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L'onda è il mare

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Pagine di diario

Post n°166 pubblicato il 22 Novembre 2015 da coluci
 

FARE IL VUOTO

Se nel passato era un'espressione legata al mondo religioso o parareligioso oggi la si usa in ambiti diversificati.
FARE IL VUOTO. Un modo di dire improprio, perché il vuoto, almeno fino ad ora - per la scienza e la filosofia (non tutta) - è un assoluto inesistente.

Aristotele sosteneva, e non senza ragione, che la natura rifugge il vuoto (abhorret a vacuo), ha terrore del vuoto (horror vacui). La Natura insegue l'Essere, rincorre il pieno, non riconosce il Nulla.

E allora "fare il vuoto", nel linguaggio dello spirito, è atto innaturale?
No! Si intende soprattutto far piazza pulita, dare il buon servito a pensieri ingombranti e parassiti, sospendere il vorticare della mente, perdersi nel non pensiero. Stare fermi, ascoltarsi, confondersi con la propria nullità, RESPIRARSI. Disattivarsi, dimenticarsi, nascondersi, svuotarsi, denudarsi, riallinearsi. Inoltrarsi nello spazio del non spazio e del senza tempo, in balìa dell'invisibile, dell'inviolabile, dell'inaccessibile, dell'indefinibile.

Spazio divino? Casa dell'anima? Sorgente energetica? Farmaco miracoloso? Abisso creativo? Assenza dell'IO, tempo di "intimità con l'anima". Questa esperienza è chiamata, in genere, MEDITAZIONE, anche se in nessuna cultura un nome specifico la sa connotare in modo esatto e compiuto.

Percorsi numerosi, tecniche diversificate per raggiungere un personale benessere fisico spirituale.
A volte è silenzio, concentrazione, contemplazione, consapevolezza, assorbimento, percezione, tranquillità, altre riflessione, altre immaginazione, sensazione, movimento, preghiera. Ad ognuno il proprio percorso e nei tempi di vita a lui più consoni.

Importante non eludere questo richiamo e, se lo si ritiene opportuno, inserirlo nel proprio quotidiano.

Un tempo - per me - meditare ha significato riflettere, ora non più, è sospendere il pensiero.
Meditare un tempo - per me - ha significato immaginare, ora non più, è detergere la mente.

Meditare un tempo - per me - ha significato filosofeggiare, ora non più, è affinare e attutire i pensieri.

Meditare un tempo - per me - ha significato cadenzare preghiere, ora non più, è rimanere muto.

Medita chi segue un credo religioso? Anche, ma non esclusivamente.
Meditare è un'esperienza profondamente umana. E fa bene all'anima e al corpo.

NB. Scusate sempre le mie semplificazioni!

Per chi ha un supplemento di pazienza, integro con un aneddoto.

Un anziano maestro nella sua cella da asceta disponeva unicamente di una branda e un manoscritto che conservava in un angolo accuratamente avvolto in stoffe di tulle. I suoi discepoli gli avevano chiesto spesso di quel manoscritto poiché egli aveva espressamente proibito a tutti loro di sfogliarlo. Ogni volta che gli facevano domande in proposito egli si limitava a rispondere: "Tutto ciò che so l'ho appreso da esso. È un oggetto moto sacro. L'ho ricevuto da un grande saggio dopo aver trascorsi molti anni meditando in una caverna. Ho imparato tutto da lui".

Passarono gli anni. I discepoli non mancavano di lanciare avide occhiate al sacro manoscritto.

Un giorno il maestro morì e un attimo dopo tutti i discepoli si avventarono sul manoscritto, ansiosi di trovare la chiave segreta della felicità interiore e della saggezza, pensando che in tal modo avrebbero evitato molti sforzi e notti insonni.

Lo aprirono e cominciarono a sfogliarlo. Stupefatti si accorsero che le pagine erano tutte bianche e vuote. Solo nell'ultima trovarono una frase: "Quando sarete privi dei vincoli della mente come nelle pagine precedenti, allora avrete trovato la vera felicità, ma per raggiungerla dovrete sforzarvi giorno dopo giorno praticando la meditazione senza mai venir meno. Io ho ricevuto il manoscritto dal mio maestro con tutte le pagine vuote. In seguito ho compreso l'insegnamento che racchiudevano e vi ho scritto queste righe sicuro che le leggerete ancor prima di aver ricomposto il mio cadavere".

Seguiva la firma illeggibile del maestro.

 
 
 
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