Creato da regina_crimilde il 25/10/2005

C'era una volta...

le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

 

 

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CIBO e CANNIBALISMO

Post n°47 pubblicato il 18 Febbraio 2006 da regina_crimilde
 
Foto di regina_crimilde

I temi del cibo, del mangiare o dell’essere mangiato sono assai frequentemente usati nelle fiabe, spesso per dare una svolta, positiva o negativa alla narrazione.

Il mangiare il nemico o l’esserne mangiato sono temi frequenti nella mitologia e nella etologia dei popoli primitivi: il dio Cronos , il tempo, mangiava i propri figlioletti appena nati per impedire che uno di essi prendesse il suo posto nel governo del mondo. Il cannibalismo rituale era consumare le carni dei guerrieri catturati o uccisi in guerra, e di alcuni organi in particolare, per impossessarsi (introiezione) della loro forza e del loro coraggio. 

Il cibo e l’atto stesso del mangiare (prendere e portare alla bocca, masticare, gustare, inghiottire), diventa oggetto transizionale che racchiude in sé significati che vanno ben al di là del mero nutrimento del corpo.

La fiaba “Hansel e Gretel” dei Fratelli Grimm, per esempio, è interamente imperniata sul cibo. E’ per mancanza di cibo sufficiente per tutti che i genitori abbandonano i due bambini nel bosco, ed è per fame che essi , dopo aver a lungo vagato, si avvicinano e cominciano a mangiare la casa, fatta interamente di dolci, della strega. Dimenticando ogni prudenza, i due bambini accettano l’invito della donna malvagia ad entrare in casa credendo alla promessa di un lauto pranzetto, correndo il rischio di diventare essi stessi il pranzo della strega. E’ solo con l’astuzia ed il coraggio, che Hansel e Gretel riescono a sfuggire alla “cottura” e ad avere la meglio sulla strega, cuocendola nel forno.

Il tema dell’orco è molto diffuso nelle fiabe e, in genere, l’orco è un cannibale che mangia molto e che gradisce soprattutto carne tenera di bambino; è feroce, tonto e lento e viene sistematicamente beffato dalla vittima di turno, dopo il superamento di varie prove.

In “Jack e il fagiolo”, di Joseph Jacobs, l’orco è addirittura il padre di Jack che aveva assunto sembianze mostruose dopo aver mangiato fagioli magici avvelenati, mentre nel “Il gatto con gli stivali”, di Perrault, l’orco che può trasformarsi in qualunque animale viene mangiato dal furbo gatto che lo ha convinto a trasformarsi in un topolino.

Capitan Uncino, il nemico di “Peter Pan”, di J. Matthew Barrie, è un personaggio sinistro e crudele che si trasforma in un tremante omuncolo quando sente arrivare , grazie al tic tac di una sveglia mai digerita, l’enorme coccodrillo che gli ha divorato la mano, tagliata da Peter Pan. Il suo terrore è di essere mangiato tutto.

Biancaneve, dei Fratelli Grimm, riesce a farsi ospitare dai sette nani promettendo loro di preparare ogni giorno manicaretti squisiti e questa prospettiva riesce a cancellare perfino la paura della vendetta della cattiva matrigna.
Biancaneve soccombe, invece, non alla golosità, ma al desiderio di realizzare magicamente i propri sogni d’amore e morde la mela avvelenata con la speranza che il suo magico potere l’aiuti a ritrovare il principe.

“Alice nel paese delle meraviglie”, di Lewis Carrol, cresce e si rimpicciolisce a seconda che beva da una certa bottiglia o mangi un lato o l’altro di un grosso fungo, ma,in un caso o nell’altro,va sicuramente incontro a guai di proporzioni variabili.

“Cappuccetto Rosso”, dei Fratelli Grimm, è un’altra fiaba in cui tutto l’impianto narrativo si basa sul cibo, sul mangiare e sull’essere mangiato.
Tutto comincia con una merenda che deve essere mangiata da Cappuccetto e dalla nonna le quali, invece di mangiare, vengono mangiate dal goloso lupo che, a sua volta, viene ucciso e sventrato dell’energico cacciatore. Tutto finisce con i tre vittoriosi protagonisti: nonna e nipotina, mangiate ma non masticate, rinate a nuova vita, e cacciatore che si dividono in grande allegria la merenda dell’inizio della storia.

La golosità atrocemente punita del lupo è il tema portante anche della favola “Il lupo e i sette capretti”, dove sei capretti sprovveduti e creduloni finiscono nella pancia di un lupo affamato che, tuttavia, per la troppa avidità, non li mastica. Il capretto più piccolo si salva nascondendosi e così riesce ad avvisare mamma capra che, improvvisatasi chirurgo, taglia la pancia del lupo dalla quale escono, provati ma integri, i sei capretti e la ricuce dopo averla riempita con sei grosse pietre. Il povero lupo muore cadendo a testa in giù in un pozzo a causa del gran peso.

 
 
 
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