MADRE DA FAVOLA
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie per articolo È troppo bello. sito italiano su...
Inviato da: Recreation
il 08/02/2018 alle 15:15
 
grazie che esiste ho preso nove grazie a questo magnifico...
Inviato da: laura
il 04/11/2013 alle 18:05
 
Grazzie!
Inviato da: recettes gratuites
il 10/08/2013 alle 10:17
 
COMPLIMENTI, BLOG INTERESSANTISSIMO!! Sono un ragazzo di...
Inviato da: prometeo
il 24/05/2012 alle 23:19
 
Che simpatico questo post! Io sono del Sagittario, spero di...
Inviato da: Lisa
il 29/08/2011 alle 10:03
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963