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I MIEI BLOG AMICI
Post n°11 pubblicato il 30 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
Saluti a tutti, mi chiamo Marco e abito nella zona di Arcore. .................... -----------------------> |
Post n°10 pubblicato il 30 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
Questo è il sito del PD, dove potete firmare per mandare a casa Berlusconi. |
Post n°9 pubblicato il 30 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
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Post n°8 pubblicato il 28 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
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Post n°7 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
E proprio la Minetti sarebbe la protagonista di una nuova intercettazione nella quale si scaglia contro il Cavaliere. "E un pezzo di m... Se vuole vedermi mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati" avrebbe ancora detto, intercettata, la consigliera regionale. In particolare il colloquio della Minetti avviene con la sua assistente Clotilde Strada: "Non me ne fotte un c... se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo.Si sta comportando da pezzo di m... pur di salvare il suo culo flaccido". Altre intercettazioni segnalano lo sconforto di altre ragazze finite nell'affare Ruby: "Mi ha rovinato la vita. E' un vecchio..." si leggerebbe nelle carte. Tra le altre ci sono anche le lamentele di Barbara Fagioli che direbbe: "So che mi stanno ascoltando ma queste cose le dico lo stesso. A lui gli fa comodo mettere te e me in Parlamento perchè dice 'bene me le sono levate dai coglioni, lo stipendio lo paga lo Stato'". |
Post n°6 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
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Post n°5 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
”Credo in un solo Presidente, ma per la terza volta è risuscitato ed è salito al Palazzo Chigi, e il suo governo non avrà mai fine ...”.
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Post n°4 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
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Post n°3 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
MicroMega, nel numero in edicola da oggi, intitolato "Berlusconismo e fascismo", propone una analisi dell’ultimo quindicennio di storia italiana con saggi, analisi (e sberleffi) su Berlusconi. Pubblichiamo una sintesi del pezzo in cui Andrea Camilleri racconta l’involuzione antropologica che ha segnato l’homo nella società berlusconizzata.
Devo fare una premessa assolutamente necessaria. Che in realtà è una doverosa precisazione. In queste poche pagine non prenderò in esame, tra le molteplici categorie e sottocategorie attraverso le quali il fenomeno dell’homo berlusconensis si appalesa, tutti coloro che del berlusconismo sono in qualche modo attivi e pubblici esponenti, collaboratori, operatori vuoi in qualità di membri del governo, del parlamento e del partito vuoi in quanto amministratori comunali, provinciali e regionali. La cosiddetta classe politica, insomma, di ogni ordine e grado. E nemmeno m’attarderò a prendere in esame tutti coloro che ne sono diffusori del credo, in qualità, ufficialmente riconosciuta e retribuita, d’apostoli o di zelatori. Ai quali, com’è noto, settimanalmente l’Idolo appare via etere comunicando il Verbo, la Parola da diffondere. L’esclusione è dovuta al fatto che resta del tutto impossibile all’analisi verificare quanto il loro grado di purezza d’adesione all’ideale berlusconiano sia o non sia inquinato da fattori degenerativi quali, primo tra tutti, il desiderio di far rapida carriera, di guadagnare, d’avere un certo potere. Prenderò in esame perciò solo l’homo berlusconensis communis, quello, diciamo così, puro, colui che, in parole povere, difende tutte le manifestazioni della berlusconità, quali che esse siano, al mercato o sul tram, che guarda l’attuale Tg1, il telegiornale di Rete 4, (Canale 5 no perché non sempre è rigidamente ortodosso), che non si perde mai un’apparizione di Berlusconi alla tv saltabeccando da una rete all’altra, che compra Il Giornale o Libero o tutti e due (il Foglio no, non si capisce bene cosa voglia) e che infine puntualmente lo vota senza ricavarne alcun beneficio diretto. Trattandosi, a stare ai sondaggi, di una cifra attualmente oscillante tra il 25 e il 30 per cento degli italiani, non è chi non intuisca la molteplicità e la diversità della tipologia che si presenta a un’indagine sia pure superficiale come la nostra. (…)
Così come la sacra scrittura afferma che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, si può tranquillamente affermare che c’è stato un Uomo che ha saputo creare in Italia una televisione a sua perfetta, totale immagine e somiglianza, anche se questo non è detto in nessuna scrittura, sacra o meno. L’uomo che ha creato la televisione a sua immagine e somiglianza era in origine un uomo d’affari spregiudicato ma a parole osservante delle regole, cattolico dichiarato anche se poi (pluri) divorziato, sedicente liberale, furbissimo, anticomunista, ricco, di scarsa cultura, d’intelligenza mediocre, di statura un po’ più bassa della media, non bello, dotato di un’italiano basico, che sapeva cantare canzonette francesi e napoletane, che amava le donne e gli piaceva passare per gran seduttore. Inoltre, almeno ai primi tempi, aveva l’abilità persuasiva e la loquela spigliata e convincente di un venditore di macchine usate americano. Ragion per cui, in un paese dai linguaggi incomprensibili (il legale, il politico, il letterario, il critico eccetera) venne subito scambiato per essere «un grande comunicatore». I palinsesti delle sue tre televisioni private infatti accuratamente bandirono ogni forma di cultura, anche quelle più popolari (come l’opera lirica), e ogni forma d’intelligenza. Cultura e intelligenza sono parole che spaventano la maggior parte degli italiani.
Esaltarono invece i programmi di quiz, le serie televisive comiche americane con le risate incorporate che parevano fatte per un pubblico di dementi, i concorsi a facile premio, i programmi di varietà di bassa lega (tipo Colpo grosso e non è un caso che il suo ideatore occupi oggi il seggio di uno dei più importanti ministeri) e soprattutto le profuse nudità femminili (vallette, letterine eccetera), quasi proponendole come un diritto di «evasione nel sogno», parole di Eco. Attraverso anni e anni di siffatto modello televisivo, la piattaforma culturale degli italiani, già di per sé tutt’altro che elevata, s’abbassò a gradi infimi, anche perché la tv di Stato s’affrettò ad adeguarsi seguendo il cattivo esempio. Contestualmente, l’uomo che aveva creato la televisione a sua immagine e somiglianza, creò in breve tempo, proiettandosi attraverso le sue televisioni, degli uomini che, sia potenzialmente sia effettivamente, potevano dirsi a sua immagine e somiglianza. Il circolo così si chiuse perfettamente.
Va detto che gran parte di quegli uomini avevano già in loro un humus predisposto e fertile dove i semi poterono attecchire con facilità e si svilupparono magnificamente. In fondo, come scrive Eco, a quegli uomini non si chiedeva altro che d’essere ciò che già erano. Solo che ora potevano esserlo a viso scoperto, alla luce del sole e soprattutto riconoscersi tra di loro. Altri, e furono molti, invece subirono una trasformazione radicale. I più giovani, vale a dire i trentenni o poco più, nacquero e crebbero in quella coltura e in essa si trovarono perfettamente a loro agio come i pesci che nuotano nell’acqua senza sapere che l’elemento dentro il quale vivono è l’acqua. La tipologia dell’homo berlusconensis è dunque assai varia e non tutta catalogabile. Ma siccome da qualche parte bisognerà cominciare, comincerò dai tipi più semplici.
Ci sono due statuine che non mancano mai in ogni presepe che si rispetti. La prima è quella del contadino che davanti alla grotta col bambinello appena nato, alza, meravigliato e stupito, le braccia al cielo. In Sicilia è chiamato «‘u spavintatu do presepiu», perché la meraviglia che esprime è tale da sfiorare lo spavento. La seconda è quella di un altro contadino che, poco lontano dalla grotta, se ne sta beatamente a dormire disteso per terra, dopo avere assistito al grande evento. Dalle mie parti è detto «l’addrummisciutu do presepiu». Queste due statuine le prendo a prestito perché plasticamente raffigurano due diffusissimi tipi di homo berlusconensis. Il primo è sempre pronto ad esprimere, con partecipata emozione, alte meraviglie qualsiasi cosa faccia il suo Idolo, sia che mostri le corna in una foto ufficiale di gruppo («come sa fare le corna lui, nessun altro!») sia che racconti una barzelletta stantia («nessuno è capace di raccontarle come lui!») sia che presieda una riunione di governo («nemmeno il mio preside a scuola»). Tutto quello che Egli fa viene definito dall’entusiasta con superlativi assoluti e un sorriso beato sulla faccia. Questo tipo d’homo berlusconensis è trasversale, nel senso che va dal beota puro al docente universitario proposto per il Nobel. A ben considerare, l’homo berlusconensis sempre e comunque acclamante, insomma colui che pratica il culto cieco della personalità, è la clonazione più borghese e sciamannata del fascista osannante, in prima fila sotto il balcone di palazzo Venezia.
Il secondo tipo, il dormiente, può abbandonarsi al sonno perché Egli è nato alla politica, anzi, come ama dire, è disceso in campo. Quello è stato il suo Natale. Probabilmente ha dovuto sloggiare da quella grotta che era la sua abitazione per far posto all’evento, ma in compenso gli è stato promesso un villino munito di tutti i comfort. Al risveglio, ne è certo, quel villino sarà suo. Intanto, dorme. (…)
Quanti hanno dato il voto a Berlusconi sapendo che mai e poi mai sarebbe stato in grado di mantenere le sue promesse, dalla riduzione delle tasse a sole tre aliquote al ponte sullo Stretto? Non le ha mantenute? Bene, nessuna disillusione, lo sapevamo già che non ce l’avrebbe fatta, possiamo rivotarlo. L’importante non sono le promesse che fa, ma come le fa.(...)
Nel suo piccolo, l’homo berlusconensis si considera e vuole che gli altri lo considerino come il meglio in tutto: il miglior padre di famiglia (anche se ha tre amanti), il miglior cliente della banca (anche se ha firmato assegni a vuoto), il miglior amico (anche se è pronto a tradire l’amicizia se ci trova un tornaconto) eccetera. E tale profondamente si crede. L’homo berlusconensis quale sottoprodotto del piccolo Münchhausen vive e opera in una fittizia realtà di comodo. In ogni paese d’Italia da sempre c’è un personaggio locale, che si chiami Gigetto, Toni, Efisio, Pippuzzu, Carlìn, non importa, soprannominato «il pallonaro». È quello che le spara grosse per il gusto di farlo. Non ne può fare a meno, fa parte della sua natura. Mentre della sua natura non fa parte la verità, anche quella più piccola, più insignificante. Il pallonaro costituisce una sottocategoria della precedente. (...)
L’homo berlusconensis è naturaliter pallonaro sempre e comunque. Sottocategoria collaterale è quella di colui che mente sempre sapendo di mentire. La menzogna in Italia è stata istituzionalizzata. Il più recente esempio è costituito dalla mendace affermazione del premier che un’extracomunitaria minorenne senza documenti, accusata di furto, già frequentatrice di festini presidenziali, era in realtà la nipote del presidente egiziano Mubarak e che perciò andava liberata subito e affidata a una consigliera regionale che altri non era che la bella ex igienista dentale del premier stesso. Un intrigo da operetta da belle époque nel quale l’homo berlusconensis si è immediatamente riconosciuto e immedesimato, invidiandone il protagonista. Ah, che uomo furbo! Come sa cavarsela sempre! Ah, poter fare lo stesso! (...)
Il catalogo è questo canta il servitore di Don Giovanni nell’opera omonima di Mozart e giù una sfilza di numeri che rappresentano le conquiste femminili del suo padrone in varie parti d’Europa. Per lungo tempo l’homo berlusconensis considerò l’Idolo, che poteva vantare un catalogo meno affollato ma pur sempre straordinario, come una sorta di astratto risarcimento d’ogni grama vita sessuale. Perché, nella realtà, Egli rimaneva «un ideale di fatto irraggiungibile », per dirla con Eco.
Mentre le foto sui rotocalchi lo ritraevano con tre procaci ragazze sulle ginocchia o con seminude fanciulle sui bordi delle innumerevoli piscine della sua residenza sarda, mentre altre foto mostravano lo sbarco da un aereo di un plotone di ballerine di fandango, di danzatrici del ventre, di vallette televisive accorse a dare il cambio alle colleghe stremate, voci ammirate propalavano la sua sovrumana resistenza, la sua strabiliante capacità di reiterazione, la sua inesausta inventiva. Poi accadde che l’Idolo scese a mezza costa dall’Olimpo allorché si riseppe che non disdegnava intrattenersi con escort delle quali era «l’utilizzatore finale» (definizione del suo legale onorevole Ghedini), dato che venivano pagate da compiacenti procuratori. Questa notizia anziché abbassarne il prestigio dongiovannesco, come ci si sarebbe aspettato, ne ampliò il consenso. Ora l’homo berlusconensis infatti poteva «utilizzare» una prostituta qualsiasi illudendosi d’essere come lui, sia pure per una notte e sotto un certo, limitato aspetto. Mai, certamente, sotto quello della conclamata, erculea, possente virilità.
L’elenco potrebbe continuare per altrettante e passa pagine. Ma preferisco fermarmi qui. |
Post n°2 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
Marco Paolini in diretta su La7 con "AUSMERZEN - vite indegne di essere vissute"
Alla vigilia del Giorno della Memoria, che sarà celebrato giovedì 27 gennaio, l'attore veneto Marco Paolini presenta su LA7 un racconto dal titolo AUSMERZEN vite indegne di essere vissute (in onda mercoledì 26 alle 21.10), sull'abominevole serie di esperimenti per il perfezionamento della specie umana perpetrati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il lavoro sarà trasmesso in diretta dal Teatro La Cucina, ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. La serata verrà introdotta da Gad Lerner il quale, al termine, condurrà un approfondimento con gli ospiti in sala. Il tema della narrazione di Paolini si riferisce alla terribile vicenda legata alle teorie dell'eugenetica che, fra il '34 e il '45, ha portato il |
Post n°1 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da dibi_chiocciola.it
Illustrissimo Presidente della Repubblica,
sono un ragazzo trentenne che risiede nella provincia di Massa e Carrara, nella cittadina di Aulla. La situazione economica della mia famiglia non è delle più felici, sono nel settore commerciale della telefonia e studente di ingegneria civile.
Arrivare alla fine del mese è sempre più difficile, la crisi economica attanaglia i giovani che, come noi, hanno voglia di crearsi una propria famiglia, ed avere dei figli diventa sempre più un obbiettivo irraggiungibile. Non siamo dei casi umani e non voglio assolutamente chiederLe favoritismi di nessun genere, voglio solo raccontarLe della mia vita, di quello che la politica sta trasmettendo e della vergogna che provo leggendo le notizie dal mondo sulla politica italiana.
La mia esperienza politica ha avuto inizio nel 2004 quando sono stato eletto all’età di 23 anni, all’interno del Consiglio Comunale del Comune di Aulla. Ci credevo nella politica, credevo che le nuove generazioni avessero il diritto ed il dovere di mettersi in prima linea per combattere per un futuro migliore. Credevo che l’entusiasmo della gioventù avrebbe portato cambiamenti positivi nel modo di fare politica e di vivere. Credevo che la politica fosse al servizio del cittadino. Credevo che questa Nostra Italia avesse bisogno di me. Credevo in tante cose. Credevo... Ora non credo più.
<span> </span>Non credo che l’Italia abbia voglia di cambiare; non credo che la politica sia al servizio del cittadino; non credo che l’italiano abbia voglia di un futuro migliore per le nuove generazioni e per se stesso; non credo che, se un personaggio si espone in prima persona e ci mette la propria faccia, lo stia facendo senza secondi fini; non credo che sia possibile stravolgere le leggi sulle quali migliaia di nostri compatrioti hanno versato sangue e vite; non credo che si possa fare il bello ed il cattivo tempo pagandone le conseguenze; non credo più in niente… non credo più nemmeno in Lei.
Carissimo Presidente della Repubblica Italiana, esprimere tanti e tali concetti digitandoli su una tastiera non è semplice ma è l’unica cosa che mi riesce bene nelle mie notti insonni. I sogni di un ragazzo si sono infranti contro un muro di lerciume, di prostituzione, di corruzione, di collusione, di concussione,di compravendita di ideali, di leggi ad personam e di falsità. Presidente, non esiste più morale in Italia, spero che almeno Lei se ne sia reso conto.
Non solo la politica ma anche il mondo del lavoro sta andando a rotoli. Siamo diventati schiavi di contratti a termine, viviamo di 3 mesi in 3 mesi, avendo la certezza che il contratto a tempo indeterminato è solo un utopico traguardo, una chimera irraggiungibile che scivola tra le mani di un bimbo come la più fine sabbia. Ma forse è questo che la nostra Italia vuole. Ci vuole schiavi pronti alla corruzione per emergere e respirare, ci vuole veline e calciatori, ci vuole politici capaci solo di spillare soldi ai cittadini senza creare beneficio. Il mondo gira velocemente e noi, ragazzi e ragazze normali, non riusciamo più a starci dietro.
Presidente il mio cuore piange mentre scrivo questo mio sfogo. Quanto ancora dobbiamo soffrire? Quanto ancora dobbiamo farci umiliare? Quanto ancora dobbiamo prostituirci?
Io sognavo Presidente. Ora non sogno più…
Avevo la politica nel cuore ma tutto questo me l’ha tolta. Le idee nuove vengono considerate pericolose e sovversive, il rinnovamento viene considerato eresia. Non esiste più un ideale. Ora esiste solo il potere ed il denaro, il ricco è sempre più ricco ed il povero è sempre più povero.
Presidente, non crede che sia giunta l’ora di staccare la spina? Come possiamo andare avanti con un Presidente del Consiglio che crede di essere superiore a Dio e che non vuol pagare per i reati che ha commesso? Da quando è stato eletto, Berlusconi si è creato 17 leggi ad personam. Se non le ricorda Presidente, gliele allego qui di seguito:
Ora leggevo anche l’intenzione di abbassare la maggior età a 16 anni, in modo tale da salvare per l’ennesima volta il premier dalle accuse di prostituzione minorile.
Presidente stiamo raschiando il fondo del barile.
C’è chi, anziché pensare a come risolvere i problemi degli Italiani, pensa a come salvare il fondoschiena di Berlusconi. Se ne rende conto?
Si rende conto che gli italiani non credono più nemmeno in Lei?
Io la paragonavo a Pertini, il Presidente degli Italiani, ma forse mi sbagliavo.
Presidente, riprenda la fiducia del popolo, faccia un atto di coraggio e salvi l’Italia, la nostra casa, dal macellaio Berlusconi. Firmi il decreto di scioglimento anticipato delle due camere rinviando il paese ad elezioni, per costituire un nuovo governo. In questo modo, l’imputato Berlusconi non potrà godere di nessuna immunità e sarà giustamente processato da un tribunale.
Presidente, salvi l’Italia. Ci faccia tornare a sognare.
Cristian Pucci |