Lucieombre

...segretezza polare di un'anima al cospetto di se stessa...

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

propeller58shippuden0cassetta2raceforratsskin.lc88Casciolofortebracci0polda1954ReDiCuori_87francesc_margheritissolstiziod_invernomadamebovarydgl2lorteyuwvolandfarm
 

FACEBOOK

 
 

ULTIMI COMMENTI

credi al tuo cuore...non può mentirti. Un bacio.
Inviato da: Amore_immaginato
il 19/09/2006 alle 08:38
 
Ciao! Entra e vota i tuoi Oscar 2006.....
Inviato da: RichyB
il 27/02/2006 alle 12:08
 
Buongiorno :o)
Inviato da: donnasportiva
il 27/02/2006 alle 10:27
 
beh, perserverare mi premia, cosi' ti colgo sempre quando...
Inviato da: demianfree
il 13/02/2006 alle 13:43
 
E io me lo prendo...
Inviato da: solstiziod_inverno
il 13/02/2006 alle 00:11
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
 

 

Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 11 Settembre 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Non mantengo le promesse.
Sono un'inetta.
Una a cui non dare fede.
E conto.
Si, conto.
Furtiva.
Mi sento una ladruncola da quattro soldi.
Vergogna.
Perchè alla mia età sono ancora capace di raccontarmi il nero al posto del bianco.
Umana.
Debole.
Non mi arrendo davanti alle cose.
Io ho sempre la necessità impellente di sapere.
Di scoprire.
E le risposte non arrivano.
Eppure, ogni volta, mi sale il fermento.
La smania.
Il desiderio.
La curiosità.
Atavico.
Morboso.
Dipendente.
Riflesso incondizionato.
La mia mano che scorre i titoli per conto suo.
Non mi tarpo le ali.
Non più.
Mi fotte l'orgoglio.
Questo sordo orgoglio dettato dalla parte bastarda di me.
Perchè sono anche bastarda.
Ci riesco bene.
Non è improvvisazione.
Se tutto ebbe inizio, toccherà di incappare in una fine.
Bisognerà scrivere anche di essa.
Non trovi?
Ma si che trovi, perchè anche tu sei uno che cerca.
E allora scrivi.
Usa le mani.
E la testa per pensare.
E le parole per stupirt(c)i.
E gli occhi per guardare.
Ci riesci.
Ci riesci.
Ci riesci.
Ci riesci.
Sono io quella che non riesce.
Tu si.
Chissà che scopo c'è?
Certo un tonfo al cuore.
L'ho sentito.
L'ho avvertito come un passo leggero.
Un alito di vento.
Una porta che si apre.
Una lettera che mi aspetta.
Ma so che dietro non c'è niente.
O forse altro.
Sicuramente non questo.
Rettifico.
Sono io che non ho capito un cazzo di te.
Non tu di me.
Protezione.
Mi abbraccio.
Perchè...
I perchè mi appartengono per semplice diritto.

 
 
 

Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 07 Settembre 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Io sono stata qui e mai nessuno racconterà la mia storia.

Ovviamente.
Odio le ovvietà decise dagli altri.
Non sono di cattivo umore ma vorrei che qualcuno mi toccasse un braccio.
Che mi fermasse.
Giorni.
Ore.
Percorsi isolati.
Una voce dal silenzio.
Forse dovrei ascoltare meglio.
Per godermi di più questo silenzio che mi dai.
La bellezza dei pomeriggi autunnali.
Acquisto la maturità per assaporare fino all'ultima goccia litigi che non si spengono mai.
Non ci siamo conosciuti nè in un parco nè a un ballo.
Ma nelle segrete di una sinistra costruzione chiamata...vita.
In quel luogo universale fatto anche di orrore e di infamia.
E' notte.
Trascinami fuori di casa.
Conducimi a spintoni in quel posto dove come uno straccio mi allontanerai da te.
Ora, dopo sette mesi guardo il riflesso del tuo sole negli scoli della mia memoria e sorrido.
Tempo morto.
Tempo senza misura.
Mi sento sporca degli ematomi provocati dai colpi.
Dalle bruciature lasciate.
Mi mordo le labbra mormorando qualcosa.
Non è notte e nemmeno giorno.
Tempo sospeso.
Tempo senza alcun meccanismo che lo scandisca.
Non piango.
Non permetto al dolore di imporsi al dovere della mia storia.
Organizzare il silenzio.
Confonderti.
Resistere.

 
 
 

Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 24 Agosto 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Chissà se lo hai capito che ci sono rimasta male.
Chissà se ti sei mai accorto che ero sul punto di piangere.
No, non credo.
So fingere bene quando voglio.
So far passare un'emozione per sbadiglio o per colpo di tosse.
Mi preoccupo per te.
Dopo tutto ho innato il senso materno.
In ogni mia parola, ci pensavo l'altro giorno, c'è sempre un tuffo in quel mieloso lago artificiale o naturale.
E' importante sapere il punto d'origine delle cose?
Non credo neanche in questo.
Chissà se lo hai capito che quella morsa era qualcosa di maledettamente bello per me.
Chissà se lo hai capito che ora, farò i miei dovuti passi indietro.
E' vero, lo devo ammettere, anche se non lo scriverò mai.
Voglio solo tu sappia cosa fai.
Voglio solo che tu stia bene.
Forse ti amo anche io, a mio modo, con i miei tempi ma, forse la parola più indicata è questa.
Non ne ho trovate di migliori.
Che importa.
L'importante è che noi sappiamo cosa significhi, per noi, la parola Ti Amo.
In questo contesto.
Nel contesto che è stato.
Dovevo scriverle queste cose.
Come sento di doverti dire che, non ci sentiremo mai più.
Non ci vedremo mai più.
Sono la solita fatalista.
La solita estremista.
Ma tu sai bene la necessità che sento addosso di proteggermi.
Ho imparato bene a stare un passo indietro.
Infatti dopo, non era panico, era paura.
Terrore.
Non ho imparato un cazzo.
Ecco la mia peggior lezione.

 
 
 

Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 05 Luglio 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Mi hai baciata.
Sapevi di te e di me e di mare e di caffè.
All'inizio non mi è piaciuto granchè.
Immaginavo di perdermici dentro e di trovarmi alla deriva.
Ma è successo dopo.
Più mi baciavi e più succedeva.
Più mi baciavi e più mi piaceva.
Più mi baciavi e più mi eccitavo.
La tua eccitazione l'ho sentita subito...
Dura.
Contro il mio sesso.
Quello stesso sesso che pulsava.
Mi sono girata.
Cercando di sfuggirti e di sfuggire da te.
Invano.
Mi hai trattenuta per le mani.
Ti sei appoggiato baciandomi il collo e tenendo sempre le mie mani ferme.
Ho sentito le vertigini salire e restare galleggianti nella testa.
Lo sai che mi piace essere presa così.
Lo sai che fatico a porre resistenza così.
Lo sai che basta una scintilla per scaldarmi così.
Mi piaceva la tua eccitazione.
Ancora di più mi piaceva che ad eccitarti fossi io.
Non ho ancora capito bene cosa tu voglia da me.
Ma ho capito benissimo cosa io volevo da te oggi.
L'ho sentito duro e caldo scivolare dentro di me.
Muoversi.
Appoggiarsi.
Cercare.
Saziare.
Scoprire sensazioni che non conoscevi.
Il tuo sudore e il mio.
Il tuo respiro e il mio.
In un movimento crescente.
Le mie mani tra le tue.
I mie polsi tra le tue dita.
Che tenevano.
Che fermavano.
Che bloccavano.
La tua bocca sul mio seno.
La tua lingua che frenetica cercava e trovava.
Il tuo sesso che spingeva.
Le tue gambe tra le mie.
I miei morsi.
Le mie unghie.
Le mie mani che guardavano.
La mia bocca che chiedeva.
La mia schiena sotto il tuo torace.
Le tue mani sui miei fianchi a scandire il ritmo.
I miei capelli sul viso sudato.
Abbiamo osato oggi.
Se non ci fosse stata l'occasione, non sarebbe successo nulla.
Abbiamo fatto l'amore tra le stelle.
Carezze profonde sul cuore.
Ti prenderai cura di me.
Finchè io te lo permetterò.

 
 
 

Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 03 Luglio 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Troppa confusione.
Gente che va e gente che viene.
Persone che entrano senza chiedere permesso.

Non riesco a dormire più bene.
Questa è la verità.
Al posto del cuore ho una macchinetta del caffè.

Te lo giuro.
Sei rimasto nella mia testa da quella notte del sogno.
Eccitante.
Morbido.
Sensuale.
Profumato.
Nudo.
Tragico.
Incontaminato.
Solo.
Sei ancora in quel silenzio terso.
Come in un disfatto respiro.

Sei un'anima di mare.
Ecco perchè ti scrivo e imbuco questa lettera nell'universo dell'etere.

 
 
 

Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 03 Luglio 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

A scuola sono sempre andata malissimo, tranne che in italiano.
Avevo tutti due e due meno, anche in condotta, e otto in italiano scritto e orale.
Dalla terza elementare alla terza liceo, pagelle clonate.
In classe contestavo sempre tutto ed eccitavo i campagni alla ribellione e all'anarchia.
Non so più quante volte sono salita sui banchi arringando professori di religione o di storia che mi guardavano con una smorfia tra il ribrezzo, il disprezzo e la pietà che i borghesi provano verso i pezzenti illusi.
Una specie di condiscendenza tiepida, più gelata di una doccia in cortile a gennaio.
Ogni fine anno, in questa scuoletta ganza, c'era la cerimonia della premiazione.
La cosa si svolgeva in un cinema parrocchiale.
Genitori e figli, travestiti da pinguinoidi o agghindate come alberi di natale, si cuccavano pistolotti etici di presidi ed ex alunni fetenti che venivano a darci un saluto dal "mondo del lavoro" (roba da pazzi) e mai che avessi visto parlare un operaio o una parrucchiera.
Sempre e soltanto facce di gesso che la più sfigata era bancaria e la più osannata era avvocato.
Questa cerimonia di futuri culi di pietra italiani si concludeva, invariabilmente, con la consegna delle medaglie.
Cristo le davano a tutti.
C'erano i primi della classe coi loro occhiali dalle lenti spesse, color nebbia in Val Padana, che facevano sempre bingo di pergamene e medaglie.
Dopo circa tre ore di sta solfa infame si arrivava agli ultimi, quelli con tre medaglie di bronzo, poi ai deficienti, quelli con due bronzi, infine ai figli della serva, quelli con una medaglia di bronzo in educazione fisica.
Ricordo che uno era figlio del bidello, che era un nano coi baffi.
Quando sentiva il suo nome s'irrorava il viso di un rosso gagliardo e guardava il figlio Mariano, lassù, sul palco, tra i ricchi.
"Sgargagnati Mariano", e il bidello andava in gloria.
Poi: "Una medaglia. Una medaglia di bronzo".
E il bidello faceva spallucce e con la mano destra, ma contentone, faceva il segno delle totò a quel giuggiolone di Mariano, che adesso fa il fioraio.
Cinque anni infiniti.
Cinque premiazioni, nello stesso cinema dei preti.
E sempre questo film in cui io non sono mai esistita neppure come comparsa, figurante, eccentrica, medaglia di carta stagnola.
Mai, mai, mai.
Credo che le sofferenze da giovani siano inenarrabili.
E questo silenzio, il silenzio della premiazione al cinema parrocchiale, non se n'è andato più via.
Ce l'ho dentro, è un silenzio assoluto, è la società che non ti vuole, non ti riconosce, non ti dà e non ti prende.
Sono venuta su da qui.
Da questo granito di nulla.
Perchè ho letto più libri di tutta la mia classe e del corpo insegnante.
Io sono stata un autodidatta disperata.
A scuola scena muta.
Odio puro.
Noia a trecentosessanta gradi.
Ma mentre ai mie compagni insegnavano a detestare per sempre "I promessi sposi", io già mi dilettavo con "Le illusioni perdute" di Balzac o mi stravolgevo con "La morte a Venezia" di Thomas Mann.
E ora tutti loro parlano del Chievo e si bevono la De Filippi.
Sarà un caso?.
Tre De Filippi. Tre De Filippi d'oro.
E tre San Remi. Tre San Remi d'oro.
Complimenti.
Ottima scuola.
Mi dicono che le cose non sono tanto cambiate.
Gli svogliati, gli assenti, i ragazzi difficili, i battutari, i contestatori, i Gran Distratti dagli occhi che galoppano oltre i finestroni non sono tenuti in gran conto.
Quelli invece che la sanno a memoria, i rispettosi, i secchioni, si.
C'è qualcosa che non va.
Cari maestri, care professoresse.
Attenti, non pretendo che vada premiato chi non fa una sega, o solo quelle.
Dico che va amato, è un'altra cosa.
E che i primi, i sempre primi vanno certo circondati di premure, ma non hanno bisogno di voi per diventare più stronzi di quanto già non siano.
Sono leader in scatola, leccapiedi in provetta, mediocri modello dell'Italia di domani.
Le grandi anime, i grandi cuori, stanno quasi sempre seduti scomposti agli ultimi banchi e li dovete stanare.
E' nella gioventù difficile l'avvenire più facile di questo Paese.
I primi della classe sarà difficile aggiungano qualcosa di nuovo.
Repetita non juvant.
Ma tra quei disadattati, quei finti sfrontati in fondo classe, forse c'è un cuore che farà battere, un domani, le tempie dell'umanità.
Ma poi, per favore, la scuola non è una partita di calcio, con le eliminazioni, i trofei, le coppe, i vincitori e i vinti.
Buttate le medaglie e le pergamene nella spazzatura, date retta.
Chi è stato disonorato in pubblico da giovane, o lo avete ucciso per sempre o ne avrete fatto un nemico irriducibile.
E quindici anni dopo, magari scrivendo un libro, ve lo dimostrerà.

 
 
 

Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 17 Giugno 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Sono combattuta tra terra e cielo.

Tra due mondi paralleli e chiudo gli occhi.

Devo scegliere la semplicità che più mi appaga.

Reintegrare le rotture.

Il mio nome come un paradiso da espiare.
Mi lascio un messaggio perchè ho bisogno di parlarmi con risposte che già conosco.

Mi sono sentita.
Non ricordo cosa mi sono detta e mi porto via.

Sento.
Non mi sento ancora.
Mi dovrei ascoltare di più.

E questa musica continua la sua danza dentro la mia testa.
Un ritmo incalzante che mi piace, che mi parla.

Flash-back che guardo.
Immagini anticipate.

Ora mi saluto.
Dal momento che io non mi decido, compongo il mio numero che non ho ancora imparato a memoria.
Mi chiamo.
Con una scusa banale.

 
 
 

Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 17 Giugno 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Mi hai sempre incuriosito.

Il tuo modo di fare così lontano, dritto.
I tuoi capelli mi piacciono, così diversi dagli altri che fin'ora ho toccato e apprezzato.

Sarà perchè ho un debole per i rasati.

Chissà se è un caso se la nostra pausa pranzo cade nello stesso orario.

Tutta la mattina ho cercato di intercettare il tuo sguardo attraverso il vetro.
Lo trovavo sempre.
Ti trovavo sempre in piedi, rivolto verso di me.
Io ti guardavo.
Tu mi guardavi.
Io sapevo che tu lo sapevi.
Tu sapevi che io lo sapevo.

Il mio sugo e i tuoi peperoni.

Mi piacciono da morire i peperoni, ma tu non lo sapevi.
Da oggi si.

Ti ho detto qualcosa con un tono distratto.
Ti sei girato.
Mi hai guardata.
Mi hai risposto.
Timidamente.
Mi sei sembrato così diverso dal personaggio che immaginavo e che tu ti dipingevi addosso.

Gli uomini se presi in gruppo sono forti, se presi singolarmente diventano tutti, agnellini.
Sei stato timido oggi.

Io faccio sempre così.
Lancio il sasso e poi faccio finta che mi sia sfuggito di mano.
Incautamente.
Se mi cercherai ancora ti accorgerai che sono intenta a intercettare quel sassolino lanciato sfuggitamente di mano.

Ti dirò la verità.
Mi fai sesso.
Oggi ero spinta verso di te.
Se fossi una luce anzichè una penombra, te l'avrei detto.
Ma non è detto.

Prima o poi.
Ti bacio.
Chi se ne frega.
Non devo niente a nessuno.
A te si.

Un bacio.

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 11 Giugno 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Con te invece, è tutto diverso.
Più grande di me, sconosciuto ai miei occhi eppure.

Lontano.
D'impulso penso alla lontananza che ci divide.
La lontananza divide?

Mi piace il tuo dialetto così diverso dal mio.
Mi piacciono le tue telefonate.
Il tuo mantello sotto cui, ti prendi cura di me.

L'isola che non c'è.
Perchè se ci fosse, che scoperta ci sarebbe nel
cercarti?

Siamo affini.
C'ho pensato sai?
Accucciandomi nel letto.
Mentre ascolto le nostre conversazioni che durano tempi infiniti.
Non mi stancherei mai.
Mai.

Ti racconto di me.
Dei miei sogni.

Reggimi forte.
Mentre restiamo in piedi in mezzo a questo spazio come in un quadro di Vinicio Pastori.

Mi sussurri cose che mi fanno perdere l'equilibrio.
I tuoi lati.
Mi fanno impazzire di piacere.
Resto ammaliata ogni volta che ne scopro qualcuno di nuovo.
Curiosa.
Interessata.
Interessante.
Nella tua testa sento le mie parole che mi mescolano alle tue.

Mi accendo l'ennesima sigaretta.
Mentre aspettiamo l'alba con la prospettiva e la voglia di andare sulla luna insieme.
Lasciamo le luci spente.
Voglio strizzare i tuoi occhi per mettermi a fuoco.

Attendo tempi lunghi come gli oggetti che ci circondano messi uno dietro l'altro.
Aspetto.
Non ho fretta.
Ora più che mai.

Ti ho appena spento e già sento la necessità di riaccenderti.

Riascolto le tue canzoni.
Domattina svegliami ugualmente.
Anche se posso dormire.
Anche se tu puoi dormire.
Ti aiuto io a sistemarti tra le mie mani.
Ci sei già ora.
Adesso.
Dopo.
Domani mattina è lì che ti ritroverò.

Sembri cucito apposta per me.
Lasciati indossare.
Cadi addosso a me.

Ora

silenzio

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 10 Giugno 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

L'altra sera ti pensavo.

Pensavi a me e alla mia montagna di panni da stirare?

No, pensavo a come stai in divisa.
Non ti ho mai vista, però mi piacerebbe.

La divisa non la uso più, se sono qui.

Poi hai sorriso.
Che denti bianchi che hai, per un fumatore è così strano.
Un giorno mi sono chiesta se fossero tuoi.
Ho riscosso ilarità nel mio pensiero ad alta voce.
Hai troppa fiducia in me.
Mi piace la tua fiducia in me.
Cosa ti aspetti da me?
Io mi aspetto di rivedere la tua bocca.
Il tuo sorriso.
Il tuo mento che perfettamente si intona con le tue mani che spesso lo sfiorano.
I tuoi occhi grigio-verde.
La tua carnagione dorata e baciata dal sole da che sei nato.
Mi piace come mi guardi.
Mi piace trovare i tuoi occhi incastonati su di me.
Intrappolati nel tempo dai miei.
Mi piace quando pronunci il mio nome.
Mi piace sapere di essere così spesso tra le tue labbra.
Sono più grande di te.
Sono più grande di te di 6 anni.
Ma non me ne frega niente.
E' vero.
E' vero.
E' vero.
E' la prima volta che mi sento turbata così da un ragazzo.
Ma sei più grande.
Sei simile a me.
Nascondi la tua timidezza celandola dietro un'alterigia che i primi tempi mi infastidiva e mi metteva a disagio.
Abbassavo lo sguardo.
Credendo di starti antipatica, invece.
Invece non vedo l'ora di sapere come va a finire.
Ti ho salutato.
Ti ho sorriso.
Mi sono girata.
Non ti ho lasciato neppure il tempo di dirmi qualcosa.
Volevo tornare indietro.
Guardarti ancora un pò.
Senza parlare.
Attraversare indisturbata i tuoi pensieri.
E' stato meglio andare via.
La prossima vota avremmo più cosa da dirci senza aprir bocca.
Fa parte del gioco anche questo.

 
 
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 09 Giugno 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

E' andata meglio di quello che credevo.
La tua mancanza si è fatta sentire i primi giorni poi, sei scomparso insieme al tuo succo.
Ora riesco anche a dormire.
Sono più prudente, rischio sempre ma senza sudare.
Sono il ritratto perfetto della stabilità.
Accolgo la notte quando tutti gli altri la mettono a letto e mi lascio illuminare.
Il tempo freddo che èpassato mi ha rilassata e ha permesso alle mie idee di essere riordinate.

Ho cercato il modo per congedarmi da te, spogliando le parole e facendole cadere a terra per testare la loro infrangibilità.
Sei andato via dalla mia vita talmente velocemente da non lasciarmi il tempo di trovarne una sola.
Un colpo secco.
Uno sfrigolio.
Poi mi sono messa a ridere davanti alle parole che non ho trovato per te.

Mi sono fermata davanti a te.
No, non eri tu.
Non sei tu.
Non gli somigli per niente.

 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 21 Maggio 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Il male nasce sempre dove l'amore non basta.

La fantasia e la capacità d'immedesimazione a volte non è sufficiente per creare forme simili alle nostre idee.

E' inutile ribellarsi o cercare di difendersi.
Ci sono cose che non hanno spiegazione.
Non ne hanno bisogno.
Sono estremamente paziente, so aspettare e se valgo qualcosa, non sarà tempo perduto.

Il richiamo della notte, così dolce.
L'accetto come forma complementare della mia trasformazione.

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 15 Maggio 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

Sorrido.
Corro su un tapis roulant.
Resto sempre nello stesso punto.
Sento profumi che conosco.
Ripasso nella memoria la mia battaglia.
Un cerchio perfetto, chiuso.
Mi presento così al mondo, davanti al mondo, come un disegno astratto.
Un batticuore.
Una suspance.
Un portone spalancato.
Un alito di fogna.
Mi blocco in volo, riparto e plano su di un album di fotografie.
C'è chi mi sfoglia senza capire.
C'è chi ci trova la sua foto.
Attimi rubati.
Un boato.
Ore 22.14.
La solita strage che avrà me come colpevole.

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 15 Maggio 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

"Se posso ti chiamo".
Non mi hai chiamata.
Non hai potuto o, più semplicemente, non hai voluto.
Sei sempre ritornato da lei.
A fare cosa?
Forse a contare i giorni che mancano al vostro matrimonio?
Quanti sono?
Neanche uno.
Stamattina hai messo il vestito grigio che hai provato almeno dieci volte e l'aspetterai all'altare.
Sara là come un casello autostradale, al di là del quale non ti sarà possibile scegliere la strada che vuoi percorrere.
Per lei saranno gli angeli a parlare, non si accorgerà di niente.
Sarà innocene, pulita e pettinata, com'ero io il giorno in cui ci siamo conosciuti.
Come quando ti chiesi di fare con me il giro di Milano e tu mi rispondesti: "Bisogna che rientri, deve chiamarmi la mia ragazza".
Quella ragazza, oggi a mezzogiorno e mezza, sarà tua moglie.
Tu gli giurerai fedeltà, amore, rispetto e lei crederà nel tuo giuramento e non si scomporrà neanche quando qualcuno dal fondo della chiesa, urlerà: "Fermate tutto".
Quel qualcuno sarò io.
Avrò l'aria di una pazza.
Come nei film, tutti si volteranno e chiederanno: "Ma chi è?".
Chi sono io?
Chi siete voi!
Stai tranquillo.
Una cosa è certa.
Non sono il tipo che fa questo genere di cose.
Sono ancora qui, dov'ero ieri sera e stanotte con il preciso intento di essere qui proprio nel momento in cui, dicendo "si" a lei, dirai "no" a me.
In albergo ho preso una stanza che conosci.
La stanza dove abbiamo passato un'intera notte a parlare, senza accorgerci che si era fatta l'alba.
E tu, confuso, stupito, frettoloso, mi avevi lasciato con un bacio sulla guancia che non mi aveva fatta più dormire.
Sono qui, dove mi lasciasti il tuo numero di telefono dicendo: "Se risponde lei, riattacca".
"Lasciala" mi è scappato una sera.
Mi sarei dovuta mordere la lingua, ma ormai era tardi.
Non rispondesti, facesti finta di niente.
Non mi chiamasti per tre giorni.
Io rimasi lì, come mi avevi lasciato.
Poi mi richiamasti, come se niente fosse, e io, come se niente fosse, ti rividi subito, di corsa.
Ripresi a respirare, a vivere.
Ieri sera ho cenato da sola.
Non c'è niente di più triste.
Un cameriere stanco mi ha recitato a memoria il menù, come se fosse una poesia.
Non l'ho lasciato finire, l'ho stoppato sulla cotoletta alla milanese.
Quando me ne sono andata, ho visto la sua silhouette incorniciata nel vano di una porta.
Tornava in cucina, dove forse vive un cuoco ancora più triste di lui.
In Piazza Duomo sono rimasta almeno un quarto d'ora col naso all'insù, nello sforzo di distinguere una stella.
Non ne ho vista nessuna.
Sono rientrata.
Salendo le scale, gli occhi mi si sono riempiti di lacrime.
Mi sono fermata perchè non riuscivo più a vedere.
Ho tirato su col naso, come i bambini.
Come i bambini ho pensato che l'unico a volermi bene veramente era il mio papà.
Con la manica della giacca mi sono asciugata il viso.
Mi sono vista in uno specchio e mi sono fatta pena.
Mi sono messa a piangere ancora più forte.
Credevo che le lacrime non sarebbero mai finite.
Invece, appena seduta sul letto, mi sono distratta con il modulo della colazione.
A fianco del modulo, era appoggiata una matita sottile con il nome dell'hotel.
Come i bambini che smettono di piangere se qualcuno mostra loro un nuovo giocattolo, mi sono asciugata gli occhi e mi sono messa a far crocette.
Ero indecisa fra cappuccino e caffelatte.
Ho messo una crocetta sul cappuccino e ho ordinato due croissant.
Avevo cenato da poco, ma chissà perchè il pensiero della colazione mi piaceva.
Mi sono sdraiata sul letto.
Dal climatizzatore usciva un getto d'aria troppo fredda.
Ho fatto lo sforzo di alzarmi per spegnerlo.
Ho guardato fuori dalla finestra e mi sono fatta una domanda banale: "Che cosa farai in questo momento?".
Chissà se hai più pensato alla volta che ti chiesi di sposarmi.
Credevi che scherzassi.
Abbassasti gli occhi e dicesti: "Non posso".
"Perchè?".
Non hai risposto.
Il giorno dopo trovai sotto la porta di casa un tuo biglietto: "Il nostro incontro è stato uno sbaglio. Facciamo finta di non esserci mai conosciuti. Non capisco cosa voglio. Forse ti amo, ma so che non è gisuto".
Lo strappai subito, archiviandolo nella memoria.
Cosa volevi dire?
Che cosa è giusto?
Che cosa non è giusto?
E' forse giusto piangere a trent'anni sulle scale di un vecchio albergo?
E' forse giusto tagliare torte e farsi fare foto con i parenti di quella donna che per quasi due anni hai tradito?
Mi vengono in mente i film che abbiamo visto, stesso canale, tu a casa di lei, io a casa sola.
Ti auguro di essere felice come lo sono io in questo momento.
Proprio ora che le stai dicendo "SI".
E' accaduto quello che doveva accadere
Il destino ha deciso così.

Non ti cercherò più.

Non sono ancora le dodici e mezza, ancora qualche minuto.

 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 15 Maggio 2005 da solstiziod_inverno
Foto di solstiziod_inverno

QUESTA NOTTE BRUCIA.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: solstiziod_inverno
Data di creazione: 29/04/2005
 

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: solstiziod_inverno
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 48
Prov: EE
 

IL MIO RESPIRO, SONO IO

 La felicità è esclusiva.

L'infelicità potenzialmente coinvolgente.

immagine

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963