Creato da regina_crimilde il 25/10/2005

C'era una volta...

le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

 

 

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SULLA FIABA - 4 - M.L.Von Franz- La Fiaba e l'inconscio collettivo

Post n°35 pubblicato il 31 Dicembre 2005 da regina_crimilde
 
Foto di regina_crimilde

"Ainsi j’ai découvert que les contes de fées sont les représentations archétypiques de l’inconscient collectif les plus fécondes, les plus variées et les plus fondamentales de tous les mythes. Ils nous livrent une " anatomie comparée " de l’âme humaine collective. Et puis ils sont beaux, et ils parlent directement à tout le monde."

In un certo senso l’inconscio ha diversi strati, da quello più in alto è più vicino alla coscienza dell’individuo; mentre gli strati sempre più remoti si allontanano da essa. Più si discende e più si va verso livelli che coincidono con gli stadi evolutivi dell’umanità, fino alle potenze dell’inconscio collettivo, fino all’immensa profondita’ dove regna solo il mistero. 

Le fiabe sono uno dei pochissimi ambiti nei quali si trovano i mezzi per discendere sempre più giù nei luoghi dell’interiorità che la mente cosciente non potrà mai esplorare, se non con il tramite fornito dal mare oscuro dell’inconscio:  il linguaggio simbolico. 
 
Infatti è con l’uso di simboli come per esempio il pozzo, il precipizio, il burrone, l’abisso, la botola, la porta nascosta e la scala che conduce verso il basso, che possiamo riconnetterci con la possibilità (magari dimenticata, ma mai persa) di scendere, visitare e setacciare gli strati più profondi dell’inconscio.
L’aver creato il concetto di simbolo, per l’umanità ha significato anche la facoltà di dare i nomi alle forze interiori. Potere, grazie al quale, abbiamo potuto circoscrivere tali risorse agli ambiti ben definiti dell’umana comprensione.

Nell’inconscio, tutto il nostro mondo e ciò che siamo è espresso in simboli.

Proprio perché si parla un linguaggio simbolico, non previsto e non compreso completamente dai meccanismi della razionalità, il suo raggio d’azione è ben più ampio del nostro sapere cosciente. 
Questo è il sacrificio della Divinità per far comprendere all’uomo: essa si lascia definire e perciò ricondurre a qualche cosa che la mente umana può decodificare.  Il Divino rinuncia ad una piccola parte di mistero, affinché l’essere umano lo possa accettare e comprendere almeno nelle fantasiose e rocambolesche vicende fiabesche.
 
Le fiabe perciò accedono alla parte che oltrepassa i confini del nostro essere cosciente e sono in grado di metterci in contatto proprio con i disegni più ampi previsti dal “piano divino” della nostra vita.  In fondo, ogni avventura ripete il tentativo dell’essere umano di ritornare a Dio.  Di unirsi a Lui. Questo è il motivo per cui la fiaba è spirituale:  perche’ “sfrutta” il disegno divino.
 
Essendo un lavoro profondo e sfuggente il controllo consapevole, il racconto fantastico costituisce un vero e proprio viaggio spirituale tra esperienze che esistendo già nell’interiorità, ci rimandano il messaggio che si possono “materializzare” per noi qui sulla terra e nel regno della fisicità tangibile.
I simboli infatti ci dicono che tutto ciò che è pronto nell’inconscio, si libera poi nella realtà, a riprova che l’immaginario precede sempre l’azione.  L’infinito mondo di simboli nell’inconscio perciò è la rappresentazione “dentro” , di tutto ciò che è e sarà “fuori”.

 
 
 
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