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Contu de forredda

Post n°8 pubblicato il 30 Aprile 2007 da mossiaddu
 
Foto di mossiaddu

          Un noto racconto mostra la rivalità che esisteva tra i “cittadini” cagliaritani e i “paesani” del circondario, evidenziando il  sentimento di rivalsa che animava coloro che venivano accolti a Cagliari da chi credeva di essere superiore solo perché abitava in una città.
Nella versione qui riportata, il protagonista è di Decimomannu, ma in altre, il paese d’origine varia a seconda di chi la racconta. 

          A primu, is casteddaius si creìanta prus mannus de is bidduncus e d'ognia ocasioni fuit bella po si ndi fai befas de custus urtimus.
Una dì un biddaiu de Deximu chi portàt un cuaddeddu lanzu lanzu, si fut frimau e iat pragontau a un butegheri chi fut in s'’enna de butega: " Scusit su sannori, eis biu deximesus?" Fendi su spiritosu issu at'arraspostu: " Deximesus? Chi no funti cussus cincu intreus chi funti passaus pag'ora!"
S'atru fendi su curiosu s'est'afachiau in sa butega e bidendi ca is iscafalis fuanta buidus at domandau: "Ita nchi bendit in grazia su sannori?" 
"Concas de molenti!" Fut istetia sa arrisposta. S'atru, cominzend'a cumprendi ca ddu cheriat pigai in ziru, dd’at nau: "Ah! Nchi depid'essi stetiu bonu spaciu, no  nch'est abarrau che-i sa conca de sa vissignoria!" Su casteddaiu at sighiu a fai is befas e fendi sa manu a innui fut su cuaddu dd’ at nau: "Zi est lanzu! Portat is costas coment’ ’e doas… A mi ddu ‘endit po linnamini?"
S'àturu si nd'est arrisiu e atziendi sa coa de su cuaddu dd’at nau: "Intridi a magasinu a cuntratai!"  

          Anticamente i “cittadini” cagliaritani si sentivano superiori ai “paesani” del circondario perciò ogni occasione era ghiotta per beffarsi di loro se capitavano a tiro.
Un giorno  un contadino di Decimo che recava un cavallo magrissimo, si fermò e chiese ad un signore affacciato alla porta del suo negozio: “Scusi, ha visto passare decimesi?”  Il signore rispose: "Decimesi? (deximesus si traduce letteralmente “dieci-mezzi”) Se non sono quei cinque interi che sono passati da poco”.
Il passante curioso, vedendo solo scaffali vuoti, chiese: “Che cosa vende, di grazia, nel suo negozio?” Il cagliaritano, facendo lo spiritoso, rispose: "Teste d'asino"!
Il decimese cominciò allora a capire di esser preso in giro e rispose: "Devono essere andate a ruba, visto che c'è rimasta solo la sua, di testa".
Il cagliaritano intanto continuava a beffarlo e guardando il cavallo disse: " Ha un cavallo così magro che le sue costole sembrano doghe di legno. Quanto vuole per vendermelo come legname?" Il decimese rise e, sollevando la coda del cavallo, disse: "Entri pure in ufficio a contrattare".

 
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