L'onda è il mare

Pagine di diario

“Usa il buon senso”

mi consigliava la mamma…

“Ridere degli uomini di buon senso
è privilegio degli sciocchi”
(Jean de La Bruyère)

La persona è contemporaneomovimento verso gli Altri
e battito di vita intima
da cui incessantemente distilla la sua ricchezza
(Emmanuele Mounier)

Tempi di bassa pressione. Nuvoloni scuri girovagano in alto, il cielo sputa acqua in esuberanza e il dissesto non è solo quello territoriale, ma anche economico, politico, sociale: lacrime, rancori, rabbie, ingiustizie. La vita insieme si fa difficile. Conflitti quasi tribali in periferie problematiche, dove provenienze extraterritoriali (zingari-extracomunitari) rappresentano, sembra dai pruriti informativi, minaccia per i residenti. A me è capitato anni fa (la pelle diversa ancora non macchiava la zona) di curiosare nei corridoi e sulle porte dei buchi abitativi del Serpentone: già allora spazi disumani da incubo relazionale.

Chi, cosa ha acceso la miccia del malessere ai nostri giorni? Qualcosa si può intuire analizzando i dati del disagio sociale, della emergenza occupazionale e economica, altro è nascosto vigliaccamente nei propositi di cavalcamenti opportunistici della politica.
Ma siamo così sicuri da malevoli narcisi, illusi, che il male sta sempre da una parte e il bene dall'altra?

Se vogliamo proprio dirla tutta, l'ondata di disperazione, violenza, paura, rivalse, parole gravi, scontri incivili di piazza non sono anche derive di un vuoto valoriale e culturale che sta affollando da tempo menti e cuori? Dove alberga l'inconsistenza non c'è rimedio. Quando la nebbia è fitta, difficile distinguere, non c'è orizzonte, mancano i riferimenti, si possono prendere cantonate se non rischiare la deriva.

Vi è una latitanza generalizzata, non solo istituzionale: latita l'uso del BUON SENSO.

Qualcuno sorriderà, pietosamente: il solito buonismo. Persino il Francesco argentino di Roma, papa, così ossequiato da tutti, ma sempre da pochi ascoltato, usa parole mielose, "incontro e non scontro"!

Il "buon senso", scriveva Manzoni, ha paura del senso comune, di quello che tutti dicono e fanno, e allora si nasconde.

Quando il buon senso latita, latita la ragionevolezza, latita la comprensione. E quando ragione e cuore svaniscono, saltato ogni freno inibitorio, affiora impetuoso e devastante il marasma degli impulsi, rabbia, disprezzo, odio.

C'è ancora posto per sprazzi di umanesimo? Sì, se andiamo a stanare un po' di buon senso. Buon senso è capacità di valutare le situazioni con equilibrio, senza "ismi" di sorta. A volte, è coraggio di ripulirsi da preconcetti, stereotipi, luoghi comuni, altre, assumersi le proprie responsabilità, essere rispettosi di tutto e di tutti.

Plinio il Vecchio sosteneva l'efficacia di un antidoto contro certe tossine se assunto "cum grano salis", cioè con un grano di sale; il piacere salutare è anche armonia di sapori.

Sicurezza condivisa con solidarietà, diversità condivisa con rispetto; una cosa e non l'altra rappresentano il troppo e il troppo è sempre deleterio e non solo in amore.

Atteggiamento che vale anche per le questioni locali, per la nostra relazionalità nel quotidiano: cercare lo scontro per lo scontro non serve a nulla e a nessuno; del resto, se non siamo testardi per carattere o "bastian contrario" per natura, ci sono sempre i modi per un'intesa ragionevole.

Lo scontro non è mai insignificante: maschera rivalse sottili e opportunismi.

La grandezza dei gesti minimi, della semplicità attutiscono i problemi, li rendono risolvibili nel dialogo rispettoso.
Il buon senso abita il cuore e la mente dell'onesto, del sobrio, dell'umile.

Dal buon senso può nascere l'armonia nella convivenza anche tra diversi. Il buon senso sa filtrare e unire là dove legge e ragione distinguono e dividono. Il buon senso è intelligenza del cuore.