C'era una volta...
le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.
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Nella mitologia classica sia romana che greca esistevano figure di demoni
(spesso femminili) connesse con il sangue di cui si cibavano e che
possono essere considerate figure vampiriche.
Si trattava principalmente di figure in parte umane e in parte animalesche,
rapitrici di bambini, fantasmi seduttori che adescavano giovani uomini per poi
nutrirsi del loro sangue e della loro carne.
Tra queste la "Lamia".
Secondo il mito era stata una bellissima regina della Libia che aveva avuto da Zeus il dono di toglierrsi e rimettersi gli occhi a proprio piacere.
A causa dell'amore di Zeus, attirò su di sé la rabbia di Era, che si vendicò uccidendo i figli avuti dai due.
Lamia, lacerata dal dolore, diventò un mostro di orribile aspetto che però aveva la possibilità di mutare e apparire attraente per sedurre gli uomini allo scopo di berne il sangue. Secondo altre versioni della leggenda, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, succhiando il loro sangue.
Lamia rimase, con le medesime connotazioni di divinità malevola, anche nella mitologia romana e fu presto associata alla figura della strega, dalla quale rimase
inscindibile anche nel Medioevo e nel Rinascimento: le cause sono da ricercarsi
nel fatto che i delitti erano compiuti prevalentemente nottetempo e le vittime
preferite erano i bambini (dei quali le streghe si diceva cercassero soprattutto il grasso, per preparare unguenti, e il sangue, che per la sua purezza poteva far da
tramite col demonio).
Un’altra caratteristica che accomuna le lamie ai vampiri è la capacità di trasformarsi in uccello notturno, per non essere riconosciute quando entravano nelle case a cercare le loro vittime.
L'identificazione tra la lamia, i riti di sangue e la stregoneria è un dato che risale probabilmente ai primordi dell'umanità, quando la scoperta del sanguinamento mensile femminile, cui la donna sopravviveva, e la successiva identificazione di questo sanguinamento con la fertilità, rese le donne portarici di un potere di vita e di morte cui la società patriarcale guardava con timore e astio.
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Il dossier di questo numero è dedicato a "Fiabe di ieri e di oggi".
C'è anche un articolo di Regina Crimilde sulla figura della madre: UNA MADRE DA FAVOLA
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