Creato da regina_crimilde il 25/10/2005

C'era una volta...

le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

 

 

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Medea - la madre assassina

Post n°14 pubblicato il 06 Novembre 2005 da regina_crimilde
 

Ancora una madre-matrigna.
Che però è matrigna alla sua stessa prole. 
Medea rappresenta una figura titanica e universale, un esempio tenebroso della perversione a cui può condurre la sconfitta della ragione. Ferita dall'abbandono del marito, consuma la sua vendetta diventando l'assassina dei figli, incarnando la devastazione della passione che stravolge persino l'istinto materno.

Ma ancora una volta nel mito si rappresenta una realtà troppo terribile per essere detta.
E così Medea è raccontata come una maga portatrice di oscuri poteri e adoratrice di déi inferi. Solo un demone estraneo agli déi olimpici può essere all'origine di tanta efferatezza.
Medea è straniera. Estranea alla compagne sociale, non condivide gli stessi valori del civilissimo mondo greco che si fonda sull'ordine e la razionalità del pensiero.
Medea non accetta il potere costituito, è un pericolo per la sopravvivenza della monarchia di Corinto. E' già stata omicida dei suoi parenti, in patria, trasmette un'eredità di sangue.

Così Euripide, Seneca, anche la moderna versione data da Christa Wolff, cercano di narrare l'archetipo orribile, di spiegarlo come estraneo e aberrante; oppure di assolverlo, sotto il manto di un complotto politico.

Ma Medea è ancora qui. Medea ancora si erge, tragica e grondante tragedia: un'anima persa che muove a compassione, oltre che ad orrore.
Che chiede ella stessa il perché dei movimenti dell'animo che la squassano; che ama i figli teneramente e mentre li blandisce, li immola sull'altare delle proprie innominate e oscure pulsioni.

Personaggio orribile, ma anche fonte di pena ancestrale. Per cui non c'è punizione o catarsi. 
Euripide deve risolvere la sua uscita di scena come un'ablazione, una sparizione sovrannuturale: rapita su un carro tirato da draghi mostruosi, portando con sé i corpi dei figli uccisi. Troppo amati per essere lasciati al padre indegno, alla città estranea.

Simbolo di pazzia, forse. Di un altro carcere eterno, a cui non può sfuggire perché i demoni sono dentro di lei.

Commenti al Post:
vita1954c
vita1954c il 07/11/05 alle 07:05 via WEB
Infatti Medea aveva demtro di sè la voglia di uccidere, e la trasmise poi anche al suo figliolo, nato da un secondo matrimonio. Medea ha sempre ucciso per voglia di potere, ancora oggi ci sono persone che per la stessa voglia usano le parole, e tutti sappiamo che la lingua uccide più di una lama. Medea la troviamo, quindi, anche ai nostri giorni, sotto nomi diversi è il suo odio aleggia sopra le nostre teste.
 
 
regina_crimilde
regina_crimilde il 08/11/05 alle 07:24 via WEB
ma non so, veramente, se il mito sia proprio da leggersi come voglia di potere. tutta la letteratura ce lo tramanda in chiave di passione, malsana e oscura, ma passione. In Euripide è molto chiaro che Medea uccide perché è tradita, abbandonata, soal in terra straniera. Quante madri-matrigne sono "straniere" anche in casa loro proprio in virtù di questa solitudine!
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 07/11/05 alle 20:27 via WEB
Leggendo il post precedente mi era venuto in mente proprio li mito di Medea, il lato oscuro della madre che si trsforma in matrigna e può togliere la vita. Sono miti e favole che, forse, spiegano recenti fatti di cronaca (io continuerò a non comprendere cosa passa nella mente di certe madri... ma non riesco a condannarle, trovo che il proprio folle gesto le condannerà da sole, per sempre, come Medea).
 
 
regina_crimilde
regina_crimilde il 08/11/05 alle 07:26 via WEB
non lo sapremo mai. ma certo tutte queste storie e miti ci confermano che nelal maternità c'è da sempre un lato oscuro.
 
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generic levitra il 19/03/09 alle 05:58 via WEB
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